§ CRONACHE DEL 1480

Venezia tradě Otranto?




Brizio Montinaro



Non sono uno storico. E' bene che lo dica subito, affinché il lettore non si attenda da questa nota un'analisi o una rivelazione, oppure qualche nuova interpretazione sul tema: la presa di Otranto, che per me è soltanto argomento di cui subisco il fascino e non oggetto di studio e ricerca. Non sono neanche del tutto sicuro che quanto sto per dire, in qualche altro luogo, non sia già stato detto e forse meglio. A volte noi, d'altro canto, non apriamo bocca convinti che quanto ci passa per la mente sia stato già detto, già fatto, già realizzato. Qualche volta abbiamo torto.
A margine di una ricerca da me condotta negli archivi e nelle biblioteche maltesi intorno ad altro argomento mi è capitato, come spesso avviene, di fermare l'attenzione su un documento che ritenevo per me in quel momento inutile soltanto perché attratto da una parola a me familiare: "Otranto". Che ci fa Otranto in una viceregia indirizzata al Capitano d'arme e ai Giurati che presiedevano il Consiglio popolare che amministrava Malta? Guardo meglio e l'occhio viene calamitato nella riga superiore da un'altra parola che campeggia assoluta: "Turchi". Una forte emozione mi pervade. In quel vecchio foglio d'archivio apparivano due delle parole-chiave utili per penetrare nei cuori e nelle recondite fantasie di noi salentini. Interrompo la mia ricerca e mi dedico alla lettura della lettera viceregia. Guardo la data: è dell'anno 1480. Scorro allora velocemente con lo sguardo i documenti immediatamente precedenti e seguenti quello che mi è capitato per primo e che ho in mano e individuo altre tre lettere il cui argomento è costituito sempre dai Turchi.
Queste quattro viceregie, appartenenti all'Archivio della Cattedrale di Malta, Misc. 28 (olim 27), a mio parere, sono interessanti per più di un motivo. Primo, perché in esse si coglie un riverbero dell'immane tragedia che investì Otranto nell'anno 1480, quando i Turchi sbarcarono in Puglia sconvolgendo di folle terrore l'Europa. Poi, soprattutto perché in esse è evidente la preoccupazione dei governanti, crescente con il passare dei mesi, per gli eventuali attacchi che l'armata del Turco poteva, e secondo le informazioni doveva, rivolgere all'isola. Con esse il Vicerè infatti mette in guardia i maltesi sul pericolo musulmano; li avvisa, praticamente, perché essi non cadano in mano ai nemici della Corona e quindi li obbliga a costruire nel più breve tempo possibile tutte le difese necessarie.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma che interesse ha per noi una vicenda esclusivamente maltese? lettere di questo tipo, mi chiedo allora io, giunsero mai ad Otranto? Fu proprio fatalità che gli idruntini venissero colti di sorpresa o fu volontà di qualcuno? Cosa non funzionò nei servizi diplomatici? Sono solo domande, lo so, ma leggendo i quattro documenti di cui dispongo forse si avrà un'illuminazione benché minima.
Delle quattro viceregie in questione, solo due citano la città salentina. Dalla prima lettera, in ordine cronologico, si sa soltanto che la potente armata degli infedeli è in mare. Dalla seconda, che pare voglia puntare su Malta. Dalla terza, che è giunta ad Otranto e che resta ferma l'intenzione di dirigersi verso l'isola. Dalla quarta, scritta il 12 novembre 1480, si apprende che il Turco "in la provincia di puglia... Havi priso et occupato (Otranto) non senza grandi stragi et occisioni di quilli Christiani in quilla si trovaro". Poche righe drammatiche nelle quali sappiamo è racchiusa un'enorme tragedia umana su cui domina fulgido il martirio di ottocento otrantini campioni della fede in Cristo. Una tragedia, i cui particolari non sono narrati, che spaventa e terrorizza il Viceré, tanto da spingerlo a scrivere che i maltesi nulla tralascino per la difesa dell'isola. Dicevo prima della preoccupazione assillante di avvertire Malta del pericolo turco. Vediamo ora più da vicino, lettera per lettera, con le parole stesse dello scrivente, il senso di questo avvertimento. Nella prima, scritta il 24 maggio 1480, si avverte semplicemente che l'armata turca è in mare e perciò "non si havendo vero adviso in qual parti la ditta armata si digia conferiri, ni parsi et pari cosa convenienti et debita cumandarvi expresse chi... digiati in tutta diligenza, vigilanzia, sollecitudini... fari li debiti guardij tanto di notti como di iorno per forma che, stando alla improvista, non recipissivo alcuno repentino invadimento,... (e) che digiati dari, acceptis presentibus, ordini celeri et expediti circa lo compimento di li... fossati".
Nella seconda il Viceré si dice informato delle intenzioni dei Turchi, che sono a Valona, di dirigersi verso Malta e ordina di vigilare attentamente e, soprattutto, di provvedersi di vettovaglie sufficienti in caso vi debba essere un assedio. Il testo esatto della lettera nella sua parte essenziale servirà per meglio intendere il tono nelle sue sfumature e la crescente gravità della situazione. Ma con quali strumenti riusciva il Viceré ad essere così regolarmente e tempestivamente informato? "Per litteri, li quali noviter havimo receputo di lu Nobili Dilettu Regiu Consulu di la nazioni Catalana commoranti in la Citati di Venezia, rimanimo advisati (che) parti di la armata del Turco, la quali era alla Vilona, fari piaceri conferirisi in quista insula et Citati di Malta... Et volendu nui per servizio di la Sacra Regia Maiestati et Universali beneficio di quista Insula supra ciò opportune providiri, dandovi di tali novi adviso, vi dichimo et comandamo expresse... vi digiati... stari bene provisti et attenti, faciendo maxime fari per tutta la Insula li guardij necessariij tantu di iorno como di notti a tal che non pozzati recipiri alcuno repentino et subito invadimento, et sopra tutto vi comandamo che digiati provediri di haviri li vettuvagli necessarij... Et in li cosi preditti vi comandamo expresse non digiati committiri ne usari negligenza et tepiditati alcuna per quanto haviti cara la grazia di la prefata Sacra Maiestà et ancora desiderati non incurriri alli periculi et dampni a li quali potissivo incurriri non providendo vui a li casi li quali cognoscissivo essiri necessarij et opportuni alla defensa et tutela di quista prefata Insula ... ".
