§ Presentazione di un racconto inedito

Sviluppo e coerenza di Giovanni Bernardini




Francesco Lala



Il racconto inedito La voce di Lilli ovvero Registrazione di eventi, che qui si presenta, di Giovanni Bernardini sembra fin dall'inizio appartenere ad un genere, per l'autore, inusitato. Un'altra faccia dunque ci appare della narrativa dello scrittore, del quale pertanto in questi ultimi anni possiamo verificare un ricorrente aspetto, quello di una sorta di sperimentalista, non legato ci schematismi prestabiliti, bensì pronto a correre l'esaltante avventura della ricerca ad infinitum.
Restano tuttavia, nel racconto, aspetti ricorrenti di Bernardini, del prosatore quanto del poeta; essi risultano principalmente due, il semiautobiografismo - impasto di vicende personal-esistenziali - e l'ironia, questa volta non esplicita, ma serpeggiante in tutta la struttura del discorso o, per così dire, dietro le righe. Dei primo elemento è evidente la professione dei protagonista, presentato senz'altra indicazione che "il professore"; costui ha tre figli, di cui uno a Firenze, il secondogenito non lontano dalla sua casa, l'ultimo con lui; la madre morta da pochi mesi di edema polmonare ecc. Tutto fa pensare che Bernardini abbia tratto motivo di creatività dal suo stretto ambiente familiare. Il secondo dato, il raccontare divertito, con il sorriso sulle labbra, nasce da un chiaro contrasto: da una parte l'atmosfera cupamente paurosa, leggermente kafkiana, foriera di sventura e la presenza d'un inesplicabile malocchio che farebbe tremare anche dei nervi saldissimi, dall'altra la nettamente razionalistica formazione culturale di Bernardini, che non lascia margini alla manovre dei Mistero, ma tutto riconduce quasi a ineluttabile scientificità e la sua "religiosità" di tipo capitiniano.
Il racconto si snoda scorrevolmente e in qualche tratto il dialogo concitato ne accresce l'interesse, mentre il lettore è preso da una crescente suspense. Vi aleggerebbe un'atmosfera kafkiana se il tutto non fosse come soffuso di levità, quasi che l'autore avesse, dopotutto, da imbastire un "giallo" e, per giunta, senza impressione di tragicità. Piuttosto corre dall'inizio alla fine un filo mosso da una mano tra magica e diabolica. C'è infatti nel racconto l'eco di uno dei fenomeni più imprevedibili di questi tempi, la ricomparsa del senso del satanico.
In America già da tempo pullulano le sette fondate sull'occultismo e sulla superstizione; in Italia l'invisibile e il magico-inspiegabile fanno proseliti e un santone trova numerosi seguaci che gli obbediscono ciecamente e gli elargiscono a volte grosse somme. Enumera Carlo Napoli in Quando l'invisibile rientra dalla finestra ("Gazzetta del Mezzogiorno", 3 dic. 1988) alcune ipotesi, tra cui "il senso di smarrimento che pervade l'uomo moderno", "il bisogno di 'assoluto', il rifiuto cioè delle mezze misure" e "la voglia di una dedizione completa al proprio ideale, buono o cattivo che sia". Ricordiamo che Sudpuglia ha dedicato al diavolo, al malefico, ai fantasmi quasi cento interessanti pagine-inchiesta su tali argomenti a mezzo di scritti di A. Bello, G. Giuliani, T. Caputo, G. Langatta, U. Galimberti, L. Malerba, A. M. Di Nola, B. Montinaro, A. Provenzano, N. Fabretti, A.A. Mola, F. Fuschini, G. Tondi e altri; pagine significative, altresì, dell'interesse suscitato dal ritorno al mistero ("Sudpuglia", XIII, 4, dic. 1987).
Naturalmente, in Bernardini, dal contrasto fra il non credere a 'certe cose', da una parte, e, dall'altra, l'accumularsi di fatti in certo modo paranormali, tutti succedentisi in un breve periodo di tempo, nasce il dubbio angosciante ricacciato però via dal proprio irrinunciabile scetticismo. Così Bernardini non può non "registrare gli eventi" (tanto per parafrasare la seconda parte del titolo) pur sorridendo sornione fino alla conclusione tragicomica liberatoria.
