§ Proiezioni comunitarie / 2

Una politica per la cultura europea




Franco Compasso



La dimensione culturale è l'elemento fondamentale per l'Unione europea, sia come integrazione di una pluralità di culture sia come base comune di valori essenziali dai quali non si può prescindere per mandare avanti il processo di sviluppo dell'Europa dei cittadini. E' in questa prospettiva che deve essere collocato il grande mercato interno, come tappa decisiva sulla strada dell'unione europea. Diversamente, il mercato unico del 1993 non potrò rappresentare un sostanziale progresso verso l'unione europea - come indica l'Atto Unico - se non sarò accompagnato dalla contestuale attivazione di uno spazio che non sia solo economico e, come tale, risponda esclusivamente alle regole proprie del mercato.
Al Parlamento Europeo - diretta rappresentanza dell'Europa del cittadini, di 322 milioni di cittadini europei - si deve la decisa ed impegnata azione per promuovere la realizzazione di uno spazio dotato di coesione sociale, in cui l'invenzione, la ricerca, la scuola. la formazione professionale, la creazione, le arti, la rivitalizzazione ed il rinnovamento dei patrimonio archeologico e le industrie culturali costituiscono altrettante manifestazioni del progresso della costruzione europea. E proprio a Strasburgo, nella sessione di febbraio, il Parlamento Europeo, approvando la relazione dell'on. Coimbra Martins, ha definito le linee della CEE per il "rilancio dell'azione europea nel settore culturale".
La consapevolezza che, alla vigilia del 1993, è necessario operare perché azioni concrete, a livello europeo, corrispondano alle affermazioni di principio a favore della cultura ha costituito la base di una nuova strategia dell'azione culturale europea.
La Commissione delle Comunità Europee, nella sua XXII Relazione, licenziata in concomitanza della sessione parlamentare di febbraio, ha opportunamente sottolineato come il 1988 sia stato l'anno del rilancio dell'azione culturale in seno alla Comunità. Il piano di rilancio presentato dalla Commissione nel dicembre 1987, per il periodo 1988-1992, ha indotto il Consiglio e i ministri della cultura ad adottare un programma pluriennale di azioni prioritarie nei settori dell'audiovisivo, del libro, della formazione culturale e del mecenatismo. Nuove possibilità di cooperazione culturale sono state promosse con i Paesi europei non membri della Comunità e con le organizzazioni europee ed internazionali, quali il Consiglio d'Europa e l'UNESCO.
Nell'Atto Unico mancano specifiche disposizioni per il settore culturale: le misure adottate dalla CEE, gli indirizzi emanati dal Parlamento Europeo, le direttive della Commissione costituiscono - per la prima volta - una nuova e più solida base per l'azione culturale della Comunità.
Quest'azione consente alla CEE - nella prospettiva della realizzazione del grande mercato unico e dell'istituzione di uno spazio culturale europeo - di raccogliere le più importanti sfide culturali cui l'Europa è chiamata a confrontarsi.
Tra le iniziative di più alto profilo culturale, è da registrare il quinto invito, pubblicato dalla Commissione in febbraio, a presentare proposte per progetti nel quadro dell'azione che essa svolge per la protezione e la conservazione del patrimonio culturale.
Sono stati selezionati trenta monumenti e siti di interesse storico ed architettonico: per il loro restauro, la Commissione ha deliberato aiuti per 2,7 Mio di ECU.
L'attività del Parlamento Europeo è stata intensa: sono state adottate molte risoluzioni relative alle attività culturali in vari settori. Con riferimento al 1988, il Parlamento di Strasburgo ha approvato diverse risoluzioni: sulla promozione e l'insegnamento della musica nella Comunità (10 febbraio); sulle azioni volte a promuovere la cultura europea (13 aprile) e sulla istituzione di un'opera dei giovani nella Comunità (20 maggio). La valorizzazione dei centri storici e il rilancio della funzione urbana delle città mediterranee colpite dal degrado sono stati oggetto di un'azione comunitaria che ha trovato la sua spinta con l'approvazione, il 16 giugno, di due risoluzioni per Palermo e Lisbona.
Ed ancora: il Parlamento Europeo, il 16 settembre, ha adottato la risoluzione sulla istituzione in Grecia di un centro della cultura e della civiltà europee; ed il 14 ottobre ha sottolineato la necessità che sia conferita una dimensione europea alla commemorazione del quinto centenario della scoperta dell'America e all'organizzazione dell'Esposizione Universale di Siviglia del 1992.
Il P.E. ha chiesto, inoltre, che il tunnel sotto la Manica assuma il nome di "Tunnel Winston Churchill-Jean Monnet". Ed, infine, nella seduta del 28 ottobre, è stata adottata una risoluzione sulla conservazione del patrimonio architetturale ed archeologico della Comunità.
Una celebre, storica frase attribuita a Jean Monnet - uno dei grandi padri fondatori dell'Europa comunitaria - afferma: "Se ricominciassi oggi la costruzione dell'Europa, la inizierei dalla cultura". Un'affermazione che contiene in sé la radice di ogni azione politica degna della costruzione unitaria europea, la consapevolezza di un effettivo rilancio dell'azione culturale, la coscienza di un grande vuoto che deve essere colmato con sollecite ed adeguate iniziative.
La costruzione europea, avviata dopo la fine del secondo conflitto mondiale, fu la risposta della ragione offesa dalla violenza e dalla tragedia della guerra.
I Paesi della piccola Europa dei sei, nel 1957, hanno avuto chiara la coscienza di progredire insieme nella pace e nella civile convivenza dei popoli. Il loro limite fu quello di pensare all'Europa della CEE solo come un grande spazio economico. Solo più tardi, la concezione di uno spazio sociale, dotato di una forte coesione civile e culturale, ha trovato piena legittimazione, anche per il determinante concorso dei Parlamento Europeo.


