ELENCO
DEI CORRISPONDENTI
questo numero
domenico manzella, mario marti, antonio massari, vito maurogiovanni,
benito mazzi, enzo miglietta, billy mills, marie anne mollaret, raffaele
nigro, knut odegard, anatolie panis, roberta pappadà, graziana
pentich, michele perfetti, lamberto pignotti, felice piemontese, michele
pierri, gino pisanò, fabio pusterla, earline m. reid, enzo
rossi-ròiss, aurore sagot-ortega, gino santoro, gigi scorrano,
cosma siani
precedenti
numeri
mario agrimi, michela ambrogetti, martin andrade, susana degoy, lino
angiuli, georges astalos, biagio balistreri, vittorio bàlsebre,
ferenc baranyi, massimo barbaro, bianca di giovanni, giorgio bàrberi
squarotti, giovanni bernardini, filippo bettini, piero bigongiari,
rino bizzarro, ennio bonea, bruno brancher, e. a. buongiorno, caffè
greco, antonio verri, domenico cara, nicola carducci, luciano caruso,
hernán castellano girón, anna maria cenerini, rolando
certa, fernando cezzi, gaetano chiappini, emilio coco, cosimo l. colazzo,
salvatore colazzo, lucio conversano, maria corti, antonino cremona,
vittorino curci, gianni custodero, rolando d'alonzo, sergio d'amaro,
ercole ugo d'andrea, claude darbellay, aldo, de jaco, francisco delgado,
michele dell'aquila, pino dentico, luciano de rosa, cesare de santis,
francesco saverio dodaro, antonio donno, rina durante, antonio errico,
vittore fiore, luigi fontanella, antonio frugis, john fuller, v. s.
gaudio, franco gelli, andrea genovese, daniele giancane, anselmo gonçalves,
massimo grillandi, annarita guaitoli, antonio iaccarino, flavio ineschi,
giovani invitto, lucette e roger-louis junod, piero lacaita, franco
lala, franco latino, aurelio leo, dino levante, horia liman, roberto
linzalone, Mario lunetta, romano luperini. oreste macrí. leonardo
mancino. lionello mandorino. massimo manera. piero manni. angelo manuali
DOMENICO MANZELLA
Da Milano (lettera datt., carta intestata: "fineARTS", e
spedita in via Sicilia 17 a Lecce, sede della redazione e primo anno
dei foglio giallo) 25 marzo 1982
Caro Verri,
ho ricevuto più di un numero di "pensionante de' saraceni",
e già da tempo mi proponevo di ringraziarla. C'è nella
rivista una vivacità di proposte letterarie e artistiche, diciamo
pure un impegno intellettuale esemplificato anche nelle poesie (ottima,
tra le altre, "ad Angelo Fabbiano").
Insieme con i ringraziamenti le invio, qui unito, un comunicato-stampa;
se può, ne inserisca uno stralcio nella rubrica "al banco".
Le rivolgo i più cordiali saluti
Domenico Manzella
MARIO MARTI
Da Lecce (lettera datt., carta intestata: Università degli
Stadi) 1 novembre 1985
Caro Verri,
lo ho ricevuto il volumetto che con tanta cortesia hai voluto donarmi,
dal titolo "Il pane sotto la neve (per Otranto, per occasioni)";
e desidero informartene e ringraziarti, anche della gradita e significativa
dedica.
Quando il libretto uscì, io ebbi l'agio di percorrerlo assai
rapidamente, senza tuttavia ricavarne un'impressione netta. Ora tu
mi hai offerto anche l'occasione di riesaminarlo e di conoscerti meglio.
E allora, senza che attribuisca alle mie parole alcuna sollecitazione
eteronoma, lasciami dire che tu in quest'anni sei andato via via maturando,
anche se in questo tuo libretto - te lo dirà schiettamente
- io ci sentirei molta buona e fresca neve, ma poco sostanzioso pane.
Capirai certamente quello che voglio dire: il mestiere supera e comprime
il temperamento; il tuo interesse sembra esaurirsi, in gran parte
almeno, nella spinta, e direi nel "divertimento" tecnico.
Può bastare? Ma io mi arrischierei ad affermare che è
solo questione di tempo e di arricchimento d'esperienze (umane). Ti
faccio i miei auguri; le capacità ci sono tutte.
Certo, non sei più quello che si scandalizzava per il fatto
che nei convegni i relatori leggessero le loro relazioni, e osannava
chi parlava a vanvera solo perché parlava a braccio; né
sei più quello che era e rimaneva tutto chiuso, e angustamente
chiuso, nel recinto della più sterile avanguardia (o avanguardismo)
o dello sperimentalismo fine a se stesso. Buon segno, secondo me.
Ognuno va percorrendo la propria strada; e tu l'hai già riconosciuta;
ed è tanto.
Ma non voglio continuare con questi toni e con queste osservazioni
che potrebbero sembrare del tutto soggettive e viziate da paternalismo.
Mi basti aver formulato in questo modo i ringraziamenti per il dono,
la gratitudine per il contenuto della dedica, e averti inviato i miei
saluti e auguri.
Mario Marti
Da Lecce (lettera datt., carta intestata come la precedente) 31 gennaio
1986
Caro Verri,
Ti ringrazio del dono gradito dei due volumetti che ho trovato sul
tavolo della Presidenza, l'Archangelus Gabriella di Eleandro Micrelpiz
(ahi,ahi!), e Il fabbricante di armonia: Antonio Galateo che reca
in chiaro il nome e il cognome dell'autore.
Debbo dire che il Galateo è originale nella sua struttura,
ma perciò stesso, probabilmente, alquanto immotivato, sempre
per quanto attiene alle strutture. Invece per il contenuto non posso
non dirmi d'accordo con Antonio Errico e con tutto ciò che
egli scrive dell'opera in ultima di copertina. Meno capisco, te lo
confesso, la Variante d'Autore: forse si tratta davvero di uno scherzo?
Voglio dire, tuttavia, di uno scherzo linguistico condotto con intelligenza
di rigore funambolesco: il rovescio della medaglia dell'"armonia"
galateana?
Mah...
Non so chi sia Eleandro Micrelpiz, certo uno pseudonimo (bella scoperta!).
Eleandro mi porta a sublimi modelli; ma Micrelpiz? Mi vien voglia,
e sospetto, di dire che sei tu. Ma se non faccio centro, che cosa
penserai di me? Se non sei tu, è uno che ti rassomiglia, oppure
che vuole imitarti. E così sia.
Certo che sei un bel tomo! Ma hai delle grandi capacità tecniche,
che potresti bene utilizzare e strumentalizzare. Ma tu odi ogni "accademismo".
Eppure non mi è sfuggito che usi, con perizia ammirevole, la
tecnica del "gliommero" (meno appropriatamente detto "frottola")
camuffata da prosa in tempo napoletano quattro-cinque-centesco, e
in dialetto. 0 sono versi che hai cavati direttamente da antiche "farse"?
e li hai snocciolati tipograficamente l'uno dopo l'altro?
Bene; grazie ancora e ti saluto cordialmente
Mario Marti
Da Lecce (lettera datt., carta intestata come la precedente) 20 giugno
1986
Carissimo Verri,
lo torno a ringraziarti, questa volta con cognizione di causa, sia
del numero speciale del "Pensionante" su Vittorio Pagano,
sia della tua plaquette (alla maniera di Romano Romani) intitolata
ai "Tao". Avrei tante cose da dirti, ma anche la tentazione
di solo ringraziarti, e basta; tante volte, nella mia vita, entrare
nel merito non mi è stato affatto vantaggioso, anche se poi,
a lungo andare, l'amarore si è mutato in dolciore. E allora,
il solito compromesso, te ne dirà alcune, forse le più
importanti.
Il fascicolo per Vittorio Pagano, nel suo complesso, mi pare più
una "memoria" affettuosa e una celebrazione patetica che
un vero contributo critico alla conoscenza della sua personalità
letteraria. Che Pagano lo meritasse (e lo meriti) un vero contributo
critico, solido e incisivo, mi pare fuori di dubbio; ma tu cercalo
nel fascicolo, e poi fammi sapere. A me pare che vi contribuiscano
solo, e settorialmente, le pagine di Bonea, di Franco latino e quelle,
straordinariamente intense, di Luciano De Rosa. Ed è già
un merito da parte della Direzione, ed è già tanto,
anche se, tuttavia, l'occasione è andata perduta, in sostanza.
Aggrava un po' poi la situazione generale il fatto che qua e la, nelle
rimanenti pagine, siano dette e scritte delle troppo palesi e troppo
grosse sciocchezze e non d'opinione (sempre rispettabili), ma di storia
vera, cioè su fatti specifici. E poi dalla prima all'ultima
riga circola un miele dolciastro, un tentativo di patetica santificazione,
del quale uno scrittore come te, così singolare e anticonformista,
non può non essersi accorto. Pagano dunque attende ancora;
e direi che attende più come poeta che come traduttore. Il
fatto che, direttamente o indirettamente, dal fascicolo venga fuori
più il traduttore che il poeta, mi par molto significativo;
con l'aggiunta dei dubbiosi e gravi problemi sventagliati da Luciano
De Rosa.
Comunque, l'omaggio - che tale è veramente - a Vittorio Pagano
ha rimesso in giro il suo nome; e speriamo che l'occasione sia colta
da qualche bravo collega. Il traduttore merita di esser conosciuto
più di quanto finora lo sia, certamente (basterebbe leggere,
a p. 25-26, Le chat di Baudelaire, e le rispettive traduzioni di De
Nardis e di Pagano). Grande traduttore.
Che dirti poi della tua plaquette La cultura del Tao? Fra le prose
tue, quante io finora ne abbia lette, questa mi pare la più
intensa, centrata, commossa. Non è neanche, a me pare, frammentaria.
E perché? perché da una parte c'è, a smuoverti,
il fantasma della "Mar", e ti sommuove il cuore e l'immaginazione
dal profondo; dall'altra c'è, a stimolare le tue curiosità
antropologiche, il "Tao"; ma non più come dono della
"Mar", bensì come segno di una civiltà contadina
ecc.. Il lettore sente questo stridore di interessi, questo giustapporsi
d'interessi (si veda l'ultima parte, dove il fantasma della "Mar"
pare dileguarsi e il nostro Verri giuoca a zacchinetta d'antropologia
con tanta simpatia, per altro, e con tanta amabilità). lo francamente
sono per la "Mar", che riempie davvero di sé l'anima
e il cuore del figlio e l'immaginazione e la fantasia; tante volte,
nella lettura, mi veniva spontaneo di intitolare le pagine così:
"Nostalgia della Mar". Sentimentalismi? Retorica? Pudore
insopprimibile? Qui sta veramente il coraggio e sta la forza di uno
scrittore; nel non aver pudore d'essere se stesso; nel tenere chiuso
ogni sentimentalismo nell'asciuttezza vigorosa del sentimento; nell'evitare
ogni retorica in argomenti che già di per sé sembrano
sempre intonati in falsetto. La Mar; elegia della Mar; con quel linguaggio
a strati, della Mar, da una parte, e del figlio "istruito"
dall'altra (declaro, fibula, follicolo, nitore ecc.), che sono due
strati che, infine, s'identificano nell'unità del sentimento.
