§ SALENTO AGRICOLO

I temi della cooperazione




Enzo Panareo



La cooperazione, nel tessuto di una economia, è un istituto il cui obiettivo è di unire in una somma di sforzi economici l'impegno operativo di individui, i quali hanno interessi comuni che difficilmente si realizzerebbero ove l'impegno operativo rimanesse isolato, a livello individuale. E' essenziale, in qualsiasi forma di cooperazione, che la identità o la somiglianza degli interessi preesista nell'insieme degli associati. Tale identità, o somiglianza, di interessi, che assume concretezza in una identità di bisogni economici da soddisfare, fa sì che gli individui i quali hanno in comune tali interessi, tali bisogni, si riconoscano come categoria produttiva. In virtù di tale situazione, è possibile parlare della cooperazione come di associazione di categoria.
Quella della cooperazione è storia lunga e ricca di eventi ed interessa quasi tutti i Paesi europei e quasi tutti i settori produttivi.
Per quel che riguarda l'Italia, va appena accennato alle banche popolari, alla cooperazione agraria, ai consorzi agrari, alle casse rurali ed artigiane, nonché alle mutue società assicuratrici che riprendevano una gloriosa tradizione post-risorgimentale. Si tratta, in effetti, di un capitolo di storia dell'economia italiana tra i più rilevanti, attraverso il quale, in fondo, transita una porzione' notevole di storia della società italiana moderna e contemporanea. E stato il Basevi a fornire una esemplare sintesi storica del movimento cooperativo italiano, che è stato suddiviso da questo studioso in quattro periodi, nei quali s'identificano quattro importanti fasi della storia dell'Italia moderna. Un primo periodo va dagli inizi al 1900, ed è il periodo della formazione, nel quale, tra l'altro, le classi sociali vanno individuando i loro interessi ed i loro antagonisti; un secondo periodo va dal 1900 al 1921 e si tratta, certo, del periodo più fecondo, ma anche più pericoloso per le suggestioni che creò in molti suoi fautori; il terzo periodo coincide con il ventennio fascista ed è contrassegnato dalla più assoluta illiberalità; l'ultimo, infine, va dalla fine della seconda guerra mondiale ed è ancora in atto. Cessate le ostilità del secondo conflitto mondiale e ripristinato il sistema politico della democrazia parlamentare, cadute le pregiudiziali negative connesse alla concezione politica del fascismo, ripresentatasi peraltro, anche in forme più violente sul piano dell'ordine pubblico, la confusa situazione politica del 1919, si verificò, nei primi anni di pace, una travolgente ondata di cooperativismo. Tutti gli strumenti operativi e legislativi, in effetti, si rivelarono idonei a concorrere alla ricostruzione del Paese ed al risanamento della società sconvolta dal conflitto.
D'altro canto, anche la Costituzione della Repubblica italiana ha un riferimento esplicito all'istituto della cooperazione, laddove, nell'art. 45, afferma che "La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata ... ". Non è facile stabilire il numero attuale delle cooperative italiane. Ci sono sì organismi superiori ai quali, per un necessario coordinamento, le cooperative si rapportano:' la Confederazione cooperativa italiana e la Lega nazionale delle cooperative, ma esse sono tante che nemmeno questi due organismi, ricostituiti dopo la caduta del fascismo e pur abbastanza efficienti, sono in grado di fornire il numero esatto delle cooperative italiane. Va, infine, aggiunto che intorno all'istituto della cooperazione è fiorita tutta una legislazione, oltre che una normativa, che si sviluppa, contemporaneamente, in dottrina e giurisprudenza, entrambe rigogliosissime.
Anche nel Salento, a partire dalla ripresa democratica nell'immediato dopoguerra, rifiorì il movimento cooperativistico, tanto più che proprio nel Salento per le sue condizioni, sia sul piano umano - non va dimenticato, in fondo, che il dopoguerra nel Salento ha prodotto, tra i tanti altri fenomeni, quello di un massiccio esodo delle forze del lavoro, cui s'è aggiunta un'elevata percentuale delle donne impiegate nel mondo del lavoro, in tutti i settori, e s'è aggiunta la progressiva incidenza degli anziani riutilizzati in un nuovo ciclo produttivo -, che su quello economico, come in altre aree del Mezzogiorno, questo movimento, se correttamente impostato, poteva sopperire ad alcune gravi contraddizioni di fondo dell'economia della subregione della penisola salentina.
