§ Sistemi di gestione e risorse umane

Una strada obbligata per il successo aziendale




Adriano Sgritta, Cefor S.p.A.



"Potete prendervi le mie fabbriche, bruciare i miei palazzi, ma datemi i miei "uomini" e ricostruirà da capo le stesse imprese". Chi parla è Henry Ford, il quale ha saputo certamente associare (chi lo può negare?) il suo nome ad uno dei più grandi successi aziendali e imprenditoriali di questo secolo. In questa affermazione emerge con estrema chiarezza tutto il valore che deve essere attribuito alle Risorse Umane. Queste sono e devono essere considerate una delle chiavi strategiche necessarie su cui far leva per conseguire il successo dell'impresa, non solo intese come insieme di persone fisiche, ma anche, e soprattutto, come patrimonio di competenze, esperienze, cultura, capacità e motivazioni, tutti ingredienti indispensabili e preziosi su cui poter costruire successi imprenditoriali.
Ma non è una strada semplice. Le Risorse Umane devono essere formate e gestite in funzione non solo degli obiettivi aziendali, ma anche in funzione dei singoli obiettivi personali. in altre parole, parlare di Risorse Umane significa anche parlare di come sia possibile coniugare gli interessi /obiettivi dell'impresa con quelli degli uomini che vi lavorano, orientare i loro comportamenti e soddisfare le loro motivazioni. Per fare ciò un'azienda deve necessariamente fare investimenti impegnativi e definire un sistema premiante che funzioni, che soddisfi le attese dei singoli, che guidi e motivi il personale ad operare secondo le logiche e le regole stabilite dal l'organizzazione e in coerenza con gli obiettivi che l'azienda si è programmata di conseguire.

Le Risorse Umane: una variabile strategica
Per molto tempo si è pensato che bastasse avere delle buone idee (intuizioni strategiche), un adeguato assetto tecnologico e un disegno organizzativo rispondente alle necessità, per garantire la continuità e lo sviluppo della propria azienda, sottovalutando i problemi connessi al momento realizzativo, alla capacità di tradurre in fatti (azioni concrete e risultati) le idee concepite e le decisioni assunte, ignorando quindi di fatto la stessa ragion d'essere dell'impresa (la "causa finale") ed il momento operativo determinato necessariamente dal contributo delle Risorse Umane.
Ma il fatto stesso che un insieme di persone (ciascuna per definizione diversa dalle altre) agisca nell'ambito del proprio lavoro e utilizzi le proprie competenze secondo e nel rispetto delle procedure, delle attese, dei vincoli imposti dall'organizzazione, rappresenta il frutto di un preciso sforzo organizzativo e il fatto che le stesse persone si impegnino nel proprio lavoro, per contribuire al conseguimento degli obiettivi aziendali, non è un risultato automatico e nemmeno spontaneo. E' necessario quindi che prima si predispongano un ambiente culturale coerente con la missione e gli obiettivi aziendali e un contesto organizzativo (strumenti, procedure, "regole del gioco"), che consentano ai singoli di orientare il proprio comportamento e di trovare risposte alle proprie attese. Solo su questa base potrà essere disegnata e quindi percorsa la strada che conduce all'efficienza, o meglio, per dirla con uno slogan che è oggi di moda, la strada che conduce all'eccellenza. E se ciò è vero per il mondo industriale, lo è ancor di più per il comparto dei servizi e per quello bancario in particolare, dove le Risorse Umane non solo sono determinanti, ma addirittura critiche, sia perché incidono più di ogni altra voce sui costi operativi sia perché il loro ruolo è parte integrante del processo produttivo, al punto tale da condizionare in modo rilevante la qualità finale del processo e quindi del prodotto finale di tale processo.

