Discussa
la tesi di laurea su G.D. Romagnosi con P.E. Lamanna, Vittorio Bodini
si ritrovò, a Firenze, quale era stato in precedenza da studente,
senza prospettive di lavoro, non solo, ma, entrata in guerra l'Italia,
con la probabilità di vedersi recapitare una cartolina precetto
di chiamata alle armi.
Dopo avere durato "fino all'ultima probabilità di resistenza",
con il solo biglietto ferroviario in tasca, ritornò a Lecce con
un viaggio pieno di incubi e di visioni mostruose che lo tormentarono,
egli confessa, nel dormiveglia.
"Era la misura sensibile - scrisse in una prosa rimasta inedita
sino alla pubblicazione fattane da R. Aymone - la forma oggettivante
di quella che a me sembrava la mia discesa agli inferi. E in un certo
senso lo era. Da ora in poi non potevo aspettarmi di peggio"(1).
Si concludeva così, nell'autunno '40, primo anno di guerra, la
prima 'fuga' di Bodini dal Salento e da Lecce, il paese così
sgradito da doversi amare, iniziata nel 1937 che, attraverso un tortuoso
itinerario, dopo una sosta ad Asti, dipendente insofferente dell'Automobile
Club, lo fece approdare a Firenze, meta agognata, dove si operò
una specie di depurazione coscienziale ed estetica. Liberatosi delle
scorie del tardo futurismo, consono ed opportuno alla sua veemenza giovanile
che gli aveva consentito di sconvolgere, e svegliare, la provincia stagnante
nei tardi romanticismo e carduccianesimo (2) si immerse nel bagno ermetico
che in quegli anni Firenze alimentava, con la concentrazione dei poeti
già affermati e i giovani, e per quella sua primazia culturale
che la faceva la capitale letteraria d'Italia.
Bodini completò la sua formazione entrando a far parte, lo dichiara
egli stesso, di "quell'unica compagnia di giovani, di pochissimi
anni maggiori di me, che mostravano un medesimo fervore di rinnovamente
culturale, in un clima di appartata ma candida congiura"(3).
Quei giovani erano Luzi, Parronchi, Bigongiari, Gatto, Macrì
i quali, da lontano o da vicino, alle Giubbe Rosse in reverente silenzio,
ascoltavano e guardavano i santoni della cultura italiana, Montale,
Gadda, Landolfi, Rosai, che lì o altrove si davano convegno (4).
Erano invece indiretti i rapporti con il gruppo degli ermetici milanesi,
di cui facevano parte, fra gli altri, Vittorio Sereni e Leonardo Sinisgalli.
Tornato dunque a Lecce con la morte nel cuore vedendo infranti i sogni
di più fitte relazioni, si aprì, improvviso ed imprevisto,
uno spiraglio di opportunità per riannodare legami spezzati e
per accenderne altri, nonostante l'enorme distanza territoriale e le
difficoltà dovute allo stato di guerra: Ernesto Alvino, direttore
di "Vedetta Mediterranea", "settimanale dei Fasci di
Terra d'Otranto", offrì a Bodini e a Macrì, anch'egli
rientrato nella natia Maglie, la cura della pagina letteraria del periodico.
Scorrere oggi, ad oltre quaranta anni di distanza, quella terza pagina,
suscita meraviglia il risultato conseguito dai due curatori: l'aver
fatto confluire, non tanto in periodo bellico quanto in epoca di egemonia
culturale metropolitana di Firenze, Roma, Milano, la collaborazione
di poeti e critici sparsi per l'Italia, Sereni, Sinisgalli, Fallacara,
Gatto, Bigongiari, Corni, Pratolini, Ulivi etc. e il presentare traduzioni
originali di autori stranieri di alto livello, non ancora "massificati"
dalla pubblicità editoriale, come Poe, Kafka, Joyce, Machado
etc. Fu, scrive Donato Valli, un "bagno ristoratore del Salento
nella cultura d'avanguardia nazionale"(5) ed internazionale aggiungiamo
noi.
La cosa era troppo bella per durare; la "responsabilità"
dei due amici non andò oltre il numero 11 del settimanale; il
segretario federale intimò l'allontanamento di Macrì e
Bodini, pena la cessazione della pubblicazione: c'era colpevole indifferenza
per la guerra in questa letteratura troppo letterata; non affiorava
la partecipazione attiva, cioè propagandistica, alla cultura
del regime; troppi gli autori stranieri, in specie gli "stramaledetti"
anglosassoni.
L'avventura della provincia in linea con la letteratura nazionale sarà
ripresa da Bodini una decina d'anni dopo con la rivista "Esperienza
poetica"(6).
"Vedetta Mediterranea" fu il tramite che avvicinò,
si fa per dire, Bodini e Sinisgalli e fissò l'inizio di un cordiale
rapporto durato oltre la morte di Vittorio (19 dic. 1970), come dimostra
il lucido, affettuoso articolo di Sinisgalli sui disegni di Bodini,
del 1976 (7). Bodini scrive dunque a Sinisgalli il 4 marzo 1941, indirizzando
a Milano in via Rugabella 9 (ma la cartolina fu dirottata al sottotenente
L.S., 7° Rgt. Artgl. Cremona P.M. 64), nella quale, anche a nome
di Macrì, gli chiede di collaborare a "Vedetta Mediterranea",
aggiungendo: "in un tentativo, magari assurdo, di restaurare in
una terra del tutto insolita un antico colloquio di amicizie",
e di fornire l'indicazione bibliografica di uno scritto di V. Larbaud
su Lecce (8).
Non siamo in grado di interpretare il significato dei termini "restaurare"
ed "antico colloquio", perché essi possono fare intendere
che un antico (ma quanto?) colloquio si sia andato deteriorando fino
ad abbisognare di un restauro.
Senza avere disponibile, forse perché inesistente o perché
smarrito, uno scritto di accompagnamento, ritroviamo in "Vedetta
Mediterranea" del 5 maggio 1941, una lirica di Sinisgalli che riportiamo:
ULA T
La dolcezza testarda dei tuoi anni,
L'aprile brullo, un corvo
Fermo sulla garitta
E le lettere scritte a sera tarda:
Forse la vita
è bella, trovo scampo
In quell'inferno là in fondo alla via
alla pioggia alla noia, in quest'odore
di carbonella sotto la tettoia
della nera mascalcia.
(9)
Rileviamo il solo
errore grafico della minuscola iniziale degli ultimi tre versi, rinviando
nella nota gli altri dati relativi alle varianti, grafiche e di testo,
nelle successive redazioni della lirica.
Il primo approccio epistolare di Bodini è molto formale ed
ossequioso, con un uso del lei, chiaramente non conforme col voi fascistico,
che non deriva solo dal fatto di non avere "il piacere di conoscerla
personalmente", ma dagli anni di anzianità e soprattutto
dalla notorietà del poeta che quasi al suo esordio, con 78
poesie (1936), aveva avuto la consacrazione da una recensione di Giuseppe
De Robertis, critico principe dei decenni prebellici.
Negli anni successivi, certamente, a Roma, dove Bodini era approdato
in una avventura di innaturale impegno politico, come segretario particolare
di Meuccio Ruini, leader di "Democrazia del Lavoro", i due
dovettero incontrarsi e stabilire personali rapporti. Mentre Sinisgalli,
con Vide le muse (1943) entrato ne "Lo Specchio" di Mondadori,
da Montale definito il Gotha della poesia italiana, negli anni '45
e '46 dava alle stampe Furor mathematicus, Horror vacui, Fiori pari,
fiori dispari e L'indovino; Bodini, esaurita l'irripetibile parentesi
politica, da Lecce, dov'era rientrato, "fugge" a Madrid
nel 1946. Tornato nel Salento nel 1949, Vittorio appronta per Einaudi
la traduzione del Teatro di F.G. Lorca che esce nel 1952, anno in
cui appare la prima raccolta poetica La luna dei Borboni, con la Meridiana
di Milano; qualche mese prima, di Sinisgalli, era andato in libreria
La vigna vecchia.
Un disegno editoriale di una rivista di poesia che realizzasse una
"cospirazione provinciale" contro le metropoli letterarie,
capace di raccogliere le voci inedite di poeti sparsi nella periferia
italiana ma anche di poeti "laureati", che non disdegnassero
l'avventura del superamento dell'ermetismo e del rifiuto del neorealismo,
spinse Bodini ad intessere una fitta rete di corrispondenza in tutta
la penisola, per raccogliere collaborazioni e, intrinsecamente, adesioni
ad una nuova "esperienza" che prescindesse da estetiche
precostituite o da "linee" anagrafiche ed ideologiche.
Una dozzina d'anni dopo quella prima cartolina, Bodini scrisse a Sinisgalli,
il 22 novembre 1953, per sollecitarlo ad una nuova e più impegnativa
collaborazione.
Tralasciando la prima parte dello scritto che mette in relazione La
vigna e La luna, non soltanto per la sincronia di pubblicazione, ma
per l'analogia compositiva; rinviando la lettura integrale dello scritto
all'appendice n. 2, leggiamo cosa scrive Bodini al "caro Leonardo"
nel merito:
A Bari mi hanno
offerto di fare, a mio criterio una rivistuccia di poesia. A me di
fare una rivista qualsiasi non interessa. Vi sono oggi delle tendenze
- e sia pure incoerenti e confuse - a cui né tu né io
ci sentiremmo, mi pare, di aderire o di continuare a aderire. il passato
è veramente passato e quella straordinaria concomitanza dei
nostri due libretti dimostra limpidamente che è impossibile
più essere ermetici, e nello stesso tempo che è possibile
non essere ermetici senza per questo essere neo-realisti o marxisti
ecc. lo non voglio fare una rivista per difendere Sinisgalli o per
difendere me (e penso ad altri: al buon Giorgio Caproni, a Tobino,
allo stesso De Libero e ad altri ancora, più giovani) ma perché
dobbiamo affermare un principio di poesia che è nel tempo,
anche se oggi, a quanto pare, mortificata e fraintesa, oltre che dalla
generale disattenzione, dal partito preso di alcuni settori critici
che non hanno trovato il dono poetico di una rinnovazione, e a cui
gli schemi invecchiati non consentono più di seguire i mutamenti
della coscienza temporale, e, per esempio, son felici di poter far
credere a se stessi che sono ancora capaci di commuoversi se ne trovano
l'occasione ("Le occasioni"!) in un libro di sfacelo ermetico
com'è quello del pur nostro amico Luzi.