Le pagine della Mar sono belle, commosse, e mi sono piaciute assai;
complimenti, perché ci sarebbe tanto altro da dire. Dire, per
esempio, se me lo permetti senza arrabbiarti, che fu hai un difetto
- come scrittore, dico - in eccesso, ed è l'abbandono all'istinto;
tu hai una vocazione vera, in certa misura sei "una forza di
natura", e devi ringraziare, per questo, nostro Signore Dio con
tre giaculatorie al giorno, una la mattina, una a mezzogiorno e una
alla sera, oppure la tua "Mar", se preferisci. C'è
chi ha il pallino della matematica, c'è chi ha quello dell'orecchio
musicale; tu hai quello della letteratura e della poesia. Istinto,
natura: intervenga, più spesso di quanto ora non avvenga, il
freno dell'arte e della religione. E hai un difetto in difetto: ed
è, forse, quello della fretta, quello di buttare subito fuori
quanto hai buttato sulla carta, spinto dalla "natura". Vai
più lento, lascia sedimentare, rifletti, correggi, ecc. Questo
mi risulterebbe - ma non so se quello che vado dicendo è poi
vero - dalla lettura di queste tue belle pagine (a prescindere dalla
"Mostra sulla cultura contadina", entro la quale girano
i Tao, che a me sembrano invece soltanto i geni della Mar), e dall'esame
del tuo dizionarietto finale, dove avresti dovuto esser colto da dubbi
molte volte, e non scambiare - ne dico una sola - per cosa salentina
"i giorni della merla" (sarebbe bastato pensare un attimo
alla parola "merla", ma anche a "giorni"). Mario
D'elia ne sarebbe felice (gli hai mandato l'opuscoletto? Si getterebbe
sul tuo "dizionarietto" come affamato). A Soleto si dice
(o si diceva) "buffutu, buffulutu", per "grosso"
(di persona); "bufferie" è probabile italianismo,
o toscanismo, da "buffo"; a Soleto si dice anche "chiuppu,
chiupputu"; si dice "còcula"; "fronze"
richiama di certo l'italiano "fronzuto"; "mattira"
è in realtà la "mattra" greca (a Soleto "mattrabanca")
con l'epentesi vocalica; il "pane cotto" è soprattutto
"pane duro" (se non ammuffito), che si fa bollire ecc.;
"percalla" è italiano, e "piché"
è il francese piqué: "preula" è la
"perguola", con la solita metatesi della mobilissima erre;
e via dicendo.
Ma ora basta; e anche così tu hai bene tutte le ragioni di
mandarmi al diavolo. T'ho fatta perfino la predica; ma che vuoi? è
il mio pallino, la mia insopprimibile "vocazione", come
la tua, ma diversa.
Complimenti per "L'elegia della Mar", e i più affettuosi
saluti
Mario Marti
Da Lecce (lettera ms., carta intestata come la precedente) 8. V. 87
Caro Antonio,
grazie vivissime per Panareo (col quale ho finito di parlare telefonicamente
or ora) e per Buongiorno. Ti dico che ti sono davvero grato per questa
tua affettuosa assistenza: e non appena mi capiterà l'occasione
segnalerà codesta tua tenace e appassionata attività.
Credimi affettuosamente
tuo Marti
Carissimo Antonio Verri
(e forse dovrei aggiungere Carissimo Maurizio Nocera)
Quanto più gli anni passano, tanto più vanno crescendo
e aumentando i motivi di gratitudine che ho per te. Ora è la
volta del magnifico e - senza alcuna esagerazione retorica, e anzi
letteralmente parlando -prezioso dono della massiccia "cartella"
dedicata alla memoria (più che alla poesia, direi) di Salvatore
Toma. Vi ho trovato anche, fra l'altro, l'unico mio misero bigliettino,
che ebbi occasione di inviargli, e del quale - se la memoria non tradisce
il settantacinquenne - ci fu parola tra noi. Ti ringrazio dunque con
cuore sincero e grato; e con te mi par di dover ringraziare anche
l'amico Maurizio Nocera. Fallo tu per me, ti prego, quando avrai occasione
di vederlo.
Che dirti della "cartella"? La prima cosa è che essa
testimonia una passione ed un affetto, che torna a tutto vantaggio
del l'apprezzamento dei curatori. Che sorta di fatica! Circa duecento
copie tirate, ordinate, racchiuse in felicissima custodia, dopo il
non meno duro e delicato lavoro della raccolta dei testi, e forse
anche della delicata selezione! Salvatore Toma, dovunque egli sia,
ma sempre qui, vicino a noi, non può non essere estremamente
lusingato del vostro (tuo e di Nocera) entusiasmo poetico e del vostro
amore. E da noi, che tante cose dalla vostra "cartella"
apprendiamo, il nostro plauso convinto e la nostra gratitudine.
lo, purtroppo, non ebbi occasione di conoscerlo bene e, magari, di
diventargli amico. Quel solo contatto epistolare, e tre-quattro incontri
superficiali e passeggeri, in occasione di manifestazioni. Peccato.
Mi rendo conto che la mia freddezza, che non è distacco, anzi
tutt'altro, non era fatta per suscitare simpatia in un poeta come
lui. la mia mentalità "accademica". Pure, debbo dire
che era l'unico al quale, dopo la lettura di certi suoi versi, guardassi,
per dir così, con attesa. Sotto questo profilo, la "cartella"
non mi è stata molto vantaggiosa. Bellissimo e significativo
il titolo, per due ragioni: "Le rane hanno il pancino chiaro"
è indicazione fortemente allusiva, mi pare; e spinge subito
il lettore appunto a guardarsi il proprio, di pancino. il che mi par
molto importante, a tutti i fini. Inoltre, quel "Per Totò
Toma" (ma in copertina "Per Salvatore Toma") rivela
la fondamentale natura di tutta l'operazione. E quanti, indiretti,
insegnamenti dalle singole "testimonianze" (compresa la
fortunatamente brevissima mia) per conoscere di che pasta son fatti
gli uomini, e in particolare i poeti e i letterati. Forse aveva proprio
ragione Salvatore Toma! E ora, qualcuno dovrebbe mettersi dietro una
scrivania, incollarsi alla sedia, esaminare, analizzare, confrontare,
avanzare ipotesi, per ricostruire criticamente questo "maledetto"
un po' fuori tempo. Chi sa quanto potrebbe giuocare Maglie, quanto
il Salento, quanto la nostalgia di lontani, irraggiungibili, ma del
tutto illusorii, Eldoradi di persuasione!
Arrivederci, caro Antonio Verri. E grazie ancora a te, e grazie all'amico
Maurizio Nocera
Mario Marti
ANTONIO MASSARI
Da Milano (lettera ms.) 2.11.1983
Caro Antonio,
ti chiedo scusa per il perdonabile ritardo con cui partecipo modestamente
e felice alle spese del Pensionante, che ho potuto leggere solo a
strappi. Le cose da fare, le corse, entro i termini, le spedizioni,
il lavoro ininterrotto dalle 7 a mezzanotte nel giorno di "riposo"
e nelle domeniche mi hanno provocato una stanchezza nauseante, da
capogiro; passi! E' Milano, è il mio tempo, è anche
la mia natura.
Mando i depliants
per te e pochi per gli amici tuoi. A che punto la mostra su Ghen?
Buon lavoro, ci vediamo a Natale, se farà in tempo. Porterà
un breve film su Lecce e su Bergamo (con molti degli attori dell'Albero
degli zoccoli, rientrati con o senza traumi nella normale vita contadina
o artigiana).
Ciao, buon lavoro
antonio
Da Milano (lettera
ms.) 18.12.1983
Caro Antonio,
con te e con quanti tu abiliterai continua la poesia di Bodini, ma
anche di Pasolini, di Esenin, di Majakovski, di Marchez ("L'autunno
del patriarca" quando scrive in prosa) e ancora di Pirandello
e tanti ancora che conosco appena. Ma più, ti sono grato perché
sei stato il primo a ripescare Edoardo. Avevo visto bene. Di te mi
sono fidato a vista. Ho letto a strappi tuttavia di Toma (che tu abiliti),
posso dirti poco o niente per ora; ho bisogno di più di tempo,
ma prima di tutto di vederlo. La prefazione di Oreste Macrì
non è cosa da niente. Avevo già letto cose sue sul Pensionante.
E' vero che molti meridionali e qualche settentrionale ritengono loro
diritto ricevere in dono libri e riviste. Forse non hanno idea del
lavoro e dei costi.
Un abbraccio
antonio
Da Milano (lettera ms.) 20.12.1987
Caro Antonio,
mi chiedi di dirti qualcosa sull'acqua e mi trovi impreparato (pure
lavoro con l'acqua dal '63).
Preferisco mandarti cose già scritte (anche da Restany). Ciao
e buon lavoro. Attendo il romanzo e la nota su Edoardo.
antonio
A proposito di Edoardo. A Venezia alla mostra di Matisse ho visto
due volti che in nessuna voce differivano da quelli del nostro caro
animale, pittore per tocco divino, ai comuni mortali invece come me
tocca buttare il veleno.
Da Milano (lettera ms.) 10.3.1988
Caro Antonio,
ho spedito a Saverio un tubo di fotocopie colorate, e asciugate con
il fono, lo stesso giorno in cui ho ricevuto il tuo inserto nella
cartolina di Luisa Elica "la maca desnuda o cozza". l'immagine
con una variante semplice è riprodotta dieci volte: otto fogli
sono 40x60 e due 60x80. Ho aggiunto anche la matrice. Vorrei che questi
lavori fossero venduti in favore degli eredi di Salvatore Toma. (Uno
forse, uno dei grandi, potrebbe tenerlo la famiglia e uno piccolo,
se sono ancora in tempo, potrebbe entrare nella cartella) (mi congratulo
per l'iniziativa).
Caro Antonio, non sono del tutto sicuro di quello che ho fatto, come
ho già scritto a Saverio, il mio intuito celeste (termine che
preferisco a celestiale) a stretto giro di posta "vola basso".
Per Salvatore Fantomas (Fan-TOMA-s) del bosco primula rossa dei cacciatori,
Robin Hood (si scrive così?) dei pettirossi, indiano di "Rembò",
mi sono tolto la corona di piume per la mia mostra americana e l'ho
deposta sul suo capo. Poi, ho calato Toma-capo Giuseppe in un paesaggio
del suo carissimo ... e ho colorato tutto con la tecnica delle acque,
naturalmente ho mescolato la terra con la 'solarità', una mezza
eternità alla "Rembò". Ho fatto tutto in un
giorno e mezzo. Ero troppo preso e poi troppo distrutto da 4 mostre
nello stesso giorno a Bologna. Un abbraccio.
antonio
P.S. Forse sono stato troppo retorico, forse ho collocato Toma in
una prospettiva mitologica., Ma! circa la retorica, il dolore per
noi, per gli spagnoli, per i latino-americani, è sempre retorico.
Per il mito non credi anche tu che Toma sia ai primi passi verso questo
destino?
Mi restano le incertezze circa la composizione.
[Uno dei sostenitori, in tutti i sensi, del Pensionante foglio (come
non ricordare i pochi altri, i loro soldini dorati: Francesco Saverio
Dodaro, l'impegno di Bonea, di Invitto, E. A. Buongiorno, ma anche
Piero Manni, qualche altro). Un poeta anche. Un artista che da moltissimo
gioca con le acque. Autore del Manifesto dell'Architettura Genetica.
Eccone il testo: "Oh, essere in una rosa di venticinque stanze"]
Da Milano (lettera ms) 10. X. 1988
Caro Antonio,
( ... ) ho ricevuto la cartolina dalla Svizzera. (Hai portato il libro
su mio padre?). E la lettera. la tua calligrafia è una pagina,
un disegno di Edoardo: un segno primitivo e agitato. Come fai a non
fumare quando la bronchite rompe? Se incontri Anna Maria vedi di trasmetterle
la tua tecnica. Lei fuma comunque.
Mi chiedi del mio rapporto con Milano: ci teniamo a debita distanza.
