§ I nuovi traguardi dell'impresa post-industriale

Modelli di politica economica




Claudio Alemanno



Significativi segnali di recessione si colgono con frequenza sempre più insistente. Ma oltre alle questioni meramente tecniche ch'essi pongono alle autorità monetarie in regime d'inflazione ancora sostenuta, occorre portare l'attenzione sulle ragioni generali che presiedono al rallentamento dello sviluppo industriale. Il fenomeno non è solo italiano, interessa l'intera area occidentale, Stati Uniti compresi. A ben guardare sono entrate in crisi le idee che si erano andate consolidando nei decenni dello sviluppo e dell'espansione produttiva sorretti da un costo del denaro relativamente contenuto. Oggi scarso valore assumono i binomi collaudati: incremento degli investimenti-incremento dello sviluppo; incremento dell'innovazione tecnologica-incremento della capacità produttiva.
Nuove risposte strategiche attendono una definizione anzitutto per le imprese che operano nei settori considerati maturi: auto, elettrodomestici, elettronica, ecc.
Una prima riflessione merita la dimensione operativa delle imprese.
Negli anni '80 si è fatto largo uso di strategie di diversificazione che hanno visto le imprese impegnate su più fronti rendendo spesso difficile e caotico il controllo della gestione. In prospettiva si attende un rientro nell'alveo delle specializzazioni di settore che rendono più agevole il controllo del ciclo economico e produttivo.
Una seconda riflessione attiene alle esigenze di internazionalizzazione che diventano sempre più evidenti sotto l'incalzare della liberalizzazione dei mercati. Un numero crescente di imprese tende a valicare i confini tradizionali del "mercato nazionale" per situarsi in una dimensione di "mercato globale", determinando sostanziali mutamenti strategici che influenzano l'intera gamma dei prodotti e dei processi produttivi. Questi due momenti di riflessione sono sufficienti a comprendere che i cardini della nuova strategia competitiva sono dati da una molteplicità di fattori esterni alla concezione economica tradizionale del ciclo produttivo. E proprio l'analisi e la valutazione di questi fattori influenza ormai in modo preponderante gli ordinari procedimenti di pianificazione aziendale. L'aspetto economico di un prodotto finito in un mercato "globale" acquista un significato relativo rispetto all'accresciuto interesse che si va diffondendo attorno al processo che lo esprime. L'innovazione tecnologica ad esempio tende sempre più a coinvolgere la ricerca ecologica poiché la coscienza collettiva avverte in modo sensibile la necessità di rendere processi e prodotti più compatibili con l'ecoambiente. L'impresa dunque tende ad incorporare nelle sue strategie elementi di valutazione propri della sfera macroeconomica ed in tal senso si caratterizza come laboratorio socio-economico diretto a sperimentare nuove teorie organizzative, nuove strategie produttive e quindi nuovi comportamenti individuali e collettivi.
Alcuni grandi temi di politica economica - ecologia, diffusione dell'innovazione, rapporto tecnologia-occupazione, prezzi, inflazione, ricerca di nuove strutture retributive per il lavoro dipendente, di nuove procedure per le relazioni industriali - assumono sempre maggiore influenza nella determinazione delle strategie e delle decisioni imprenditoriali. Questi temi rischiano di diventare astratti se delegati a strutture burocratiche esterne alla vita d'impresa per cui di fatto tendono ad essere sottratti all'area d'influenza della Pubblica Amministrazione. Quindi prende forma una concezione d'impresa in cui la valutazione di alcuni importanti parametri macroeconomici coinvolgenti l'occupazione, il reddito e la qualità della vita diventa parte integrante della programmazione aziendale determinando nuovi profili professionali e nuovi modelli di tipo culturale e sociale.
Ormai la definizione degli organigrammi oligopolistici passa attraverso il riassetto che vanno perfezionando le "global industries". Con riferimento a questo specifico tipo d'impresa un possibile modello organizzativo potrebbe essere articolato su due livelli.