Fermiamoci qui,
non senza aver detto che la lettera ci è parsa scritta di getto
(e altrettanto di getto... spedita, senza rilettura che riparasse
alcune zeppe ortografiche, errori di battitura naturalmente) perché
conserva il tono delle parole dette con concitazione, senza badare
al termine, ma mirando solo al concetto e al fine di trovare il consenso
del destinatario, non avendo riguardo reverenziale per Montale o Luzi,
anche se allora, in quei tempi, il primo del due non era ancora assurto
al soglio di pontefice massimo del parnaso italiano, e non disdegnando
il coinvolgimento della solidarietà, attraverso la captatio
benevolentiae del destinatario. E' certo che da questa lettera si
ricava con chiarezza la posizione di Bodini e si intuisce quale sarà
quella della rivista, "L'esperienza poetica" che tra poco
avrebbe visto la luce. Ci manca, purtroppo, la risposta di Sinisgalli
che avrebbe potuto illuminarci sulla posizione del poeta-ingegnere
nel dibattito estetico/ ideologico che Bodini instaura; ma pensiamo
che un riscontro alla missiva ci sia stato, come si arguisce dalla
lettera del 24 gennaio 1954, da Lecce, ancora di Bodini.
Caro Sinisgalli,
Ci siamo, "Il dado", è tratto. Così si chiamerò
la rivista. Ti va? E ho un primo numero molto battagliero, e con un
mio soggetto sulla poesia del mezzo secolo in cui tento una revisione
dell'ermetismo, e dei rapporti fra "fiorentini" e "meridionali"
nell'immediato anteguerra. Ti interesserò, e spero che ti troverò
d'accordo. Per questo primo numero, salvo che per le recensioni, ho
preferito sbrigarmi fra me e De Rosa l'impostazione critica.
Negli altri, l'allargheremo. Ho giù molte poesie, di giovani
e non, e ne aspetto molte: vorrei regolarmi solo all'ultimo momento
sulla "dosatura" dei testi poetici, ma le tue ci tengo ad
averle sin dal primo numero.
Ti prego di mandarmene quante vorrai: da due a quattro, o più,
come credi. Augurami buona fortuna, per voi non è niente, ma
io mi gioco la testa, credimi. Arrivederci a presto, e molti cordiali
saluti, tuo
Vittorio Bodini
A stretto giro
di posta perviene in via De Angelis 33 a Lecce, la risposta di Sinisgalli
datata Roma 28 gennaio:
Carissimo Bodini,
sono molto contento di quanto mi dici e ansioso di ricevere "il
Dado".
Sai che la Spaziani pubblicò verso il 1941-42 due numeri di
una rivistina torinese con lo stesso titolo? Non importa. Ti manderà
quanto prima qualche paginetta, e mi auguro che sia una paginetta
di versi,. ma è meglio ch'io veda il primo numero e così
piglierò coraggio. Sono sicuro che questa iniziativa così
discreto, arrivando da laggiù, non passerà inosservato.
C'è un tale mortorio in giro che tutti faremo festa a te e
ai tuoi amici più stretti a te.
Aspetto dunque il pacchezzo prezioso.
E spera che tu capiti a Roma con le prime copie fresche di stampa.
Buona fortuna e un affettuoso ricordo dal tuo
Leonardo Sinisgalli
La lettera, per
quanto cordiale, appare... guardinga. Sinisgalli sembra non recepire
l'entusiasmo del progettante e, se da un canto contiene il suggerimento
di non ricalcare la testata di una rivista già edita, di cui
non si ha neppure oggi notizia, c'è, poi, una certa reticenza
a raccogliere il caloroso invito con la professione della mancanza
di... coraggio. Magari, questo verrà dopo aver visto di che
cosa si tratti; insomma, il tutto è rinviato a dopo il primo
numero.
Il 17 maggio 1954 su carta intestata "L'Esperienza poetica"
con sede a Bari, via Carlo Rosselli, 13, ma in partenza da Lecce,
Bodini scrive:
Caro Leonardo,
finalmente ti mando a parte il primo numero della rivista. Fammi sapere
subito cosa ne pensi (io non posso muovermi per ora), e soprattutto
mandami al più presto la Paginetta Promessa, perché
sto preparando il secondo numero, per risanare il ritardo del primo.
Un affettuoso saluto dal tuo
Vittorio Bodini
E' forse superfluo
notare che la secca notizia dell'invio del numero (datato Gennaio-Marzo
1954) ribadisce la richiesta dell'ambita collaborazione, vedere le
maiuscole usate per la "Paginetta Promessa". Sinisgalli
non tarda a rispondere: Roma, 31 maggio 1954;
Carissimo, solo
oggi, domenica, ho potuto leggermi da capo a fondo la tua rivista,
che trovo, anche come aspetto tipografico, inconfondibile. Mi sono
piaciute le tue dichiarazioni preliminari, il tuo commento all'antologia
di Anceschi e il saggio di De Rosa su Quasimodo. Ho trovato assai
precisa la tua messo a fuoco del libretto di Velso Mucci e fondatissime
le tue riserve sul "realismo marxista". Queste sono già
messe a punto assai importanti e tu puoi essere soddisfatto. Anche
i dubbi sull'"ala destra fiorentina" faranno rifare i conti
a molta gente affrettata. Spero proprio di poterti dare col tempo
qualche cosa;...
Sinisgalli torna
a fare qualche considerazione sul numero della rivista, che il lettore
potrò ritrovare in appendice (n. VI) dove riproduciamo per
intero la lettera, ma poi, in chiusura, forse colto dal rimorso di
una promessa non mantenuta, conclude:
L'altro ieri in
un bar di Piana dei Martini, a Napoli, ho buttato giù questi
versetti. Te li regalo, se possono avere un minimo valore. "Cade
di scatto una serranda, / una cateratta d'ombra sul verde / Palazzo
Calabritti, / E la rondine precipita atterrita. / Ma quaggiù
uno spiraglio / si apre improvviso verso il golfo. / Sono di passaggio,
seduto / in un giorno impossibile a ricordare, / un giorno fugace
come un sibilo." Ti faccio i miei auguri più cari e ti
abbraccio.
Tuo Leonardo
Bodini risponde,
da Lecce, il 28 giugno del '54; è rinfrancato per l'esplicito
consenso di Sinisgalli e lascia libero sfogo a delle riserve inespresse
in precedenza circa l'esitazione dell'amico:
Carissimo Sinisgalli,
la tua lettera mi ha rallegrato moltissimo e sono stato un po' in
dubbio perché volevo pubblicare i tuoi gentilissimi versi,
ma ho pensato che non ci conveniva perché la rivista ha tutti
gli occhi addosso, e non ti conveniva figuraci e nello stesso tempo
in un modo poco impegnato.
Il secondo numero è splendido, molto migliore del primo, e
con un'aria non più tanto polemica ma fervido e costruttiva
(c'è un saggio di Assunto che è veramente magistrale)
e se posso comprendere che tu non abbia voluto gettarti fin da principio
nella mischia, e che in fin dei conti non avevi nessuna obbligazione
a fidarti di me più di quanto hai fatto, vedrai che la vera
rivista è ormai varata nel secondo numero, e che non c'è
più nessun rischio a collaborarvi, ciò che non potrai
esimerti di fare nel terzo.
Cosicché mandami presto, appena ricevuto il 2° numero,
la paginetta, e meglio se le paginette.
Si veda in appendice
(n. VII) la conclusione.
Nel breve carteggio, c'è un intervallo di circa un anno, durante
il quale Sinisgalli deve avere risposto all'appello di Bodini che
gli imponeva, quasi, la presenza nel terzo numero (che in realtà
comprese anche il n. 4), iniziando con esso i numeri doppi (e tripli)
(10);dobbiamo denunziare una lacuna: non abbiamo la lettera con la
quale Sinisgalli accompagnava l'invio di un consistente gruppo di
liriche (sedici, per il quale Bodini leva quasi un grido di gioia
nella sua lettera del 5 maggio 1955.
Carissimo Leonardo,
grazie del dono magnifico proprio quando ero quasi disperato. Le poesie
son molto belle, titoli e tutto, e non importa che mi preoccupi più
del peso specifico del n. 5 della rivista, perché ormai c'è
di colpo.
Che avrai pensato del mio silenzio?
lo sono stato a Bari solo ieri, dopo un lungo giro nel Nord; al Piccolo
Teatro di Milano davano La casa di Bernarda Alba nella mia versione,
e così ne ho approfittato per fare in ritardo di 3 o 4 mesi
il viaggio di nozze. (Vedi, per togliere solennità all'espressione,
si è tentati di scrivere "un", ma è "il").
A Milano ho potuto constatare che la rivista è seguita col
più grande interesse.
E a un certo momento (dopo l'insinuazione luziana) stavano in allarme
che fosse di rivendicazioni poetiche meridionali. (lo non avevo sospettato,
nel primo numero, la possibilità di questa interpretazione).
Ma poi si sono ricreduti. Ho visto giovani critici, non troppo straordinari:
tutti son fissati con la Voce e i vociani, e mi propongono saggi.
E' più staccato e più facile, e poi giocherò
anche una sorta di ripicco generazionale, ma è più vicino
che avremmo bisogno di veder più chiaro, un altro Montale,
e Sinisgalli, De Libero, Penna, Gatto. Qualcuno mi ha detto che lo
farò.
Ho visto fra gli amici i più strani umori, e Gatto sta chiuso
in una cupa sacca da viaggio di follia.
Ce l'ha con te, con Bo, con Anceschi, con Macrì, con chi non
ce l'ha? E se gli si nomina Quasimodo impazzisce del tutto.