I miei rapporti sono mediati dalla D'Ars. Non si può prendere
sul serio uno che ha liquidato l'artista, il genio, il pathos e le
paturnie, che detesta di collocarsi in un "contesto socio-culturale".
Un gallerista, un critico, un pittore che credano nelle carte assorbenti
sono finiti, più facile continuare a credere che Massari non
esista. Circa la mia disponibilità al confronto, alla lotta,
al litigio, a Marina di Serra non sono stato troppo chiaro: all'essenza
del mio lavoro, ininterrotto, massacrante, delego la mia posizione
di anticristo dell'arte. Non mi piace lo scontro con le persone, molti
per sentirsi al sicuro hanno bisogno di un quotidiano numero di caduti.
lo no, anzi mi preoccupo di soccorrere le mie vittime aggiungendo
che le carte assorbenti vicinissime alle teorie dell'entropia e del
fractal, di cui si comincia a sentire parlare, annientano solo l'artista
Massari, gli altri tirino, se credono, pure avanti. Mi dirai: e quando
disegni? Ti dico, si tratta di studio o di semplici messaggi politici.
Studio finalizzato a cosa? A questo non so rispondere. Su Incantiere
ho letto una lettera di Bellezza che potrebbe essere smantellata punto
per punto. Se c'è una strada sicura per prendere il potere
o il successo, questa strada è l'attacco al potere. Sempre
l'avanguardia si tramuta in poltrona. le carte assorbenti non stanno
né con la guerriglia né con lo Stato.
Sullo stesso numero ho letto una nota di Colombo su Sandro Greco:
"... i suoi fiori di carta, messaggio poetico-patetico per una
natura che muore" (ho riportato a memoria). Ma cosa combinano
questi benedetti artisti, questi benedetti critici? lo ho "litigato"
(a volte scappa anche a me) con Greco: io contro le centrali nucleari,
lui a favore, e credo anche di esserne uscito battuto: - io sono un
chimico, vuoi saperne più di me? E in generale nei litigi sono
quasi sempre battuto, che siano chimici o sportivi o artisti o politici,
è per questo che lavoro alle carte assorbenti come un terrorista
che semini congegni a tempo, se mi andrà bene, che lottino
pure quelli che sanno vincere per decidere se io abbia inventato "l'acqua
bollita" o meno. Quando non litigo, quando mi trovo con rare
persone leali generalmente riesco a farmi capire. E poi i più
rompono per esistere. lo invece continuo a credere che la nostra esistenza
e sopravvivenza siano affidate solo a quello che abbiamo fatto, se
ci sopravvivono. Fammi sapere se avete presentato (con Maurizio) la
cartella su Toma. Se esiste un depliant, me ne puoi mandare una ventina?
Maurizio mi diceva che in ottobre per me ci sarebbe stata una grossa
sorpresa. Per quanto sia abbastanza forte e so aspettare, pregalo
di farmi sapere qualcosa di più circoscritto.
Con un caro abbraccio. Con tanti auguri di buon lavoro
Ciao Antonio
VITO MAUROGIOVANNI
Da Bari (lettera datt.) 62. 6. 1984
Caro Antonio,
sono stato chiamato all'Assessorato alla Pubblica Istruzione, ci aspettano
il 2 luglio, lunedì, alle ore 10. Ti sarà molto grato
se potrai venire. Magari avvisa anche Piero Manni.
Capisco le difficoltà di muoversi... Ma è importante
che ci presentiamo in gruppo. Ti prego perciò fai il possibile
per incontrarci. Come va? lo, domenica scorsa, dovevo andare a Roma.
C'era una riunione del Comitato centrale.
Ma in stazione - ahimé - c'era il casino. Aspettai un paio
d'ore... Insomma, non si poteva partire. Complicato sarebbe stato
il ritorno. Gli aerei poi colmi, stracolmi.
E' difficile ormai viaggiare. Ho fatto un telegramma a De Jaco, scusandomi
per la mancata partenza. Allora... ci vediamo lunedì.
Ti abbraccio
Vito
Oh, stai lavorando? Datti da fare. Il tuo, torno a ripeterlo, è
un ottimo lavoro. Datti da fare a consegnarlo.
A proposito: all'incontro con l'Assessore - e non solo per far numero
- vogliamo invitare anche qualche altro del Sindacato?
Se puoi, telefonami. Ho mandato un resoconto alla "Gazzetta"
di Astalos. L'ho sollecitato pure. Dicono: ma sai, lo spazio, abbi
pazienza. Lo pubblicheremo, ecc. ecc.
Da Bari (lettera ms., carta intestata: Sindacato Nazionale Scrittori)
4.7.1984
Caro Antonio,
come stai? stai lavorando? Eccoti i ritagli stampa. Siamo stati dall'assessore
alla P.I. (io e Nigro): accoglienza cordiale, disponibilità
per l'avvenire. Vuoi qualche progetto. Nigro insiste per l'incontro
con il poeta del Sud Sud (Somalia? Costa d'Avorio?). Tutto da vedere.
La edizione Levante - fattura da pagare chissà - e se pagheremo
- mi fornisce di pretenziosa carta!
Sotto con il Galateo. Ti abbraccio.
Vito
Da Bari (lettera ms., carta intestata come la precedente) 26.2.1985
(t.p.)
Caro Antonio,
come hai sentito nel discorso con De Jaco, sono dell'avviso - senz'altri
indugi - di dare l'avvio alle nuove iscrizioni.
Per Lecce, abbiamo: 1) Nocera Maurizio 2) Pino Refolo 3) Salvatore
Toma
Tre. Manca la domanda di Saverio Dodaro. Posso allora mandare le prime
tre (Nocera, Refolo, Toma) con il parere favorevole?
Se sei d'accordo, e Dodaro manda la domanda, mandiamo anche quest'ultima.
Aspetto notizie Ti accludo il mio racconto "Il Sogno milanese".
Spero lo pubblichi. Ti manderà poi l'articolo sul sindacato.
Ti abbraccio, tuo
Vita
P.S. Per il "Sogno milanese" è l'unica copia: nel
caso non abbia voglia di pubblicarlo ti prego rimandarmelo. Grazie!
Da Caprarica di Lecce (lettera ms.) 29/11/1984
(Proposta al S. N. S. per l'edizione-scambio poeti pugliesi/argentini)
Caro Vito,
ti informo e ti chiedo, da amico e da facente parte della segreteria
pugliese del Sindacato Nazionale Scrittori, quanto segue.
Da circa due mesi sto cercando di concretizzare, io di qua, Susana
Degoy (docente di storia del teatro all'Università di Còrdoba,
studiosa di letteratura) dall'Argentina, uno scambio (in volume) di
poeti pugliesi del S.N.S., vicini al "Pensionante", con
poeti argentini. Devo dirti che siamo a buon punto: proprio ieri ho
spedito i poeti pugliesi da tradurre (è sempre Susana, perfettamente
bilingue, ha vissuto otto anni a Firenze, che traduce) e per l'inizio
del nuovo anno aspetto i poeti, i testi cioè, argentini, tradotti
in italiano da pubblicare in volume (lo stesso farà la Degoy
di là). I poeti pugliesi attori di questo scambio sono tutti
iscritti tranne Salvatore Toma (molte buone pubblicazioni) che sta
per farlo, al SNS. Sono: Lino Angiuli, Biagio Balistreri, Lucio Conversano
(presente con stupendi disegni), Raffaele Nigro, Salvatore Toma, e
il sottoscritto (e Bernardini e Serricchio). Questo è quello
di cui t'informo. Quello che ti chiedo. Far entrare espressamente
questo scambio in volume nel piano di interventi del SNS da sottoporre,
nel dicembre '84, al finanziamento della Regione Puglia. L'operazione
è seria, è negli intenti del SNS pugliese ed ènello
spirito di scambi con altre letterature, proprio del nostro Sindacato.
L'intervento finanziario della Regione Puglia è per il volume
da fare qua. La spesa si aggira sui 5.000.000. Ti saluto
Antonio Verri
BENITO MAZZI
Da S. Maria Maggiore (lettera datt.) 7.10.1986
Antonio carissimo,
spero mi sia stata perdonata la "fuga in incognito" da Sion
la sera della gita "sui passi (o nelle cantine?) di Rilke".
Quando mi sono accorto mancavano pochi minuti al mio treno e ho fatto
appena in tempo a farmi scaricare la valigia dalla corriera. Ho pregato
Lucette, Roger-Louis e Boris di salutarvi tutti caramente. Ora sono
tornato al mio tran-tran e gli incontri di Yverdon non sono che un
ricordo, un ricordo però piacevolissimo dove affiorano i volti
(senti, senti che poesia, e poi sostengo di non essere un poeta!)
di amici simpatici e cari.
Ho accennato all'avvenimento sul mio giornale dove prossimamente pubblicherà
una carrellata sui libri della tua editrice. Quando avrai trovato
il tempo (e la voglia) di sfogliare la mia "Osteria" dimmi
cosa ne pensi.
Spero di sentirti presto, ti abbraccio e ti auguro tanto bene
tuo Benito
Da S. Maria Maggiore (lettera ms.) 8.1.1987
Antonio mio caro,
grazie per le belle parole al mio "Pavese". Sì, il
libro doveva uscire in una collana di Piero Chiara, ma l'anziano cantore
del lago Maggiore ha cambiato in questi giorni-programma. Mi spiace
perché mi ha fatto bene con le sue storie, tanto buon sangue,
e con me è stato veramente gentile. Ora non mi resta che l'editorino
di Stresa. Un po' che aspetti brucio tutto e non se ne parla più!
Sono ansioso di scoprire i libri cui stai lavorando.
Fatti un anno sereno e ogni tanto dammi tue notizie.
Ciao e buon lavoro
Benito
ENZO MIGLIETTA
Da Novoli (lettera ms., carta intestata "Laboratorio di poesia")
3.11.1987
Carissimo Antonio,
ho letto e riletto, per entrarci un poco dentro, la tua "Betissa".
Ha il pregio di testimoniare in profondità l'uomo, così
come ti conosco, e in superficie l'urto di quell'uomo con questo mondo
prossimo e lontano, il cielo... l'alba del mondo... che gira come
il curlo... Il tuo simbolismo e il tuo scrivere delle parole e dire
altro... è spettacolare e a fondo. l'uomo del fondali (lo squalo)
è quello che lotta per salire, salire; lotta con i problemi
materiali e con quelli morali d'oggi; l'uomo di superficie è
quello che grida (cap. II-XI-XVI) grida e accumula le parole diritte
e al rovescio di cui alla fine (alla caduta, alla discesa anche se
le ali non sono di cera e c'è lo specchietto) sente la fatica
e il vuoto dopo lo sforzo (ricordo la lettera di Alessandro alla madre)
(sono le confessioni dell'uomo dei curli e una dichiarazione di poetica).
Ma non è vero che in fante parole - anche raffinate - c'è
il vuoto. Forse il tuo è stato un giorno di scoraggiamento,
quello della lettera. Invece il tuo focoso sproloquio, ardente della
forza della reiterazione, la ripresa continua, il ritmo delle pietre
miliari della tua simbologia, il tuo sproloquio, dicevo, è
tutto pieno, pieno di cose, emozioni, ricordi, sentimenti, speranze
e disperazioni per il futuro, sentimenti, immagini, espressioni, suoni,
divertimenti, alle volte, sulle parole ma significativi, eccetera,
che si accumulano, accumulano. Il tuo congegno è veramente
un forte congegno; l'intreccio dei titoli che falsano, sbalzano il
lettore completamente e introducono un'aria di sospensione e di attesa,
il dialogo con te stesso, uno, due, tre; i numeri che segnano le parole;
credo sia una doppia personalità che si scandaglia e alterca
con se stessa, oppure si permette di sognare; i canti e il grido e
il "pensiero delle cose, di tante cose che sprizzano e vaneggiano
per tanti luoghi oppure richiamano in pochissimo tempo tanto da tanta
parte; quei titoli numerati "A" (che non ho capito - forse
la sola cosa). Ci sono gli amici che richiami e con cui dialoghi a
tutto cuore, la nostra terra, la tua Castro Di Sopra, il cazzo e il
curlo, la betissa e il facilisco che entra nei visceri e vuoi salire
fino alla testa dell'ano, la donna grassa e "il gesto al culmine
che rincula", "o no", e un mondo infinito, dici tu
"questa summa" - giusto.