Nel primo si potrebbe configurare l'impresa strategica, accorpando in questa sede tutte quelle funzioni notoriamente definite "di staff". Qui si studiano i grandi temi macroeconomici, si definiscono gli obiettivi aziendali, si pianificano i programmi, si sviluppano le relazioni industriali, si coordinano le attività della gestione operativa. Nel secondo si potrebbe configurare l'impresa multipolare che gestisce il complesso delle attività produttive dì reddito. Nella più completa autonomia agirebbero in questa sede più poli operativi generatori di profitto: dal finanziario al produttivo al distributivo ad altri ancora a seconda delle esigenze organizzative. Tenendo presente che i diversi poli di riferimento devono sempre essere guidati e controllati dal livello superiore dove si colloca l'impresa strategica.
Le conseguenze pratiche di questo nuovo concetto d'impresa sarebbero molteplici. Dalla riduzione della sfera d'influenza della Pubblica Amministrazione su temi economici d'interesse generale ancorati alla specificità dei processi produttivi, alla articolazione di nuovi schemi per lo sviluppo delle relazioni industriali, alla definizione di nuove politiche per il personale volte ad accrescere i contenuti dialettici del dialogo corrente tra lavoratori e strutture aziendali.
Già oggi si possono notare mutamenti sostanziali nella morfologia organizzativa dell'impresa. La distinzione tra attività di progettazione, manifatturiere, distributive, finanziarie risulta sempre più rarefatta per cui a livello sindacale appare sostanzialmente depotenziato il significato dei contratti di settore. Sia perché le nuove tecnologie modificano i contenuti specifici del lavoro, sia perché la nuova organizzazione d'impresa difficilmente la rende riconducibile all'interno delle note categorie contrattuali. Anche il livello di contrattazione (Governo-Imprese-Sindacati) ha perduto il carisma di un tempo per il progressivo indebolimento del soggetto pubblico nell'assolvere il ruolo di negoziatore causato dalla difficoltà di percepire situazioni sempre più specifiche e di incidere su aspetti contrattuali dal contenuto sempre meno generale. All'accrescimento di potere e autonomia del mondo economico fa riscontro un intervento statale indebolito per cui la contrattazione tende a sottrarsi alle regole dialettiche guidate da una forte presenza politica. Questo processo coinvolge anche i sindacati la cui crisi di rappresentanza è dovuta principalmente al prevalere dei rapporti tra gruppi sui tradizionali rapporti tra classi. Tutto ciò pone problemi nuovi alle aziende che non a caso vanno potenziando le strutture delle relazioni interne con il compito di assumere iniziative unilaterali, non negoziabili, per aumentare il grado consenso e di collaborazione dei dipendenti a qualunque livello. Ciò implica l'acquisizione di nuove funzioni anche per gli addetti alle relazioni sindacali che dai compiti di mera negoziazione tendono a spostare l'interesse verso gli aspetti organizzativi interni.
Il modello prospettato, con la distinzione tra impresa strategica e poli operativi autonomi sembra dare risposte più duttili alle nuove problematiche aziendali ed alla costante ricerca di aggiornamenti organizzativi di cui si avverte la necessità. Ciò implica una collaborazione incisiva di tutto il personale partecipante ad uno specifico sistema organizzativo che è possibile acquisire attraverso l'elaborazione di una nuova cultura d'impresa. Essa va pensata al livello dell'impresa strategica e proiettata sull'intero sistema organizzativo attraverso continui processi di formazione e aggiornamento professionale. Si devono in questo modo rendere espliciti gli obiettivi comuni verso cui si muove il "sistema impresa" e creare linguaggi e comportamenti in grado di aggregare i singoli protagonisti della struttura in un unico tessuto connettivo che operi per la realizzazione degli obiettivi prefissati. L'impresa diventa così un laboratorio di tipo rinascimentale dove la necessità di inglobare alcuni importanti parametri macroeconomici viene filtrata attraverso un vasto processo di formazione culturale e quindi trasferita sull'intero contesto sociale. E' un'indicazione per i tempi nuovi che si prospettano lungo la via dello sviluppo cui non resta estraneo il dibattito generale di politica economica che vede impegnate le pubbliche istituzioni. Per la situazione italiana il riordino delle sfere d'influenza tra burocrazia statale e burocrazia aziendale costituisce il segnale più atteso per dare contenuti sostanziali alle nuove strategie. Senza sottovalutare l'importanza di una riforma istituzionale che rafforzi l'Esecutivo ed i suoi poteri di governo dell'economia.

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