§ Profumi in due tempi

I morti




Grazia Maria Poddighe



"Dove ho messo lo spago, per spedire i vestiti a suor Natalina mi occorre lo spago".
"Zia Vanna, lo spago te lo compro io, torno in un attimo".
"E cosa me ne faccio, di spendere tanti soldi per uno spago che ci avevo qui sopra. Ma tu sei Lena, me l'ha detto Maria Teresa che dovevi venire. Non ho niente da offrirti, neanche un fico secco. Ma come t'è venuto in testa di venire qui, è tutto sporco, non ne ho di cameriere, io, non sono tua madre, servita e riverita. Me lo diceva sempre mamma, Vanna, mettiti le spalle al sicuro per la vecchiaia. E se n'è morta sola, in poltrona. della stessa malattia di babbo. Quando non si ha affetto da nessuno, allora sì che si muore poveri. Ha chiesto sempre di te. Tu eri fuori, non ci hai mai telefonato, non ci hai. Bestie, quelli di casa tua. Così ci hai trattato, come tua madre. Ma lei pure se ne morirò sola, non ha carità cristiana, quella donna".
"I tuoi figli ... ".
Ah, stanno per conto loro, su chi vuoi fare assegnamento... Vedrai anche tu, quando ti lasceranno sola".
"Sono già sola, lo sono sempre stata. Avrei voluto anch'io essere amata, non solo amare. E ho amato disperatamente, senza avere in contraccambio ... ".
"Tu io dici, e non t'è bastato amare, che contraccambio volevi? Potessi amare ancora! La medicina è una sola, lo vuoi capire? Cosa te ne fai d'essere amata se non ami? Guarda tua madre. Idolatrata, l'ha, quel marito. E lei non sa neanche cosa vuoi dire, amare davvero. Essere toccata da uomo, quanto me lo vorrei ancora! Chi lo dice che quando si è vecchi non se ne ha voglia: di più se ne ha, perché vogliamo essere scaldati, accarezzati, e anche provare l'emozione, tu capisci. Cos'è che c'è di strano, lo sai quant'è bello stare a letto con uno che ti piace? Non parliamone poi se ti piace da impazzire, ti sembra di essere morta e risuscitata dal piacere".
"Zia, raccontami una storia di morti".
"Ci ho sempre scherzato, io, sui morti. E più la prendevano sul serio, e mamma stava lì a pregare accendendo i lumini davanti alle immaginette, più io la sfottevo, con la buona grazia che hanno i giovinetti. Un giorno di novembre mamma si sveglia con la testa rintronata. "Che notte di vento, e tu scalza te ne alzi", dice a Gina, che sta appollaiata sulla sedia aspettando il suo latte. "Brutto vento, sembra Peppino quando ha il mai di denti".
"Macché vento, gli spiriti erano, non ci sono venuti da te?", faccio, e la tengo col fiato sospeso, che la tazza quasi le cade di mano. "Se non fosse per questa qui, che mi è venuta addosso sognando, lo sentivo meglio, zio Bastiano".
"Zio Bastiano!", fa Gina a bocca aperta. "E' stato in carcere, vero, mà? ed era uno che ne ha fatte a piedi e a cavallo".
"Zitta, che ti può sentire; e chi te le ha dette queste cose? Anche lui è buono, ora che è morto".
"Guarda che non c'era solo lui, stanotte. E zia Pinuccia, dove la metti?"
"Anime sante!".
"Sì, mà, te lo devo dire, zio Pinuccia si lamentava che non la pensi più, che preghiere a lei non gliene dici. E mi diceva: cosa le ho fatto a Maria?"
"Ma se sono andata l'altro giorno da don Celestino, a farle dire una messa, a quell'anima pazza di mia sorella!".
"Vuoi dire che non basta, ma se tu mi dai i soldi, ci vado io in chiesa, e tu non perdi tempo con don Celestino". E mentre mamma tagliava il pane per la colazione, continuo. "Mà, questo è niente. Mentre cercavo di dormire, non ti vedo un'ombra nera, una scopa vestita mi sembrava, nonna, con una faccia di biacca".