La ricerca linguistica te la sei goduta, lì ti sei certamente
divertito. La lingua di casa, la lingua della cultura, distante, martoriata,
giocata e sofferta, il tuo gioco è amaro, il grido che si protrae
dall'inizio alla fine, le spade, e lo scrivere curvo nel peggio di
una sala di spettacolo (primo e ultimo capitolo), la ciclicità,
la voglia di salire, l'illusione, e la caduta, il richiamo continuo,
il ritorno. Anche tu ti vuoi immortalare, eh! Hai cercato di entrare
tra gli immortali, tra gli dei; ma poi hai concluso che non è
stato sufficiente. Mai è sufficiente, niente è sufficiente,
l'uomo per quanto alto riesca a salire sarà sempre in basso,
di fronte ai miliardi anni-luce dell'universo.
Cerco di immaginare il rovello che ti è costato il congegno,
l'ansia di tenere il filo teso, la foga dell'ispirazione e della manipolazione
della materia, (credo che molto sia di getto, a caldo - dopo lunga
preparazione - come una esplosione - come l'esplosione iniziale che
bene fissi in pochi righi ma bastanti); forse due mesi a Castro sei
stato come immerso, soffiato dentro il tuo mondo voraginoso che si
esplicava come il fuoco di un vulcano.
Credo ti sia costato anche tanto precisare, poi definire, intrecciare
e "strecciare"...
E' un ottimo lavoro, un ottimo testo di ricerca sulla lingua possibile
per la poesia, e di scandaglio sulle fonti della poesia, tramite l'uomo.
E quasi sempre raggiunge alte vette di poesia. Te lo dico perché
rileggendo vengo con te e ti seguo e salgo e poi scendo con te.
Da dove può venire, dove può essere la poesia? la sospensione,
il simbolo, il ricordo, la rappresentazione, l'ansia del cielo e della
nascita e della strada del mondo - la manipolazione delle parole scava
dentro il mondo, che tu dici, forse non lo rappresentano, forse non
gli aderiscono; sì, invece perché scavano, cercano nel
magma universale con ali che si vorrebbero immense e che poi verifichiamo
piccole e deboli.
Carissimo, ti ringrazio che mi hai inviato il tuo libro. Adesso ti
conosco meglio d'un testo di alta poesia. Te lo dico con ammirazione.
Tu mi prendi in giro, ma anch'io ho tentato la poesia per 25 anni,
dal 'Al al '70 e me la son tenuta sempre dentro, e continuo a tenermela
dentro. Poi mi stancai e adesso scrivo poche parole su linee diversissime.
Ma la poesia? Tu l'hai trovata. lo forse no. Forse.
Auguri a te
Enzo
[Carissimo Enzo. Combatte da anni, da decenni, in silenzio col suo
Laboratorio di Poesia, che ha ospitato esperienze artistiche e poetiche
di buono levatura da tutte le parti del mondo. Combatte anche in proprio.
Un po' più d'attenzione, prego!]
BILLY MILLS
Da Barcellona (biglietto datt.) s.d.
Dear Antonio Verri,
just a short note to thank you for publishing my poems, as selected
by Cosma Siani, in the last issue of PENSIONANTE DE' SARACENI.
As you can see, I am living in Barcelona at the moment, which is wky
it took me so long to write to you. It took some time for the magazine
to be sent on from Dublin.
Thanks again, and luck in the future.
Best wishes
Billy Mills
Da Barcellona (biglietto ms.) 11. 1. 88 (t.p.)
Dear Antonio,
thanks for the books, and for the good news i.e. Triple Helix. l'm
very pleased.
Here are the latest booklets from hard Pressed, by 2 young Irish poets,
David Lloyd and Catherine Walsh.
Good luck, and a Happy 1988
Best
Billy (Mills)
[Messaggi da altri inglesi, dublinesi, libri, riviste, scambi... ma
non c'è più nessuna ragione per antologizzare col Pensionante.
Il posto adesso è Sudpuglia]
MARIE ANNE MOLLARET
Da Besançon (lettera ms., carta intestata: Université
de Franche-Comté - Faculté des lettres et sciences hu
maines) 16 dicembre 1987
Caro Antonio
Grazie per aver continuato, malgrado il mio silenzio, a mandarmi le
tue pubblicazioni. Mi dispiace che siano le ultime. Spero che hai
altri progetti e che i guai di cui parli non siano troppo gravi.
Purtroppo non ho a disposizione il tempo necessario per farti qualche
recensione: Camon continua a portarmelo via in buona parte, insieme
alla preparazione delle lezioni.
Ti auguro comunque, anche se anticipatamente, un felice anno 1988!
Ciao
M. A. Mollaret
RAFFAELE NIGRO
Da Bari (lettera ms., carta intestata: RAI) 9. IV. 1981
Carissimo Verri
ho letto i due interventi. Sono interessanti, anche se a Luperini
avrei chiesto ancora qualcosa. Soprattutto per chiarire la sua posizione,
se è in sintonia con quella di Leone De Castris, che ha sempre
denigrato la poesia contemporanea, l'ha snobbata col silenzio.
Ti seguo comunque con interesse, anche se bisogna fare i salti mortali
per avere il "Quotidiano". Ti saluto con stima
Raffaele Nigro
Attendo il tuo recapito per inviarti qualche mio lavoro.
Da Bari (lettera ms., carta intestata: RAI) luglio-agosto 1981
Gent.mo Verri
ho ricevuto la tua lettera e il numero di "Caffè Greco".
Immagino abbiate mille difficoltà per pubblicarlo, visti i
costi della carta e delle tipografie. Bisogna continuare però,
non darsi per vinti. Da parte mia posso dirti questo, che se avete
venduto dei libri della mostra-vendita tenuta a giugno, i soldi potete
tenerli e metterli in cassa per il prossimo numero della rivista.
Per le copie che sono rimaste invendute, potete tenerle e tentare
di venderle, sempre allo stesso scopo, ad eccezione di eventuali copie
del "Giocodoca" che non sono di mia proprietà ma
di Schena, e quindi mi sarebbe utile riaverle.
Per il lavoro mi dici che non se ne parla, che sei disoccupato, ecc.
Al momento posso fare ben poco per darti una mano. Posso dirti però
che se hai qualche buona idea di programma radiofonico o televisivo,
presentala qui da noi, alla Rai, e potrai racimolare un po' di soldi.
Non ho altro. Ti saluto. Salutami Augieri. Mandami i numeri precedenti
di "Caffè Greco".
Raffaele Nigro
Da Bari (lettera ms.) 27.11.1985
Caro Antonio
ti mando l'intervista a Sanguineti e una recensione al mio libro.
Falli uscire sul prossimo numero. E mi raccomando al sottobosco!!
Taglia quel poetume inutile, anche se costa il sacrificio delle amicizie
Raffaele
PS. Per i librai, non hanno potuto accettare nulla senza te e senza
bolla. Quando verrai ti ci accompagnerà.
[Una collaborazione intensissima per tutto Pensionante foglio. Una
assiduità e una militanza per anni. Da brigante, forse. Ma
è questo il suo stile. Il nostro "omino curioso"
non è da meno!]
KNUT ODEGARD
Da Reykjavik (cart. ill. ms.) November 3, 1987
My dear Antonio,
thank you very much for the books you so kindly sent me.
May be the "Pensionante de' Saraceni" one day will publish
a poetry-book by me?
Winter is coming closer now, it is dark and cold winds.
Your friend
Knut Odegard
[E' scrittore e direttore di un Centro Bibliotecario; molti suoi messaggi
(come per Panis e altri) sono nel frontespizio dei libri che spediva]
ANATOLIE PANIS
Da Snagov (Romania) (lettera ms.) agosto 1987
Egregio Maestro
Antonio Verri,
Sono il prosatore Anatolie Panis, di Romania, Snagov 8119, sector
ILFOV.
Il quale, del resto, mi fa da tramite da intermediario (Georges Astalos)
per arrivare io fino a Lei ed osare perfino pregarla di appoggiarmi
nel senso di far pubblicare in Italia un mio volume, ossia una raccolta
di novelle.
Voglia gradire i più distinti saluti e i più vivi ringraziamenti!
Anatolie Panis
[Altre lettere, anche in rumeno. E' amico di Astalos, è ingegnere,
abita e opera in un paese coro a Gide. E' autore di stupendi racconti.
Uno, molto bello, su Sucipuglia]
ROBERTA PAPPADA'
Da un paese dell'Emilia Romagna (lettera ms.) s.d.
Caro Verri,
con imperdonabile ritardo. Niente scuse. Continua la fallacità
della mente trascesa, oscurata da una infame pigrizia. Il pensiero
non raccoglie le particolarità, scivola sulle visioni, le allontana
per raccogliersi nel silenzioso torpore del nulla.
Questo piccolo paese è caldo e anonimo. Bologna è lontana.
Appena 30 Km. Raggiungibile. Solo distante. Ho allontanato così
la contraddizione del vivere angosciato dagli stimoli che il piccolo
mondo studentesco avverte ma non riesce a cogliere. Università
latente. Attonita e angustiata da un angusto e incontrollato volere.
Volersi nascondere. Paura di fallire, di scoprirsi nella propria inutilità,
ragioni critiche ma inutilissime e non dette.
Questo si avverte e si contagia. La fatica di essere presenti è
troppo legata alla paura di esserlo e ci si nasconde, si gioca al
coprifuoco. La negatività traspare nel sorriso accidioso e
fatuo, la responsabilità si nega alle proprie parole e alle
parole altrui, la responsabilità di una appartenenza, di una
comprensione, di un insieme, di un mondo riferito, si nega e tutto
sfuma nel sensazionale di una dimensione preneonatica, come di chi
ha perduto la Grande Madre e rimane eterno tradito e non si guarda
e piange e non sa niente. Così mi sembra la orfanicità
del giovani, nebbiosa e solitaria, accettata per mancanza di parole.
Corrisponde all'opposto il mio consumo di parole che pure compio e
risolvo nel sensazionale. Per questo rapido gioco mi sfugge la precisione
con cui si cerca "Precisamente Altro".
E alla fine parole pallide come una promessa ritornano all'originaria
inutilità e si dicono in castigo. Genero e controllo parole,
ma ignoro l'oscura saggezza del segno e la capacità di tradirlo.
Coro Verri. Scrivimi se ti occorre qualcosa, cercherà di essere
più rapida. Scrivimi comunque.
Roberta
Da Bologna (lettera ms.) s.d.
Caro Verri,
di fogli purtroppo ho trovato solo questi che Roversi mi ha dato alla
Palmaverde. Nelle varie librerie non c'è più niente.
Sono davvero poche ma non le hanno più neanche loro. Dovrei
venire ai primi di giugno, comunque te li spedisco, per sicurezza.
I tempi di arrivo son quelli delle Poste italiane. Ciao
Roberta
Da Bologna (lettera ms.) 5.2.1982
Caro Verri,
chi sa quanto tempo è passato da quando ti ho scritto la lettera
qui dietro. Tutto si sussegue in modo molto differente nel tempo.