Le certezze diventano incertezze
Credo che sia importante ricordare, anche se forse può sembrare superfluo o addirittura banale, che una organizzazione non è mai statica, proprio perché costituita essenzialmente da esseri umani, esseri unici e irripetibili, che cambiano e si modificano continuamente. Ritengo necessario fare tale richiamo perché a volte (spesso) mi sono trovato di fronte a situazioni (generalmente "bancarie", ma non solo) in cui tale aspetto viene sottovalutato o addirittura ignorato. In tali situazioni ci si trova di fronte a politiche e strumenti di gestione vetusti e fermi nel tempo, in quanto progettati e costruiti (erroneamente!) "una volta per tutte".
Sistemi di valutazione delle prestazioni vecchi o concepiti per tempi ormai superati, strutture organizzative non più rispondenti alle esigenze dell'azienda, procedure di selezione del personale che vanno bene e sono coerenti con un mercato del lavoro di 10-15 anni fa, sistemi di incentivazione e di motivazione dei personale concepiti per una cultura caratterizzata da modelli valoriali ormai superati, una politica del personale non più adeguata per soddisfare le attese dei giovani d'oggi. Eppure gli studi e le ricerche sulla motivazione degli individui sono ampiamente noti e diffusi (per anni nei corsi di formazione manageriale si è parlato della scala dei bisogni di Maslow e delle ricerche di Hertzberg). E' stato dimostrato come le motivazioni (fonte da cui l'uomo attinge la sua energia fisica, emotiva e mentale) si modifichino nel tempo sia spontaneamente sia in base al cambiamento del contesto (ambiente) in cui l'uomo è inserito, seguendo regole, modalità e intensità diverse da individuo a individuo. Nonostante ciò le aziende bancarie hanno dovuto (voluto?), ancora fino a pochi anni fa, omogeneizzare, uniformare e perequare i criteri in base ai quali regolamentare il rapporto con i propri dipendenti, incoraggiati anche dalla spinta delle forze sindacali e da un mercato del lavoro caratterizzato da una domanda decisamente superiore all'offerta.
Fino a pochi anni fa parlare di incentivazione, di studi sulla cultura organizzativa, di sistemi di gestione formalizzati, di messa a punto di un adeguato sistema premiante, significava destare ben poco interesse anche in interlocutori ritenuti "potenzialmente interessati". Il timore di rompere i difficili equilibri sindacali faticosamente conquistati, la necessità di disporre di una certa stabilità interna per programmare e pianificare lo sviluppo dell'azienda, non hanno favorito il dialogo e neppure l'approfondimento e la definizione di tali problemi. In altre parole, la poca disponibilità abbinata alla scarsa abitudine a decidere (rischiare e innovare), il bisogno di dominare e controllare le situazioni, hanno fatto passare in secondo piano una certezza e principi che sembravano e sembrano tanto scontati.
Una prova di quanto detto è rappresentata appunto dal ruolo assunto dal Servizio del Personale, che ancora in molte banche (ma il loro numero per fortuna sta diminuendo velocemente), è visto (e di fatto opera) come una funzione erogatrice di stipendi, di posti di lavoro, di corsi di formazione (a volte anche scollegati dalle reali necessità dell'organizzazione e del singoli), di convenzioni e contratti finalizzati a rendere migliore (più sicuro e/o conveniente) il rapporto di lavoro. Poco infatti viene fatto in tali uffici per dare "concretamente" una adeguata professionalità al personale, per migliorare l'efficienza organizzativa, per contribuire a realizzare un coerente sviluppo dell'azienda, anche se, in base ai dati forniti, l'impressione che se ne ricava è che l'attività svolta in tal senso sia elevata ed intensa. Tuttavia significativo sembra essere il fatto che un numero sempre maggiore di aziende ha sentito la necessità di prendere le distanze dal vecchio modello (almeno in apparenza), cambiando il nome della funzione Personale in "SVILUPPO ORGANIZZATIVO" o "AREA RISORSE". A questo punto è necessario porsi una domanda: in che misura si può/deve far fronte a queste nuove (continue) esigenze organizzative, a questo nuovo contesto interno (cultura aziendale), a questo nuovo ruolo della funzione del personale, alla luce delle sfide che le singole banche hanno di fronte a sé?

Un nuovo scenario metodologico
E' bene partire da alcune certezze, che possono essere viste come un assioma ed una serie conseguente di teoremi:
Assioma (A)
i processi di trasformazione in atto non otterranno il successo sperato se non verranno coinvolte le risorse aziendali:
Teorema 1 (da A) le risorse umane sono ancora, e sempre di più, una variabile fondamentale e quindi da presidiare attentamente per conseguire l'efficienza ed il successo aziendali;
Teorema 2 (da A e T1) il patrimonio delle conoscenze, competenze ed esperienze, presente in azienda, dovrà essere non solo sviluppato (superare la mentalità burocratico-amministrativa per passare ad una mentalità più imprenditoriale, orientata al raggiungimento di risultati), ma anche tutelato;
Teorema 3 (da T2) l'equità è un criterio pericoloso perché appiattisce e non crea la necessaria e giusta differenziazione tra le professionalità e tra i diversi contributi prodotti dai singoli, pertanto dovrà essere superato e sostituito da nuovi criteri, come il riconoscimento dei risultati individuali;
Teorema 4 (da T3) i sistemi di valutazione dovranno essere rivisti, riprogettati alla luce dei cambiamenti avvenuti, delle nuove esigenze di cultura aziendale e di efficienza organizzativa e dovrà essere più evidente il collegamento tra:
* le attività svolte e la posizione di lavoro ricoperta,
* gli obiettivi individuali, quelli di gruppo e quelli generali dell'azienda,
* i premi previsti e i risultati conseguiti,
* i criteri di valutazione prescelti dall'azienda e il modo in cui viene svolto il lavoro (presentazione),
* la posizione di lavoro ricoperta e le diverse possibilità di sviluppo professionale (sentieri di carriera).
Le esigenze, i valori, le motivazioni degli individui oggi sono profondamente modificati (vedasi ultimo rapporto ISTAT, "Sintesi della vita sociale italiana", dove l'italiano anni '90 viene raffigurato come una persona che ama il divertimento, la buona tavola, le belle macchine, è più attento alla propria salute e si dedica poco alla vita familiare: infatti si sposa poco e fa pochi figli). Di tali cambiamenti non vanno verificate le conseguenze e le ripercussioni prospettiche solo sull'ambiente esterno (mercato---> nuove esigenze, nuovi servizi e nuovi prodotti), ma anche sull'ambiente interno (qualcuno ha detto che il dipendente dovrebbe essere visto come il "primo" cliente della banca). Basti pensare alle nuove forze lavorative che vengono introdotte in azienda con valori, attese e bisogni completamente nuovi, al fatto che ogni uomo vive in un ambiente di riferimento (sia familiare che sociale) dal quale riceve tantissimi stimoli che diventano la base su cui si innestano le sue motivazioni psicologiche, alcune delle quali cercherà di soddisfare anche, o soprattutto, nel proprio ambiente lavorativo.
Certamente non sarà possibile fornire una corretta risposta a tali problemi agendo solo su uno strumento o una sola variabile: l'approccio dovrà essere flessibile ed integrato; solo progettando e realizzando più strumenti (in grado di fare leva su più aspetti, per soddisfare le diverse esigenze dei singoli) si potranno ottenere i risultati sperati. Un esempio di quanto tali problemi siano presenti ed attuali nelle aziende lo si può ritrovare nel fatto che negli ultimi anni sono stati introdotti ed adottati nuovi sistemi di incentivazione, avviate e realizzate contrattazioni del rapporto di lavoro secondo logiche e modalità personalizzate e basate su parametri confrontati con quelli del mercato. Il concetto di equità si è modificato radicalmente in quanto non più o solo interna, ma verificata e confrontata con l'esterno. Sono ormai diffuse molte esperienze in merito, anche se il mondo bancario incomincia solo oggi a sperimentarle o si limita ad osservarle con attenzione. Gli esempi a me noti sono però ancora pochi e caratterizzati dal fatto che la loro introduzione ha riguardato solo il personale direttivo e quelle maggiormente citate sono di aziende industriali (retribuzione agganciata alla produttività/redditività - Fiat -, all'efficienza - Zanussi -, alla competitività - Olivetti -).

