§ QUARTA DIMENSIONE

Mino Delle Site: dal Futurismo... al Futurismo




Lucio Giannone



A Mino Delle Site non sono certo mancati i riconoscimenti nel corso della sua più che cinquantennale carriera artistica, ma mai, forse, sono stati così numerosi e significativi come in questi ultimi tempi. Essi stanno a dimostrare indubbiamente un crescente interesse per la sua opera, che coincide con quello, più generale, per il Futurismo, ai cui ideali Delle Site si è costantemente ispirato. Non a caso sono stati proprio alcuni dei più qualificati studiosi del movimento marinettiano a occuparsi recentemente di lui. Enrico Crispolti, in particolare, in occasione di una mostra personale dell'artista, nel 1984, alla Galleria Fonte d'Abisso di Modena, ha compiuto una penetrante e documentata "rilettura" della sua produzione aeropittorica degli anni Trenta, mettendone in rilievo la "singolare qualità" e il tono lirico ed evocativo. "Pittore dunque nuovo nei tempi nuovi, - scrive Crispolti alla fine del suo saggio - ma coerente ad un suo ceppo di liricità evocativa e sognante ...; fedele ad una qualità trascendentale dell'immagine, sostanzialmente tramata di luce, nel suo cromatismo ricco e prezioso. Ha portato a suo tempo nel Futurismo i segni di una cultura tipicamente pugliese attenta ai valori espressivi della preziosa decoratività pittorica, come continua dimensione inventiva della fantasia" (1). Maurizio Calvesi, per trattare del "ritorno al Futurismo", su "L'Espresso" del 10 novembre 1985, ha scelto, quasi emblematicamente, proprio un dipinto di Delle Site del'38, AUTODROMO, il quale deve essere messo in relazione alla famosa frase di Marinetti, del Manifesto di Fondazione del 1909, secondo cui "un automobile da corsa ... è più bello della Vittoria di Samotracia". Fortunato Bellonzi, ancora, in 'una testimonianza per la coerenza dell'attività dal 1931 ad oggi dell'artista leccese, lo ha definito "un pittore vero, con ogni buono ragione di condurre la sua ricerca a fianco di Prampolini, Depero, Fillia, Diulgheroff, Dottori, Tullio d'Albisola, Oriani, Mino Rosso, ...(2) vale a dire dei protagonisti creativi dell'aeropittura.
Questa rinnovata attenzione della critica si è tradotta nella partecipazione di Delle Site a quasi tutte le più importanti rassegne a carattere storico-documentario sul Futurismo, svoltesi in Italia negli ultimi anni. Ne ricordiamo qualcuna: "Anni Trenta: arte e cultura in Italia" (Milano, 1982). "X Biennale Arte e Sport: Futurismo e Sport" (Firenze, 1982). "Aeropittura Futurista Aeropittori" (Modena, Galleria Fonte d'Abisso 1985). "Futurismo a Roma. Anni Dieci-Quaranta" (Roma, Galleria Editalia, 1985). "Futurismi Postali" (Rovereto-Grado, 1986). "La Macchina mito Futurista" (Roma, Galleria Editalia, 1986). "Futurismo e ancora Futurismo. Continuità di un movimento" (Milano, Galleria Arte Centro, 1986). "Esiti Futuristi" (Milano, Galleria Vismara, 1986). E' citato alla voce "aeropittura" nel catalogo "Futurismo e Futurismi" (Venezia, Palazzo Grassi, 1986). Giornalisti e critici lo hanno inoltre ricordato, sui più diffusi quotidiani, tra i principali rappresentanti dell'aeropittura felicemente viventi e tuttora operosi, in recensioni di mostre e in rivisitazioni del movimento futurista. Ci riferiamo a Enrico Filippini ("la Repubblica" del 30-31 marzo '86), a Rossana Bossaglia ("Corriere della Sera" del 19 giugno '86), e ad Angelo Dragone, che su "La Stampa" del 14 aprile '85 ha scritto, fra l'altro: "Delle Site ha inteso rendere soprattutto delle sensazioni: sino a far sentire l'ebbrezza della velocità e la visione aerea che si sommano in ben scandite sintesi compositive, sostenute spesso da un colore di raffinate qualità".Quasi a coronamento di questa felice stagione della sua carriera, la scorsa estate è stato assegnato a Mino Delle Site il "Premio Puglia-Renoir" di cultura, "quale esponente storico del Futurismo pugliese".
Tutti questi riconoscimenti, che abbiamo sommariamente elencato, hanno inteso premiare anche, in un certo senso, la "lunga fedeltà" al Futurismo di Delle Site, il quale, a differenza di altri, non ha mai rinnegato quella lezione, ma l'ha sempre considerata perennemente valida. "Il Futurismo - dichiarò qualche tempo fa nel corso di un'intervista - è uno dei principi essenziali dei quali si compone la vita, un'idea che si rinnova quotidianamente, come il sorgere del sole in ogni latitudine" (3).
L'innegabile coerenza, pur nella costante evoluzione della ricerca, è, d'altra parte, il dato che caratterizza tutta l'opera dell'artista. E per rendersi conto di ciò, è sufficiente ripercorrere rapidamente le principali tappe della sua carriera. Delle Site, nato a Lecce nel 1914, iniziò giovanissimo l'attività artistica, come pittore nella Scuola Statale d'Arte, sotto l'abile guida di Geremia Re. Nel 1930 si trasferì a Roma per frequentare l'Accademia di Belle Arti e Liceo Artistico e qui entrò in contatto con il Movimento Futurista, in occasione della Prima mostra di aeropittura, svoltasi alla Camerata degli Artisti in Piazza di Spagna, nel febbraio del 1931 in onore dei Trasvolatori Atlantici. Fu, questo, un incontro destinato a incidere profondamente sugli sviluppi della sua carriera, oltre che sui suoi più radicati convincimenti artistici e ideologici. D'altra parte, quel "passaggio", come ha confessato lui stesso in una recente intervista ad Aldo Bello, fu del tutto "automatico, naturale, senza sofferenze o traumi, perché quel mondo era speculare a ciò che evidentemente avevo in me e che ho realizzato vivendo in pieno, fin da giovane, il movimento futurista" (4).