A distanza ci si fa caso. Niente che abbia continuità, niente
che abbia sapore di congiunzione di un unico alternarsi. E' una specie
di perdizione. Ma forse solo in se stessi si può cercare una
immaginaria linea di un iter di raccoglimento, la forma di un insieme
che poi è ciò che ci proietta nel resto delle cose e
dei fatti. E' stupidissimo, succede sempre insieme al disagio di un
presente segnato dall'insoddisfazione. Quando il presente è
insipido si ha paura che sia il futuro a sfuggire. Se un giorno finalmente
rimarrà sola. Lontana da tutte le relazioni meccaniche. Nascosta.
E restar nascosta e non sentir parola. Lasciare allora che fluisca
pacatamente l'essenza umana, l'attesa sincerità. Sarà
allora sincerità della parola? L'espressione parola si staglia
concisa o gocciolante attraverso il prisma del pensiero, carica/confonde/cancella
l'intima sensazione lasciandola libera al di fuori della intuizione
soggettiva, quando il segno e il senso la proiettano nel mondo oggettivamente
percettibile della cultura umana. Il pensiero libera parole pazze
palpabili perigliose per liberare altrettante realtà, poi,
si quieta in un segno paziente poltiglioso, puro.
Caro Verri, non ti sembra questa una pessima lettera per una corrispondente
che dovrebbe invece occuparsi di "qualcosa d'altro"? Ciao
Roberta
Da Bologna (lettera ms. allegata alla prec.)
Caro Verri,
Bologna è umida, grigia. Borghesona e protettrice come sempre.
Il benessere trabocca (per via Ugo Bassi) dalle vetrine e su certe
facce di signore bolognesi tonde e zuccherose come bamboloni. Il benessere
è così ostentato che sembra quasi di sentirlo proprio.
Ma noi al mattino, il giornale e il cappuccino e quel po' di benessere
che davvero è proprio oltre l'opulenza quasi sudicia ormai
di questa città mammona.
Immaginati Bologna per le vie del centro, variopinta di bancarelle
sotto le lussuose vetrine, giovani artigiani del niente: orecchini,
pupazzini, cappellini, mercatini, mamme e bambini infreddoliti, dolciumi
antichi, sembra tutto un balocco... Ed io lascio il meglio del miei
occhi sui banchi di grandi librerie, su copertine nuove e titoli allettanti
(merce del sapere); o di solenni librerie universitarie dagli enormi
scaffali di legno antico e lucido, ancora sapere imprestato, pacato,
sospeso nell'aria silenziosa e saggia.
Fuori il benessere trabocca, anche i giovani traboccano, confidano
le loro interrogative confidenze in vecchie case occupate. lo, su
e giù per le vetrine di Bologna seguo questo mio compagno d'inverno;
leggo la Repubblica nel Museo di Paleontologia tra fossili e conchiglie
millenarie sottovetro. Soffro di solitudine mentale, universale, ma
forse anche questo ti ho detto, spesso mi accade di non saper cosa
fare... ancora!!!
Ciao, scrivimi
Roberta
[Nei primissimi numeri di Caffè Greco c'era una stupenda ragazzina
che faceva il DAMS a Bologna, faceva iniziare le sue poesie - molto
lucide e molto poesie, se ricordiamo bene - con la lettera minuscola.
E raccontava, raccontava, dei suoi vari uomini - ci pare di ricordare
un americano - e delle sue notti da strega, e di altro, di tanto altro.
A Bologna per nostro conto, in via Nosadella e alla "Palmaverde"
di Roversi]
GRAZIANA PENTICH
Da Roma (ms. spedito e che segue il suo intervento datt. per Pagano;
la Pentich è moglie di Alfonso Gatto ecollaboratrice di Pagano)
s.d.
Gentile Antonio
Verri,
Le invio, con questa pagina introduttiva, i due testi del nostro indimenticabile
Vittorio Pagano. Questi due testi, mi sembra, chiariscono più
di ogni discorso la qualità dell'uomo ch'egli era e il valore
ch'egli dava all'amicizia. Mi sento molto commossa nel trasmetterle
queste care, limpide carte: lei ne farà buon uso per onorare
la memoria dell'amico. La ringrazio di avere pensato a me e la saluto
con cordialità, in attesa di vedere presto realizzato il giusto
"omaggio" a Vittorio Pagano.
La sua
Graziana Pentich
Da Roma (lettera ms.) 18 luglio 1986
Caro Antonio Verri,
un generoso plauso a Lei prima di tutto e all'intera redazione del
"pensionante de' Saraceni" per essere riusciti a onorare
con tanta ricchezza di affetti e di notizie la figura dell'indimenticabile
Vittorio Pagano.
Ho apprezzato, in particolare, l'idea della copertina con l'apparire
- passo dopo passo - di quel profilo noto, di quella siluetta ironica-sorridente
tanto cara, tra noi.
Ringrazio la fortuna di avere con me questi documenti preziosi sull'amico
scomparso: senza il vostro interesse, la vostra iniziativa, ne sarei
rimasta fuori...
Una felice sorpresa, caro Verri, il suo Antonio Galateo, "fabbricante
d'armonia".
Mi sbaglio, o questo misterioso, affascinante Antonio Salentino di
tanti secoli orsono (che non conoscevo) ha trovato in un giovane salentino
del nostro tempo (insano) il suo giusto omonimo "agonista"?
L'articolatissimo intreccio di dialoghi e linguaggi tra secoli tanto
lontani (bellissime invenzioni, bellissime e dotte sperimentazioni)
non lasciano dubbi sull'appassionata, segreta autobiografia dell'Autore
cui ho il piacere d'indirizzare queste poche parole e il mio grazie.
Cordialità dalla sua
Graziana Pentich
MICHELE PERFETTI
LAMBERTO PIGNOTTI
Da Ferrara (cartolina ms.) 15.7.1983
Grazie per il
"pensionante" di maggio/giugno.
Mi permetti? Ma perché tanta polemica sul/col S.N.S.? Siamo
e stiamo come siamo.
Cari saluti
Michele Perfetti
Da Ferrara (cartolina ms.) 11.2.1984
Bene augurando
tante vite al pensionante, del nostro Salento e altro, araba fenice.
E così politica/mente:
Michele Perfetti
Da Roma (cartolina ms.) 1982
Grazie per l'invito:
ecco qua l'inedito. E tanti auguri per la rivista! Cari
saluti
Lamberto Pignotti
Da Roma (cartolina
ms.) marzo 1982
Caro Verri,
Molte grazie per il "Pensionante"!
Augurandoti buon lavoro ti invio l'ipotesi di L'ARTE CONTRO LA GUERRA
(WART) che se ti interessa puoi pubblicare sul tuo foglio. Intanto
abbiti i più cordiali saluti.
Lamberto Pignotti
FELICE PIEMONTESE
Da Napoli (lettera ms.) 16. X. 1981
Caro Verri,
mi dispiace smentire il tuo ottimismo, ma non ho ricevuto "Caffè
Greco" che avrei visto e vedrei con curiosità.
Ma arriverò, forse, un giorno o l'altro, tenendo conto che
le poste italiane sono molto oltre il limite dell'abiezione. Ti pregai
di mandarmi anche una fotocopia del mio intervento. lo hai fatto?
Nemmeno questo ho ricevuto.
Mi è difficile, in questo momento, intervenire al dibattito
di cui mi parli (e fra l'altro a Lecce sono stato anche invitato)
dovendo necessariamente seguire un poco questi miei due libri appena
usciti e di cui forse ti sarà giunta qualche eco. Ma, piuttosto,
hai la possibilità di parlare sul Quotidiano del mio "Dopo
l'avanguardia"?
E' un libro di cui già si sta parlando parecchio e sul quale
sono preannunziati molti interventi. fammi
sapere.
Un caro saluto
Felice Piemontese
Da Napoli (lettera ms.) 12. XI. 1981
Caro Verri,
ti ho fatto mandare "Dopo l'avanguardia", spero che l'abbia
ricevuto. lo, dal canto mio, ho finalmente avuto "Caffè
Greco" che mi sembra abbastanza buono anche se (inevitabilmente,
credo) un po' "composito" per motivi credo geopolitici.
Ma per ora confesso anche di avergli dato solo un'occhiata.
E' probabile che ci vedremo a Lecce, credo in gennaio per quel famoso
convegno. Ma, intanto, aspetto le cose che mi preannunzi. A presto,
cari saluti
Felice Piemontese
Da Napoli (lettera ms.) 10. III. 1982
Caro Verri,
avrei voluto e dovuto scriverti prima, per ringraziarti delle cose
intelligenti e affettuose che hai scritto a proposito del mio libro.
Ma è un periodo di molto lavoro (lavoro "gastronomico")
e anche di viaggi, così lo faccio adesso, dopo la tua lettera.
A Lecce non sono venuto appunto per questione di viaggi (ero a Vienna)
ma mi hanno detto che non è stata una gran cosa. Questa dei
"Pensionante" mi sembra un'idea graziosa, e utile, cui spero
di ricorrere quanto prima. Un mio nuovo libro dovrebbe uscire tra
qualche tempo, ultimo della serie (e forse non solo della serie cominciata
con le "macerie"). Spero di avere presto tue notizie. Un
caro saluto
Felice Piemontese
Da Napoli (lettera ms.) 28. X. 1982
Caro Antonio,
mi scuso per il fatto di scriverti con tanto ritardo ma, dopo le vacanze,
non sono quasi mai a Napoli, e anche adesso ti scrivo fra un arrivo
e una prossima partenza. Naturalmente tutto questo, aggiunto all'attività
per i giornali eccetera (adesso scrivo anche - e parecchio - per il
Mattino) provoca ritardi a tutti i livelli.
Inutile che ti dica che questa vostra cosa della casa editrice è
molto bella, anche se - immagino ne abbiate tenuto conto - piena zeppa
di difficoltà. Per quel che mi riguarda mi dichiaro disponibile
alla collaborazione, direi che è perfino ovvio. Ma vorrei saperne
anche di più per potermi regolare (ad esempio, ho il tavolo
pieno di dattiloscritti di giovani e giovanissimi, qualcuno anche
pregevole). Per un eventuale mio testo, è abbastanza complicato,
come sai ho pubblicato due libri a breve distanza l'uno dall'altro,
un terzo dovrei pubblicarlo fra qualche mese. Ma anche per questo
avere maggiori informazioni mi sarebbe utile.
Aspetto quindi che tu mi faccia sapere qualcosa. Scusami ancora del
ritardo. Un caro saluto.
Felice
Da Napoli (lettera ms.) 9. XII. 1982
Caro Verri,
mi dispiace saperti così avvilito, e proprio per questo ti
scrivo appena ricevuta la tua lettera. Purtroppo, questo genere di
cose non provoca in me nessuna meraviglia, perché ci sono abituato.
Di simili "incidenti" è costellata tutta la nostra
attività, di iniziative ugualmente abortite potrei inutilmente
citartene un centinaio ma non so se la cosa ti consolerebbe. Importante
è non scoraggiarsi, almeno non fino al punto di perdere la
voglia di riprovarci. Noi stessi, qui a Napoli, che abbiamo qualche
anno più di te, credo, e una storia più lunga alle spalle,
ci stiamo scontrando con la difficoltà di ridar vita a una
rivista ("Altri termini") che volevamo riprendere ritenendo
che ci sia oggi lo spazio in Italia per riviste un po' "altre".
Per ora non siamo riusciti, e più tempo passa più difficile
diventa. Guarderà volentieri il prossimo "Pensionante".