Ancora ti ringrazio vivissimamente del Quadernetto che avrò
il posto d'onore nel prossimo fascicolo, e ti saluto con i più
affettuosi saluti, tuo
Vittorio Bodini
E' questa una
tra le più illuminanti lettere di Bodini, perché, oltre
alla gioia di avere ricevuto dall'amico un consistente corpus di inediti
e di aver dato notizia del suo matrimonio (aveva sposato Antonella
Minelli il 28 dicembre 1954), passa a considerazioni critiche sullo
stato della poesia e della analisi letteraria. Esse seguono il filo
del pensiero personale di Bodini più che espandersi in dialogo
di una corrispondenza fatta di lunghi silenzi, e che trova nel corrispondente
un destinatario un po' reticente, ma tutt'altro che sprovveduto e
disinteressato.
Nella lettera del 28 giugno 1954 (App. VII) aveva accennato alla "malignità"
di Luzi; qui, soddisfatto della smentita, personalmente rilevata dai
contatti milanesi, che "L'Esperienza" sia, o possa essere
stata considerata, organo "di rivendicazioni poetiche meridionali",
quel giudizio sulla valutazione di Luzi, aggravato dall'aggettivo
"meschina", viene ammorbidito a livello di "insinuazione".
E può darsi che l'articolo d'apertura del fascicolo n. 5-6,
datato Gennaio-Giugno 1955 (si noti la sfasatura temporale tra la
presente lettera, e quella in risposta di Sinisgalli che porta la
data del 5 giugno, con la datazione del numero), intitolato La cospirazione
provinciale che "si riferisce alla preistoria della rivista"(11),
abbia origine da quanto espresso nella lettera citata.
Vale la pena riportare la motivazione della genesi della rivista:
essa nacque dalla "presa di coscienza del dissidio esistente
in Italia fra la nazione e le sue province, fra Italia ufficiale e
Italia reale [ ... ]. Essa rappresenta il momento di una più
vasta cospirazione aperta alla poesia e alla critica, oggi dislocate
in ogni città d'Italia, e insofferenti delle parole d'ordine
dei centri e delle riviste tradizionali".(12)
Torniamo al carteggio. Sinisgalli scrive, da Roma, il 5 giugno 1955:
Carissimo Vittorio,
Aggiungo al mucchietto quest'altro gruppo di versi. Tu vedi se puoi
scegliere ancora qualcosa. Ti prego di mandarmi assolutamente le bozze
di tutto.
Vorrei far fare una cinquantina di estratti sul formato dell'Esperienza.
Pagherei io le spese della carta e della stampa ulteriore, una volta
pronte le composizioni. Ci metterei una copertina di carta ruvida
colorata, come la tua Rivista, ma di un altro colore, giallo o celeste
o rosso.
Segue una esemplificazione
grafica della copertina, con le indicazioni tipografiche, senza i
consueti saluti, né la firma. Nei due fogli acclusi, sono trascritte,
sempre a penna, quattro brevi liriche: Valle Giulia, Le erbe nemiche,
Sotto l'albero e Città tolemaica.
Il titolo che Sinisgalli segnava in copertina era DIARIO 1954-1955.
Bodini risponde il giorno dopo! Nella lettera datata 6 giugno 1955
(incredibile tempestività delle poste italiane), la prima parte
riguarda le proposte tipografiche di Leonardo, con le quali lo scrivente
si dichiara d'accordo (si rinvia all'appendice n. X); la parte finale
concerne un saggio da approntarsi per la rivista:
Ecco un'altra
buona notizia (per la rivista e per me): un giovane a cui, in cambio
d'altre sue proposte, avevo suggerito a Milano un soggetto su di te,
mi scrive che si è appassionato all'argomento, e che vuoi trattare
del passaggio "dal fascino dei numeri aurei alla familiarità
lucana" della Vigna. Gli scrivo subito di sì, e che se
vuoi vedere il "Quadernetto 1954-'55" gliene posso fornire
le bozze. Caro Leonardo scusami se ho pensato che il tuo incoraggiamento
sarebbe rimasto platonico. Ma questo pensiero non ha mai cambiato
nulla nell'affettuosa amicizia, ora felice del proprio errore.
Caramente, tuo
Vittorio Bodini
Spetta a Sinisgalli,
nella lettera da Roma, domenica 10 luglio 1954, esprimersi in modo
più scoperto di quanto non abbia fatto per l'innanzi. Bodini
ne ha dato prova sia accennando al suo matrimonio, con la sua solita
dose di non conformismo, sia nell'ultima lettera, quando ha confessato
le sue riserve mentali circa la sincerità con la quale Leonardo
si esprimeva sulla rivista e la sua intenzione di collaborare. Ecco
il documento umano, insospettabile in un poeta/manager, qual era Sinisgalli,
che pensa nientemeno che ad un premio letterario!
Carissimo Vittorio,
gli amici mi consigliano (Ungaretti, Govoni, Valeri, Picone Stella)
di concorrere al premia Erato del Municipio di Napoli, proprio come
un principiante. Da tanto tempo io non avevo raccolto un gruppetto
di versi assolutamente inediti, gli altri libri erano quasi tutti
conosciuti in anticipo.
Ma è necessario, per regolamento, che il fascicolo contenga
almeno venti composizioni. Non so quante mie poesie sono già
nelle tue mani. Credo però di non raggiungere la cifra limite.
Se hai già stampato la rivista io ti prego di fare aggiungere
in appendice all'opuscoletto-estratto queste quattro poesie che messe
a punto questa mattina, racimolandole dai miei quadernetti neri (quelli
di scuola elementare). E' un'appendice necessaria al lettore nuovo,
il lettore del 1955, che non si ricorda di me. Vorrei proprio mettere
in fondo alle poesie che tu hai nelle mani, il Quadernetto 1954-1955,
un titoletto di questo genere: Appendice per chi non mi ricorda, qualcosa
del genere.
Pensaci tu, scegli come ti pare. Devo presentare una decina di copie
dell'estratto ai commissari e alla Presidenza, entro il mese di luglio.
Dovresti fare un expIoit anche se la rivista non è pronta.
Fai comporre questi quattro poemetti e con i piombi che hai giù,
in uno o due o tre giorni, fai stampare almeno una ventina di estratti.
Scegli una bella carta ruvida rossa per la copertina, e una bella
carta ruvida bianca per l'interno. Formato quello della rivista. Estratto
da "L'Esperienza poetica" Luglio 1955. Ti abbraccio
tuo Leonardo
Commovente ed
infantile, insieme, l'insistenza di Sinisgalli per ottenere da Bodini
la possibilità di partecipare ad un premio che pare si aspetti
giù assegnato!
E' tale lo stato d'animo di attesa, d'ansia quasi, che Leonardo non
raccoglie la notizia, "buona" aveva scritto Bodini nella
lettera precedente, del giovane critico, che poi era Giuliano Gramigna,
impegnato a stendere per la rivista un saggio critico sulla Vigna
(tuttavia questo saggio non apparirà); si tratta di una vera
e propria "sindrome da premio", tipica dei principianti,
che si risolverà solo nel 1961, quando Sinisgalli vincerà,
primo dei tanti che gli saranno assegnati, il Premio Etna-Taormina,
unitamente a Tristan Tzara. E' ossessiva l'insistenza con la quale
sollecita la pubblicazione degli "estratti", anche in numero
bastante a soddisfare il bando, anche prima che esca il numero della
rivista, "in uno o due o tre giorni", ma entro luglio.
Bodini, da Lecce, il 20 luglio, lo rassicura con una cartolina:
Caro Leonardo,
mi rendo conto dell'urgenza, perciò vado a Bari domani mattina
a sollecitare l'editore per la rivista, ma nonostante le sue promesse,
quelle che mi farà, mi metterò al sicuro facendo stampare
gli estratti. Se non ci sarà troppo lavoro, credo che rimanendo
a Bari tutta la giornata potranno esser quasi pronti. Puoi star tranquillo,
e molti auguri affettuosi dal tuo
Vittorio Bodini
Infine il Quadernetto
in estratti esce, ed esce anche il numero 5-6 de "L'esperienza",
ma non venne il premio. Va tuttavia ricordato in questa sede che le
venti poesie più le quattro della Appendice riprese, con qualche
variante da La vigna vecchia (Autobiografia I-II-III-IV) poste in
apertura della rivista, dopo il già citato editoriale di Bodini
(La cospirazione provinciale), col titolo Quadernetto 1954-1955, vengono
riportate nella sezione "Le opere" di Un poeta come Sinisgalli,
curato da Giuseppe Appella, Ida Borra e Vincenzo Sinisgalli, col titolo
Quadernetto americano.(13)
A compenso del premio mancato, venne però un largo consenso
della critica sulla corona delle liriche sinisgalliane e sulla rivista
che la conteneva; ne ètestimonianza una cartolina che Bodini
scrive a Sinisgalli, da Lecce il 14 novembre 1955:
Carissimo Leonardo,
molti mi hanno scritto per congratularsi con L. E. P. dopo la pubblicazione
delle tue poesie. E ne sono stato doppiamente contento. Ma il giovane
Gramigna non si è fatto vivo, mi ha scritto sola che non rinunziava
al saggio, ma non sapeva quando l'avrebbe potuto mandare.
Ora ho il n. 7 in tipografia.
Quest'estate è stata piuttosto infruttuosa e disordinata, e
l'autunno è cattivo pagatore. Ad ogni modo ho dato a Sciascia
un libretto di versi che dovrebbe uscire fra uno o due mesi. Può
darsi che faccia un salto a Roma a Natale. Ci sarai?
Hai letto il pezzo di De Rosa sulla Fiera? Non posso ritenermi troppo
contento, ma rispetto la sua indipendenza e il suo distacco scientifico.
Un abbraccio affettuoso dal tuo
Vittorio Bodini
Il "libretto
di versi" di cui fa cenno Bodini è Dopo la luna che sarà
pubblicato nel 1956, anno in cui il poeta leccese vinse il Premio
Carducci per la prima raccolta. Ma nell'ultimo capoverso, dove si
legge che "l'autunno è cattivo pagatore", traspare
l'amarezza non più di tanto insistita, per la mancata vittoria
del Premio Salento per il racconto Il sei dita (14).
Alla cartolina di Bodini, Sinisgalli risponde il 16 novembre, due
giorni dopo (a glorificazione del servizio postale!), con una lettera
che approfondisce la sostanza umana dei rapporti intercorsi tra i
due poeti, al di là degli interessi culturali e poetici.
