§ Civiltą del benessere

Una bellissima etą




Domenico Rea



Sono fissazioni intellettualistiche (e snobistiche) quelle riportabili al disprezzo della società contemporanea, ai suoi comportamenti e ai suoi usi e costumi. Le ipotetiche sofferenze degli altri, le diecimila angherie che si sopportano tutti i giorni in realtà sono problemi di un'élite. Ma agli altri piace perseverare nello status di oggi così come si presenta ai loro occhi. Ciò che per l'élite è una continua sopraffazione e quasi uno stato di guerra permanente, per gli altri è una condizione normale. Si divertono, giocano, cantano, reggono qualsiasi accidente con entusiasmo.
Guai a chi si colloca in una posizione diverso. E' messo da parte come un paria. E' scacciato. E' spacciato. Tutti i ragazzi ossessionano i genitori perché facciano in modo di farli vestire come i loro compagni. Se non ci riescono, s'immalinconiscono. Se non ottengono uno strumento di morte come il "motorino" sono capaci di uccidersi. La droga è una partogenesi prima di essere un vizio e una malattia.
La degradazione di cui parlano gl'intellettuali, giornali e riviste è una delirante paranoia. Chissà dove apprendono tante corbellerie: che si sta allargando il buco dell'ozono; che l'acqua è fetida; che un bicchiere d'aranciata è un bicchiere di pesticidi, eccetera. Chissà quali libri leggono. Per gli altri, l'unico libro di lettura è la casalinga, affabile, materna televisione, e la televisione non può ingannare nessuno. E' lo specchio della società. Mostra continuamente una comunità spensierata e gaudente fra oggetti di una inutilità necessaria, automobili scintillanti, belle donne, belle famiglie -mamma, papà, un maschietto e una femminuccia, nonni come babbi Natale - con assicurazioni continue, grazie alla forza della tecnica, di una magnifica e lunga vita. Per gli altri, il nostro è il migliore dei mondi possibili.
Almeno in Occidente, mezza Europa e America del Nord (e a parte alcuni fastidiosi miliardi di diseredati e di affamati), molti sono persuasi che un'età così bella non se la sognava nemmeno Dio.

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