Non ti ho mai mandato niente perché non ho niente di inedito,
in questo periodo, ma... chi sa. A presto, un caro saluto
Felice Piemontese
[Poteva essere una rivista di tendenza, Pensionante, una rivista-laboratorio
come abbiamo sempre sperato; Troppe occasioni perdute, troppe vie
non battute. E quelle battute non ci hanno mai soddisfatto ... ]
MICHELE PIERRI
Da Taranto (lettera ms.) 3 gen. 1980
Egregio Direttore,
grazie per l'invio della notevole sua rivista. Ho presente l'invito
e mi prometto di corrispondervi, aiutandomi le forze.
Auguri particolari a lei, ai suoi collaboratori e particolarmente
alla Signora Lucilla Macculi, alla quale La prego di esternare la
mia crescente ammirazione.
Con i saluti di
Michele Pierri
Da Taranto (lettera ms.) 20 nov. 1980
Egregio e caro
Maurizio Nocera,
"Caffè Greco" mi è giunto in un momento di
grave lutto. Ho tardato, ma ora l'ho letto in buona parte, come merita.
Non mi sento autorizzato a esprimere giudizi, posso dire che è
una rivista da seguire con attenzione in questa svolta difficile del
nostro linguaggio e a me pare che ci avviamo a un nuovo fortunoso
e sofferto barocco. E il leccese ha le carte per fare punti. Restiamo
a casa nostra, restiamo provincia senza seguire la moda delle Capitali
culturali, unici consigli di chi sta per lasciarvi.
Auguri affettuosi da
Michele Pierri
Da Taranto (lettera ms.) 30 luglio 1981
Caro Maurizio
Nocera,
mi congratulo con lei e con tutti i collaboratori di questo numero
davvero corposo di "Caffè Greco", molto vitale nelle
sue varie parti. Certo a me pare come un rancho in cui accanto a cavalli
bradi ci sono ormai da macello come me - ma finiscono per tirare un
po' tutti - e ancor prima le traduzioni. Mi auguro, vi auguro che
riuscirete a continuare.
Non so se riuscirà a veder sorgere quel mattino di sole nel
quale lei ne vedrà il tramonto nella mia povera persona.
Ma, in ogni caso, grazie della sua stima da
Michele Pierri
Da Taranto (lettera ms.) 1 agosto 1981
Caro Antonio Verri,
ho ricevuto da Maurizio Nocera "Caffè Greco" di maggio
- e non mi pare, nella sua corposità, destinato a morire -
tranne che non gli manchino le vettovaglie. Perché, poi, la
cultura rispunta, con un po' di buona volontà e non credo che
a lei venga meno da stimolare anche gli altri. Grazie per quanto scrive
a mio riguardo. Un saluto a lei e a tutti da
Michele Pierri
Da Taranto (lettera ms.) 4 febbraio 1984
Caro Verri,
non immaginavo che ci fossero in Puglia dei satiri post-moderni come
te e come Salvatore Toma, ma quel che più mi ha sorpreso è
(fortunatamente per abbaglio) Che, secondo la tua dedica, la ninfa
perseguita da respirare sarei addirittura io!
Scherzi a parte vi ringrazio moltissimo d'esservi ricordati di me
che purtroppo non potrà seguirvi nella vostra ascensione poetica
per gli impervi sentieri del sempre più nuovo a seduzione delle
Muse.
Un abbraccio corale da
Michele Pierri
GINO PISANO'
Da Casarano (lettera ms.) 9. X. 1987
Carissimo Antonio,
ho controllato sul mio "Gentile-Corvaglia" il dato che ci
occorreva: in effetti avevo ricordato bene, delle opere del Vanini
esiste la traduzione ed è quella di Guido Porzio del 1912,
oltre a quella più antica (ed in francese) di Xavier Rousselot.
Potrai trovare tutti i riferimenti bibliografici che occorrono a pag.
125 dell'estratto che qui accludo in fotocopia. Te lo regalo. E come
non potrei? A patto che... tu, non perché debba espiare nulla,
ti legga il "mio" Vanini apparso su "Quotidiano".
E' un sacrificio che dovrai fare prima di impelagarti nell'oceano
vaniniano. lo comunque sono a tua disposizione per qualsiasi consiglio
anzi suggerimento. Ti mando anche un'altra copia di "Clematides"
per il tuo amico. Ho dato uno sguardo ai suoi "Romori",
non sono sicuro come te che apprezzerà i miei, che più
che rumori sono silenzi nati in agresti solitudini.
Non puoi immaginare quanto piacere ho avuto di conversare con te e
con De Jaco nell'osteria di Lucugnano, all'ombra non delle proustiane
fanciulle in fiore ma del muto "maniero" di Corni, sotto
la luna... dei Messapi, a pochi chilometri da quel faro ai cui piedi
meschinamente termina l'Italia... "in poca rissa d'acque",
diceva Bodini, dove, aggiungo io, non c'è nemmeno la possibilità
di scrivere una lirica come Dover Beach (poi te ne parlerò)
perché si è davvero al di là di Thule. E io lì
ci vivo tre mesi l'anno, fra gli dei terminali e i fantasmi della
fanciullezza. Mi hai dato tanta carica e nuovo entusiasmo con le tue
generose parole e ti ringrazio, per questo soprattutto ti scrivo.
Questa notte ho letto il Buongiorno, il pezzo di Macrì su "Caffè
Greco", ma lo conoscevo già per averlo letto sull'edizione
mondadoriana di Bodini, e poi una parte, anzi una sezione, di "Stazioni
di posta" di De Jaco. E' quella a me più congeniale ("Patria
mia") e mi è risultata ricchissima di suggestioni delle
quali vi parlerò nel prossimo incontro. Forse non avrei usato
quel termine "Patria" perché un po' troppo logorato
da un uso retorico e non in linea con la grande severità e
secchezza (passami il bruttissimo termine) stilistica del De Jaco.
Come spesso mi succede, a prima vista non avevo inquadrato bene il
tutto (anche perché lo sguardo era stato fuggevolissimo) ma
poi... ne parleremo. Intanto tu mi hai "Saracenpensionato"
sicché in questi giorni non sto leggendo altro. Leggerà
tutto con vero piacere, te lo assicuro. L'unico problema è
che devo rientrare nel Settecento da dove sono uscito per due rapide
incursioni nel Novecento (vedi Nigro) ma mi sto trattenendo un po'
troppo: come Ulisse da Circe, così io con la tua singolarissima
Betissa sto tradendo quella Penelope che è una brindisina del
Settecento vissuta nei margini dell'illuminismo salentino e che ho
scoperto fra le figure più interessanti dell'epoca. Dovrà
dunque ritornare alla base e lo farà non prima di aver esplorato
le terre dei Saraceni. Mi propongo di scrivere qualcosa sui tuoi lavori
che, già lo sai, trovo interessantissimi e unici. Lo farà
più in là. Intanto ti saluto con la speranza di rivederti
presto insieme con l'ottimo De Jaco. Quel Lucugnano penso che derivi
proprio da Lucullo, tanto si mangia bene. Ciao
Gino
P.S. Se ti troverai con quell'amico comune che ha fatto le spallucce
alle mie vitalbe, digli liberamente, come lo hai detto a me, quello
che pensi. Al tuo giudizio ci tengo davvero molto. Ciao ancora
Gino
FABIO PUSTERLA
Da Lugano (lettera ms.) 28 ottobre 1987
Caro Antonio,
grazie dei libri, e complimenti per la tua incessante attività,
non solo di editore e "operatore", ma anche e soprattutto
di scrittore. In fondo, sembra quasi che nel marasma di carta stampata
l'unico modo per conoscere ciò che altri scrivono siano questi
minuscoli contatti personali, che bene o male riescono a sopravvivere.
Chiedi notizie della mia poesia: e le notizie sono che prima o poi
riuscirà, spero, ad inviarti una raccolta che è finalmente
terminata e che sto cercando di pubblicare.
Il titolo sarà Bocksten, e appena sarà possibile questo
personaggio nordico (si tratta di una specie di fantasma svedese)
verrà a bussare alla tua porta. Per ora, eccoti un minuscolissimo
libretto, stampato da un gruppo di amici in onore di un altro amico.
A presto. Ciao
Fabio (e Claudia)
EARLINE M. REID
Da Sanger (California - USA) (lettera ms.) 6 febbraio 1984
Caro Antonio,
Era una sorpresa meraviglia ricevere la tua carta al Natale. Mille
grazie. Sto bene. Studio nella università qui. Aspetto un lavoro
alla fin della mesa. Abito con un'altra sorella buona. Ho il uso di
una macchina per andare tutti posti. Continuo a studiare l'italiano
sola. C'è una classe di italiano nella università, ma
solamente nella mattina alle dieci, sul lunedì, sul mercoledì,
e sul venerdì. Percio frequento la clase dello spagnolo. Che
un gran misto delle lingue ora c'è nella mia testa!
Sono contenta che tu hai mi scritto. Daimi onore a ricordarmi. Mi
piace provare scriverti in l'italiano. Sarà molto bene per
me.
Della vita letteraria nel questo posto, non lo so. E' la luoga di
natascita dell'autore famoso, William Sarayan. Indubbiamente ci sono
altra gente chi scrivere, ma delle organizzazione o pubblicazione
qui, non lo so niente. Nella città dove vive mio figlio c'è
una vita letteraria molto stimolante. Spero trasferirmi là
prima di settembre prossima. Que devo studiare e lavorare. Per scrivere
non ho molto tempo. Ho alcune storie che spero mandare fuori alle
riviste ma ha un po di paura.
Più tarde questa mese andarò a San Francisco per frequentare
una riunione con Gary Anyder il poeta beat per imparare di "Zen
e poesie" così vedro un'amico vecchio e posso avere un
credito nella università per questo. Va bene.
Caro Antonio lo so questa lettera è semplice e povera ma mille
grazie ancora per darmi l'incentive per tentare scriverti nell'italiano.
Prego, mi scrivi ancora. Farò progressi.
La sua amica
Earline
Da Sanger (lettera ms.) 20 giune 1984
Carissime Antonio,
mille grazie per il tuo gentile attenzione e i tuoi regali: le coppie
de "Pensionante". Manderà, in plico a parte, una
copia della rivista "Sage" (Salvia), la rivista di letteratura
della mia università, CSUF, (Università di
State di California in Fresno).
In questa hanno pubblicato una storia della nostra amica, Lois Masen.
Inoltre questa storia ha ricevuto il premio per narrativo! Dollari
25.00. Figurati la gioia!
Questa storia è in quasi dialetto. La voce è quella
di una donna semplice e spontanea, senza istruzione formale ma savia
cioè nel mondo.
E' una madre, dovorzata, di mezza età. lavora in un "coffee
shop". Questi son più grande che un bar ma, in genere,
sirvono solo la prima colazione e spuntini. Il lavoro è faticoso
e non paga molto.
Spero che c'è qualcuno chi può tradurre le idiome. Forse
Anne o alla università la altra americana,
Randy.
La idioma di questa storia è un po volgare. Ma ho ricevuto
due complimenti: che la "voce" è chiara e che la
storia era "realizzato" bene.
Caro Antonio, è il mio intenzione mandare questa estate, copie
del "Pensionante" al sgr. Ferlinghetti a City Lights libreria.
Portarò altri al istituto di lingue straniere qui. E forse
altri a Dartmoutt Università, che ha la migliore Departimento
in lingua romane (?) (It. Fr. Span.).
Voglio avere copie del "Pensionante" di futuro. Posso mandare
un assegno per questi?
Spero avere tempo per scrivere. Non so che ho molto a scrivere delle
"beats", ma provarò.