Ancora una volta siamo alla presenza d'uno scrittore sperimentale, non legato a prefissi ideologismi artistici. Da Provincia difficile a Compare brigante, da Segni del diluvio ad Allegoria (semiseria) dei Viaggiatore e ad Emblema e metafora (oltreché nei racconti sparsi in riviste e nel romanzo in corso di composizione e anch'esso via via pubblicato su rivista, I bruchi) la carriera di Bernardini mostra una continua, appassionata ricerca. In Provincia difficile (Adda, Bari, 1969) è lo scrittore legato alla propria terra, dove sceglie di rimanere, al paesaggio fisico e sociale che gli si presenta dattorno - caratteristica comune ai giovani più accorti del tempo, reazione all'ubriacatura nazionalistico-unitaria precedente -, lo scrittore teso a scoprire una gente che non è stata oggetto di letteratura (manca in Puglia una tradizione verista), una gente "le cui radici sono profonde e remote, simili a quelle dei tronchi piantati su questi pendii". Il libro comprende il racconto Chi rimane, nel quale un giovane che torna dalla guerra, con mezzi di fortuna, nel '45, al suo paese, ritrova il calore familiare, la madre e le vecchie zie. Vi sono ancora, inoltre, gli amici e lo zio Vita, che non esce più di casa da quando una disgrazia gli ha deturpato il viso. Il paese è come una sabbia mobile che trascina lentamente in giù, verso l'ozio, il biliardo, l'incertezza, il vuoto morale. l'unico appiglio è la vita profonda della memoria e delle vecchie cose che riemergono. Bisogna fare qualcosa perché la cultura non si riduca ad essere "uno schifoso belletto". Ma se l'elemento autobiografico ricorre qui insistente, il ricordo personale svolge nel racconto un forte ruolo, l'elemento sociale e la condanna morale non sono certo, qui e nelle altre prose di Provincia difficile, di minore rilievo. Ad esempio in Dentro il Capo fino a Leuca, dove si descrive una visita al profondo Sud salentino, anzi al suo punto estremo, in una giornata afosa. Vi sono le pagliare, la scuola con i bambini denutriti, il povero negozio stagionale del secondo dopoguerra mondiale. Patù tra favola e miseria è uno scritto limpido e commosso, nel quale confluiscono filoni tra i più validi della letteratura del tempo: Carlo Levi, Elio Vittorini, rivissuti in una certa smagliante salentinità. Le urgenze della realtà permangono fino a tutti i racconti di Compare brigante (Adda, Bari, 1973), fin da quello che dà il titolo al libro; la cui vicenda si svolge immediatamente dopo il passaggio dei territori del Sud dal Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia (qui si diceva più realisticamente dai Borboni ai Savoia). E' uno "spaccato" familiare nel quale s'intravedono pittoresche ambiguità fra borghesia, nobiltà e brigantaggio. Ma - come ebbe a notare nella presentazione Mario Sansone - è nei racconti Lo zio, Il vetturale e La neve che Bernardini riesce a giungere al suo più alto grado di penetrazione analitica di figure e descrittiva di ambienti. "Nel primo", scrive il critico pugliese, "è la rappresentazione dello zio non conformista, non legato ai pregiudizi di classe [ ... ] nel secondo è una piccola epopea di disfacimento e di miseria, prospettata dal protagonista con una sorta di rassegnazione" che giunge prima all'insorgenza e poi al fatalismo. La neve presenta due figure femminili, individuate con finezza psicologica: Maddalena, ragazza dall'animo delicato e sognante, che convive con una cinquantenne nubile, e costei, Ines, la cui solitudine spirituale è gratificata da qualche visita d'un nipote. Il centro del racconto è la prima, che da uno stato di assoluta e ingenua purezza - simboleggiata dall'amore per gli uccelli e per i gatti - giunge a una visione più realistica del mondo. Il desiderio di vedere la neve, inconsueta e vagheggiata, alla fine si dissolve; come al sole essa si scioglie e il desiderio si muta in consapevolezza. Pur l'oscillare di cipressi è un segno "ora lugubre ora scherzoso". "Tutto probabilmente stava così nella vita".
Il terzo volume narrativo di Bernardini, Allegoria (semiseria) del viaggiatore e altri epiloghi (Foggia, 1984) è segnato da un processo di revisione stilistica. L'humour vi si è fatto più amaro per una società che a volte stenta a divenire più civile.

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