§ QUADRANTE ECONOMICO

A Sud spazio per il nuovo




Pasquale Saraceno



Molto vi sarebbe da dire sulle vicende degli anni successivi al primo shock petrolifero; mancano però ancora, per il periodo più recente, molti dei dati che sarebbero necessari. Siamo però ugualmente giunti a una conclusione, cui più premeva pervenire: prima il declino, a causa dello shock petrolifero, dell'apporto industriale al Nord, poi la ripresa del Nord intorno al 1983 non accompagnata da una ripresa degli apporti al Sud, non hanno impedito al Mezzogiorno di dare un certo impulso alla propria industrializzazione. Salvo errore, prevalgono in questa fase imprenditori e capitali meridionali, si è avuto cioè quello svolgimento che permette di dire che ha inizio la vera e propria industrializzazione. E' una situazione in cui l'azione pubblica deve intensificarsi anche con il ricorso a nuovi strumenti. Ne indicheremo qui tre: in primo luogo, un aumento della spesa pubblica diretta a porre riparo alla ancor grave deficienza di infrastrutture e di servizi reali; la disponibilità di questi fattori di sviluppo accelererebbe il flusso di investimenti piccoli e medi, che si sta manifestando e tanto più richiede un sostegno, in quanto è in gran parte espressione di risorse locali.
L'ampiezza degli effetti sull'occupazione del Mezzogiorno che possono essere attesi da tale azione dipenderà, oltre che dalla operatività della nuova legge sull'intervento straordinario, anche dalla quota che sarà destinata al Mezzogiorno dell'ingente stanziamento disposto per il prossimo triennio.
Altro importante elemento di sostegno potrebbe essere costituito da "agenzie" organizzate per facilitare l'ottenimento alle imprese del fattori e delle esperienze di cui sono manchevoli. E' una forma di intervento recente, che va rapidamente diffondendosi nell'Europa occidentale. E' un tema che richiederebbe un'ampia trattazione, qui non possibile. Infine, un sostegno durevole della domanda di lavoro può essere ricercato operando nel campo delle retribuzioni. L'aumento della retribuzione oraria può aver luogo, come è noto, in due forme: attraverso l'aumento del salario, o attraverso la riduzione dei tempi di lavoro. la ripartizione tra l'una e l'altra forma si svolge secondo criteri mutevoli, in base alle circostanze in cui un dato assetto retributivo viene definito: si potrebbe pensare che, con l'ausilio dell'azione sindacale e di quella degli imprenditori, le due quote in cui è ripartibile la retribuzione del lavoro siano determinate in modo da massimizzare quella destinata alla riduzione dei tempi e generare così un aumento nel numero degli occupati.
Sono ben note le difficoltà che ha sempre incontrato una simile regolazione del rapporto di lavoro; salvo errore, non si è però ancora pervenuti a giudicarla inattuabile. D'altra parte, l'importanza di un simile indirizzo è divenuta molto rilevante in una situazione come l'attuale, in cui il progresso tecnico, oggi intenso, va interamente a beneficio di quella parte decrescente della forza di lavoro che può essere ancora utilizzata, mentre si accresce la parte di quella forza che il progresso tecnico lascia senza lavoro. Ed è proprio perché il problema si pone in questi termini che diviene decisiva l'azione sindacale.
Le esigenze di controllo dell'insieme di processi e di coordinamento dell'insieme delle azioni, cui si è fatto cenno, restituiscono grande interesse a uno strumento di politica economica -la programmazione - che si rivelò di grande utilità negli anni successivi alla fine della guerra, precisamente fino all'esaurimento delle risorse fornite con il Piano Marshall. Cessato questo apporto, si svolse un'attività che, pur detta di programmazione, è stata piuttosto di ricerca sulle iniziative da prendere, ai fini dello sviluppo.
Una programmazione avviata nelle circostanze e con gli obiettivi che sono propri di oggi dovrebbe invece assumere i caratteri di operatività che essa ebbe nel periodo della ricostruzione.
Appare da quanto ho detto fin qui che, in breve tempo, sono molto mutati i termini della questione meridionale. In primo luogo, si è formato nel Mezzogiorno un quadro politico e culturale che non consente più di lasciare indeterminata la durata dell'intervento e quindi il permanere di una rilevante disoccupazione. In secondo luogo, sorgono nel Mezzogiorno imprese medie e piccole ad iniziativa di imprenditori e di capitali locali; relativamente scarso si prospetta invece l'apporto del Centro-Nord, apporto che fu tanto rilevante nel primo venticinquennio. L'azione pubblica che oggi si richiede sarà quindi diversa e dovrebbe essere molto più intensa.
L'apporto del Nord traeva origine da iniziative di grandi e di medie imprese, che disponevano di gran .parte dei fattori necessari per dar vita a un nuovo impianto; molto più limitate sono invece le possibilità delle iniziative locali, e a questa deficienza dovrà sopperire l'azione pubblica: come si èvisto, vi sono strumenti ancora da sperimentare.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000