§ Un liutista pugliese in anticipo su Bach

Il cieco Gorzanis




Sergio Bello



Il ruolo di strumento-principe, che oggi èsaldamente ricoperto dal pianoforte, per larga parte del Rinascimento - e più precisamente per tutto il secolo - è stato appannaggio del liuto.
Il passaggio delle consegne si è attuato attraverso la mediazione del clavicembalo: quanto di più indicato, visto che questo strumento raccoglie l'eredità del liuto adottando un meccanismo a corde pizzicate da plettri, nato tuttavia dalla tastiera che sarà poi quella del pianoforte.
In questa sorta di staffetta, il pianoforte ha saldamente preso possesso del testimone grazie a fattori di diversa natura, ma senz'altro determinanti sono stati il maggiore volume sonoro e l'immediatezza con cui l'esecutore riusciva a collegare il segno grafico sullo spartito al corrispondente tasto dello strumento, cosa che rendeva il pianoforte, ad esempio, un valido mezzo didattico.
Oggigiorno si riscontra tiri sempre crescente interesse per la musica antica tra storici della musica e strumentisti; è un interesse a lutto campo, che spazia dallo studio della prassi esecutiva propria dell'epoca cui le composizioni esaminate appartengono, agli studi filologici per il recupero dell'originale stesura del testo musicale, all'adozione di strumenti originali o comunque costruiti con tecniche e materiali del periodo preso in esame. Sta diventando includibile, in un quadro quale quello esposto, l'interazione tra direttori, strumentisti, liutai, musicologi al fine di realizzare un prodotto musicale che rispecchi quanto più fedelmente possibile il senso primigenio della composizione.
Tralasciando le immancabili polemiche circa l'utilità o meno, la sensatezza o meno di operazioni "storicistiche" di questo genere, quel che più ci preme è constatare come questa corrente filologica abbia scovato nuovi spunti di studio attraverso la ricerca e lo studio dei fondi musicali.
Si diceva del liuto: proprio dall'analisi delle opere di un liutista della seconda metà del XVI secolo gli storici si sono imbattuti in tiri singolare caso di negato diritto di "primogenitura". Andiamo con ordine: il liutista in questione è Jacomo Gorzanis. Di lui si sono occupati due fra i primi studiosi ad essersi interessati alla ricerca delle intavolature per liuto ed alla loro trascrizione in notazione moderna, così come al recupero di informazioni biografiche riguardanti i compositori: Oscar Chilesotti, autore di un articolo comparso stilla Rivista Musicale Italiana dedicato al frequente uso di melodie popolari nelle opere di Gorzanis, e Bruno Tonazzi, che, oltre a parlare del liutista nel suo trattato dedicato alla storia del liuto, della viuhela, della chitarra antica e strumenti similari, nonché alla tecnica trascrittiva relativa a questi strumenti, ha pubblicato la trascrizione in notazione moderna di un libro di intavolature di Gorzanis - sul quale più avanti incentreremo la nostra attenzione - preceduta da uno studio bio-bibliografico dedicato al compositore.
Nel suo I° libro di intavolature leggiamo sul frontespizio: "Messer Jacomo Gorzanis, cieco pugliese, abitante nella città di Trieste"; dei suoi natali pugliesi non ci sono pervenute notizie, pertanto restano oscuri tanto il luogo quanto la data di nascita. Il suo trasferimento a Trieste è avvenuto nel 1557 ottenendo la cittadinanza nel 1567; la morte è avvenuta tra il 1574 e il 1579.
Le opere di Gorzanis sono conservate a Trieste; a Venezia sono state pubblicate tutte le opere a stampa, mentre l'unico manoscritto rinvenuto, il "Libro de intavolature de liuto", datato 1567, è stato pubblicato, appunto, dallo stesso Tonazzi a Milano.
"Come nella prima metà del Cinquecento aveva dominato la figura di Francesco da Milano con la sua arte dotta e severa, così nella seconda metà del secolo primeggiò Giacomo Gorzanis '"Leutonista et Cittadino della Magnifica Città di Trieste", con le sue opere di nobile e schietta ispirazione popolare": così Tonazzi di Gorzanis, facendo eco a Chilesotti, che, come dicevamo, sulla schietta ispirazione popolare del cieco pugliese ha incentrato i propri studi.
Esempio dei risultati delle ricerche e delle comparazioni operate dallo studioso ce lo fornisce una padovana tratta dal "II° Libro de intavolature de liuto", che altro non è se non la villotta "Chi passa per questa strada" ricordata nei gustosi dialoghi di Massimo Troiano ("Discorsi delli trionfi, giostre, apparati, e delle cose più notabili fatte nelle sontuose Nozze dell'Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Duca Guglielmo Primogenito del generosissimo Alberto Quinto, Conte Palatino del Reno, e Duca della Baviera Alta e Bassa nell'anno 1568, à 22 di Febraro compartiti in tre libri, con uno Dialogo della antichità del felice ceppo di Baviera, ecc., di Massimo Troiano da Napoli, Musico dell'Illustrissimo et Eccell. Sig. Duca di Baviera. In Monaco appresso Adamo Montano MDLXVIII") parlando della commedia "La cortegiana innamorata", improvvisata da Orlando Lasso alla corte di Baviera dietro invito del Duca.
Ancora più serrata ricerca di influssi popolari sui compositori del Rinascimento, e dunque non limitata al solo Gorzanis, è quella svolta da Dietrich Kamper (La musica strumentale nel Rinascimento, ERI, 1976), che rintraccia nelle composizioni del nostro liutista quattro melodie proprie del repertorio non colto: "Zorzi", "La roch'al fuso", "Torza" ("Tu te parti") e "La gamba" ("Cara cossa").
Altro merito del nostro sta, come fa notare Tonazzi, nell'aver contribuito alla formazione della suite con variazioni con l'accostamento di pass'e mezzo, padovana e salterello, facendo spesso seguire a ciascuno più parti, ovvero variazioni.

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