§ IL "GOLD STANDARD" NON TORNERA'

Ma l'oro ha un futuro




Lamberto Dini



Quali sono le prospettive dell'oro nel sistema monetario internazionale? Non credo che possa attribuirsi nuovamente all'oro un ruolo monetario, né sul piano internazionale come parametro di riferimento per i tassi di cambio e per la creazione di liquidità ufficiale, né sul piano nazionale, come punto di riferimento "esterno" per la politica monetaria e per la stabilità dei prezzi. Sul piano internazionale l'ostacolo principale all'istituzione di un sistema di tassi di cambio fissi o di un sistema più "controllato" di creazione di liquidità è rappresentato dal conflitto esistente tra gli obiettivi interni ed esterni e le politiche perseguite dai maggiori paesi industriali. L'oro non è in grado di risolvere questi conflitti e il suo uso implicherebbe notevoli difficoltà tecniche. Ogni tentativo di ripristinare un prezzo ufficiale per l'oro creerebbe inevitabilmente tensioni nel sistema dei pagamenti. Da un prezzo non suscettibile di modifiche deriverebbero ostacoli all'espansione degli scambi commerciali; da un prezzo che fosse modificato secondo le circostanze scaturirebbero tensioni speculative.
In ogni caso, un sistema di tassi di cambio fissi, sia esso sostenuto o meno dall'oro, può essere mantenuto solo se i paesi sono disposti a subordinare le proprie politiche interne all'obiettivo esterno, condizione questa che non dipende direttamente da un legame con l'oro. Per ciò che concerne la liquidità internazionale, sarebbe assai difficile identificare un prezzo dell'oro che consentisse un'offerta adeguata di liquidità, evitando al contempo la Cariddi dell'inflazione e la Scilla della deflazione. Di fatto, tale prezzo potrebbe non esistere. L'esperienza mostra che non c'è ragione perché le variabili esogene produzioni di oro e domanda privata debbano garantire una creazione di liquidità che soddisfi la necessità dell'espansione degli scambi commerciali e quelle dell'aggiustamento delle bilance dei pagamenti.
Nel passato, l'ancora della stabilità monetaria e valutaria era in realtà fornita dalle politiche dei più importanti centri finanziari internazionali, Londra fino alla prima guerra mondiale, New York nel sistema di Bretton Woods. Viviamo oggi in un mondo in cui non esiste, né forse sarebbe universalmente accettata, una siffatta leadership. Per una maggiore stabilità dei cambi e della liquidità internazionale è perciò essenziale che si pervenga ad una più stretta cooperazione tra i maggiori paesi industriali. Personalmente, nutro dubbi ancora maggiori sulla possibilità di riattribuire all'oro un ruolo nella politica monetaria interna, istituendo una qualche forma di copertura della massa monetaria. Ogni banchiere centrale sa che il governo della moneta ha in ogni tempo richiesto capacità di giudizio e discrezionalità, e che non esistono "pilo automatici". Regole monetarie possono essere utili, e di fatto lo sono state in alcuni periodi, come guida operativa e punti di riferimento per le aspettative degli operatori; esse tuttavia non esentano le banche centrali dal dover decidere se "intervenire" e in quale misura "accomodare" o "sterilizzare".
Tuttavia, malgrado queste considerazioni, non credo che le autorità monetarie possano ignorare l'esistenza dell'oro. Sebbene non completamente liquido, l'oro rappresenta ancora oltre il 40% delle riserve ufficiali; i paesi industriali ne detengono circa l'85%. Come attività esterna, il cui valore non dipende direttamente dalle decisioni e dalle politiche di alcun singolo paese, l'oro ètuttora considerato da molte banche centrali come "l'ultima linea di difesa", poiché conserva la caratteristica di salvaguardare la credibilità dei paesi che ne posseggono quantità notevoli. Fino a quando i tassi di cambio delle valute più importanti resteranno instabili e fino a quando l'inflazione sarà percepita come una scappatoia per ridurre l'onere del debito pubblico, questa caratteristica dell'oro e la sua appetibilità come attività di riserva non scompariranno. Di fatto, nel lungo periodo l'oro ha fornito rendimenti pari o superiori a quelli delle altre principali attività di riserva internazionali. In termini di dollari, un investimento in oro effettuato nel marzo 1973 è cresciuto in valori nominali di 4,3 volte alla fine dell'86.
Non posso tuttavia nascondere un certo disagio per le conseguenze negative del mantenimento di risorse congelate in un tipo di attività che non contribuisce né a migliorare la stabilità del sistema monetario internazionale, né a risolvere altri problemi, come quello dello sviluppo economico. Di fatto, nell'ultimo decennio sono stati istituiti alcuni meccanismi atti a consentire un miglior utilizzo dell'oro.
Il sistema di creazione dell'Ecu dimostra che l'oro può essere mobilizzato e che la liquidità internazionale può essere aumentata, almeno temporaneamente, senza che i paesi debbano necessariamente rinunciare alle proprie riserve. le banche centrali possono così rafforzare le proprie difese contro le pressioni speculative sui cambi, senza dover incrementare le riserve ufficiali. Meccanismi di questo tipo possono prospettarsi per aumentare le riserve disponibili a sostegno di azioni concertate per stabilizzare i tassi di cambio delle principali valute. Allo stesso tempo, l'oro potrebbe inoltre svolgere un importante ruolo nell'ambito del Fondo monetario internazionale, che ne detiene più di cento milioni di once. Una parte di tali riserve potrebbe essere usata come garanzia per potenziare le capacità di raccolta del Fondo; un'altra potrebbe anche essere venduta, sulla scorta di quanto già fatto con il "Trust Fund" alla fine degli anni Settanta, al fine di concedere crediti agevolati ai paesi a più basso reddito.
In conclusione, mentre da una parte si deve riconoscere che l'oro non possiede il potere magico di ripristinare la stabilità dei cambi o di regolare la liquidità internazionale, dall'altra sarebbe prematuro relegare le riserve auree ufficiali ad un ruolo del tutto secondario sulla scena monetaria internazionale.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000