Dell'aeropittura, la principale esperienza futurista degli anni Trenta, Delle Site diventò ben presto, nonostante la giovane età, uno dei protagonisti, offrendo un suo originale contributo che, come ha scritto Marcello Venturoli, "non segue pedissequamente il rituale vitalistico e meccanicistico, ma entra, soprattutto a contatto della lezione di Prampolini, nell'area astratta e spazialista allargando la visione e i modi dentro e oltre l'aeropittura" (5). Nel '32 espose a Roma, nella Galleria "Bragaglia fuori commercio" alla Rampa Mignanelli, e Prampolini, nella presentazione parlò di lui come di "uno dei più giovani e fantasiosi aeropittori dell'avanguardia artistica italiana". L'anno successivo tenne la sua prima mostra personale a Lecce, dove venne presentato dall'"aeropoeta" Vittorio Bodini, il quale mise in rilievo l'assoluta novità rappresentata da quella esposizione in un ambiente fermo ancora ai canoni della pittura naturalistica di fine Ottocento. "Delle Site - scriveva Bodini - non presenta mazzi mazzi mazzi di fiori né cocomeri carote pernici pesci o raccontini a colori, ma presenta brani della sua anima profondamente mistica che si manifesta in sinceri quadri sacri ... ; in immagini che ritraggono le sintesi fisionomiche ma soprattutto le sagome spirituali; in paesaggi dolcissimi in cui lo spirito vorrebbe eternamente villeggiare; finalmente in aeropitture in cui l'anima delle stratosfere, felicemente intuita, si compenetra con quella dei velivoli ebbri di velocità, di conquista dello spazio orizzontale-verticale, di lotta aerea, etc." (6). Questa mostra, che costituì il momento culminante della breve avventura futurista a Lecce, suscitò, com'era prevedibile, grande scalpore e innumerevoli discussioni sulla stampa locale 7. Per tutti gli anni Trenta Delle Site partecipò alle più importanti manifestazioni, nazionali ed europee, del movimento futurista, estendendo la sua attività anche ad altri settori di ricerca, quali la plastica murale, l'arte sacra, il paroliberismo. Nel 1937 realizzò un'opera imponente, andata purtroppo perduta: circa duecento metri quadri di decorazione sulle pareti della Casa dello Studente nella nuova Città Universitaria romana, in particolare nella Palestra, nella Sala di lettura e nella Sala da pranzo. Gerardo Dottori, in una preziosa testimonianza apparsa su "Artecrazia" di quell'anno, scrisse che si trattava di un'opera "di mole" nella quale l'artista aveva dimostrato "padronanza di mezzi tecnici, ricca fantasia e insieme senso di armonia della composizione e del colore". Specialmente nei quadri della Sala di lettura, a giudizio di Dottori, Delle Site aveva dato "la misura della sua abilità e delle possibilità a creare opere di largo respiro'". Negli ultimi tempi Delle Site ha dimostrato con personalissime soluzioni tematiche futuriste confermando l'attualità di quel linguaggio così rinnovatore. Ecco allora la serie dei Visioritmi - variazioni e timbri, la quale si riallaccia direttamente alle sue ricerche degli anni Trenta sul rapporto tra suono -forma - colore, o la rivisitazione del tema aeropittorico per eccellenza, l'"aerovisione", ormai talmente purificato ed essenzializzato da ridursi a puro rapporto emotivo. Sempre assai intensa è stata la sua attività espositiva, con numerose personali e collettive, in Italia e all'estero, tra le quali ricordiamo, oltre a quelle già citate, una mostra antologica nella Galleria Rizzoli a New York nel 1965 e una personale di "Aeropittura" a Marco Island in Florida nel 1976.