In marzo ho incontratto ancora il mio conosciuto Gary Anyder. Ho frequentato
una clase dove ha detto di Poesia e Zen. Ho comprato un libro che
lo ha iscrivuto per la sgnra. Dei ludice. A più tardi le manderà
questo. Prima voglio leggerlo.
Spero che puoi vedere che continuo studiare l'italiano. Studio anche
lo spagnolo. In Fresno - California - ci sono molte che parlano spagnolo.
Antonio, ho scritto questa in aprile. Ho pensato lo correggere con
un po aiuto da un amico, ma senza quella. Ecco!!
Eri in San Francisco settimana scorso per due giorni con mia famiglia.
Forse andrà ancora questa venerdì con un amico. Se andrò
portarò copie del "Pensionante".
Provo leggere tuo poema ma sono lento.
Mille grazie per la tua lettera. Perche voglio molto risponderti,
provo bene scriverti. Ci sono altri che dicono "scrivi"
ma perche è per me molto lento non comincio mai. Con tu devo
scrivere nell'italiano o non posso scriverti. Fermo. Ti saluto. Ciao
Earline
Da Sanger (lettera ms.) 19 januari 1985
Antonio carissimo,
buona notizia. Ho portato copie del Pensionante di Saraceni alla università
e il editore di Sage con il suo desiderio per uno scambio di manoscritti.
Era molto entusiasta. Ha richiesta fondi per pubblicare un edizione
speciale di manoscritti italiani. Questo non estato possibile ma hanno
permesso lo ho di darli publicari su Sage. In febbraio il signor Freg
Gaither, il editore precedente verrà in Europa. Ti visiterà
a Lecce. Greg non parla italiano ma forse Angelo può aiutarvi.
Gli daro il tuo indirizzo e ho scritto alla prof.ssa Dei Giudice per
informarla di questa bella nuove
Spedirà altri informazioni riguardo questa pubblicazione tra
qualche settimana. Sono molto felice riguardo questa bellissima cosa
e sono eccitata. Ti chiedo scusa se non ho scritto prima ma ti auguro
con tutto il cuore e tanta felicità e tanta gioia per il prossimo
anno.
Antonio, ora ho aiuto da una signora di Parma per studiare l'italiano.
E' buona A più tardi. Sempre
Earline
Da Sanger (lettera ms.) 22 December 1986
Carissimo Antonio,
un altra volta provarò ancora di scriverti con l'aiuto d'amica.
Penso di te frequentemente ma i mie paura mi impiede. Ti mando due
stampe della nostra rivista Sage. Ho mostratto con un "X"
alcune poesie e articoli che tu puoi usare come vuoi. Gl'editori cambiano
ogni anno ma tutti hanno interessa in P.d.S. Provarò di mandarti
più nel futuro. Quest'anno David Moreno è l'direttore.
Loretta Wall è una poeta con molto talento chi scrive nel dialetto
della gente di questa valle- corno la mia novella "I like boys".
Spero che tutti sia bene. Spero che tua poesia vada bene.
Ho nuovo lavoro. Sono la direttrice della facoltà della mia
piccola scuola. Ho concludato la mia tesi l'agosto passato e ho ricevuto
la mia abilitazione M.A. con la facoltà inglesa a CSU, Fresno.
Non ho tempo per scrivere. Che malo.
Voglio darti la mia ringraziamente per la tua generosità. Sento
molto felicità ogni volta quando ricevo un altra pacco del
'italia e vedo il tuo nome. Ho mostrato i tui libri con i miei amici
e colleghi. Sento rammarico che non ho fatto più per crea fila
più forte fra Sage e P.d.S. Continuerà di provare.
Molte mese fa ho provato di telefonarti ma non ti ho trovato a -casa.
Ho intendato provare ancora ma non l'ho fatto. Telefonarei adesso
ma sarebbe l'una nella mattina in Italia. Un altra volta.
Con tanti auguri
Earline
P.S. 25 Jan. 1987. Più tarde. Questa va domani. Scusatimi.
Sono tarde.
[Una lettrice americana all'Università di Lecce, per due anni;
per noi: Lois Mason. Aveva un tempo respirato la stessa aria di Ferlinghetti,
Kerouac, Corso, ecc. Cominciavamo a costruire uno scambio d'autori
Sage - Pensionante ... ]
ENZO ROSSI - RÓISS
Da Bologna (lettera datt.)
24/3/83
Caro Antonio Verri,
mi hai inviato il "Pensionante de' Saraceni" con allegato
un biglietto che reca scritto "Per scambio e collaborazione".
Allo scambio do inizio immediatamente inserendoti nel mio indirizzario,
diciamo aziendale, la collaborazione, invece, vorrei concordarla perché,
eventualmente, non si concretizzi nella pubblicazione nuda e cruda
di un mio testo o intervento inedito. Chi sono, da dove vengo, dove
vado, bisognerà dirlo e farlo dire a chi mi conosce e mi legge
da abbastanza tempo, per produrre al mio lavoro di scrittore le giuste
attenzioni oggi, là dove sono nato ed ho mosso i primi passi,
e non ricorrendo il mio anniversario.
I collegamenti postali per cercare Bodini come conoscenza e come emozione
presso operatori culturali attivi in luoghi diversi e lontani da Lecce
sono stati stabiliti privilegiando i conoscenti e discriminando i
concorrenti. Il progetto per un poeta mai conosciuto in vita, avviato
a realizzazione il 4 marzo 1982 e terminato un anno dopo, è
risultato celebrato in un luogo sbagliato a Bologna così che
è passato inosservato. Il sogno è svanito ancora una
volta e si è dissolto alle primi luci dell'alba. A Bologna
non è facile trovare in libreria un libro di Bodini, proprio
come a Milano è successo a Antonio Massari, oppure ad Alessandria
(non quella d'Egitto) dove opera la Marisa Vescovo che nulla sa di
Bodini e lo dice candidamente. Alla resa del conti (quelli di Gelli,
l'omonimo dell'aretino piduista) mi risulta che a un Antonio Massari
che continua a cercare il successo come pittore dal 1957 e si rammarica
di non averlo ancora trovato malgrado sia attivo e presente a Milano,
corrisponde un Enzo Panareo che si è coltivato come vate al
riparo dell'Istituzione che lo ha sempre stipendiato pur sapendolo
profeta di rivolte (quelle degli altri) sociali e culturali.
Ti ho scritto una lettera inconsueta che deve rimanere privata, a
botta calda, alla fine di una prima lettura del tuo "Pensionante".
Me ne accorgo notando che devo affrettarmi a concludere con i saluti
perché il foglio non mi concede più tanto spazio. Ti
saluto.
Ròiss
Da Bologna (lettera datt.) 21/8/83
Caro Verri,
ho affidato a mio fratello alcuni miei inediti del libro di versi
"Solitario nel rifiuto" che pubblicherà molto presto
con una prefazione di Gianni Scalia e le testimonianze di Roberto
Roversi e Elio Filippo Accrocca. Mio fratello ti fornirà anche
altri miei scritti editi, per aumentare il tuo personale tasso d'informazione
sulla mia attività.
Resta inteso che la pubblicazione dei miei testi inediti, così
come ti saranno forniti raggruppati, nel "Pensionante",
sarà accompagnata da una "scheda" in cui si dirà
a tutti i lettori che non mi conoscono (e sono tanti): chi sono, da
dove vengo, dove intendo andare e a chi abitualmente mi accompagno
strada facendo.
Non è una civetteria tale "scheda" che ti pongo come
condizione, è una maniera rispettosa di proporre in lettura
miei testi a chi nulla sa di me e della mia attività.
Con i miei saluti più cordiali.
Ròiss
Da Bologna (lettera datt., carta intestata: Nucleo Arte) 10.9.1985
Tra le iniziative
che ho intenzione di promuovere durante la stagione 1985/86 ci sono
due o più incontri tra riviste poetico/letterarie redatte in
luoghi diversi e lontani. "Marka" di Ascoli Piceno con "Le
Porte" di Bologna, per es., oppure "Tracce" di Pescara
con "Zeta" di Udine.
Se ciò interessa il tuo "Pensionante" posso farti
"incontrare" una delle riviste che ho citato, oppure altra
che puoi segnalarmi.
Le riviste che si "incontreranno" nel mio spazio non assumeranno
alcun obbligo nei miei confronti. Ognuno dovrà, però,
autofinanziarsi il viaggio e il soggiorno a Bologna, come crederà
opportuno.
Io metto a disposizione la sala attrezzata e mi incarico di fare stampare
e spedire a mie spese inviti e comunicati, anche a quelli indirizzi
che eventualmente mi saranno forniti.
In occasione dell'incontro, ogni volta non escludo di allestire anche
una mostra con opere di due artisti attivi nei territori delle riviste
che si "incontrano".
Comunicami se ciò ti interessa. Ogni dettaglio è possibile
precisarlo in seguito, così come è possibile concordare
l'argomento dell'incontro.
Con i miei saluti.
Ròiss
AURORE SAGOT-ORTEGA
Da Parigi (lettera ms.) 21 ottobre 1981
Caro Antonio,
grazie per le lettere e per le informazioni molto interessanti.
L'articolo del Quotidiano del 5 gennaio '80 è stato interessante,
anche se non sono sempre d'accordo su quello che dice il giornalista.
Purtroppo spesso sono gli uomini a parlare del lavoro delle donne
e danno naturalmente la loro interpretazione.
Per le fotocopie dell'articolo sulla tessitura lo avevo comprato quest'estate
a Lecce, c'era al Sedile Piazza San Oronzo un'esposizione sull'artigianato
e lo vendevano là. Ho già scritto a Rosella Barletta
la quale mi ha gentilmente risposto.
Il libro di Carlo Bestetti l'ho consultato e ho preso delle fotografie
delle pagine che m'interessavano.
Ho visto quest'estate molte persone che lavorano al telaio - le signore
Solazzo, persone molto serie, ho parlato e preso molte fotografie
nel loro laboratorio a Surano - A Casamasella sono andata a trovare
Mia Starace la quale ha avuto nella tessitura salentina una certa
importanza, ho visto anche una delle sue "alunne" Natalia
Scrimitore che tesse a Uggiano la Chiesa. Ho visto un laboratorio
di tessitura messo da poco, a Casamasella, i fratelli Paiano.
A proposito dell'istituto d'arte di Poggiardo non ho visto nessuno,
ma ho parlato a Castellana con un professore di tessitura il quale
insegna all'istituto d'arte a Monopoli. E' molto competente sulla
tecnica, ha partecipato nel 1968 ad un corso di aggiornamento che
si è sviluppato ad Alberobello con le signore Solazzo e le
due tessitrici di Alberobello. Possiedo il riassunto di quel corso,
il quale è stato organizzato dall'ENAPI, diventato oggi regionale
"assessorato artigianato" la cui sede si trova a Bari.
Per i libri che si trovano alla Biblioteca Provinciale di Lecce ho
già scritto, il V. direttore mi ha risposto, devo vedere come
posso fare e se è possibile chiedere in prestito, per corrispondenza.
Per più chiarezza devo precisarti che la mia ricerca durerà
3 anni - che conosco bene la Puglia ed in particolare il Salento (ti
dico questo perché credo sembra un po' buffo che qualcuno si
metta a fare una ricerca con tanti chilometri di distanza).
Ho l'intenzione di fare il mio lavoro da un punto di vista etnologico
ma anche di parlare della tecnica. Non sono tessitrice, ma so tessere,
ho a casa un telaio.
Di quello che mi chiedi nella prima lettera per la rivista "Caffé
Greco" sono d'accordo, se mi puoi mandare alcuni numeri, così
potrà vedere come sarò possibile collaborare. Ma una
cosa devo precisare, non chiedermi "troppo" perché
ho già tante cose da fare. Sono mamma di 3 figli, insegno,
e faccio questo lavoro di ricerca... comunque non dico di no.
