§ FAMIGLIA SPA

Risparmiatore frastornato




Alberto Mucci



Mai come in questa periodo il risparmiatore è blandito; allettato da offerte e da proposte; corteggiato da intermediari con "menù" finanziari sempre più sofisticati. Ma il risparmiatore è anche frastornato da un ventaglio ampio, diversificata (e spesso contraddittorio) di indicazioni: i tassi di interesse scendono, l'oro torna a brillare, i prezzi restano inchiodati, i mercati finanziari ampliano le loro frontiere... Cambia così, ancora una volta, la struttura del risparmio.
L'inflazione aveva pungolato alcune illusioni dei risparmiatori. Negli anni '70, l'"illusione del mattone": con i risparmi veniva acquistata una casa (quasi sempre una seconda casa) ed il prezzo teorico del bene cresceva, mese dopo mese. Così come cresceva, per quanti stilavano i conti a tavolino, il valore del beni-rifugio. Questa grande e variegata illusione si è frantumata quando i tassi di interesse nominali hanno superato, e largamente, il tasso d'inflazione. Chi si manteneva liquida guadagnava più di colui che acquistava un bene reale.
Abbiamo quindi vissuto per anni un'"illusione della finanza", fatta di prodotti elementari: depositi postali, titoli a reddito fissa, soprattutto titoli di Stato. Ogni risparmiatore ne acquistava direttamente. Reinvestiva in genere il reddito. Aumentava il patrimonio teorico con il flusso del nuovo risparmio. Il livello della ricchezza finanziaria degli italiani, raffrontato al prodotto interno lordo, batte ogni record, nel 1984 e nel 1985, nel raffronto mondiale.
Sono ricchi, ricchissimi gli italiani? Un momento. Le statistiche vanno interpretate perché a livello della ricchezza finanziaria non corrisponde, sul terreno macroeconomico, un allargamento della capacitò di generare reddito. In pratica negli ultimi quindici anni l'elevata propensione delle famiglie a risparmiare si è coniugata con il crescente fabbisogno di finanziamento dello Stato. Un matrimonio fra consanguinei, perché risparmio e fabbisogno statale trovavano (e trovano tuttora) alimento nella spesa pubblica non produttiva.
Ma anche questa illusione si sta ridimensionando, per i cambiamenti che caratterizzano l'economia mondiale (e quindi anche l'italiana), per il diverso atteggiamento del risparmiatori (che guardano oggi più d'un tempo agli investimenti di lungo periodo), per la ripresa della Borsa, per lo sviluppo dell'innovazione finanziaria, con la nascita di nuovi intermediari e di nuovi strumenti. Sono tutti fatti importanti, di carattere strutturale, che trasformano la natura stessa del risparmio. Da scelta residuale, quale si configurava negli anni '60 e '70, diventa scelta con specifiche finalità: per poter fruire di un reddito aggiuntivo, per poter creare risorse per la terza età.
Esiste ancora (la verifichiamo ogni giorno) una certa frenesia finanziaria, che si manifesta con l'intermediazione a breve per guadagnare subito, per aumentare (ma non sempre ci si riesce) la ricchezza. La voglia di arraffare sulla tavola imbandita della finanza si viene peraltro stemperando, con il risparmiatore che dedica crescente attenzione al capitale assicurativo, al capitale d'impresa, agli investimenti che spostano il proprio orizzonte temporale.
Al risparmio che diventa scelta strutturale, che si istituzionalizza, corrispondono nuovi intermediari, organismi professionali, strutture che gestiscono il risparmio "per conto". Henry Kaufman, nel bel libro recentemente pubblicato in USA e dedicato alla finanza americana, segnala che fino al 1980 circa l'85% del nuovo risparmio netto delle famiglie americane veniva intermediato da operatori finanziari specializzati. La percentuale sfiora oggi il 95%. Il risparmiatore si affida alla struttura specializzata di fronte ai cambiamenti, per rispondere al bombardamento delle offerte.
Anche il risparmiatore italiano cammina lungo questa strada. Dati certi non esistono, ma i segnali del mutamento sono molteplici. Fioriscono da noi (con aspetti positivi e negativi che andranno valutati, perché ogni degenerazione èpericolosa) i nuovi intermediari: strumenti finanziari innovativi hanno crescente successo (oggi i fondi di investimento, strumenti adatti a gestire un "mix" di impieghi finanziari, domani i fondi di pensione); banche e società d'assicurazione studiano prodotti finalizzati alle diverse prospettive. Li presentano ai risparmiatori.
Il senso di marcia è chiaro. Come sono evidenti i vantaggi che possono derivare all'economia del Paese da scelte di risparmio singole che si indirizzano, attraverso validi indermediari, verso orizzonti di lungo periodo. E che quindi possono fornire stimoli alla crescita dell'economia reale nel medio termine.
La "famiglia SpA", dopo essere diventata "famiglia finanziaria", cerca di trasformarsi in "famiglia produttiva".
Il capitalismo di massa bussa alle nostre porte? E' presto per trarre conclusioni, anche perché sui cambiamenti italiani domina la pesante incognita del deficit pubblico e del crescente ricorso del Tesoro dello Stato al risparmio delle famiglie. Ma i segnali che giungono dal mercato sono precisi. Sarà bene comprenderli.

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