§ I RITI DELL'ANGOSCIA

Non tutte le serpi vengono per nuocere




Gregorio Donato



Alla confluenza delle gole del Sagittario con la valle del torrente Pezzono, a metà strada tra il Fucino e l'Adriatico, appollaiato sullo sprone del Monte Luparo, sorge Cocullo, un paese in parte diruto. All'inizio contava oltre mille abitanti, oggi poco più di trecento. Ma il primo giovedì di maggio in migliaia convengono dall'Abruzzo, da altre parti d'Italia, persino dall'estero, per la ricorrenza di San Domenica da Foligno, qui vissuto attorno all'anno Mille, più nota come festa dei serpari.
La statua del Santo, una piccola statua, caracolla tra i vicoli scoscesi, sorretta da sei uomini. E preceduta dalla banda, da un gruppo di ragazze in costume: hanno sul capo enormi cestini che contengono grandi forme di pane colorato. Quindi chierichetti attorno al sacerdote che porta, non senza solennità, una teca d'argento antico; contiene un miracoloso molare di San Domenico. In realtà, di molari del Santo nella zona se ne contano una ventina. Ma il fatto più singolare è che la statua del santo è circuita da un groviglio di grandi serpi che scivolano con indifferenza dal collo all'aureola, alle mani benedicenti del Santo. E tutti hanno spesso, attorno al collo, una o più serpi. I ragazzi sfrecciano con i rettili in mano, minacciandosi a vicenda, scherzando e pregando.
Ogni anno si danno convegno cineprese e ricercatori di antropologia culturale, curiosi e pellegrini. Immancabile il massimo studioso di tradizioni popolari, il prof. Alfonso Maria Di Noia, in piazza, tra la gente, discute e spiega.
DI NOLA: E il prete toccava ogni pecora, perché evitasse le mozzicature di cane arrabbiato. Dietro c'è tutta una storia strana, simpatica...
(Voce femminile): "Come il sangue di S. Gennaro, forse?".
DI NOLA: "Sì, ma S. Gennaro è troppo urbano, proletario, ha il gioco del lotto; invece questo è più contadino, autenticamente contadino. Lo stesso rito che si tiene qui si fa a New York: vanno a prendere le serpi al giardino zoologico. Anche ad Ottawa".
(Voce femminile): "Li prendono in prestito?".
DI NOLA: "In prestito. Ad Ottawa fanno lo stesso rito. Cioè sono riti di aggregazione sociale. Il paese è estremamente povero".
DONATO. Finita la festa, tornato il santo nella sua chiesa, anche noi approfittiamo della presenza di Di Noia per saperne di più. Cominciamo dalle origini di questa festa.
DI NOLA: "Questione complicata, perché si connette ad un'antica popolazione locale, quella del Marsi, che fu quasi completamente distrutta poi dal dominio romano e si connette anche a culti medievali presenti in tutta l'Europa. Sono i culti del santi che proteggono contro le morsicature dei cani e dei serpenti".
DONATO: "Oggi, alla vigilia del Duemila, che senso ha, per la gente, questa festa?".
DI NOLA: "Oggi qui a Cocullo c'erano qualcosa come undicimila-dodicimila persone con la possibilità di accedere al paese. Significa che ha una presenza di valori, la festa, se tanta gente viene. Significa che all'interno di una società dominata dal modello consumistico, con l'esposizione dell'uomo alla totale perdita di identità, le folle erano folle, stamattina: hanno bisogno di recuperare il loro volto umano che la civiltà dei consumi, purtroppo, con la sua inadeguatezza a corrispondere ai problemi fondamentali dell'uomo, non gli offre. la gente torna qui perché ha bisogno di ritrovare antiche radici culturali, ma ha anche bisogno di dinamiche che superino la banalità del quotidiano e che si attengano ad un livello della diversità, ad un livello che tocca l'anima. lo dicevo qua che la società del consumi ci presenta il rischio continuo della perdita dell'anima, in senso antropologico, non dell'anima in senso teologico. Una festa come quella di Cocullo - ma ce ne sono tante altre in Italia - ci offre la possibilità di un recupero dell'anima che abbiamo perduto".