NOTE

1) E. CRISPOLTI, Mino Delle Site aeropittore futurista anni Trenta, Modena, Galleria Fonte d'Abisso Edizioni, 1984, p. 12.
2) E. BELLONZI, Testimonianza, in Mino Delle Site: cinquant'anni di pittura, Lecce, Milella, 1982, p. 17.
3) A. L. GIANNONE, Da una scatola di colori all'esperienza futurista, in "Quotidiano", Lecce, 11 settembre 1980.
4) A. BELLO, Amare Contee. Un viaggio in Puglia, Rimini, Maggioli, 1985, p. 156.
5) M. VENTUROLI, Mino Delle Site, Pitture dal 1947 ad oggi, catalogo della mostra, Roma, Galleria Astrolabio 1973.
6) V. BODINI, Il pittore M. Delle Site, in "La Voce del Salento", Lecce, 19 febbraio 1933.
7) Su questo argomento ci sia consentito il rinvio alla nostra Breve storia del Futurismo nel Salento, in "Sallentum", nn. 1-2, 1979, pp. 65-106, poi in Appendice a A.L. GIANNONE, Tradizione e innovazione nella poesia italiana del Novecento, Lecce, Milella, 1983, pp. 197-255.


L'IMPERO

19 Gennaio 1932 X Pag 3

F.T. MARINETTI POETA E UOMO D'AZIONE

"Sono una bomba. Una bomba che ha otto anime: Eroismo spensierato.
Allegria seduttrice.
Potenza artistica.
Italianità-duttile-brutale, intransigente, guerriera, sfottente. Lussuria.
Nostalgia sentimentale. Genio-rivoluzione.
Purezza.
Mescolate insieme formano l'esplosivo della bomba ... ".
Non conosco autobiografia più intensa e più densa di questa, nella suo laconicità lapidaria: l'artista fosforescente nella suo essenza dinamogena, chiusa tra le pareti solidissime di una immagine sintetica che esprime a meraviglia la molteplice potenzialità espansiva di un animo geniale, puro, ardentemente dionisiaco, inquadrato in una sana e robusta architettura classica: io sono una bomba.
Il lirico iper-sensibile, l'innovatore che infrange i tradizionali schemi ed oppone inconsuete finalità al teatro e al romanzo, che inventa complicate e tumultuose avventure spirituali ed eccezionali tempre di eroi, è sopra tutto un creatore e propugnatore di nuovi dogmi etici; indubbiamente egli è il precursore del rinnovamento spirituale, intellettuale italiano, ed il più tenace assertore - da 20 anni a questa parte - del nostro primato artistico e politico.
Un "maestro di vita" direbbe il passatista; noi amiamo paragonarlo invece alla miscela esplosiva che dissemina il seme ferrigno del suo involucro sulla inerzia della moltitudine. E la buona sementa ha portato i suoi frutti. L'atmosfera energetica che oggi respiriamo e lo stesso ritmo celere della nostra vitalità, certi atteggiamenti spirituali delle masse, dei cenacoli letterari, degli uomini grandi e piccoli, certi criteri di valutazione morale, sono affiorati oggi alla superficie; ma il rude lavoro annovera 20 anni di battaglie ingaggiate e combattute da Marinetti in nome del futurismo - con una schiera di spiriti fraterni, da prima esigua poi sempre più numerosa - nelle forme più geniali e più inconsuete: dal manifesto alla conferenza, dall'esposizione all'audizione musicale, dalla lettura di versi alla pubblicazione di poemi e di romanzi, alla rappresentazione di piéces teatrali, dalla conversazione al contraddittorio al pugilato al duello. La nascita del FUTURISMO impersono la 7° anima di Marinetti, l'anima tipica, personalissima: Genio-rivoluzione. Chi non ricorda il gesto sovvertitore di Marinetti che nel 19 10, dalle colonne di