Grazie a questa viceregia del 18 luglio 1480 noi riusciamo a scoprire la fonte delle informazioni e il modo in cui il Viceré veniva tenuto al corrente dei movimenti e delle intenzioni del Turchi. "Per litteri" dice egli e aggiunge "noviter"; dunque, le relazioni avvenivano per assidua corrispondenza epistolare e l'informatore era il regio console della Catalogna presso la città di Venezia. I servizi segreti, come diremmo oggi, funzionavano dunque alla perfezione e il console, entrando e uscendo dai palazzi che contavano, doveva avere ben netti i padiglioni auricolari. E dove poi meglio che nella città lagunare, da appena un anno in pace con i Turchi e sempre attenta a complicatissimi e tortuosi giochi diplomatici, potevano essere assunte informazioni riguardanti i piani segreti di espansione di Maometto II?
Nella terza viceregia, come si è già detto, si dà notizia che i Turchi sono arrivati in Otranto e che "si dichi voliri veniri per invadiri et prindiri quista Insula". Per costruire difese e acquistare munizioni, il Consiglio dell'Università delibera di far pagare una tassa di cento once a tutti i facoltosi sia "temporali" che "spirituali" sia che godano di privilegi sia che non godano.
Nella quarta lettera del Viceré, scritta il 12 novembre 1480, a presa di Otranto già avvenuta, si nota una preoccupazione sempre crescente per un eventuale arrivo dei Turchi. In essa si riferisce della grande stra-ge avvenuta nella cittadina pugliese, si prefigura un attacco del "crudelissimo" turco all'isola di Malta, si dà ordine affinché vengano innal-zate mura, scavati fossati ed erette altre fortificazioni, di esigere la somma di trecento once "facendo contribuiri a tali pagamento... tutti persuni di quista città et Insula di qualsivoglia gradu, statu et condizioni et Ecclesiastici privilegiati et officiali", nessuno eccettuato. Ed inoltre si raccomanda di vigilare affinché le somme di denaro raccolte non vengano stornate ad altro uso, e che tutti diano il loro aiuto alla causa, anche fisico ("et loro brazzo") se sarà necessario. A queste imposizioni non ci si dovrà sottrarre per nessun motivo, non si dovrà accampare alcun privilegio o franchigia, pena una salatissima multa di mille fiorini.
Le quattro viceregie preavvertono e dunque mettono in condizione l'isola di Malta di premunirsi in vista di un eventuale, improvviso attacco del Turco infedele. I maltesi, informati quindi dalle autorità, sanno di poter essere oggetto di un'aggressione e si preparano alla difesa, si dispongono a non essere colti impreparati. L'improvviso in situazioni di pericolo gioca, come tutti sanno, un ruolo importantissimo. L'improvviso spiazza l'avversario e lo confonde, gli crea panico e scompiglio. La determinazione è un'arma quasi sempre vincente su un nemico disorientato e colto di sorpresa. E proprio sorpresa e sgomento furono i sentimenti che pervasero gli idruntini alla vista delle galere turche sventolanti vessilli musulmani. A questo punto io mi domando: perché informazioni analoghe a quelle date ai maltesi non ci furono per Otranto? Le quattro lettere di cui disponiamo valgono per quello che esse dicono ma, come qualsiasi altro documento, valgono anche per quello che esse non dicono. Il detto naturalmente è il dato considerato certo, il non detto è il dato ipotetico ma non per questo meno importante; anzi, a volte, è proprio questo ad avere un grande valore e a riservare le maggiori sorprese. In esse si dice che i Turchi hanno intenzione di attaccare Malta; noi oggi lo sappiamo per certo, allora non si poteva sapere, in realtà non fu attaccata. Fu aggredita invece Otranto.
Perché? La fonte delle informazioni è veneziana. Venezia all'epoca era in lotta contro il Regno di Napoli e vigile sostenitrice dei Turchi per i suoi interessi economici nel Mediterraneo. La fonte diventa per questo motivo immediatamente sospetta. Le notizie che si lasciano trapelare e si permette giungano al console catalano ad uso degli Aragona non sono vere. Sono fabbricate ad arte. Vero è il contrario: Malta non sarà attaccata. Venezia, che nel 1479 ha concluso la pace con i Turchi, probabilmente sa che Maometto Il ha un'idea precisa dopo la conquista di Valona (confermata anche da fonte turca: vedi "Storie della Casa di Osman", di Ibn Kemal, autore coevo ai fatti narrati): l'occupazione dei territorio di Puglia. Spostando l'attenzione degli Aragona su Malta, Venezia fa lasciare scoperte le terre salentine, vero obbiettivo musulmano.
Le quattro viceregie dell'Archivio della Cattedrale di Malta conducono decisamente a porsi la seguente domanda: è stata dunque Venezia che, propalando false informazioni, ha permesso la caduta di Otranto e la conseguente atroce strage di migliaia di vite umane?

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