§ Sistema mondo

Fronte unico




Cesare Romiti



Alcune importanti questioni, che riguardano in modo particolare l'industria, vanno emergendo nella prospettiva ravvicinata dell'unificazione del mercato europeo. Anzitutto la questione del riposizionamento competitivo all'interno dell'Europa. Tutte le grandi imprese operano da tempo in un'ottica europea, né potrebbe essere diversamente, Ma tutte sono consapevoli che altro è operare all'interno di una unione doganale, quale la Cee è di fatto oggi, e altro è operare su un mercato continentale totalmente libero nelle condizioni della competizione, che richiede dimensioni di impresa più grandi e sinergie più forti nella ricerca, nella finanza, nell'organizzazione. Una risposta a questa complessa esigenza è l'intensità con cui si vanno moltiplicando i processi di concentrazione industriale; attraverso acquisizioni, fusioni, accordi di collaborazione. Non è una corsa al gigantismo, ma è semplicemente l'adeguamento fisiologico a una situazione competitiva che sarà certamente diversa e più difficile. C'è poi il confronto dell'industria europea con il resto del mondo, in particolare con il Giappone. Le prospettive non sono tranquillizzanti, per due ragioni essenziali. Da un lato, i giapponesi premono sul mercato europeo con tanta più intensità quanto più imminente si prospetta la sua integrazione. Dall'altro lato manca, in Europa, una risposta di politica industriale unitaria. Si fanno grandi dibattiti sulla "Fortezza Europa", ma non si riesce ancora a trovare una linea comune che corrisponda realmente agli interessi dell'industria europea, di fronte a competitori esterni le cui "fortezze" sono costituite da tempo. Certamente, l'obiettivo di quadro da perseguire è il riequilibrio
degli scambi fra le tre grandi aree più industrializzate sulle cui spalle pesa il futuro dell'economia mondiale. Ma in questo momento mi pare che sia assolutamente indispensabile prendere coscienza del fatto che l'industria Cee sta affrontando un periodo di transizione, e che non si può lasciare che questo si risolva in modo negativo per l'Europa. Aprire le frontiere economiche della Cee è certo la sola strada ragionevole da percorrere, ma questo comporta che si inneschi, nell'industria europea, un profondo e rapido processo di adeguamento alle condizioni della competitività mondiale. E comporta, anche, che l'entrata nel nostro mercato venga contrattata con le altre grandi aree economiche su basi di reciproche condizioni di accesso ai loro mercati, che, a quanto ci risulta, non sono oggi più aperti del mercato comunitario. Sono queste le dimensioni e sono questi i termini della sfida che abbiamo di fronte, e di cui tutti dobbiamo prendere piena coscienza.


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