Di fronte alla complessità della dimensione culturale europea e alla legittima preoccupazione di proteggerne e svilupparne ogni aspetto, la Comunità europea ha un preciso, specifico, inconfondibile ruolo da svolgere.
Le iniziative culturali nel sistema comunitario sono finalizzate a quattro obiettivi ben definiti:
a) Creazione di uno spazio culturale europeo nella prospettiva del mercato unico. Tale obiettivo tende ad una migliore integrazione della dimensione culturale nell'azione comunitaria, protesa verso l'allargamento dello spazio economico senza frontiere.
b) Promozione dell'industria audiovisiva europea. Il peso socio-economico e l'impatto culturale dell'industria audiovisiva vanno accrescendosi man mano che la società europea deve dotarsi di una capacità di produzione e di distribuzione competitiva, pur preservando la sua identità culturale.
c) Accesso alle risorse culturali. Nella prospettiva di un concreto diritto di usufruire di tutte le ricchezze del patrimonio culturale per tutti I cittadini europei, si tratta di un settore di iniziative della massima priorità, che dovrebbe consentire di valorizzare il potenziale culturale europeo nella sua diversità anche linguistica.
d) Formazione culturale. Le possibilità di formazione culturale devono essere accessibili a tutti e in tutti i settori. La formazione culturale deve essere assicurata non solo per garantire la conservazione delle nostre tradizioni e costituire un supporto per la creatività artistica, ma anche quale investimento umano fondamentale per permettere alle giovani generazioni di europei di adattarsi alle nuove tecnologie.
La cooperazione tra i Paesi della Comunità in materia di istruzione si inserisce nella logica stessa della costruzione europea, in quanto tende al riavvicinamento dei popoli e a migliorarne le condizioni di vita e di lavoro.
La crisi economica e l'alto tasso di disoccupazione, in particolare quella giovanile e quella dei "colletti bianchi", rendono urgente l'attuazione di una più intensa e stretta cooperazione delle politiche scolastiche e dell'istruzione. Infatti, i problemi relativi all'istruzione riguardano 58 milioni di giovani e 3,5 milioni di insegnanti di 12 Paesi comunitari. Le istituzioni comunitarie dovranno ricoprire una funzione sempre più attiva e dinamica nel governare il complesso e variegato sistema scolastico ed educativo per volgerlo gradualmente verso un sistema uniforme.
Il problema più grave è quello di favorire il passaggio dei giovani dalla scuola alla vita attiva. Per l'attuazione di quest'obiettivo, la CEE dovrà sviluppare politiche dirette a:
1) ridurre il divario fra scuola e mondo del lavoro, creando collegamenti dinamici fra gli ambienti economici e professionali e le istituzioni scolastiche;
2) migliorare l'orientamento degli allievi, compreso l'orientamento permanente;
3) sviluppare azioni di sensibilizzazione, di orientamento e di scambi di esperienze onde promuovere l'uguaglianza di opportunità per i giovani nella scelta di indirizzi collegati alle nuove tecnologie;
4) potenziare la partecipazione dei genitori e degli insegnanti al processo di orientamento quale forma di sostegno alle attività educative.
L'azione culturale della CEE è chiamata a sopperire alle deficienze degli Stati membri. Essa deve essere indirizzata a creare e potenziare strutture quali biblioteche, archivi, istituti che non dispongono di impianti e di mezzi finanziari adeguati.
L'azione culturale della CEE è tesa a rendere più larga possibile la conoscenza dell'Europa soprattutto ai giovani. Conoscere l'Europa significa conoscere la suo cultura, la sua storia, la sua civiltà. Ai valori della civiltà europea dobbiamo conquistare la coscienza dei giovani, nelle scuole e nella società.
L'obiettivo dei nostri tempi è realizzare, nell'unità politica, l'Europa dei cittadini, la grande patria comune di 322 milioni di cittadini, uniti dalla forza spirituale di una grande idea: l'utopia dell'unità europea, che prende corpo e avanza gradualmente, pur nei contrasti dei risorgenti nazionalismi.
Come tutti i grandi processi storici che hanno guardato al futuro, l'unità europea è la nostra speranza, la nostra misura di vita, il nostro destino, dal quale non si torna indietro.


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