§ IL CORSIVO

Volgaritą č violenza




Francesco Alberoni



Vi sono dei periodi storici in cui un Paese è come colto da una follia di cambiamento. Allora il passato sembra non valere più nulla. La gente parla solo dell'ideale, vive nel futuro. Sono i periodi utopici, fanatici, come è stato anche da noi quello fra il 1967 ed il 1970. In altri periodi, invece, il pendolo si sposta tutto dalla parte dell'esistente. La gente non crede più nel futuro, non crede più nell'ideale, diventa cinica e, di tutte le cose, vede solo l'aspetto prosaico, volgare. Così è l'epoca presente.
Il pericolo che incombe sulle società dominate dall'utopia è il fanatismo. Lo abbiamo visto anche in Italia. Gli studenti che si riunivano in assemblea per combattere l'autoritarismo, in pochi mesi, avevano creato dei soviet tirannici. Gli operai che, nell'autunno del 1969, hanno cercato di rifare da capo il sistema produttivo, hanno finito per favorire la dittatura del sindacato. Gli intellettuali sono annegati nell'ideologia. Ma anche i periodi in cui si spegne ogni luce ideale, in cui la gente si preoccupa solo di arricchire, i politici solo del loro potere, sono amori. In questo caso il pericolo non è rappresentato dal fanatismo, ma dalla ottusità e dalla volgarità. La gente che non crede in niente diventa arida, e l'aridità del cuore si comunica anche alla mente. Non riesce più a capire la differenza fra le cose meschine e quelle elevate. Non capisce nemmeno più quando una cosa è profonda e quando è superficiale. Finisce per trascinare tutto in basso. Finisce per credere che tutto sia apparenza, effimero. Si crede saggia ed è soltanto cinica, si crede forte ed è soltanto grossolana.
Il politico delle epoche grossolane ignora l'elettorato. Ignora la società. Non parla nemmeno più di riformare o migliorare il Paese. Il suo unico problema è il potere. La sua unica occupazione sono gli affari. Non si guarda nemmeno più attorno. Non studia più, non pensa più.
Il giornalista delle epoche grossolane non va più in giro a fare inchieste meticolose, accurate, controllando i fatti di persona, come un investigatore. Raccoglie qualche intervista raffazzonata che poi mescola a modo suo inventando quello che vuole. Non legge più i libri che deve recensire, scorre le critiche fatte dagli altri, in fretta, e le ripete.
Nel cinema, i registi perdono ogni creatività e si convincono che il cinema è morto, mentre sono morti solo il loro cuore e la loro mente.
Qualunque argomento trattino lo involgariscono. L'amore diventa subito sessualità, e, poi, rapidamente, pornografia.
La creatività è fatta di attenzione e di rispetto per i fatti minimi della realtà. Jenner ha scoperto la vaccinazione osservando i mungitori. Ha visto che, quando mungevano mucche ammalate di vaiolo vaccino (cioè di vacca), non si ammalavano di vaiolo umano. Fleming ha scoperto la penicillina vedendo che, nelle colture ammuffite, i germi erano morti. Freud, per tutta la vita, ha esaminato cose insignificanti come i lapsus e i sogni, affrontando il disprezzo dei contemporanei. Ma basta prendere una tragedia di Shakespeare per accorgersi della cura con cui osservava i più fini moti dell'animo umano e del comportamento. Se torniamo ancora più indietro, e leggiamo i dialoghi di Platone, siamo stupiti dalla finezza delle analisi, dalla incredibile acutezza nel vedere.
La gente delle epoche grossolane, invece, non ha tempo per osservare con cura, non ha tempo per occuparsi di finezze, non ha tempo per vedere. Vuoi fare in fretta. Vuoi avere subito successo, senza mai porsi il problema di meritarselo. Non sente il bisogno di fa re le cose bene. Non capisce nemmeno. quando le cose sono fatte bene. Arriva a odiare chi fa le cose bene.
Noi siamo troppo indulgenti con i superficiali, con i volgari, con i grossolani. Li giustifichiamo inutilmente. Se qualcuno fa una cosa male, pensiamo che non l'ho fatto apposta, ma perché non aveva tempo, oppure perché era ignorante. Invece dobbiamo incominciare a pensare che lo ha fatto apposta. Come quando una domestica malcontento rompe i piatti. Non è che non sappia lavare. E' la sua collera che le fa sfuggire il piatto di mano, che glielo fa sbattere con forza. La persona superficiale, volgare, grossolana, disprezza le cose che fa, ed è per questo che le fa male. Il critico che parla male di una cosa di valore, ha visto benissimo che vale, ma ne parla male apposta, perché non vuole che ci siano cose di valore.
Per questo, nelle epoche grossolane, è così difficile lavorare con cura, seguire la propria vocazione, essere rispettati per la propria serietà. Perché chi è grossolano e volgare infanga tutto, abbassa tutto al suo livello. Essendo vuoto, vuole che tutto sia vuoto. La grossolanità è violenza.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000