uno dei più noti giornali della Francia - il FIGARO di Parigi - lanciava il manifesto di fondazione del Futurismo? Il tono profetico e spigliatissimo ad un tempo, il fascino di quel lirismo aggressivo, la semplicità e la originalità delle idee professate con la violenza d'una sferzata, facevano di quel manifesto il primo capitolo del nostro rinnovamento. Ed ecco che le proclamazioni teoriche si moltiplicano, la propaganda - sotto tutte le forme - dilaga rapidamente: in Inghilterra, in Francia, nella Spagna nell'Olanda nel Belgio, nella Germania, nella Russia, in America e fin nel Giappone.
I manifesti si susseguono: il loro dominio si estende dal campo letterario al campo plastico, a quello musicale, a quello politico. Ben presto il FUTURISMO si afferma "come un sistema totale, politico, letterario". Ma l'inesausto dinamismo personale di Marinetti richiamo le nostre considerazioni sulla I anima e sulla III, particolarmente leve potentissime delle altrui forze. Prima: eroismo spensierato. Ha due volti di purezza e di durezza marmorea che si partono dallo stesso tronco saldo e poderoso: l'eroismo morale del condottiere spirituale e l'eroismo fisico del guerriero.
Le battaglie del FUTURISMO sono troppo note perché debbasi illustrare il coraggio marinettiano nell'affrontare le responsabilità di una rivoluzione artistica e di coscienze, di sapersi opporre alla refrattarietà adamantina dei negatori e alla bestialità degli ostili per partito preso. In guerra, poi, da eroico combattente due volte ferito, le sue divise "Italia" e "Amore del pericolo" sono state consacrate da due medaglie al valore. E questo è il miglior commento a quell'eroismo spensierato che diviene materia artistica e vivente nel suo libro di guerra "L'alcova di acciaio". Terzo: Potenza artistica.
Paul Claudel, il poeta rappresentativo della Francia di oggi, non ha esitato a proclamare Marinetti "uno dei due o tre maggiori poeti contemporanei". Prescindendo dalla sua eccezionale attività letteraria - che lo pone tra gli scrittori, tra coloro che sanno l'arte possedendone gli strumenti e la tecnica, da buoni operai e non da mestieranti - prescindendo dalla bontà qualitativa, di pensiero e di forma, della sua produzione - Marinetti come artista è un inventore genialissimo. La sua teoria - violentemente anticattedratica - è una densa e spietata rassegna dei vecchi valori letterari ed una pronto ed originale creazione di nuovi valori.
Dalla lirica pura, al poema, al romanzo, al lavoro teatrale, il suo sforzo estetico tende particolarmente alla affermazione di questi due concetti: la ricerca della simultaneità, della compenetrazione lirica - e quindi del sinteismo - e la formazione "di un'arte cerebrale, funambolica, al di fuori di ogni limite estetico e di ogni meta di commozione", come ha notato acutamente Emilio Settimelli. Abbiamo affermato che Marinetti è, ed è stato, un precursore politico: lo testimonia la sua attività di ieri e di oggi ed i suoi atti (chi non ricorda le sue battaglie contro le schiere rosse?), ed ecco che la sua opera di letterato si corona di questi volumi di carattere politico: "Democrazia Futurista", "AI di là del Comunismo", "Futurismo e Fascismo" che pongono il creatore del Futurismo fra i preparatori e preannunziatori della Rivoluzione fascista.