Carissimo Vittorio,
grazie della tua ultima cartolina e delle tue affettuosità.
Non dimenticherò mai la bella estate del 1955 e il nostro traffico
di lettere, di versi aggiunti, di poesie nuove. E'' proprio vero che
un libro si può scrivere di colpo in una mattina o in una notte.
Che ci si può svuotare in un giorno quando non bastano anni
per riempirci. Sai che il nostro ragazzo, Filippo che forse tu conosci,
figlio di Giorgia e ormai mio figlio adottivo, ha scritto l'altra
giorno alla vigilia dell'apertura delle scuole, proprio il giorno
prima, l'ultimo giorno di vacanza, in due ore diciassette poesie!
Non aveva mai scritto versi in vita sua. Filippo ha 15 anni. Non importa
che siano belli o brutti. Interessa il fenomeno, il comportamento
di un poeta, oggi. Se ti capita a Lecce, il Corriere d'informazione,
cerca questa settimana un pezzetto per festeggiare questo miracolo.
Fammi mandare dal tipografo il conto delle spese extra dei miei estratti.
Ti prego di non fare complimenti. Sono contento delle notizie che
mi dai annunciandomi il tuo nuovo libro che hai dato a Sciascia.
Che collana è? Credo che per Natale saremo a Roma. Dovevamo
andare a Montemurro ma laggiù negli stanzoni fa troppo freddo.
Scrivimi qualcosa per la rivista, un tuo ritratto della Puglia, la
nuova cotta per l'architettura pugliese (mi pare che ci sia stato
un convegno di storia dell'arte), la fregola di Cesarino Brandi per
l'Apulia, ecc. Dammi tue notizie e non mi fare mancare la Rivista.
Qualche volta invidia, come gli antichi poeti cinesi, i nostri amici
che vivono in provincia, specie in questa stagione, tappati nelle
camere, coi piedi sul braciere.
Ciao, un abbraccio tuo affezionato
Leonardo
In questa lettera
si scopre l'aspetto della confidenzialità che in Bodini si
era già affacciata in due momenti: quello della partecipazione
anticonformista del suo matrimonio (5-5-'55) e la confessione delle
riserve mentali sul comportamento dell'amico (6-6-'55). Sinisgalli
dimostra ancora una volta (la prima fu in occasione degli estratti
per partecipare al premio) l'impasto sentimentale del suo carattere,
il risvolto emotivo, insospettabile in un tecnico, per quanto poeta,
della sua umanità. Egli parla a lungo, entusiasticamente, di
Filippo, il figlio di Giorgio De Cousandier (1910-1978) "la baronessa
bionda già ammiratrice di Trilussa, in seguito traduttrice,
pubblicista, autrice di poesie, racconti e favole"(15). Sua inseparabile
compagna dal 1942, moglie nel 1969, sino alla morte. Filippo, presente
in molte opere di Sinisgalli come "bambino", "studente
di greco", maestro di disegno, qui, in privato, è poeta!
Suggestivo l'accenno alla Puglia, forse con un pizzico di ironia per
gli entusiasmi di Brandi e la corrente di improvviso interesse; ma
varrà la pena rammentare che qualche anno dopo Sinisgalli scriverò:
" ... gli operai di Borromini o di Michelangelo forse non erano
di Roma. Il romano di Roma è nato per vendere abbacchi, per
coltivare carciofi, per spegnere moccoli nelle chiese, nel migliore
dei casi può fare il cortigiano o lo scriba; non credo sia
nato per fare il muratore. Per questo io vorrei sapere se il barocco
di Roma è romano come è leccese il barocco di Lecce".(16)
Con questa lettera di Sinisgalli, mentre si cementa una simpatia che
quando Bodini si trasferirà a Roma, per insegnare letteratura
spagnola alla Sapienza, diventerà frequentazione abituale dei
gruppi familiari al Rosati in Piazza del Popolo, si interrompe la
corrispondenza, proprio per la contiguità domiciliare.
Ma è di Bodini l'ultimo documento epistolare, ancora in partenza
da Lecce, in data 3-2-'57:
Carissimo Leonardo,
è tanto che non ci si scrive. Ho avuto i tuoi saluti, che ricambio.
Credo che Pagano ti avrà mondato il mio Sei-Dita. Vorrei chiederti
un favore: la poetessa Luciana Lombardo Frezza (moglie di Agostino,
e che teneva la rubrica di poesia contemporanea per "Lo Spettatore
Italiano") dovrebbe farmi per "L'E.P." una nota per
"La vigna vecchia". A me dispiace separarmi dal tuo libro
o imporle odiose restituzioni. Potresti inviargliene o fargliene avere
comunque una copia al più presto? Il suo indirizzo è:
Via Achille Grandi 14, Roma.
lo sempre alle prese col Don Chisciotte. Dopo il quale spero di farmi
vivo. Coi più affettuosi saluti.
tuo Vittorio Bodini
A Sinisgalli era
giunta certamente l'eco della polemica/scandalo del Premio Salento
assegnato dalla giuria e tolto dalla Amm.ne Prov.le organizzatrice
del premio (cfr. ivi, nota 14) e aveva richiesto, tramite amici il
testo... incriminato che Bodini gli aveva fatto recapitare, o aveva
in tal senso disposto, da Vittorio Pagano, poeta amico di Bodini dai
tempi di "Vedetta Mediterranea" e di "Libera Voce"
sul piano umano ma in fraterno insanabile dissenso estetico perché
rimasto fedele ai canoni stilistici della scuola ermetica, il quale
nella cerimonia della premiazione ufficiale del "Salento",
nel Teatro Politeama di Lecce, aveva inscenato, con l'appoggio del
gruppo dei giovani intellettuali salentini, una gazzarra di protesta.
Per il resto, Bodini, pur chiedendo una copia de La vigna vecchia
da inviare a Luciana Frezza per una nota da pubblicare su "L'E.P.",
sapeva in cuor suo che difficilmente al numero triplo, 9-11, Gennaio-Settembre
1956, avrebbero fatto seguito altri numeri (17).
In questi ultimi anni Cinquanta, Bodini è oltremodo preso da
un cumulo d'impegni che vanno dalle traduzioni del Don Chisciotte,
che uscirà nel '57 per Einaudi e delle poesie di Salinas che
saranno edite da Lerici nel '58.
Per converso, Sinisgalli in questi stessi anni si trova a cercare
di frenare il declino di "Civiltà delle macchine",
bimestrale dell'IRI, che dirige dal 1953, nel '57 passato, alla Finmeccanica,
e che abbandonerà al successore F. D'Arcais nel '58, chiamato
all'Agip da Enrico Mattei. Poi, andrà in giro per il Medio
Oriente ad organizzare montaggi di sonde, a stabilire rapporti commerciali,
ad inventare campagne pubblicitarie.
Dal '60, come già detto, i contatti sono diretti data la residenza
romana dei due e Sinisgalli, nel 1968, dedica a Bodini una puntata
della rubrica radiofonica "La Lanterna", che egli condusse
dal '67 al '69 settimanalmente sulla terza rete della RAI.
Bodini morì il 19 dicembre 1970; Sinisgalli lo ricorderà
affettuosamente in un articolo intitolato La penna che esplora l'invisibile,
apparso su "II Settimanale", 11 febbraio 1976,(18) in occasione
di una mostra di disegni ad inchiostro di Vittorio.
Polemizzando con Oreste Macrì, Sinisgalli dà una sua
interpretazione della grafica bodiniano che coinvolge la scrittura
del poeta: "Secondo me, - scrive Sinisgalli - Macrì avvolge
di eccessiva magia, di troppo potere occulto, il lavoro di Bodini,
sia quello del poeta che scrive, sia quello del poeta che disegna.
Lo so che il potere della poesia, scritta, disegnata, dipinta, diventerebbe
troppo vano se consistesse soltanto in un mero dictus, in una mera
pronuncia. Voglio credere che il segno serva prima di tutto a distruggere
la realtà e a formulare un significativo espressivo assolutamente
autonomo. La poesia, come la chimica, deve far dimenticare gli ingredienti".
Quasi dieci anni dopo, il 31 gennaio 1981, scomparve anche Leonardo
Sinisgalli.
NOTE
1) V. BODINI, Firenze, in R. AYMONE, V. Bodini poesia e poetica del
Sud, Salerno, Edisud, 1980, p. 135.
2) Sulla presenza futurista a Lecce e sulla attività del diciottenne
Bodini, cfr. A.L. GIANNONE, Innovazioni in periferia: il Futurismo
nel Salento, in Tradizione e innovazione nella poesia italiana del
Novecento, Lecce, Milella, 1983, pp. 199-255.
3) V. BODINI, Risposta a Macrì, in "L'esperienza poetica",
n. 3-4, Luglio-Dicembre 1954, p. 77.
4) Dell'altrove, abbiamo una recente testimonianza di Alberto VIGEVANI,
Incontri timidi con Gadda, "il Giornale", 21 luglio 1986
(stranamente già pubblicato con titolo diverso il 23 giugno):
"Di lì a poco, C.E. (sta per Carlo Emilio Gadda) si trasferì
a Firenze (nell'estate '40) per scrivere, mi disse, a suo completo
agio, in una città che gli appariva più serena e silenziosa
di Milano. Ci rivedemmo all'Antico Fattore, dove io e lui pranzavamo
quasi ogni giorno. Sedevo allo stesso tavolo con Delfini, Carlo Levi,
Landolfi e, naturalmente, C.E.".
Testimonianza, se ve ne fosse bisogno!, di come Firenze fosse ancora
una meta di lavoro e di incontri.
5) D. VALLI, La cultura letteraria nel Salento (1860-1950), Lecce,
Milella, 1971, p. 46.
L'importanza del contributo di "V.M." alla cultura meridionale
ed alla cultura in generale, viene sottolineata da Ezra POUND che,
quando venne a sapere dell'allontanamento di Macrì e Bodini
dalla cura di quella pubblicazione, scrisse a Vicari:
"Caro Vicari, colla stessa posta che mi porta vo/notizia del
mio articoletto, ricevo da Bodini notizia della morte della pagina
di Vedetta. Credete che sarebbe [possibile] risuscitarla (la detta
pagina) nel Meridiano? Naturalmente Bodini condanna certi difetti
del Meridiano, affari di contingenza, di tempo di guerra ecc."
