§ QUADRANTE ECONOMICO

Pił fabbisogno per l'87. Puntiamo all'88




Giovanni Goria



L'anno in corso, pur ancora incerto nella sua evoluzione complessiva, dovrebbe far registrare un ulteriore diminuzione dell'incidenza sul Pii del fabbisogno considerato. Con la predisposizione della Legge Finanziaria per il 1987 si fissò, infatti, un obiettivo di contenimento del fabbisogno pubblico a 100 mila miliardi di lire: ossia in forte riduzione rispetto a quello del 1986. Le ultime stime indicano che la previsione per l'87 del fabbisogno statale, se la congiuntura economica si rivelerà più debole di quanto atteso, potrebbe collocarsi al di là di questo ammontare. In queste condizioni, e nella ragionevole aspettativa che altri Paesi europei si faranno carico delle necessita di rilancio, è da ritenere opportuno per il 1988 che la politica fiscale mantenga gli obiettivi di rientro della finanza pubblica: ciò non mortificherò la crescita, propria per quell'effetto di trascinamento di cui spesso si è detto, ma consentirà un controllo dell'equilibrio esterno e una gestione più agevole della politica monetaria.
Non si tratta tanto di recuperare eventuali limitati esuberi di fabbisogno che avessero a determinarsi nel 1987, quanto di conseguire effettivamente nell'88, e fin dai primi mesi, un contenimento della spesa corrente (al netto degli interessi) entro i limiti dell'inflazione programmata. Tale obiettivo renderebbe così possibile anche quello di mantenere inalterata la pressione fiscale a livello statale. Diverso potrebbe essere invece il discorso se dal settore statale passiamo all'operatore pubblico nel suo complesso. il controllo della spesa statale non può essere fatto centralmente e già abbiamo dovuto constatare la difficoltà di un sistema dove gli organi periferici hanno potestà di spesa e non hanno reale capacitò impositiva, mentre lo Stato può decidere solo tetti ai trasferimenti senza peraltro alcuna garanzia che tale decisione non porti nuovamente alla formazione di deficit sommersi.
Se per lo Stato possiamo mantenere l'obiettivo di invarianza di pressione fiscale, per le amministrazioni non statali non possiamo prendere impegni di invarianza complessiva di servizi prestati e, quindi, non possiamo neanche imporre invarianza di tassazione.
Le linee che dovranno caratterizzare l'impostazione del prossimo bilancio dello Stato dovrebbero quindi seguire i criteri fondamentali su cui venne basato il piano pluriennale per il risanamento della finanza pubblica. Una crescita delle spese correnti di competenza (al netto degli interessi) in linea con il tasso programmato d'inflazione sembra al momento un obiettivo irrinunciabile, anche se un'applicazione generalizzata di questo criterio incontra non lievi difficoltà. Esistono infatti categorie di spesa che, o per la loro intrinseco natura o per fattori inderogabili o ancora per decisioni già assunte, subiscono un'automatica evoluzione del tutto differente dalla crescita inflattiva. Basta qui ricordare le spese per il personale, e le relative scelte contrattuali; gli oneri per le pensioni; gli aiuti ai paesi in via di sviluppo; le spese per la difesa; le pensioni alle cosiddette categorie protette, vale a dire agli invalidi e ai ciechi civili, il cui numero cresce a un ritmo di circa 5 mila nuovi pensionati ogni bimestre. è questo un primo gruppo di spese correnti che sfugge, per i propri meccanismi di lievitazione, all'imposizione stretta della regola di crescita entro il tasso d'inflazione programmata.
Ad esse fa seguito un altro gruppo che, invece, presenta caratteri che, almeno in termini di scelta politica, consentono una loro quantificazione in linea col tasso programmato di inflazione. Si tratta, essenzialmente, degli interventi dello Stato a favore degli Enti decentrati di spesa -regioni, comuni, province, sistema sanitario e sistema previdenziale - i quali, però, devono necessariamente essere accompagnati da misure che validino gli obiettivi e permettano agli enti l'acquisizione di ulteriori risorse, là dove fossero indispensabili per assicurare l'erogazione delle loro prestazioni in una gestione equilibrato e politicamente qualificata.
Il conseguimento del prefissato obiettivo relativo alla crescita delle spese correnti comporta, a questo punto, l'individuazione di fasce di spesa la cui evoluzione deve necessariamente restare al di sotto del tasso di inflazione, in modo da offrire una sorta di compensazione per quelle spese cresciute a un ritmo più accelerato. è questo l'aspetto più difficile di tutto il processo formativo del bilancio.
Lo spazio discrezionale in cui operare è estremamente contenuto: si impongono perciò interventi sia nel medio che nel breve periodo. Per il medio periodo occorre impostare azioni di revisione legislativa, intese a eliminare nell'apparato statale strutture duplicative di funzioni e di costi; sempre nel medio periodo, occorre procedere a una gestione più economica e funzionale delle risorse di personale, attuando principii di mobilità che consentano la soddisfazione di esigenze di produzione dei servizi senza eccessivi oneri aggiuntivi per il settore pubblico. Nel breve periodo, molta attenzione va posta sugli accantonamenti di fondo globale, vale a dire su quelle poste che il bilancio predetermina e accantona a copertura di provvedimenti legislativi che il Parlamento dovrà approvare.
L'anticipato scioglimento delle Camere ha di fatto restituito piena elasticità agli accantonamenti già predisposti in fondo globale per il 1988, essendo decaduti tutti i disegni di legge presentati nella scorsa legislatura. Una prima operazione dovrò pertanto consistere in un riesame di tutte le voci per espungere quelle non più in linea con le mutate esigenze, al fine sia di ridurre il disavanzo sia di far posto a nuove e più impellenti occorrenze. E' questa un'operazione che richiede la più ampia e aperta collaborazione da parte di tutte le Amministrazioni, senza la quale sarebbe fuor di luogo ogni ottimismo sul conseguimento degli obiettivi che il nuovo governo ha fissato in tema di politica di bilancio.

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