VITTORIO ORAZI (pseud., fratello di Enrico Prampolini)


L'IMPERO

19 Gennaio 1932 X Pag. 3

IL TEATRO AEREO RADIOTELEVISIVO

Manifesto futurista a Italo Balbo

Furono prevalentemente teatrali le sensazioni da me provate sul seggiolino dello snello Caproni da turismo che Mario De Bernardi muoveva acrobaticamente nel cielo di Roma, a guisa di ruota, barile, trivello, cravatta, getto d'acqua colpo di fioretto e pugnalato alla terra.
Fu teatrale la sensazione di decollare in 60 metri e, subito, come all'alzarsi di un sipario, apparire sospeso in un bagno d'aria pieno di silenziose molle, incerte quanto quelle delle poltrone di un pubblico severo. La necessità di perfezione meccanizza gli attori come questa volitiva velocità meccanizza lo spazio irrigidito e il mio corpo di carne metallo e legnocompensato. Teatrale la sensazione di affacciarsi sovranamente a picco sui prati avviliti e su tanti alberi fogliuti di invidia che le rodici inferociscono. La critica è rappresentato da un piccolo fiume tortuoso dai cangianti colori d'indifferenza bile e prosopopea. Lentissimo. Sazio di curve diplomatiche e precauzioni striscianti. Di colpo ridivenni pupo in strane fasce metalliche, lieto di rivoltarmi nelle braccia affettuose di una balia abbondante sano diafano, e di bere a questa o quella mammella latte d'ignoto e fresco pericolo.

NEL CIRCO DELLO SPAZIO

Teatrale mi sentivo nella mia convesso vetrina di mica, santo della terra offerto alle nuvole, questi volubili spettatori eternamente scontenti.
Poi, con un tipico crescendo drammatico, la velocità minima del motore annunciò alla platea infinità che una forza invincibile mi sollevava le gambe su, su, sui Sorrisi con solidarietà artistica nel pensare che il protagonista, per farmi fare una bella capriola, doveva necessariamente farla anche lui, dietro di me. Massima attenzione sospesa.
La soluzione del problema o dramma è imprevedibile: ho il ventre rivolto all'alto; i miei piedi quelli di De Bernardi e le piccole ruote dell'apparecchio cercano ansiosamente le erbe dello Zenit. Nel teatralissimo circo dello spazio, come un ginnasta sulla sbarro fisso, ho i piedi in alto la testa in giù, celeste pescatore di perle; benché ossessionato dallo stile del mio ruolo artistico, ne scorgo una in fondo, laggiù, fra gli spettatori o birilli o baraccamenti o giocattoli di un'infanzia ormai abolito.
Allora, giunti alla massima tensione degli sguardi del pubblico sottostante, e al sommo della scena capitale o cerchio della morte bruscamente De Bernardi la spezza colla maestria d'un grande attore tragico e mi fa piombare, a gambe larghe, tuffando il mio piede destro nella critica biliosa del piccolo fiume e il sinistro nei tondi palchi di pini a ombrello, dove, certo, già rumoreggiano tutti gli uccelli esautorati della compagno romana.
Per riaccendere la curiosità e l'anima trepidante degli spettatori, il motore acutizza una suo rombante ripresa di 200 Km. in bilico sull'ala sinistra. De Sernardi che ora impugno la mia schiena fusa con la leva di comando mi gira, lento rapido grimaldello, nell'immensa toppa elastica del cielo, tentando di fare scattare la serratura della morte, sugli spasimi del pubblico che implora implora in alto la battuta finale.
E questa viene con la fresca pioggia degli applausi sul nostro atterraggio. Nell'uscire dalla carlinga mi svestii come un pittore, mi tolsi i fili come un fantoccio meccanico; ero anche un poetasvuotato del suo lirismo e della suo teatralità.

UNA NUOVA FORMA ARTISTICA

La prima concezione elementare d'un Teatro aereo è dovuta al multiforme ingegno di Fedele Azari, aviatore pilota pittore e poeta futurista morto due anni fa dopo aver creato la prima aeropittura e con me il primo Dizionario Aereo. Nel 1918 egli eseguiva infatti i primi voli espressivi e saggi di teatro aereo elementare sul campo di Busto Arsizio. Contemporaneamente egli scriveva: "Noi aviatori futuristi creiamo una nuova forma artistica, colla espressione dei più complessi stati d'animo mediante il volo. è una forma artistica simile alla danza, ma ad esso superiore per lo sfondo grandioso, per il suo dinamismo e per le possibilità a cui dà luogo, compiendosi le evoluzioni secondo le tre dimensioni dello spazio.
Ho constatato come sia facile per gli spettatori seguire le sfumature di stati d'animo dell'aviatore, data la identificazione tra il pilota e il suo apparecchio. Vi è molta differenza tra aviatore ed aviatore nel modo di volare. Lo stesso aviatore non vola sempre allo stesso modo. il volo è dunque sempre l'espressione dello stato d'animo del pilota. Infatti il giro della morte rivela allegrezza, la botte rivela impazienza o irritazione, mentre i passaggi d'ala alternati a destra e a sinistra ripetutamente indicono spensieratezza, e le lunghe discese a foglia morta dànno un senso di nostalgia e di stanchezza. Gli arresti subitanei seguiti da avvitamenti più o meno prolungati, le impennate, le picchiate, i rovesciamenti dànno l'immediata comprensione di quanto sente l'aviatore. Se poi tali rappresentazioni sono fatte con più apparecchi si possono svolgere in cielo dialoghi e azioni drammatiche. Chi ha assistito a combattimenti aerei ha potuto rilevare i vari atteggiamenti degli apparecchi combattenti e vagliarne il valore dei balzi dalle mosse avvolgenti dai divincolamenti, dalla tattica felina o aggressiva, impulsiva o guardinga.