(E.P. Lettere 1907-1958, Milano Feltrinelli, 1981, p. 145).
6) "L'esperienza poetica", rivista trimestrale di poesia
e di critica, diretta da V. Bodini per l'editore Cressati di Bari,
con direzione e redazione in Bari, via C. Rosselli, 13-15, (ma sostanzialmente
preparato e disegnata a Lecce, via De Angelis 33, domicilio di Bodini),
presentò il n. 1, con data Gennaio-Marzo 1954, seguirono altri
cinque fascicoli: il secondo, n. 2, il terzo, n. 3-4, il quarto, n.
5-6, il quinto n. 7-8, doppi; il sesto ed ultimo, n. 9-11, triplo;
per complessive pp. 406.
Dal n. 3-4, segue al nome del direttore, sotto la testata, quello
del redattore Luciano De Rosa.
Nel 1980, in occasione del decimo anniversario della scomparsa di
Bodini, l'editore Congedo di Galatina pubblicava una ristampa fotomeccanica
della rivista con Introduzione e Indici di Armida Marasco.
7) Leonardo SINISGALLI, La penna che esplorò l'invisibile,
in "Il settimanale", A. III, n. 6, 11 febbraio 1976.
8) La cartolina postale aveva, nella parte posteriore, collaterale
alla segnatura per l'indirizzo, l'intestazione a stampa VEDETTA MEDITERRANEA
con la sottoscritta: Settimanale dei Fasci di Terra d'Otranto.
9) Nella pagina, il riquadro riservato ai testi poetici, comprendeva:
ULA T di Sinisgalli, seguita, incolonnate verticalmente, da POESIA
MILITARE di Vittorio Sereni (sette endecasillabi; due distici e una
terzina) datata luglio 1940; FIORI DI MATTINA di Alexandru A. Philipide,
nella traduzione di G. Spagnoletti; DA UNA CANZONE SARDA (segnalazione
di L. Sinisgalli, sottotenente in Sardegna).
La lirica apparsa in "V.M." si ritrova col titolo Naja noia,
nella raccolta Vidi Le Muse (Milano, 1943) con varianti grafiche (unica
sequenza strofica e tutte le iniziali maiuscole) e testuali: il verso
4 ha: la lettera scritta: il verso 5, in corsivo, si ferma a "bella",
facendo seguire puntini di sospensione; il verso 7 finisce: in quell'odore.
Un'altra spia degli interessi di Sinisgalli ci viene dalla segnalazione
dei sei versi della canzone sarda: ne La vigna vecchia (Milano, 1952),
Sinisgalli raccoglie nell'appendice intitolata "L'Albero delle
rose", 41 poesie trascritte in lingua dai dialetti lucani.
10) Con il n. 3-4 inizia lo squilibrio della composizione materiale
della rivista; quello cronologico, relativo alla scadenza periodica
della trimestralità, cominciato dalla nascita stessa della
rivista uscita quasi a metà del 1954, anziché a gennaio
o, al massimo, a marzo, seconda datazione del numero.
11) In "L'E.P.", n. 5-6, p. 3.
12) Ivi, p. 2.
13) G. APPELLA - Ida BORRA-V. SINISGALLI (a c. di), Un poeta come
Sinisgalli, Roma, Edizioni della Cometa, 1982, p. 143; dove si dichiara
come "estratto da l'esperienza poetica, 1955, n. 5-6".
14) Sulla vicenda del Premio Salento per un racconto, abbiamo una
prova inconfutabile della macchinazione "politica" di cui
fu vittima Bodini nel 1955, attraverso una lettera autografa, manoscritta,
di Giancarlo Vigorelli, reperita tra le cartelle della corrispondenza,
messeci a disposizione dalla cortesia di Antonella Bodini. La lettera,
inedita, è datata Roma, 1 novembre, 1955, via Lisbona, 12:
Caro Bodini
non riesco a capire perché non mi ha dato nessuna risposta
per quelle mie due pagine su Sereni. Se non le vanno, senza complimenti,
non deve fare altro che rimandarmele tranquillamente - e perché,
allora, pas un mot? Ho spedito un mese fa, raccomandato.
Ma la vera ragione per la quale ora Le scrivo è un'altra. E'
per il premio del racconto-Lecce. Lì non so quale versione
o retroversione abbiano data: certo, mai giuria fu più presa
per il culo da assessori e simile genia. Ad ogni modo, qui a Roma
tutto si è svolto con correttezza contro ogni altrui scorrettezza;
e tutto è documentato, e verbalizzato. Anzi, se i concorrenti,
e i premiati (e Lei tra i primi) vorranno debitamente reclamare, dato
che il reclamo è da fare presso l'Amm. Provinciale, tutta la
giuria, ed io in primis, siamo pronti a solidarizzare con gli interessati.
Questo scrivo a Lei e ho scritto agli altri.
Non solo, ma la Fiera è pronta per pubblicare tali proteste,
e per mettere in chiaro tutto - e render pubblico il verbale, non
mutilato della Giuria.
In attesa di una sua risposta, franca per entrambe le cose, mi creda
il suo Giancarlo Vigorelli.
La giuria del Premio Salento per il racconto era costituita da: G.
Comi, D. Fabbri, E. Falqui; C. Indraccolo, M. Marcazzan, G. Ravegnani,
A. Tofanelli, G. Vigorelli.
Per quanto riguarda Sereni, Bodini pubblicò nel n. 7-8, Luglio-Dicembre
1955, il saggio (altro che "due paginette"!) di Vigorelli:
Vecchie pagine per Sereni (pp. 27-50); vecchie perché scritte
nel 1943, ma pertinenti all'ideologia de "L'E.P.", perché
Vigorelli, con quello scritto, sanciva la sua rottura con l'ermetismo
e con la "poesia pura", vedendo "in Sereni forse l'unico
esempio allora - dopo Bertolucci - di giovane poeta esente da quei
mali".
Per il resto, Bodini non intese reagire nei confronti degli organizzatori
locali se non con uno sdegnato, superiore silenzio.
15) APPELLA - BORRA - SINISGALLI (a c. di), Un poeta come Sinisgalli,
cit., nota 27, p. 115
16) L. SINISGALLI, Promenades Architecturales, in Furor Mathematicus,
1967.
17) Una sorta di epicedio è l'ultima noterella della sezione
"Saletta" che chiudeva la rivista prima della rubrica di
recensioni "I libri", dell'ultimo numero, 9-11, intitolata
Due parole di scusa ai lettori, che riguardava "il prolungato
lungo silenzio della rivista" e l'allarme per la sua sorte. A
tal punto, Bodini dichiara il "saldo proposito di assicurare
il ritmo periodico dei fascicoli". Non sempre le intenzioni sono
seguite dalla loro attuazione; questo è un esempio da non addebitarsi
a chi l'aveva espresse.
18) L'occasione dell'articolo fu dovuta ad una mostra di disegni in
inchiostro di china pubblicati nel volumetto: V.B., 31 disegni delle
"Anime" e 13 poesie inedite, Bari, Adriatica ed., 1973 che
radunava questi grafismi eseguiti da Bodini negli anni Cinquanta,
forse evasione dalla "Prigione" provinciale di Lecce.
Nel novembre 1973 erano stati esposti a Firenze; nel 1976, ad iniziativa
di Gigi Ballo, fu organizzata una mostra nelle salette della galleria
"La Pace" in Piazza Navona. Su questi disegni scrissero
Rafael Alberti, legato da affettuosa consuetudine, Mario Luzi e Oreste
Macrì che parlò di "poesia grafica" in un
saggio che Sinisgalli definisce "sconvolgente".
APPENDICE
I quindici documenti
epistolari di questo breve carteggio tra Vittorio Bodini (1914-1970)
e Leonardo Sinisgalli (1908-1981) ci sono stati forniti dalla cortesia
della signora Antonella Minelli vedova Bodini e della signora Ida
Borra, nuora della baronessa Giorgia De Cousendier e quindi nuora
di Sinisgalli che nel 1969 poté sposarla dopo venticinque anni
di armonica convivenza.
La corrispondenza qui raccolta, distesa nel tempo dal 1941 al 1957
consente di seguire lo sviluppo del rapporto tra due poeti prima estranei,
quindi cordiali corrispondenti, infine amici e sociali; essa non presenta
né rivela alcun dato eccezionale dell'esistenza dei due, tale
da modificare la già costituita bio-bibliografia loro. Tuttavia
contribuisce a meglio definire la posizione di Bodini nei confronti
del dibattito sulla poesia negli anni Cinquanta, critica sia nel versante
del trapasso dal disimpegno all'impegno, dall'estetica dell'ermetismo
a quella del neorealismo; sia nel versante della visione "generazionale"
o "lineare" in campo analitico. Si rivela perciò
complementare e ricca di rifiniture a quanto è stato scritto
sulla rivista "L'esperienza poetica", specie nella Introduzione
di Armida Marasco alla ristampa totomeccanica approntata dall'editore
Congedo di Galatina (1980).
Dagli scritti di Bodini risalta quale sia la tensione che lo anima
(e molto di più si evince dalla corrispondenza che egli tenne
con Luciano Erba, che abbiamo in animo di portare alla luce) per operare
il riscatto, nei settori della produzione poetica e dell'analisi critica,
della "provincia", soggiogata sino agli anni Cinquanta da
un complesso d'inferiorità nei confronti delle metropoli letterarie
che in Italia, a differenza della Francia dove l'unica centrale era
ed è ancora Parigi, si frastagliavano, spesso in contesa fra
loro, tra Firenze, Roma, Milano ed infine Torino, con la presenza
della Einaudi. Attraverso i collegamenti indiretti emergenti da questo
filo epistolare, possiamo rilevare come il tentativo bodiniano, andato
in porto nel 1954 con "L'E.P.", abbia lontani fermenti similari
con "Vedetta Mediterranea" (1941) attestati da una lettera
di Ezra Pound, riportata nella nota 5.