DONATO: "Ma la festa, almeno ufficialmente, è una festa religiosa; si può parlare di un senso religioso, di un senso cristiano, di questo incontro?".
DI NOLA: "Se per cristianesimo intendiamo noi, e anche dobbiamo intendere evangelicamente, l'esposizione del proprio sé bendato dinanzi alle forme di una potenza intensamente vissuta, Cocullo è il caso. E' il caso perché noi, quando vediamo arrivare le compagnie che arrivano dal Sud dell'Italia, (le compagnie sono queste formazioni di fedeli che vengono alcune volte anche a piedi), notiamo negli occhi e nei volti e negli stessi movimenti, nella gestualità dei fedeli, il totale denudamento di fronte alle forme della potenza e all'interno di questa situazione esponenziale di carattere, può essere, anche angosciante, la luce della speranza in una diversità. Noi non discutiamo in questo momento se questa diversità sia una diversità cristiana o non cristiana. E' certamente una diversità che rifugge dalla quotidianità ed é quindi una diversità proprio perciò religiosa",
DONATO: "Senta, professor Di Nola, lei è in qualche modo erede di una grande tradizione di studi su questo fenomeno. Da Bonaiuti a Donini, tanto per fare dei nomi, Ecco, di fronte a questi fenomeni, c'è un atteggiamento a volte intellettualistico. lo mi ricordo, se non sbaglio, una pagina proprio di Bonaiuti che parla del miracolo di S. Gennaro, della gente che va a pregare S. Gennaro e che dice, ma, in fondo, che cosa si chiede a S, Gennaro? La vecchia chiede il marito per la figlia, il lavoro per il figlio, Ecco, risolviamo primo questi problemi e poi critichiamo. è così che ci si deve porre di fronte a questi fenomeni che certamente sono di un'altra epoca?".
DI NOLA; "innanzi tutto, rinunziando agli pseudointellettualismi e soprattutto agli pseudo-illuminismi. Cioè, non occorre difendersi, all'interno di uno società come la nostra, che è attraversata da problemi pesanti, chiudendosi nel guscio della ragione pura. Secondo me, poi, starei molto attento: la donnetta che chiede per la figlia il marito è un momento dell'esposizione dell'uomo. Ossia, i problemi che tocca la religione non sono necessariamente e soltanto i problemi dell'alta teologia. La gente, l'uomo comune, ha questi problemi, in cui gioca un elemento fondamentale, la speranza, ed un elemento ambivalente della disperazione. Se c'è qualcosa che salva la gente anche per minute esigenze di questo genere e la salva dal rischio di una perdita del sé storico, sia benvenuta. Siano benvenuti i serpenti di Cocullo o qualsiasi altra forma di quelle che vengono, con una violenza estrema, chiamate superstizioni, con un termine declassante per chi lo pronunzia".
DONATO: "In un'altra occasione, lei, Di Nola, ha detto che a questi fenomeni si aggregano soprattutto i più esposti. Che cosa significa?".
DI NOLA: "Più esposti non significa necessariamente soltanto il contadino di qui o delle zone circonvicine che vede improvvisamente partire suo figlio per la Germania o per l'Australia e che probabilmente non lo rivedrò che dopo molti anni. Gente più esposta è anche la gente che vive in fabbrica e su questa piazza, affollata. Gente esposta significa gente che subisce la violenza di un tipo di società come la nostra che può essere anche, concretamente, il rischio della cassa integrazione. Anche questo. Vorrei insomma che si capisse che il momento fondamentale per cui l'uomo crea l'alternativa religiosa non sono soltanto i problemi di puro ordine teologico, che pure sono importanti; sono anche i problemi della cassa integrazione, il problema del figlio che va in Germania, che fanno verificare una totale dispersione, disgregazione, del senso della sicurezza dell'esistenza. E allora in questi fenomeni noi abbiamo un tentativo di reintegrarsi in un ordine esposto allo scandalo della violenza".

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