§ L'INCHIESTA - I MITI CLASSICI

Ultime notizie dal baratro dei dannati




Aldo A. Mola



Non sappiamo quante persone siano finite all'Inferno; ma tra quelle che son tornate poche hanno resistito alla tentazione di farcene un racconto dettagliato: da Pitagora, che ci trovò l'anima d'Omero impiccata a un albero, a Enea, che vi finì la conversazione lasciato a mezzo col padre, Anchise. Quei turisti d'eccezione - da Ulisse a Ercole, a Orfeo, che all'ultimo momento si pentì d'averci ripescato la moglie e si voltò per star sicuro che Euridice rimanesse proprio nell'Ade - non ci hanno taciuto alcun dettaglio. Suppergiù, le loro testimonianze concordano. Nell'Aldilà, dicevano dunque gli Egizi, scorre un altro immenso Nilo, con le rive zeppe di anime vaganti, che sembrano spiagge con nove file d'ombrelloni. Percorrendolo da Ovest ad Est, per riprendere l'indomani la normale navigazione celeste, la Barca del Sole ogni notte ci fa un'ora di luce, a consolazione del morti. Invariabilmente tetro è invece l'Arallu dei Babilonesi, cinto da sette mura con altrettante porte. Un postaccio dal quale non si ritorno. L'oltretomba diventò un vero inferno con gli Ebrei, circa duemila anni orsono, quando il "regno dei trapassati" fu distinto dalla "geenna", ricettacolo dei dannati in attesa delle fiamme eterne.
Più concilianti, i classici applicarono all'Aldilà il principio "parce sepulto". I castighi, come i premi, erano solo per pochi: Capaneo, Tantalo, Sisifo, Issione... Pallide e assonnate, le anime degli altri trapassati bighellonavano tra i fiordalisi, stufe di raccontarsi miti e leggende, tanto che - assicura Luciano di Samosata, inviato speciale agl'inferi nel Il secolo d.C. - Achille avrebbe preferito essere stalliere in una dimenticata fattoria della Tessaglia anziché annoiarsi a far l'eroe, tanto glorioso quanto morto. Per rendere la cosa più mossa, alcuni "pagani" d'ingegno, come Cicerone, inventarono per l'Aldilà una sorto di "tavola rotonda" permanente in cui, in piena luce solare, come sotto lampade della tv, generali vittoriosi e professori di filosofia chiaccheravano a perdifiato sulla Seconda Repubblica.
Quanto ai malvagi, nessuna pena speciale; bastavano quelle inflitte per far morire i loro corpi. L'età barbara successiva, invece, non s'accontentò più di torturare le corni dei reprobi e di coprirne la memoria con vibrate contumelie e nerissimi vaticini. Per le loro anime, nel frattempo divenute tutte immortali, furono studiate eterne condanne ad atrocissime pene: strappi di carne con tenaglie roventi, immersione nella pece ardente o nel sangue bollente, fuoco a non finire, squartamenti... Dante -il più attendibile testimone oculare - riferì che v'eran persino sotterrati vivi, a testa in giù, "forte spinganti con ambo le piote", una serqua di papi in attesa di quel Bonifacio VIII che l'aveva cacciato da Firenze.
Quegli orrori - così raccapriccianti da ricordare la vita di tutti i giorni - s'addicevano all'Inferno dei buoni cristiani se rimasero senza successo le proposte di migliorarne le condizioni ambientali e normative. Venne infatti respinta l'apocatastasi, suggerito da Origene, secondo cui col Giudizio universale tutte le anime dovevano essere accolte nella pace celeste; e fu rifiutata la proposta di Prudenzio, per il quale, in occasione delle grandi solennità, anche i dannati avevano diritto a un weekend ristoratore. Anzi, alcuni incattiviti, come gli "avventisti", giunsero a dire che le anime dei reprobi devono essere distrutte con le fiamme, sicché dopo l'Apocalisse e il finimondo non abbiano neppure il piacere della sofferenza eterna: il tormento della carne, nei modi previsti dalle leggi vigenti, e la privazione della visione di Dio. Quanto più mite, dunque, l'Oltretomba dell'Islam, con un Iblis ("diabolus") appena bisbigliante e tanti "ginn" (geni in parte persino benevoli), beffardi, lascivi, buoni compagnoni.
Neppure l'inferno dei manichei prevedeva la severità di quello dei cristiani medievali. A poco a poco, però, non fu più il diavolo agl'inferi a eccitar la fantasia, quanto quello che - disse la strega Guan Domenica Colino - "è un desiderio che va nel aria". Sappiamo chi fosse quel demonio: Viene lo Enemigo in forma de donçela, / vestito come adorna damisela ... ".
Ed ecco l'"imperador del doloroso regno" invadere il mondo con le sue falangi: Asmodeo, demone dell'ira, Lucifero, in tresca con Venere, Belzebù, dio dello sterco, e via via sino alla basso forza del Furfarello, Berlicche, Zuppeddu... Siccome veniva da basso, il diavolo s'imbatté prima nella liquirizia umana: quell'"anima concupiscente" che Aristotele aveva insaccato sotto la cintola. Lì sguazzò tra sesso e portafogli. Poi assalì succhi gastrici e palpitazioni guerresche. Infine salì alla terza anima, intellettiva: ed ebbe partita vinto con la "libido sciendi". Sin quando il Faust di Goethe non spiegò che l'amore del sapere salva l'uomo perché il rischio è meglio dell'inerzia e l'azione brilla sulla grigia teoria, per secoli ogni fantasia fuori dell'ordinario fu ritenuta colpevole. Di più: col concorso dell'inquisizione - che invano oggi vien presentato in una luce meno sanguinaria - l'Inferno fu sradicato dagli abissi e squadernato sulla terra. Eretici, frati spretati, maghi e streghe con migliaio di piccole varianti narrarono le loro incursioni agi' Inferi a cavallo di scope o sulle ali di messaggeri satanici.
A forza di parlarne, scriverne, musicarne - da Milton a Shakespeare, su su fino a Barbey d'Aurevilly, Huysmans, Verlaine, Berlioz, Wagner - e di mescolarci miti classici e germanici, cristiani e manichei, dal Graal al tesoro del Nibelunghi, l'inferno prese stabile stanza nel mondo, sempre più tagliato sul modello dei suoi inventori - gli uomini - che se lo portan dentro da millenni e mai come oggi si sentono vicini al baratro, anche senza morte nucleare. Ecco perché è sbiadita la più pietosa invenzione medievale: la "terzo via" entrata nella coscienza comune (ha scritto Le Goff nella Nascita del Purgatorio) quando l'avvento della civiltà commerciale insegnò a computerizzare anche virtù e colpe, barattate con minuzia da ragioniere. Del resto, l'uomo razionale rifugge dall'assoluto: punta su benefici relativi perché spera che anche i suoi mali sian lunghi ma non eterni. All'odierna dissoluzione del Purgatorio -tutt'uno col furto del Limbo, che nessuno so più dove sia dopo che per millenni fu empito con le anime esangui dei neonati non battezzati in tempo - è inevitabile che segua un nuovo boom dell'Inferno, una nuova guerra totale tra Bene e Male. Per scongiurarla, non resta che riaprire i negoziati ... in Purgatorio.

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