Nella corrispondenza di Sinisgalli non affiora mai una presa di posizione
teoretica; il lucano sembra evitare il coinvolgimento, a cui tenta
di indurlo Bodini, di una ricusazione dell'ermetismo; al tempo stesso
però sono assenti dichiarazioni opposte.
Quel che ci sembra un elemento di rimarchevole portata umana nell'atteggiamento
di Sinisgalli è il graduale attenuarsi della diffidenza iniziale
che si stempera col passare del tempo sino a diventare, quando è
preso dalla frenesia, quasi infantile, di una partecipazione (con
la malcelata speranza di vittoria) ad un premio, con la concitata
insistenza per l'approntamento degli estratti del Quadernetto.
Saranno molti i premi che Sinisgalli otterrà a partire dall'Etna-Taormina
del 1961: il Fiuggi nel '67 (Poesie di ieri); il Gubbio-Inghirami
nel '71 (Il passero e il lebbroso); Il Viareggio e il Basilicata nel
'75 (Mosche in bottiglia); il Vallombrosa nel '78 (Dimenticatoio);
ma non ci fu il premio Erato, nel '55!
Ancor più evidente è l'atmosfera di cordialità
instauratasi tra i due, quando Leonardo scopre la suo densità
affettiva, segno di una confidenza che ha cancellato ogni riserva,
nella lettera dove si effonde uno stupefacente affetto per il giovane
Filippo, figlio di Giorgia che egli, padre "adottivo", conta
come proprio, perché lo vede, lo sente e lo crede poeta.
Senza contare l'attestazione di stima quando invita Vittorio ad una
sua trasmissione radiofonica e quella di affetto memore e commosso,
che lo ricorda, scomparso ormai da sei anni, poeta che scrive e che
disegna.
I
(cart. post.)
Lecce, 4 marzo 1941
Illustre Sinisgalli
Macrì le scriverà, più opportunamente di quanto
possa farlo io, che non ò il piacere di conoscerla personalmente,
quanto ci sarebbe gradito ch'ella collaborasse alla pagina letteraria
che redigiamo assieme per "Vedetta Mediterranea", in un
tentativo, magari assurdo, di restaurare in una terra del tutto insolita
un antico colloquio di amicizie.
Intanto le sarei grato d'una notizia: ella segnalò a Macrì
uno scritto di Valery (sic) Larbaud su Lecce, che non ci è
riuscito di rintracciare. Vuoi precisarmi dove è contenuto
tale scritto? e a quale libreria milanese potrei rivolgermi per l'invio
del libro?
nel retro:
La ringrazio vivamente in anticipo della notizia, e cordialmente la
salu
to, Suo
Vittorio Bodini
Viale Gallipoli 18, Lecce
Intestazione:
VEDETTA MEDITERRANEA
Settimanale dei Fasci di Terra d'Otranto
LECCE
Indirizzo: Illustre Leonardo Sinisgalli via Rugabella 9 corretto in:
7° Regg.to Artigl. Cremona 3° gruppo Milano P.M. 64
Dopo aver accennato
di volata alla grafia infantile di Bodini ed allo stile deferente
e curiale, quasi, che non si ritroveranno mai più, né
in questa né in altra corrispondenza, vale la pena, a proposito
di via Rugabella, lasciare la parola a Sinisgalli: "Capitai in
via Rugabella al principio del 1936 di ritorno da Montemurro, dopo
aver girovagato i primi anni da via Teodosio a via Tadino a piazza
Tricolore: Marotta era stato scoperto dalla moglie in uno dei nascondigli
del "grattacielo" e voleva far perdere le tracce. Rilevai
il suo contratto e portai lassù, al quinto piano, la mia valigia".
(L.S., Quasimodiana, in "Il Mattino", 77 ott. 1976, poi
in Sinisgalliaria, Roma, Ed., della Cometa, 1984, p.' 61).
Ancora sullo stesso giornale, più tardi (27 ott. 1976), tornò
sull'argomento: "Ricordo come furono scritte alcune poesie dei
"Campi Elisi", Via Velasca o Rue S.te Walburge - nello scannatoio
di via Rugabella che mi era stato ceduto da Peppino Marotto, il quale
temeva una sorpresa da parte della moglie - nelle ore intorno alla
mezzanotte". (ora in Sinisgalliana, cit. p. 10- 11).
II
(lettera datt.)
Lecce, 22 nov. 1953
Caro Leonardo,
ci teniamo sempre in corpo le cose che farebbero piacere agli amici.
lo aspettavo per forza - chissà perché - di vederti
a Roma per dirti quanto mi ha commosso la "Vigna", che poi
decisi di farmi mandare, non riuscendo a trovarla - e quelle candide
scuse agli amici per un'assenza che tu sembri non dubitare sia stata
tua, mentre potrebbe esser loro, nostra, chissà; e un'altro
dubbio ancora: se esistano o no gli amici. Ma tu potresti dire che
la risposta dipende da noi.
Infine, fra le tante cose belle che son tue, e mie non potevano essere,
mi si chiarì perché poteva esserti piaciuto il mio libretto.
Stranamente, proprio stranamente, la tua "Vigna" e la mia
"Luna" sono sorelle. Sì a quelle capre bizantine,
e sì con tutto il cuore al grido arabo delle rondini: è
cosa che a esser ragazzi si vorrebbe scrivere sui muri col carboncino:
"W il grido arabo delle rondini". A Lecce abbiamo letto
il tuo libro con amici che ho incoraggiato a scriverne: ho fatto male
per il Lala, troppo stordito e limitato, che ne ha parlato su "Ausonia";
non così il De Rosa che ne parlerà acutamente in un
raffronto, che pensa di scrivere o ha già scritto, fra te,
Carrieri e me e rispettivi paesaggi.
Quella dell'articolo sul ponte di Taranto è una buona idea,
ma devi pazientare, sono annegato fra l'urgenza sia del lavoro che
del non-lavoro, e appena avrò un momento più sereno
andrò a Taranto a scriverlo.
Ma c'è un'altra questione su cui vorrei sentirti con grandissima
premura, mia. A Bari mi hanno offerto di fare, a mio criterio, una
rivistuccia di poesia. A me di fare una rivista qualsiasi non interessa.
Vi sono oggi delle tendenze - e sia pure incoerenti e confuse - a
cui nè tu nè io ci sentiremmo, mi pare, di aderire o
di continuare a aderire. Il passato è veramente passato e quella
straordinaria concomitanza dei nostri due libretti dimostra limpidamente
che è impossibile più essere ermetici, e nello stesso
tempo che è possibile non essere ermetici senza per questo
essere neo-realisti o marxisti ecc. lo non voglio fare una rivista
per difendere Sinisgalli o per difendere me (e penso ad altri: al
buon Giorgio Caproni, a Tobino, allo stesso De Libero e ad altri ancora,
più giovani) ma perché dobbiamo affermare un principio
di poesia che è nel tempo, anche se oggi, a quanto pare, mortificata
e fraintesa, oltre che dalla generale disattenzione, dal partito preso
di alcuni settori critici che non hanno trovato il dono poetico di
una rinnovazione, e a cui gli schemi invecchiati non consentono più
di seguire i mutamenti della coscienza temporale, e, per esempio,
sono felici di poter far credere a se stessi che sono ancora capaci
di commuoversi se ne trovano l'occasione ("Le occasioni"!)
in un libro di sfacelo ermetico com'è quello del pur nostro
amico Luzi.
Potrei seguitare, e certo son cose che andrebbero discusse a voce;
ma ti basti, ecco, una prima idea per una tua prima risposta, se in
linea di massima saresti disposto a collaborare, o in modo molto attivo
o con la pubblicazione di poesie. Dimmi dunque che te ne pare, e non
mancare di darmi tutti i consigli che crederai, e che considererò
preziosi.
Con la più devota amicizia, credimi tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis 33 Lecce
Il poscritto chirografato: "Credi che si potrebbe vincere la
riluttanza di Mele? E Mucci? Gli si può dire che lo si vorrebbe
con noi, ma che la comune disciplina poetica non potrebbe soffrire
collusioni con discipline di partito?", anticipa la ideologia
della rivista che si proclama autonoma non solo da correnti poetiche
canoniche, ma anche e soprattutto da subordinazioni di carattere politicoideologico.
Nel primo numero, Bodini recensisce la raccolta di V. Mucci, L'umana
compagnia (1953) e non risparmia di bollare l'ossequio del poeta "al
mito marxista dove lo avevano preceduto ben altre e più vibranti
vergini folli: Gatto, Quasimodo..,." (p. 43), ma mette in risalto
la sua capacitò di dirigersi "direttamente al cuore dell'intuizione
poetica, da uomo grave che sa l'inutilità di girare vuotamente
attorno a se stessi". (ivi) Mucci sarò presente nel n.
3-4, con la lirica: Alla madre (pp. 8-10).
III
(lettera ms.)
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI
Corso di Lingue e Letterature Straniere
Lecce, 24 gennaio 1954
Caro Sinisgalli,
Ci siamo, "Il dado", è tratto. Così si chiamerò
la rivista. Ti va? E ho un primo numero molto battagliero, e con un
mio soggetto sulla poesia del mezzo secolo in cui tento una revisione
dell'ermetismo, e dei rapporti fra "fiorentini" e "meridionali"
nell'immediato anteguerra. Ti interesserò, e spero che ti troverà
d'accordo. Per questo primo numero, salvo che per le recensioni, ho
preferito sbrigarmi fra me e De Rosa l'impostazione critica. Negli
altri, l'allargheremo. Ho già molte poesie, di giovani e non,
e ne aspetto molte: vorrei regolarmi solo all'ultimo momento sulla
"dosatura" dei testi poetici, ma le tue ci tengo ad averle
sin dal primo numero.
Ti prego di mandarmene quante vorrai: da due a quattro, o più,
come credi.
Augurami buona fortuna, per voi non è niente, ma io mi gioco
la testa, credimi. Arrivederci a presto, e molti cordiali saluti,
tuo
Vittorio Bodini via De Angelis 33, Lecce
IV
(lettera ms.)
Roma, 28 gennaio 1954
Carissimo Bodini,
sono molto contento di quanto mi dici e ansioso di ricevere "il
Dado".