Luci ed ombre ha prodotto in tutti i settori operativi l'esercizio, storicamente collaudato, della cooperazione nel Salento, forse più luci che ombre, in un percorso di economia provinciale abbastanza mosso, senz'altro non lineare; s'è trattato, e si tratta, di una economia piuttosto accidentata, ricca, comunque, di fenomeni interessanti che, messi tutti insieme, rappresentano una fascia di storia suggestiva da ripercorrere. Questa storia, per quanto riguarda il settore di economia relativa all'agricoltura, l'ha scritta, per intelligente e generoso impulso della Banca Popolare Sud Puglia, il Prof.Giuseppe De Meo, docente di Politica agraria e di Cooperazione agricola nell'Università degli Studi di Bari. Non va trascurato l'Editore, Mario Adda di Bari, il quale ha dato al libro veste dignitosissima e di scorrevole lettura. Ne è venuto fuori, dunque, un libro folto di dati, denso di riferimenti, ricco di notizie, estremamente, dunque, e capillarmente informato, dalla cui lettura agevolmente si desume quel che è stato il percorso della cooperazione in agricoltura in Terra d'Otranto dalla fine del conflitto a qualche anno addietro. Non solo, ché dall'analisi dei dati forniti lo specialista può, con buona approssimazione, ricavare utili indicazioni per il futuro immediato. Per quanto riguarda la struttura espositiva e documentaria, il libro è articolato in quattro parti: una prima parte ha valore, per così dire, propositivo; una seconda parte ha aspetto espositivo, cui se ne aggiunge uno documentario, che si giova di un'appendice statistica; una terza parte, estremamente necessitata da una completa osservazione del fenomeno cooperativistico - a cura, questa parte, del Dott. Giovanni Ciaravolo - reca un'Appendice normativa. Questa parte, a sua volta, è distinta in quattro sezioni, tenendo conto delle articolazioni legislative. L'ultima parte, infine, è rappresentata da cinque grandi tavole sciolte, a colori, relative, all'interno dei singoli comporti produttivi, all'intensità territoriale che contraddistingue le singole produzioni. E' possibile, in tal modo, avere un'idea visiva dei fenomeni agrari diffusi nell'area provinciale estremamente rivelatrice dell'evoluzione e della situazione, anche topografiche, del fenomeno. il territorio della provincia di Lecce è costituito da una penisola e, pertanto, nelle colture va tenuto conto della vicinanza del mare, dell'esposizione, del clima particolare e così via.
Ruolo, dunque, e funzione della cooperazione in provincia di Lecce. Ne scaturisce agevolmente l'idea di un movimento di massa, sorretto da un principio democratico, che tende ad occupare, a mano a mano che le istanze maturano, tutta l'area della produttività provinciale. La materia è, opportunamente, suddivisa in comparti produttivi. Da un'analisi -necessariamente sommaria, ma non per ciò carente o evasiva - di questi comparti emerge nettamente la configurazione del plesso cui danno origine quel ruolo e quella funzione nell'agricoltura salentina. Ruolo e funzione, in effetti, significativi quant'altri mai, se si fa caso ad alcuni particolari molto interessanti che è dato cogliere a mano a mano che i singoli comparti sono esaminati nel sistema delle regioni agrarie. Emerge, intanto, di fondo che la cooperazione, nell'ambito di un innegabile processo evolutivo dell'agricoltura salentina, ha gradatamente modificato modi e forme di gestione della terra, di manipolazione e di trasformazione dei prodotti - si tenga conto delle numerose, piccole industrie fiorite a ridosso dell'agricoltura, nel Salento, che hanno incrementato l'occupazione -, di realizzazione, in ultima istanza, della ricchezza correttamente intesa, con la quale sorreggere ed arricchire i cicli della produttività. Quel che si fa strada, allora, sotto il segno dinamico della cooperazione, è una mentalità nuova in agricoltura, un nuovo costume e, dunque, una nuova cultura, al seguito di novità sostanziali, inimmaginabili negli anni del fascismo, quando le leve, politiche ed economiche, dell'agricoltura erano tutte nelle mani degli agrari assenteisti. Eppure, certi ritardi ancora s'accusano. Non sono, certo, i problemi a far difetto. Tra i quali, il reperimento del capitale necessario alle imprese cooperativistiche per l'acquisizione della serie degli impianti. Si pensi che certe strutture, in alcune imprese, sono soltanto nominali.
Se si pone poi mente alla cooperazione giovanile, che è riuscita, su vasta scala nazionale, ad alleviare la piaga della disoccupazione nell'ambito della cooperazione agricola, non molto s'è ottenuto, malgrado la presenza di incoraggianti strumenti legislativi, nel Salento. Forse è stata colpa dello spirito piuttosto individualistico del quale è dotato il tipo etnico salentino
Ed ecco, in rapida rassegna, i comporti produttivi presi in esame in questo interessante libro: vitivinicolo, olivicolo, ortofloricolo, tabacchicolo, zootecnico. Diverse, ed interessanti tutte, sono le osservazioni che è possibile, poi, fare all'interno dei singoli comparti, ripercorsi con indagini puntuali.
