§ Un esperimento di marketing sulla percezione del prezzo nelle scelte di consumo

Psicologia del compratore




Gianluigi Guido



I1 desiderio di status sociale può essere considerato sia come aspirazione al "benessere" che al "piacere", a seconda del punto di vista.
E' un benessere, quando è soddisfacibile, ovvero quando si cerca, poniamo, il riconoscimento del buon lavoro svolto, delle qualità di esperto, e così via. In tal caso, il pieno soddisfacimento di queste aspettative di status è alla portata di molti.
Al contrario, quando si cerca uno status non nell'altrui riconoscimento di specifiche qualità, ma in una forma simbolica, come il denaro posseduto, la cui incessante ricerca pone come piacere ultimo (Tibor Scitovsky: "denaro è buono, più denaro è meglio"), allora lo status assume il carattere di bene posizionale. Un guadagno in status diventa semplicemente un grado in più nella scala sociale ed ogni miglioramento nella stessa si fa sempre alle spese di qualcun altro.

a. Due simboli di ricchezza.
Per godere non solo del denaro percepito, ma pure della stima che deriva dal fatto di percepirlo con larghezza, occorre rendere palese questa situazione agli altri attraverso determinati comportamenti di spesa.
Parte di questi comportamenti consiste nel comprare ciò che i ricchi comprano, o, in altri termini, nel comprare beni costosi per il loro alto prezzo invece che suo malgrado.
Un altro comportamento che simbolizza la ricchezza diventa invece l'alto consumo, reclamizzato dalla larghezza nello spendere. Questo fenomeno è andato espandendosi in tempi recenti attraverso gli sforzi delle aziende produttrici che in continuazione hanno accresciuto la gamma e la disponibilità di prodotti-status, dei pubblicitari che hanno promosso la rapida obsolescenza sociale dei prodotti, e dei rivenditori che hanno esteso le facilitazioni creditizie al consumo anche ad individui a basso reddito (in questo campo, fondamentale è il lavoro di Roger Mason, in particolare Ethics and the Suppley of Status Goods, "Journal of Business Ethics", Netherlands, vol. 4, n. 6, dicembre 1985, pp. 457-464 e Conspicuous Consumption: a Literature Review, "European Journal of Marketing", United Kingdom, vol. 18, n. 3, 1984, pp. 26-39).
In questo tipo di spesa non c'è limite poiché la soddisfazione offerta da questi prodotti status è limitata per la natura stessa dell'uso che se ne fa (consumo fine a se stesso), la loro domanda è insaziabile. Quanto più si spende in beni di prestigio, tanto più si guadagna in status, ma tanto più si infligge una perdita di status agli altri. In quest'ottica, gli altri consumatori cercheranno di spendere di più per riguadagnare lo status perduto, causando una corrispondente perdita ai primi, e così di seguito. Non c'è quindi mai fine alla battaglia dei consumatori posizionali.

b. La percezione del prezzo da parte di consumatori.
Se ci mettiamo nella prospettiva di una azienda produttrice che stia decidendo il fattore prezzo del suo marketing mix, la situazione del mercato dei beni posizionali può essere sfruttata per aumentare il prezzo dei suoi prodotti.
Ciò che diventa importante sul mercato non è più l'effettiva qualità del prodotto, ma la qualità così come è percepita dai consumatori, ovvero il soddisfacimento che possono trarre dal posizionarsi in uno status superiore (qualora il valore di mercato dei beni e servizi sia utilizzato come stima del valore attribuito dalla gente al soddisfacimento derivante dal loro consumo, allora si deve riconoscere sempre una sottostima dello stesso: il consumatore ottiene sempre più soddisfacimento da ciò che compra rispetto al denaro che spende, altrimenti non comprerebbe).
Un consumatore interessato all'acquisto di prodotti-status symbol spesso determina il loro valore paragonando la loro qualità (così come da lui percepita) con il loro prezzo. Un modello teorico, che lega la misura dei cambiamenti obiettivamente definiti nella vita del consumatore coi cambiamenti nelle sue nuove preferenze e nel soddisfacimento totale derivante dai prodotti e servizi acquistati, viene proposto e verificato empiricamente da Alan R. Andreasen (Life Status Changes and Changes in Consumer Preferences and Satisfaction, "Journal of Consumer Research", n. 11, dicembre 1986, pp. 784-794). Il giudizio di valore si fa più complicato per il fatto che i consumatori usano il prezzo come indicatore della qualità.
Da una ricerca di Kent B. Monroe (Buyers Subjective Perception of Price, "Journal of Marketing Research", vol. 10, febbraio 1973, pp. 70-80), si deduce che i consumatori tendono a preferire i prodotti più costosi quando il prezzo è la sola informazione disponibile, quando credono che la qualità dei prodotti disponibili differisce notevolmente e quando la differenza di prezzo tra i prodotti è notevole. Di conseguenza, per alcuni beni, un prezzo alto può incrementare, anziché diminuire, le vendite.

c. Un esperimento di marketing.
Una mia personale ricerca sulla relazione prezzo-qualità ha riguardato situazioni in cui le sole informazioni differenziali disponibili per i consumatori derivano dal nome del prodotto e dal livello del prezzo. Sotto questi aspetti, lo studio partiva da una rivisitazione del famoso esperimento di Leavitt del 1954 sul prezzo come indicatore della qualità (Harold Leavitt, A Note on Some Experimental Findings about the Meaning of Price, "Journal of Business", n. 27, luglio 1954, pp. 205-210), ma, a differenza di quello, i prodotti tra i quali era stato chiesto di scegliere ai consumatori non erano tutti immaginari, ma includevano al contrario qualche nome ben noto.
In breve, ad un considerevole campione di studenti d'una Università statunitense era stato chiesto di scegliere tra due nominativi di prodotti, con diverso prezzo, per quattro classi di beni (automobili sportive, lavori direzionali, tenute terriere, abitazioni) e d'indicare successivamente il "grado di soddisfazione" che traevano dalla loro scelta. La scheda di voto era la seguente:

SIETE IN UN ESPERIMENTO DI MARKETING

Vi si chiede di scegliere tra due beni fra le seguenti quattro classi di prodotti, SOLO SULLA BASE DELLE INFORMAZIONI FORNITE DA QUESTA SCHEDA, e d'indicare il grado di soddisfazione derivante dalla vostra scelta.
Supponendo di essere nelle condizioni di poter scegliere (per esempio, di poter affrontare la spesa), quale degli articoli seguenti scegliereste?