Idee chiare, coerenza ed impegno
Gli esempi industriali, però, rappresentano il risultato di un'azione chiara, determinata e finalizzata, un successo ottenuto da aziende che, grazie all'aver realizzato un insieme coordinato e coerente di sistemi e strumenti di valutazione e ricompensa, sono riuscite a creare quella cultura aziendale (valori, atteggiamenti, ecc.) adeguata per operare in contesti dove la capacità di competere, l'efficienza, la tensione verso l'obiettivo e l'innovazione rappresentano i requisiti per conseguire il successo aziendale.
Vincente risulterà quindi la capacità di mettere a punto, aggiornare, comunicare e diffondere all'interno dell'azienda un "insieme coordinato e coerente" di strumenti di gestione e sviluppo delle Risorse Umane (valutazione delle posizioni, delle prestazioni, del potenziale, il sistema di incentivazione e quello premiante), in quanto proprio e solo grazie a tali strumenti sarà possibile mobilitare le energie (motivazioni) del personale verso il raggiungimento degli obiettivi che di volta in volta l'azienda si porrò, verso l'efficienza e verso la qualità del processo produttivo. L'area su cui si dovrà lavorare di più concettualmente, metodologicamente e sperimentalmente, èrappresentata dalle modalità in cui detti strumenti possono interagire, essere correlati e finalizzati a rispondere alle esigenze organizzative e commerciali dell'impresa banca. In particolare si dovranno trovare le metodologie e le tecniche per renderli più flessibili, adattabili ai veloci e continui cambiamenti (sia interni che esterni), e, magari, sempre più personalizzabili e tarati sui bisogni dell'individuo, senza dimenticare che il gioco di squadra è ancora vincente.

Conclusioni
I cambiamenti avvenuti nel mondo bancario richiedono quindi una generale rivisitazione degli strumenti adottati per la gestione delle Risorse Umane. Le banche, per lungo tempo e con impegno, hanno tentato di adeguare la propria cultura ai valori ed ai principi dell'impresa, intervenendo sul personale sia con intense ed articolate azioni formative sia con continue comunicazioni informative, di indirizzo e di intenti, ma dobbiamo anche dire che sono ormai maturi i tempi perché tali sforzi vengano coerentemente supportati progettando e realizzando nuovi, più flessibili e articolati strumenti. Tali strumenti dovranno essere finalizzati (e coerentemente gestiti) per:
- guidare ed orientare le persone verso comportamenti e modi di pensare aziendali, che siano più congeniali con le nuove esigenze organizzative,
- favorire lo sviluppo di quelle capacità che risultano premianti e di successo per le banche disposte a impegnarsi nella sfida per l'efficienza, condizione necessaria per competere in un mercato sempre più competitivo ed esigente;
- favorire e stimolare il cambiamento/adeguamento (continuo) della cultura d'impresa verso un modello "bancario" che sia non solo moderno, ma anche vincente;
- soddisfare i nuovi bisogni e le nuove attese del personale in coerenza con i valori della società d'oggi.


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