A proposito del comparto olivicolo - la cui analisi è stesa a cura del Dott. Giuseppe De Blasi - si rileva che nel settore elaiotecnico recente è il fenomeno della cooperazione, che ha dato, peraltro, grossi risultati: si pensi che su 550 imprese, il 35% circa è condotto in forma cooperativa. Gli olii prodotti dalle cooperative, poi, sono, in genere, migliori di quelli ottenuti dalle industrie olearie gestite con altre forme. Segno evidente che la gestione cooperativistica delle imprese influisce anche sulla qualità del prodotto, in virtù, probabilmente, di una diversa impostazione del ciclo produttivo. A titolo di notizia s'apprende, in tal settore, che l'olivo occupa il 30% circa della superficie agraria e forestale della provincia di Lecce e che 57.000 sono le aziende, di piccola e media grandezza, interessate alla coltura.
La struttura cooperativistica, peraltro, ha suscitato un'intensificazione della produzione floricola - che nel Salento è, si può dire, agli albori, ma già adulta per quanto riguarda i risultati - sia in termini di assortimento varietale che di volumi di. produzione.
A proposito della coltura del pomodoro, poi, l'indagine condotta dal Prof. De Meo ha permesso di accertare che "... Le iniziative cooperativistiche [ ... ] hanno comunque consentito di dotare la provincia di Lecce di una serie di piccole e medie industrie di trasformazione che sono in grado di lavorare la produzione locale in precedenza destinata alla trasformazione negli stabilimenti nella Campania ... " (p.71).
Rilevante è, ancora, il peso progressivamente crescente assunto dalla cooperazione nella lavorazione del tabacco, anche se lo spirito cooperativistico non s'è adeguatamente diffuso tra i tabacchicoltori e tutto ciò provoca difficoltà notevoli nella struttura produttiva. è per questo ,che al comparto non sono venute spinte e risoluzioni! Casi come modesto è il contributo fornito dalla cooperazione all'allevamento. Pochi sono, in realtà, i capi di bestiame presenti nell'area. Sono sorte, in effetti, cooperative di allevatori, ma le notizie che se ne hanno sono quando scarse quando inattendibili. Segno evidente che nel settore regna tanta confusione, che va senz'altro dissipata a cura degli organi superiori con opportuni strumenti di conoscenza e di incoraggiamento.
Un cenno dedica l'Autore ai Consorzi Agrari - società cooperative, pur se di tipo speciale - ed all'attività di quello di Lecce, in ordine all'approvvigionamento dei mezzi tecnici da fornire in agricoltura ed all'attività assicuratrice. Pertanto "... il Consorzio Agrario costituisce una potente struttura organizzativa e quindi nell'ambito della provincia non si sono costituite altre società cooperative specializzate nella fornitura di mezzi tecnici ... " (p. 95).
Quali sono i rischi ai quali va incontro in Italia un sistema cooperativistico? Non si parla - è chiaro - del fatto tecnico, ma di quello politico sempre incombente. Ed ecco il Prof. De Meo: "... In un sistema sociopolitico come il nostro, caratterizzato dalla partitocrazia, la conseguenza inevitabile è la "politicizzazione" delle cooperative. Sembra necessario precisare che, in via di principio, appare perfettamente legittimo che gruppi sociali omogenei ricerchino una rappresentanza politica dei propri interessi; del tutto inaccettabili sono le degenerazioni clientelari che spesso ne conseguono e che sovvertono i principi e le finalità stesse della cooperazione, trasformando l'autogestione in assistenzialismo con accentuazioni corporative ... " (p. 105). Ed è quel che di frequente - purtroppo - si verifica, corrompendo l'istanza di democrazia e di libera opzione che è sottesa ad ogni intrapresa di cooperazione.
Certo, è, questo, un Libro che ci voleva nel panorama dell'attività agricola del nostro Salento. Ma il libro del Prof. De Meo avrebbe fallito il suo scopo se non provocasse un dibattito serrato e, soprattutto, spregiudicato, avulso, cioè, dagli schemi che sono diventati consueti, peraltro, in certi settori della politica del Mezzogiorno. Perché trasformare "l'autogestione in assistenzialismo con accentuazioni corporative" può dare frutti nell'immediato a quei gruppi politici interessati al proprio tornaconto, o al tornaconto della fazione politica, suscettibile, peraltro, di diventare politicantismo, ma non giova affatto alle intraprese dei lavoratori, i cui interessi soltanto debbono essere primari in un autentico sistema di democrazia.

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