Su questa tabella si possono fare alcune considerazioni e qualche critica:
1) Nel caso delle automobili sportive, agli interpellati era stato chiesto di scegliere tra due marche: Blasko, un nome fittizio, e Ferrari, una ben nota automobile-status symbol.
Sebbene l'automobile Blasko riportasse un prezzo quasi doppio rispetto alla Ferrari, la maggioranza degli intervistati scelse senza esitazione la Ferrari dichiarandosi pienamente soddisfatta.
Siamo qui in presenza d'un caso di percezione da parte dei consumatori del "valore simbolico del prodotto, ovvero della sua capacità di evocare reazioni rilevanti per lo stato di cose che rappresenta" (Jerome Bruner e A. Leigh Minturn, Perceptual Identification and Perceptual Organization, "Journal of General Psychology", n. 53, luglio 1955, pp. 21-28).
In tal modo, il valore percepito del prodotto può produrre una accentuazione nella qualità stimata dello stesso, in questo caso positiva, in relazione ai particolari prezzi e bisogni coinvolti.
2) Nel caso dei lavori direzionali, agli interpellati era stato chiesto di scegliere tra due società che si supponeva fossero allo stesso livello nella pubblica considerazione per la loro immagine di successo: IBM ed AT & T. Quest'ultima, nell'esempio del test, era supposta fornire il più alto stipendio annuale (comunque, non molto superiore a quello dell'IBM). Sebbene si dovesse pensare che la maggioranza avrebbe scelto lo stipendio più alto, ciò non accadde.
Ci fu un'equa distribuzione tra le due società, poiché l'effetto dello stipendio più alto era bilanciato dall'alta considerazione di cui godeva l'IBM tra gli studenti intervistati (non tenuta in conto al momento di redigere il test) che fece scegliere il salario più basso con lo stesso alto livello di soddisfazione (un fenomeno che trova la sua spiegazione teorica in Akshay R. Rao e Kent B. Monroe, The Effect of Price, Brand Name, and Store Name on Buyers Perceptions of Product Quality: An Integrative Review, "Journal of Marketing Research", vol. 26, agosto 1989, pp. 351-357).
3) Nel caso delle tenute terriere, ovvero della terra posseduta per scopi non produttivi, agli interpellati fu chiesto di scegliere tra due posti immaginari: Guardland e Fandland (naturalmente senza ch'essi sapessero della loro natura fittizia). Fandland riportava un prezzo due volte maggiore di Guardland che doveva renderla più attraente. Infatti gli intervistati, posti dall'assunzione del test nelle condizioni di affrontare il prezzo, scelsero questo sito in larga maggioranza (più dell'80%).
In questo caso, i compratori non avevano informazioni complete sulla qualità delle alternative di prodotto offerte e tuttavia traevano le loro percezioni dai dati disponibili. Qualora vi sia l'indicazione del prezzo, e quando il compratore è incerto sulla qualità del prodotto, risulta razionale utilizzare proprio il prezzo come criterio di stima della qualità.
Comunque, siccome gli intervistati non conoscevano nient'altro sul prodotto ad eccezione del prezzo, risultavano confusi e metà di loro si dichiarava insoddisfatta della scelta.
4) Nel caso conclusivo delle abitazioni, agli interpellati fu chiesto di scegliere tra vivere in periferia o nel centro d'una città, con l'ipotesi che la periferia era un bel luogo, non così l'area proposta nel centro.
Qui il prezzo della scelta era: per il bel posto in periferia, l'alta densità della popolazione (il fenomeno dell'"affollamento" di Hirsch che snatura il carattere dei beni posizionali. Cfr. Fred Hirsch, Social Limits to Growth, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1976); mentre per l'area meno bella del centro il costo era basso, o addirittura negativo, poiché c'era il vantaggio della tranquillità e del riposo.
In questo caso, la gente scelse la periferia (2/3 delle risposte), ma il risultato del test dovrebbe essere considerato aleatorio. Anche se costi e benefici delle alternative proposte si controbilanciano, il comportamento degli interpellati i quali scelgono un'alternativa piuttosto che un'altra non deve essere considerato irrazionale (come Tibor Scitovsky ha rilevato in Some Consequences of the Habit of Judging Quality by Price, "Review of Economic Studies", vol. 12, 1944-45, pp. 100-105). In questo caso, infatti, il processo di conversione di informazioni implicite e soggettive in percezioni è influenzato dalla predisposizione del compratore e dalle sue esperienze passate sul prezzo del prodotto. in altri termini, le precedenti esperienze, di vita in periferia o nel centro della città, hanno avuto in questo caso la maggiore influenza sulla scelta finale del consumatore.
Queste considerazioni mostrano, in conclusione, quanta parte abbia la percezione di qualcosa nell'ottica del consumatore ed incoraggiano lo studio degli aspetti psicologici della teoria del consumo, aspetti per lungo tempo negletti o, e questo è peggio, volontariamente trascurati dai più conservatori patrocinatori dell'economia tradizionale.


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