TEATRO POPOLARE

Nei nostri voli dialogati, nelle nostre parole in libertà aeree, anche il sesso dei personaggi sarò reso evidente dal tipo dell'apparecchio, dalla voce del motore e dalla linea di volo. in collaborazione col pittore futurista Luigi Russolo, musicista rumosista fisico e chimico, abbiamo realizzato un nuovo tipo di scappamento che regola la sonorità del motore senza modificarne la potenzialità. Ogni aeroplano sarò dipinto e firmato da un pittore futurista. Una parte importantissimo avrò il lancio espressivo di polveri colorate e profumate, coriandoli, rozzi, paracadute, fantocci, palloni variopinti, ecc. Sugli spettatori sdraiati, reciteranno gli aeroplani (di giorno) in ambienti colorati aerei formati coi fumi diffusi, e di notte comporranno mobili costellazioni artificiali fra le potenti luci dei proiettori. Il Teatro aereo futurista avendo per essenza l'eroismo sarò uno scuola di coraggio. Sarà un teatro popolare poiché (salvo le tribune a pagamento) sarò offerto a milioni di spettatori. Anche il poverissimo avrà il suo teatro. Il Teatro aereo, coll'ampiezza dei suoi spettacoli, il concorso delle folle e la emulazione dei suoi attori stimolerò anche l'aviazione commerciale e l'industria aviatoria".

TRAGICITA' CONTINUA

L'aeropittore futurista Mino Somenzi, nella Prima Giornata Aero-sportiva organizzata do lui a Roma nel novembre scorso, intuì uno utilizzazione drammatica della Radio da aggiungere olia concezione di Azari. Io, personalmente, credo utile perfezionare il Teatro Aereo mediante:
1 - Speciali altoparlanti montati su automobili camuffati originalmente e trasformabili dal tragico al comico. Questi altoparlanti discuteranno e risseranno parteggiando per i diversi aeroplani volanti che reciteranno in cielo. Essi lanceranno do un capo all'altro dell'immenso teatro le puntate di denaro che il loro cerchio di folla giuocatrice forò sulle vicende probabili del dramma aereo.
2 - Smisurati pannelli di aero-poesia e schermi per televisione che, sospesi o speciali aeroplani, si sposteranno per offrire o tutti gli spettatori quello porte di rappresentazione aerea molto alta e quindi poco visibile.
3 - Una scenodinamica aerea totale di spostamenti d'apparecchi, rapidi o lenti do quota a quoto o da nuvola a nuvola.
4 - Una scenodinamica aerea particolare di apparecchio che porto intorno intorno a sé il suo mutevole e personale prodigio di fumi colorati. Così perfezionato il Radioteatro Aereo Televisivo ha per caratteri tipici:
a) La straordinario potenza suggestiva di azioni drammatiche che si svolgono sopra sotto, sotto sopra, e in tutte le direzioni.
b) Una tragicità continua mantenuto dal costante pericolo di ogni gesto artistico o acrobazia degli apparecchi. Ne teatro aereo ogni bacio è mortale!
c) La massimo sorpresa dato che nessun altro teatro può offrire delle entrate o uscite di attori o 200 o 300 chilometri all'ora. Avremo gare di velocità tra i sentimenti le idee e gli istinti. Avremo emozionanti campionari di pesi leggerezze elasticità e slanci. Sarò il primo vero Teatro all'aria aperta tota litario leggero e decisamente divertente.

F.T. MARINETTI


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