Sai che la Spaziani pubblicò verso il 1941-42 due numeri di
una rivistina torinese con lo stesso titolo? Non importa. Ti manderò
quanto prima qualche paginetta, e mi auguro che sia una paginetta
di versi: ma è meglio ch'io veda il primo numero e così
piglierò coraggio. Sono sicuro che questa iniziativa così
discreta, arrivando da laggiù, non passerà inosservata.
C'è un tale mortorio in giro che tutti faremo festa a te e
ai tuoi amici più
stretti a te.
Aspetto dunque il pacchetto prezioso.
E spero che tu capiti a Roma con le prime copie fresche di stampa.
Buona fortuna e un affettuoso ricordo dal tuo
Leonardo Sinisgalli
V
(lettera ms.)
L'esperienza poetica
Rivista trimestrale di poesia e critica
Diretta da VITTORIO BODINI
Editore CRESSATI-BARI
Lecce, 17 maggio 1954
REDAZIONE
Caro Leonardo,
finalmente, ti mando a parte il numero della rivista. Fammi sapere
subito cosa ne pensi (io non posso muovermi per ora), e soprattutto
mandami al più presto la Paginetta Promessa, perché
sto preparando il secondo numero per risanare il ritardo del primo.
Un affettuoso saluto dal tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis 33, Lecce
VI
(lettera ms.)
Via del Sassoferrato 6 Roma 31 maggio 1954 (Monti Parioli)
Carissimo,
solo oggi, domenica, ho potuto leggermi da capo a fondo la tua rivista,
che trovo, anche come aspetto tipografico, inconfondibile. Mi sono
piaciute molto le tue dichiarazioni preliminari, il tuo commento all'Antologia
di Anceschi e il saggio di De Rosa su Quasimodo. Ho trovato assai
precisa la tua messa a fuoco del libretto di Velso Mucci e fondatissime
le tue riserve sul "realismo marxista". Queste sono già
messe a punto assai importanti e tu puoi essere soddisfatto. Anche
i dubbi sull'"ala destra fiorentina" faranno rifare i conti
a molta gente affrettata. Spero proprio di poterti dare col tempo
qualche cosa; ma forse è meglio che tu continui a battere il
tuo martello. la collaborazione stretta di De Rosa ti può aiutare
molto. Forse non avevo letto molto: ma il saggio su Quasimodo mi è
piaciuto come indagine e come scrittura analitica. Mi pare che tu
abbia aperto un programma: la situazione di Onofri, ancora da fissare;
forse ancora una riscoperta di Saba, di Jahier. Sulla Linea Lombarda
non potevi essere più esplicito. Fatti coraggio: da laggìu
potrai vedere le cose in una prospettiva nettissima, quasi miracolosa.
L'altro ieri in un bar di Piana dei Martini, a Napoli, ho buttato
giù questi versetti. Te li regalo, se possono avere un minimo
valore: "Cade di scatto una serranda, / una cateratta d'ombra
sul verde / Palazzo Calabritti. / E la rondine precipita atterrita.
/ Ma quaggiù uno spiraglio / si apre improvviso verso il golfo.
/ Sono di passaggio, seduto / in un giorno impossibile a ricordare,
/ un giorno fugace come un sibilo. / Ti faccio i miei auguri più
cari e ti abbraccio
tuo Leonardo
Sinisgalli si mostra un po' sibillino: si compiace del numero; condivide
"messa a fuoco" e "messe a punto"; esprime la
speranza di mandare qualcosa e conclude: "ma, forse è
meglio che tu continui a battere il tuo martello". Quale logica
giustifica le due particelle, avversativa e dubitativa, ma forse?
C'è una riserva inespressa di cui lo scrivente si avvede e
cerca di cancellare con i "versetti" che, tuttavia, non
incanteranno il destinatario.
VII
(lettera ms.)
L'esperienza poetica
Rivista trimestrale di poesia e critica
Diretta da VITTORIO BODINI
Editore CRESSATI - BARI
Lecce, 28/6/54
Redazione
Carissimo Sinisgalli,
La tua lettera mi ha rallegrato moltissimo e sono stato un po' in
dubbio perché volevo pubblicare i tuoi gentilissimi versi,
ma ho pensato che non ci conveniva perché la rivista ha tutti
gli occhi addosso, e non ti conveniva figurarci e nello stesso tempo
farlo in un modo poco impegnato.
Il secondo numero è splendido, molto migliore del primo, e
con un'aria non più tanto polemica ma fervida e costruttiva
(c'è un saggio di Assunto che è veramente magistrale)
e se posso comprendere che tu non abbia voluto gettarti fin da principio
nella mischia, e che in fin dei conti non avevi nessuna obbligazione
a fidarti di me più di quanto hai fatto, vedrai che la vera
rivista è ormai varata nel secondo numero, e che non c'è
più nessun rischio a collaborarvi, ciò che proprio non
potrai esimerti di fare nel terzo.
Cosicché mandami presto, appena ricevuto il 2° numero,
la paginetta, e meglio se le paginette.
Ho scritto alla Finmeccanica, Ufficio Propaganda, offrendole una pagina
di pubblicità sull'Esperienza. E per i collaboratori poveri.
Se puoi consigliare che la facciano, te ne ringrazio.
Hai visto la Chimera? A Luzi non è rimasto altro espediente
che falsare la verità, con una meschina malignità. Segno
che si trovano a mai partito.
Arrivederci. Abbiti i miei più cordiali saluti, tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis, 33 Lecce
Lo stile della ricusazione dei "versetti", non è
un esempio di raffinatezza diplomatica, anche se è formalmente
plausibile: il "modo poco impegnato" che induce Bodiní
a non pubblicarli, per tutelare Sinisgalli (e la rivista), è
una litote un po' maldestra e senza l'umorismo di prammatica, per
dire che i versetti sono fragili, bruttini.
Bodini non finge tuttavia di non avvedersi delle inibizioni che trattengono
Sinisgalli e sollecita "le paginette".
Sulla "meschina malignità" di Luzi, attenuando l'asprezza
del giudizio facendola diventare "insinuazione", tornerò
nella successiva lettera del 5 maggio '55.
VIII
(lettera ms.)
L'esperienza poetica
Rivista trimestrale di poesia e critica
Direttore VITTORIO BODINI
Editore CRESSATI - BARI
Lecce, 5 maggio 1955
AMMINISTRAZIONE
Carissimo Leonardo,
grazie del dono magnifico proprio quando era quasi insperato. Le poesie
son molte belle, titoli e tutto, e non importa che mi preoccupi più
del peso specifico del n. 5 della rivista, perché ormai c'è
di colpo. Che avrai pensato del mio silenzio? lo sono stato a Bari
solo ieri, dopo un lungo giro nel Nord; al piccolo Teatro di Milano
davano La casa di Bernarda Alba nella mia versione, e così
ne ho approfittato per fare in ritardo di 3 o 4 mesi il viaggio di
nozze. (Vedi, per togliere solennità all'espressione, si è
tentati di scrivere "un", ma è "il".)
A Milano ho potuto constatare che la rivista è seguita col
più grande interesse. E a un certo momento (dopo l'insinuazione
luziana) stavano in allarme all'idea che fosse di rivendicazioni poetiche
meridionali. (lo non avevo sospettato, nel primo numero, la possibilità
di questa interpretazione.) Ma poi si sono ricreduti.
Ho visto giovani critici, non troppo straordinari: tutti son fissati
con La Voce e i vociani, e mi propongono saggi. E' più staccato
e più facile, e poi giocherà anche una sorte di ripicco
generazionale, ma è più vicino che avremmo bisogno di
veder più chiaro, un altro Montale, e Sinisgalli, De Libero,
Penna, Gatto. Qualcuno mi ha detto che lo farò.
Ho visto fra gli amici i più strani umori, e Gatto sta chiuso
in una cupa sacca da viaggio di follia. Ce l'ha con te, con Bo, con
Anceschi, con Macrì, con chi non ce l'ha? E se gli si nomina
Quasimodo impazzisce del tutto.
Ancora ti ringrazio vivissimamente del Quadernetto che avrà
il posto d'onore nel prossimo fascicolo, e ti saluto con i più
affettuosi saluti, tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis 33, Lecce
Non possediamo, purtroppo, introvabile nelle cartelle di corrispondenza
della signora Antonella Bodini, la lettera di Sinisgalli che accompagnava
il "pacchetto" di liriche che fa esplodere di gioia Bodini.
Si ricava tuttavia, dal n. 5-6 che raccoglie il Quadernetto e dalle
lettere del 5 giugno e del 10 luglio che hanno rispettivamente accompagnato
l'invio di quattro liriche ognuna, che il mucchietto del primo invio,
constava di sedici componimenti (in memoria, Versi per l'anno nuovo,
Il vellutello, Gli anni letargici, Antichi giochi, Febbraio dolce
e amaro, Primavera a Chiaia, Paglia e farfalle, Una domenica di aprile,
Rondine, Firmamento, Uno squillo, Stella, Compleanno, Appena ieri,
Pasqua 1955).
lX
(lettera ms.)
Roma 5 giugno 1955
Carissimo Vittorio,
Aggiungo al mucchietto quest'altro gruppo di versi. Tu vedi se puoi
scegliere ancora qualcosa. Ti prego di mandarmi assolutamente le bozze
di tutto. Vorrei far fare una cinquantina di estratti sul formato
dell'Esperienza. Pagherei io le spese della carta e della stampa ulteriore,
una volta pronte le composizioni. Ci metterei una copertina di carta
ruvida colorata, come la tua Rivista, ma di un altro colore, giallo
o celeste o rosso.
Con questo disegnetto della copertina, Sinisgalli mette in mostra
la sua professionale competenza di ideatore di grafica industriale,
di art-director di pubblicità industriale, scientificamente
impostato, e se stesso come grafico raffinato, curatore delle proprie
edizioni degli esordi, divenute, anche per questo, rarità bibliografiche
(Cuore, 1927; Quaderno di geometria", 1936; 18 Poesie, 1936;
Ritratti di macchine, 7937) come del resto le ultime plaquettes (Come
un ladro, 1979; Più vicino ai morti, 1980).