Ti ringrazio di tutto, se posso fare qualcosa per te sarà contenta
di farlo. Ringraziandoti per tutto. Ciao
Aurore
GINO SANTORO
Da Lecce (lettera ms.) s.d.
Caro Antonio,
ti ringrazio per la lettera in cui mi confidi alcuni tuoi pensieri
sullo spettacolo "Tre suoni della poesia".
Sono pensieri che ti fanno onore perché non si limitano a riconoscere
lo sforzo, l'amore, il rischio, la rabbia di chi ha realizzato lo
spettacolo, ma ti mettono in gioco direttamente perché ti riconosci
in una condizione umana, poetica, sociale in cui tutti noi vaghiamo
come fragili barchette di carta sospese sull'orlo-baratro di una forma
che si sforma.
Quando abbiamo cominciato a lavorare per "Tre suoni della poesia"
sapevamo di fare una operazione difficile e, se vuoi, anche provocatoria.
D'altra parte come potevamo illuderci che una operazione fatta su
tre autori "scomodi" poteva essere "gradita' a tutti
e subito? A volte accade che la morte inganni i poeti perché
li consegna disarmati alla bava del morti-viventi, impegnati, questi,
a tempo pieno a rendere gradevole e accettabile proprio quello che
è sgradevole e inaccettabile.
I donchisciotte percorrono il mondo in contropelo e cantano; è
legittimo usare il loro canto per liberare il nostro grido? No! rispondono
i sanciopanza infurbiti. Invece bisogna dargli sotto, riaprire le
bare del silenzio, percuoterli nel sonno, strangolarli mentre con
mani frenetiche trafficano nelle sagrestie dei potenti.
Vittorio conosceva il suo
destino:
Dissero: è morto
la tenebra s'ammassa nel suo cranio
che cova i lampi, è l'ora di proteggerlo
di nasconderlo. E tutti per espiare
volevano caricarselo in ispalla,... (Morte per Mistero).
Non mi scendeva il fatto che tu dovessi stare in mezzo a quelli che
buttano paiate di silenzio. Non tornavano i conti, ma dovevi essere
tu a capire qual'era il tuo posto. Non t'aspettare ora canti e lumi
e incensi ogni passo che fai, gesto parola ti porterà lontano
dai sapienti: quelli che sanno il mondo come gira.
Caro Antonio ti saluto, ma ora che so che percorriamo la stessa strada
starà anch'io molto più attento ai "segnali"
che mi vorrai inviare
tuo Gino
GIGI SCORRANO
Da Tuglie (lettera ms.) 10 marzo 1983
Caro Antonio,
mandandoti alcune cose per il "Pensionante" adempio a una
promessa.
Buone o cattive, giudica tu - e fanne quel che credi; cestinale, se
non dovessero andar bene, e lascia posto al meglio. D'una cosa del
genere io non potrei mai dolermi.
Penso che qualche occasione per vederci da qualche parte - primo a
poi ci sardi. In attesa di quel momento, ti faccio tanti auguri e
ti mando tanti cari saluti
Gigi
Da Tuglie (biglietto ms., carta intestata Curater) 1983
Verri,
Chi è Stefan? Chi è Do Rico?
E "micisca", anche se "vuol dire un bel niente"
(17) da dove viene?
Pèoscoda? (p. 7)
Scocuzzare = ? (p. 11)
Adùnia = (p. 12)
àlica àcaru = traduzione? (p. 12) e così ambrone
- arbata
mulacchione = p. 12
"il nostro amico Elio" è il nostro amico Elio?
britta? = p. 29
crestuccia? = p. 39
Qualche notizia (-ola) sul castello di Munot (sino ma anche prima).
Gigi Scorrano
Da Tuglie (lettera ms., su carta intestata: Comune di Tuglie, oggetto
manifestazione di poesia) 20 luglio 1984
Caro Antonio,
ti mando una lettera "ufficiale" per rispetto (!) dell'ufficialità.
Ho tardato per tanti contrattempi e imprevisti. Di Salvatore Toma
credo di non aver mai avuto l'indirizzo: vuoi essere tu la mia "voce"
presso di lui ed invitarlo? Tra un andirivieni di lettere credo che
passerebbe troppo tempo. la stessa cosa ti pregherei di fare, se non
ti dispiace, con Martiri Andrade: mi piacerebbe ci fosse anche lui.
Scusami se ti disturbo ma non avendo una.. segreteria, da assessore
povero - o da povero assessore qual sono - (avessi almeno una... segretaria!),
devo far conto sugli amici, sperando che non mi mandino all'inferno.
Tanti saluti cordialissimi
Gigi
Da Tuglie (lettera ms.) 11 maggio 1985
Carissimo Antonio,
ti invio le bozze. Ho cercato di fare nel più breve tempo possibile.
Al tipografo bisogna dire:
a) che le poesie hanno il primo e l'ultimo verso che comincia un po'
più verso il centro pagina rispetto all'incolonnatura degli
altri versi (basta che lui guardi gli originali e vi si attenga strettamente).
Vedi di sorvegliare le correzioni.
Io ho messo il nome in fondo alle paginette della presentazione, ma
non so se andava disposto lei. La nota segnata dall'asterisco andrebbe
a pie' della pagina in cui comincia lo scritto.
Perché le poesie di Andrade recano ogni volta la firma? Non
sarebbe meglio mettere il nome nel titolo e alla fine?
Mi pare di non doverti dire altro di tipografico.
Sai che Elio è sceso in campo (nelle elezioni amministrative
dico)? Un altro don Chisciotte come me, e gli auguro miglior fortuna
perché è più giovane e meno stanco di me.
Tanti saluti cordialissimi dal tuo
Gigi
COSMA SIANI
Da Roma (lettera ms.) 26. 12. 1985
Caro Verri,
Sergio D'Amaro mi ha mostrato la tua rivista Pensionante de' Saraceni
in nuova veste. la trovo interessante e ricca.
Vedo, anche, poeti stranieri pubblicati in lingua originale. E a questo
proposito ti allego i testi di un paio di amici delle isole britanniche,
uno poeta scozzese piuttosto rilevante nella scena contemporanea,
l'altro animatore nella zona irlandese. Se vuoi puoi utilizzarli nel
Pensionante. Mi fai sapere? I due amici non hanno nulla in contrario
all'utilizzazione del loro testi; anzi, sono contenti di poter comparire
nel Pensionante, di cui ho parlato loro.
Potrei inviarti, in seguito, qualche altro contributo, anche saggistico
o recensivo? Ti saluto e ti auguro un fecondo 1986.
Cosma Siani
Da Ostia (lettera ms.) 25.2.1986
Caro Verri,
ti ringrazio per la cortese (e molto gradita) ospitalità che
mi accordi
nel PdS.
Conoscevo la rivista perché l'amico Sergio D'Amaro me ne ha
dato i nn. 1 e 2-3. Ora ho ricevuto a casa il n. 4-5; e anche di questo
ti ringrazio vivamente. Credo avesse ragione Sergio, quando mi presentava
il PdS come la maggiore pubblicazione in regione. Mi piace l'occhio
che hai alla selezione e alla qualità di scrittura del materiale.
Congratulazioni, dunque, sia per il prodotto, sia per la fatica che
sono certo ti costa.
A parte, ti ho spedito alcuni numeri residui di una rivista che si
faceva qui a Roma insieme ad Accrocca e Petrucciani (Piazza Navona),
e che ora è defunta per varie ragioni. A rileggerti?
tuo Cosma Siani
PS. Ti manderà altre poesie in inglese di amici d'oltremanica.
Ciao.
Da Ostia (lettera ms.) 7.7.1986
Caro Verri,
finalmente ho tempo di prepararti un altro (anche uno solo) poeta
inglese, che forse vorrai aggiungere agli altri due già inviati
per il numero autunnale del Pensionante.
A parte, ti scrivo gli indirizzi degli interessati, se vuoi mandargliene
una copia, quando sardi. Se per una ragione qualunque non puoi, mi
manderai copie in più della, rivista, gliele farà pervenire
io.
Come ti dicevo, posso avere altre cose di giovani (e meno giovani)
poeti inglesi d'oggi, e mandartele. Magari confermami che dopo il
prossimo numero la rivista proseguirò, pur nella forma annuale.
Capirai bene che è antipatico chiedere contributi, e poi lasciarli
come cosa morta.
A presto di tue notizie. Buona estate e buon lavoro
tuo Cosma Siani
Da Roma (lettera ms.) Febbraio 15,1987
Caro Verri,
scusami l'insolito ordine di parole e numeri nella data. Ho appena
finito di scrivere ai corrispondenti britannico-irlandesi, e m'è
rimasta nella penna la tendenza inglese ad anteporre i mesi nelle
date.
Dunque, ho ricevuto il Pensionante internazionale'. Bello; arioso;
interessante. Ed io che penso di capire bene la condizione di chi
fa lavoro intellettuale in periferia, comprendo in pieno quando dici,
nella nota introduttiva, "ne avevo bisogno per vivere in questo
posto". Davvero, non c'è bisogno di dire altro. E si deve
riconoscere il tuo grande sforzo e il risultato notevole.
Agli amici d'oltremanica ho detto che gli giungerà una copia
dell'intero numero. Sono sicuro che apprezzeranno. Ti risponderanno,
vedrai. I dublinesi, in particolare, soffrono di claustrofobia, e
sono fortemente "reattivi" contro la loro provincia culturale.
Dovresti ora dirmi se la pubblicazione continuerò, seppure
con respiro annuale; e se continuerà con la stessa forma. Come
ti ho già detto, nei prossimi mesi potrei sollecitare altri
contributi "dal Nord".
Aspetto un tuo cenno. Intanto, buon lavoro e auguri da
Cosma Siani
Da Roma (lettera ms.) 31.10.1987
Caro Antonio,
Scusami il silenzio prolungato. Mi faccio coinvolgere dal lavoro scolastico
e parascolastico forse più di quanto dovrei.
Ti ringrazio vivamente per il materiale che mi mandi. E' tutto alquanto
interessante. Ignoravo l'esistenza di una cosa così corposa
come Sudpuglia. Se ho capito bene, è qui che andrò il
materiale straniero che ti ho mandato, vero? Ma il Corriere Internazionale
non esce più?
A prima vista la Betissa mi pare un'operetta di notevole interesse.
Dammi il tempo di rileggerla con calma e completamente, per recensirla.
Ahimè, i volumi da recensire si accumulano, e ne ho molti in
arretrato. Ma cercherà di essere puntuale con tutti.
A rileggerti, come sempre, con piacere.
Tuo
Cosma Siani
Da Roma (lettera ms.) 11.12.1987
Caro Verri,
nell'inviarti un saluto di fine anno, desidero anche ringraziarti
(in ritardo, ahimè: ma tu scusami) per i volumi inviatimi:
Giannuzzi I loro uomini; Liman La foire e il tuo La Betissa. Sono
tutti interessanti.
Il tuo è complesso, gradevole e richiede rilettura.
Attendo Sudpuglia, che, dal numero che mi mandi, vedo ricca e interessante.
Ho comunicato agli amici britannici che i loro testi appariranno in
marzo. E' possibile inviarti contributi (letterari, critici o creativi)?
Dettaglio: uno degli amici "nordici" chiedeva se queste
riviste "remunerano" per i contributi. Non che sia condizionante;
ma così, per sapere, Sudpuglia lo fa?
Auguri vivissimi per il 1987-'88. Tuo
Cosma Siani
PS. Sudpuglia n. 3/87 appena arrivato. Grazie. Scrivo subito due parole
di riscontro alla redazione. Ciao.