§ Incognite dello sviluppo

Crescita o inflazione?




Siro Lombardini



Negli anni Sessanta e in buona parte del decennio successivo si alternavano due notizie - in contrapposizione tra di loro -sull'economia italiana. La prima: "Il reddito è cresciuto in modo soddisfacente e casi l'occupazione; si registra purtroppo una recrudescenza dell'inflazione". La seconda: "La lotta contro l'inflazione ha avuto successo; peccato che si sia registrato un rallentamento nella crescita, che ha aggravato la situazione occupazionale".
Queste alterne notizie, alle quali ci eravamo abituati in quegli anni, sono tornate alla mente qualche tempo fa, quando è stato annunciato che l'inflazione era calata nelle principali città italiane dal 6,1 al 5,4-5,5 per cento. Purtroppo, di questi opposti andamenti della nostra economia negli anni Settanta molti si sono dimenticati e hanno potuto così segnalare l'evento come un primo segno dei successo della politica economica. In effetti, la sola politica economica che sembra realizzarsi secondo i programmi è quella monetaria. E' dubbio però che essa sia adeguata alla situazione di recessione in cui il nostro Paese si trova. I commenti hanno indicato alcuni eventi che hanno contribuito specificatamente a tener basso il tasso di crescita dei prezzi: in particolare, il fatto che dal `paniere" per il calcolo del costo della vita siano stati esclusi i tabacchi, i cui prezzi hanno registrato un aumento sensibile; il mancato adeguamento, in febbraio, degli affitti. Ma anche se si tiene conto di queste anomalie, risulta comunque che l'inflazione ha rallentato.
Per inquadrare la notizia in tutti i suoi molteplici aspetti si sarebbe però dovuto precisare che il calo del prezzi è stato assai più basso di quanto ci si sarebbe potuto aspettare in una situazione di recessione accompagnata da una politica monetaria restrittiva.
Ma perché la recessione ha provocato un rallentamento della crescita del prezzi? E quali potranno essere le prospettive per il prossimo anno? Non occorre aver studiato economia per capire che i negozianti non potevano aumentare i prezzi dopo una stagione natalizia quanto mai deludente, durante la quale gli acquisti sono stati più bassi del previsto, più che per la riduzione del potere d'acquisto provocata dalla recessione, per le crescenti incertezze del futuro. La recessione a influito su nomica del costo della vita anche per altre vie. Grazie alla riduzione del costo del petrolio e di molte materie prime e alla debolezza del dollaro non si è avuta inflazione importata: i rapporti con l'estero hanno anzi favorito una tendenza riflessiva nei' prezzi
Non bisogna però farsi illusioni sul futuro. Non possiamo certo augurarci che anche nei prossimi mesi la notizia che i prezzi sono sotto controllo si associ a quella di una persistente recessione. Più presto che tardi si renderà necessaria una riduzione del tassi d'interesse, che potrebbe essere giustificata proprio dal rallentamento dell'inflazione. Per contro, però, i conti dello Stato non sembrano ubbidire alle dichiarazioni di buona volontà del politici. Limitarsi ad esprimere soddisfazione per il raffreddamento del costo della vita serve a poco. Occorre impegnarsi a fondo sull'altro fronte del reddito e del posti di lavoro per evitare che la recessione si aggravi e i problemi dell'occupazione si facciano drammatici.
Solo allora si porrà il problema di cercare una politica che, riqualificando la spesa pubblica e rendendo possibile una strategia di sviluppo di lungo periodo, possa influire sulle aspettative degli operatori. E allora finalmente potremo leggere la notizia che l'inflazione sta frenando, ma non perché l'economia è in recessione. Anzi, nonostante che la ripresa si. stia ormai consolidando.

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