Sinisgalli chiarirà una specie di teoria del "bianco"
intorno alle parole della poesia, in un elzeviro del 1976 a proposito
di Un coup de dés di Mallarmé, confermando così
la sua attenzione per l'aspetto formale esterno del libri (in Sinisgalliana
cit.).
Le quattro liriche allegate, manoscritte, sono: Città tolemaica,
Le erbe nemiche, Sotto l'albero e Valle Giulia.
X
(lettera ms.)
L'esperienza poetica Rivista trimestrale di poesia e critica Diretta
da VITTORIO BODINI Editore CRESSATI - BARI
Lecce, 6 giugno 1955
REDAZIONE
Carissimo Leonardo,
ricevo le tue graditissime. Altro che scegliere, una più bella
dell'altra. E Valle Giulia, che bel colpo! Dunque, stavo per scriverti,
per mandarti le bozze appena ricevute da Bari: ho voluto anche provare
un altro carattere, che va meglio mi pare, perché quello di
prima era sciupato e disuguale e dovevo accecarmi ogni volta e tormentare
gli operai. Te le mando lo stesso, ma tanto te le rimanderò
di nuovo quando avranno composto queste altre poesie, dunque è
inutile che me le correggi.
Solo devi dirmi, e stavolta prestissimo, se devo far impaginare di
seguito le ultime alle prime.
D'accordo per gli estratti.
Ecco un'altra buona notizia (per la rivista e per me): un giovane
a cui, in cambio d'altre sue proposte, avevo suggerito a Milano un
soggetto su di te, mi scrive che si è appassionato all'argomento,
e che vuoi trattare del passaggio "dal fascino dei numeri aurei
alla familiarità lucana" del La Vigna. Gli scrivo subito
di sì, e che se vuoi vedere il "Quadernetto 1954-'55"
gliene posso fornire le bozze.
Caro Leonardo scusami se ho pensato che il tuo incoraggiamento sarebbe
rimasto platonico. Ma questo pensiero non ha mai cambiato nulla nell'affettuosa
amicizia, ora felice del proprio errore.
Caramente, tuo Vittorio Bodini
Il "giovane" è Giuliano Gramigna, sul quale Bodini
ritornerò nella lettera del 14 novembre '55, per denunziare
a Sinisgalli il ritardo e confermare, però, l'impegno. Un impegno
che non potrà essere mantenuto, perché la rivista cesserò
le pubblicazioni con il n. 9-11.
La lettera è tra le più rivelatrici di stati d'animo,
reciproci dei corrispondenti, che avevano se non velato, certamente
condizionato i rapporti.
XI
(lettera ms.)
Roma, domenica 10 luglio 1955
Carissimo Vittorio,
gli amici mi consigliano (Ungaretti, Govoni, Valeri Picone Stella)
di concorrere al premio Erato del Municipio di Napoli. Non l'ho mai
fatto in venti anni. Quasi quasi la cosa mi piace oggi, proprio come
a un principiante. Da tanto tempo io non avevo raccolto un gruppetto
di versi assolutamente inediti, gli altri libri erano quasi tutti
conosciuti in anticipo.
Ma è necessario, per regolamento, che il fascicolo contenga
almeno venti composizioni. Non so quante mie poesie sono già
nelle tue mani.
Credo però di non raggiungere la cifra limite. Se hai già
stampato la rivista io ti prego di far aggiungere in appendice all'opuscoletto-estratto
queste quattro poesie che ho messe a punto questa mattina, racimolandole
dai miei quadernetti neri (quelli di scuola elementare).
E' un'appendice necessaria al lettore nuovo, il lettore del 1955,
che non si ricorda di me.
Vorrei proprio mettere in fondo alle poesie che tu hai nelle mani,
il Quadernetto 1954-1955, un titoletto di questo genere: Appendice
per chi non mi ricorda, qualcosa del genere.
Pensaci tu, scegli come ti pare. Devo presentare una decina di copie
dell'estratto ai commissari e alla Presidenza, entro il mese di luglio.
Dovresti fare un exploit anche se la rivista non è pronta.
Far comporre questi quattro poemetti e con i piombi che hai già,
in uno o due o tre giorni, fai stampare almeno una ventina di estratti.
Scegli una bella corta ruvida rossa per la copertina, e una bella
carta ruvida bianca per l'interno. Formato quello della tua rivista.
Estratto da "L'esperienza poetica" Luglio 1955. Ti abbraccio
Tuo Leonardo
La Appendice per chi non mi ricorda è costituita da Autobiografia
I-II-III-IV, riprese da La vigna vecchia e da Sinisgalli inviate a
Bodini, sempre manoscritte, con una variante testuale in Autobiografia
III: l'aggiunta di quattro versi iniziali, rispetto alla edizione
del '52.
XII
(cart. post. ms.)
Lecce, 10 luglio '55
Caro Leonardo,
Mi rendo conto dell'urgenza, perciò vado a Bari domani mattina
a sollecitare l'editore per la rivista ma nonostante le sue promesse
quelle che mi farà, mi metterò al sicuro facendo stampare
gli estratti. Se non ci sarò troppo lavoro, credo che rimanendo
a Bari tutta la giornata potranno esser quasi pronti. Puoi star tranquillo;
e molti auguri affettuosi dal tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis 33 Lecce
XIII
(cart. post. ms)
Intestata
L'esperienza poetica
Lecce, 14 nov. 1955
Carissimo Leonardo,
molti mi hanno scritto per congratularsi con L'E.P. dopo la pubblicazione
delle tue poesie. E ne sono stato doppiamente contento. Ma il giovane
Gramigna ancora non si è fatto vivo, mi ha scritto solo che
non rinunziava al saggio, ma non sapeva quando l'avrebbe potuto mandare.
Ora ho il n. 7 in tipografia. Quest'estate è stata piuttosto
infruttuosa e disordinata, e l'autunno è cattivo pagatore.
Ad ogni modo ho dato a Sciascia un libretto di versi che dovrebbe
uscire fra uno o due mesi. Può darsi che faccia un salto a
Roma a Natale. Ci sarai?
Hai letto il pezzo di De Rosa sulla Fiera? Non posso ritenermi troppo
contento, ma rispetto la sua indipendenza e il suo distacco scientifico.
Un abbraccio affettuoso dal tuo
Vittorio Bodini Via De Angelis, 33 Lecce
Abbiamo già chiarito cosa intenda Bodini per l'autunno cattivo
pagatore (cfr. n. 14) che gli ha dato l'amarezza di vedersi defraudato,
da un meschino gioco di intrigo politico, del premio Salento per il
racconto Il Sei-Dita.
L'altra notazione di rilievo dello scritto è costituita dal
giudizio carico di riserve nei confronti dell'articolo di De Rosa,
Poeti del reame apparso sulla "Fiera Letteraria" del 16
ottobre 1955.
L'articolo era una panoramica sulla poesia meridionale, concentrata
su quattro poeti che ne costituivano le punte: De Libero, Sinisgalli,
Carrieri e Bodini. Il dissenso di Bodini non era dovuto alla analisi
ed al giudizio critico di De Rosa, ma al suo involontario prestarsi
al gioco dei detrattori della rivista, come tutrice preconcetta di
una "categoria" della meridionalità, da Bodini avversata
e ritenuta come il rischio che "L'esperienza poetica" correva
e doveva assolutamente evitare. (cfr. Vili).
XIV
(lettera ms.)
Roma, 16 novembre 1955
Carissimo Vittorio,
grazie della tua ultima cartolina e delle tue affettuosità.
Non dimenticherò mai la bella estate del 1955 e il nostro traffico
di lettere, di versi appunti; di poesie nuove. E' proprio vero che
un libro si può scrivere di colpo in una mattina o in una notte.
Che ci si può svuotare in un giorno quando non bastano anni
per riempirci. Sai che il nostro ragazzo, Filippo che forse tu conosci,
figlio di Giorgia e ormai mio figlio adottivo, ha scritto l'altro
giorno alla vigilia dell'apertura delle scuole, proprio il giorno
prima, l'ultimo giorno di vacanza, in due ore diciassette poesie!
Non aveva mai scritto versi in vita sua. Filippo ha 15 anni. Non importa
che siano belli o brutti. Interessa il fenomeno, il comportamento
di un poeta, oggi. Se ti capita a Lecce, Il Corriere d'informazione,
cerca questa settimana un pezzetto per festeggiare questo miracolo.
Fammi mandare dal tipografo il conto delle spese extra dei miei estratti.
Ti prego di non fare complimenti. Sono contento della notizia che
mi dai annunciandomi il tuo nuovo libro che hai dato a Sciascia. Che
collana è? Credo che per Natale saremo a Roma. Dovevamo andare
a Montemurro ma laggiù negli stanzoni fa troppo freddo. Scrivimi
qualcosa per la rivista, un tuo ritratto della Puglia, la nuova cotta
per l'architettura pugliese (mi pare che ci sia stato un convegno
di storia dell'arte), la fregola di Cesarino Brandi per l'Apulia,
ecc. Dammi tue notizie e non mi far mancare la Rivista. Qualche volta
invidio, come gli antichi poeti cinesi, i nostri amici che vivono
in provincia, specie in questa stagione, tappati nelle camere, col
piedi sul braciere.
Ciao, un abbraccio tuo affezionato Leonardo
XV
(cart. post. ms.)
Intestata: L'esperienza poetica
Lecce, 3.2.'57
Carissimo Leonardo,
è tanto che non ci si scrive. Ho avuto i tuoi saluti, che ricambio.
Credo che Pagano ti avrà mandato il mio Sei-Dita. Vorrei chiederti
un favore: la poetessa Luciana Lombardo Frezza (moglie di Agostino)
e che teneva la rubrica di poesia contemporanea per "Lo Spettatore
italiano" dovrebbe farmi per "L'E.P." una nota per
"La vigna vecchia". A me dispiace separarmi dal tuo libro
o imporle odiose restituzioni. Potresti inviargliene o fargliene avere
comunque una copia al più presto? Il suo indirizzo è:
Via Achille Grandi 14, Roma. lo sempre alle prese col Don Chisciotte.
Dopo il quale spero di farmi vivo. Coi più affettuosi saluti
tuo Vittorio Bodini