"E cos'è che ti ha detto mamma mia? lo sa, che prego sempre mattina e sera per lei". E mi tira via la pelle di pecora, e mi lascia nuda, con le tettine che mi si aguzzavano dal freddo.
"Eh, si lamentava, mà... Questo latte non è caldo ancora? E di spianata, ce n'è rimasta o l'hai giù data a Marcella, guarda come dorme bene, sazia com'è".
"Insomma, parla di mamma mia, se la possiamo accontentare".
"Beh, se lo vuoi sapere... Mi ha detto che in questa cosa soldi non ce n'è, e quei pochi si buttano via. Mi si è avvicinata che me la sentivo sopra, e aveva un respiro dell'altro mondo. E mi fa: cos'è quel nastro nuovo a Gina, cos'è: più bella deve sembrare ci quei tubercolotico di Enzo? E i pettinini nuovi a Maria Teresa, tanto il marito non lo trova in Piazza d'Italia. E tua madre per chi compra la mortadella buona, da uscirgliene gli occhi a Marcella, e a te neanche un picciolino".
"Nonna, le dico, lo sai che a me non mi ha comprato niente?"
"Male, una figlia come le altre sei". "E poi?", chiede ancora mamma.
"E poi: che questa casa puzza di sporco, mi dice, che tu non sei buono a niente. "Ascolta, Vannì: in questa casa c'è pure puzzo di spiriti!"". E io mi tiro il lenzuolo sugli occhi.
"Se non bruci le immaginette dei morti che conserva Maria, di pace non ne avrete, capito?". E io faccio segno di si. E quasi quasi mi faccio la pipì addosso dalla paura. Beh, mà, adesso lo sai, cosa devi fare. Se vuoi ubbidire ai morti, a me spettano cento lire per essere pari con le mie sorelle, anzi di più per averti messo sulla giusta via; e ti brucio anche le immaginette".
Allora mamma mi rovescia sul tavolo grande, non so quante ce n'erano, di immaginette tolte dal cassettone. E io le brucio, e la cenere va in cortile, nella carne arrosto dei clienti dei Milese, va nel vino, cade giù come neve e oscura l'aria. E i clienti zitti, che sapevano che era un compito d'obbedienza ai morti. "Signora Lì, aveva raccontato mamma alla Milese, mamma mia, così e così ... ", spiegando la visita dei morti, un'ora ci aveva messo. Nel cortile nessuno parlava, e non avevano il coraggio di mangiare quella porcheria.
"E le cento lire?"
"Per i soldi, quant'era difficile mamma! Prima mi ha fatto faticare in casa; ho fatto il bucato di due settimane. I soldi li ho avuti alla fine del mese, quando mai mamma ha -avuto una lira da scucirmi subito ... ".
"Eppure so che per te stravedeva".
"No, per Marcella. All'ultimo stava con Maria Teresa, cioè sola. E sola è morta, senza nessuno, della stessa malattia di tuo nonno, e Maria Teresa la trova a terra, puzzolente ché aveva perso i freni inibitori, un colpo improvviso aveva avuto".
"E di mio fratello, che mi dici?"
"Chi te l'ha detto che hai un fratello? La lingua, si devono pestare".
"E' figlio di mio padre, vero? lo voglio sapere dov'è".
"Storie, non ci credere alle frottole". "Ma la zia ... ".
"Io di tuo padre non posso dire niente. Mi ha aiutato, qualche volta. Ha guarito Annuccia, sai, quella che stava di fronte, e sembrava una santa. lo gliel'ho chiesto, e lui s'è stato zitto. Era giovane, allora. Annuccia è morta, e gli ha detto sul letto di morte: "Dottò, non morirai povero". Non posso dirti niente, chiedi a lui, piuttosto, o a tua madre".

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