§ Il sistema dei pagamenti

E la moneta si fa invisibile




Silvana Di Febo



Che cos'è la moneta? Quando il tabaccaio e l'ex fumatore si scambiano mille lire con un pacchetto di mentine si rivela l'essenza del denaro? E' uno strumento funzionale allo scambio di merci, di informazioni, di servizi? Oppure è un'unità di misura, una più utile e modesta replica dei metro di Sevres? E' uno strumento per conservare la ricchezza? Per difendere il potere d'acquisto guadagnato col proprio sudore (anche metaforico)?
Una cosa è certa. Dopo le ricerche antropologiche di un Polanyi e le suggestioni di un Raymond Goldsmith, è molto difficile identificare nel denaro tra queste una Funzione fondante rispetto alle tre. Uno dei tentativi più moderni e laici di recupero dei teorici così diversi come Marx, Schumpeter e Keynes, viene fatto da chi analizza la moneta non in astratto ma calata nel teatro di una "figura" chiave dei capitalismo, forse quella più importante: il credito. il fatto che oltre alla moneta metallica del principe, oltre alla banconota stampato e garantito da un istituto di emissione, esista anche la moneta "bancaria", quella garantita dal deposito, girata con un assegno e che entra nell'economia, la spinge al guadagno e al progresso sotto forma di prestiti da rimborsare a un costo, gli interessi, Forse è proprio in questa attività che la moneta rivela progressivamente il mistero della sua complessità.
Tenendo a mente questo problema teorico, filosofico. è molto utile la lettura di un libro bifronte come la moneta e il sistema dei pagamenti", (edito dal Mulino), con il quale Tommaso Padoa Schioppa, vicedirettore generale della Banca d'Italia, ha raccolto alcuni dei suoi interventi più importanti sull'innovazione tecnologica nel mondo dei credito, su ciò che gli ultimi dieci anni. hanno cambiato per le banche, per i loro clienti e per le autorità monetarie.
Si tratto di un libro bifronte perché c'è una faccia tecnica, uno sguardo affascinato dal rapido intrecciarsi di un sistema sanguigno che consente di usare sempre meno contante, di pagare anche al supermercato con "corte" di ogni genere. vale a dire con una moneta ancora più immateriale di quel pezzo di corta "pagabile al portatore" che ai nostri bisnonni sembrò, al suo apparire, un assai ambiguo sostituto dell'oro.
Il salto dalla moneta-merce alla moneta scritturale (quella che vive dentro i computers delle banche e delle banche tra di loro) comporta un "sistema dei trasporti" tra le banche tanto complesso e costoso da costringere tutti gli attori, che si fanno la guerra sul mercato, a consorziarsi e a collaborare. Il rischio che qualcosa s'inceppi cresce, a mano a mano che il sistema è più sofisticato e amato dalla gente.
Dietro questa facciata "tecnica" c'è il rovescio teorico. In questo sistema sanguigno che pompa sangue (denaro) sempre più velocemente nel corpo della società produttiva, che cosa deve fare la Banca Centrale? Quale moneta deve produrre? Il suo ruolo è quello dei vigile all'incrocio? Quello dei capostazione che regola gli scambi dei binari? E' il compito della polizia e dei giudice che reprime colui che sgarri?
Nel lavoro di Padoa Schioppa esiste una traccia sul problema dei "fondamento". Un filo rosso sicuramente più vicino alla riflessione teorica dei neoclassici, che danno allo "scambio'' la palma del momento essenziale. In realtà, vent'anni d'inflazione, il lento recupero della stabilità monetaria, hanno Fatto perdere di vista quello che è il compito Fondamentale delle banche centrali e che, non per puro caso, ne determinò la nascita nella seconda metà dei secolo scorso.
Il compito originario delle banconote emesse dalle Banche Centrali non ha a che fare con la funzione di conservazione dei valore, ma con quello di garantire pagamenti veloci, sicuri e definitivi al commercio. L'appello di Padoa Schioppa è che proprio per affrontare le sfide dei futuro si deve "tornare allo Statuto" e riportare al centro dell'attenzione la funzione dei sistema dei pagamenti. Assicurarne il buon Funzionamento "significa soprattutto assicurare la definitività dei pagamenti". Dall'Ottocento ad oggi, certamente, le cose si sono abbastanza complicate. E si complicheranno ancora di più, con l'Unione monetaria europea da una parte e l'uso di strumenti di pagamento sofisticati nella vita quotidiana dall'altra. Una volta c'era la banca che (ma non sempre) garantiva la convertibilità delle proprie banconote in oro e in argento, e c'era la gente che, vincendo a poco a poco la sensazione di essere turlupinata, accettava banconote in cambio di merce, e invece di correre a cambiarle in oro iniziava a depositarle alla Cassa di risparmio. Poi la convertibilità venne esclusa. Le banche poterono prestare sempre più denaro, rispetto alle proprie riserve, e piano piano anche rispetto ai depositi dei clienti in moneta legale. In breve, l'economia fondata sul credito è la storia dei Novecento.
Oggi assistiamo a una nuova svolta di quest'avventura. I pagamenti che la gente e le imprese fanno vengono regolati dalle banche tra di loro con moneta "bancaria", assegni, bonifici, alla fine depositi. Il pezzo di carta filigranata servirà sempre di meno, seguirà forse il destino dell'oro e dell'argento nell'Ottocento. Alla fine di ogni giornata gli istituti si chiudono nella "stanza'' di compensazione, e bilanciano tra loro tutti i debiti e tutti i crediti incrociati, banca con banca. Quella banca che risulta debitrice rispetto alla stanza (e cioè verso tutti gli altri) salda alla stanza, e si chiude il cerchio. Invece di centinaia di migliaia di pagamenti bilaterali, se ne la uno solo "multilaterale".
Che cosa succede se uno solo degli "associati" alla stanza di compensazione non può pagare il debito e chiudere il cerchio? Lo abbiamo visto negli ultimi tempi alla Borsa di Milano. Tutto il sistema perde credibilità. Per questo serve un giocatore che non gioca, una "mano invisibile" che partecipa alla stanza senza essere in competizione con gli altri (che già sono in competizione tra di loro). E' la Banca Centrale.
Che cosa succederà nel futuro? Forse, in linea teorica, anche una Banca Centrale europea è troppo poco. Padoa Schioppa lo suggerisce quasi come una battuta, ma potrebbe servire davvero una Banca Centrale mondiale.

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