§ LA NUOVA FINANZA

Mercati: pił regole, meno freni




Giovanni Goria



Sono noti i nessi che intercorrono tra sviluppo economico e intermediazione finanziaria: la crescita della produzione e del reddito e l'accumulazione del risparmio stimolano l'espansione delle attività finanziarie e il loro continuo adattamento alle esigenze degli operatori e delle famiglie; al tempo stesso, un efficiente sistema di mercati e di intermediari finanziari è di sostegno e stimolo allo sviluppo economico.
In questo processo di impulsi e interrelazioni reciproche si rinvengono costanti che possono essere così riassunte:
- nel corso dello sviluppo economico la sovrastruttura finanziaria tende a lievitare più rapidamente della struttura reale; cresce, in altri termini, il livello di "finanziarizzazione" dell'economia;
- la separazione tra i soggetti presso cui si forma il risparmio e quelli cui competono le decisioni di investimento richiede un volume crescente di intermediazione finanziaria;
- il soddisfacimento di esigenze sempre più diversificate e sofisticate degli operatori porta alla creazione di nuovi intermediari finanziari, i quali, specializzando la loro attività e creando nuovi strumenti, vanno a occupare nel mercato segmenti non coperti dagli operatori tradizionali.
In questi ultimi anni, l'innovazione nei mercati finanziari ha avuto un'accelerazione senza precedenti ed ha tratto origine da una molteplicità di cause di diversa natura. Fra gli altri, un ruolo fondamentale hanno giocato fattori macroeconomici e istituzionali, e in particolare l'accresciuta variabilità dei tassi d'interesse e dei tassi di cambio, in dipendenza dei mutati assetti dell'economia mondiale. La variabilità dei tassi ha generato un aumento dei rischi per gli intermediari finanziari, particolarmente per quelli che non hanno una struttura bilanciata per scadenze dell'attivo e del passivo. Di qui, la necessità di elaborare strategie che consentano di contrastare gli accresciuti rischi, di sviluppare nuove tecniche e di creare nuovi strumenti finanziari, atti a trasformare e a trasferire ad altri soggetti i rischi medesimi.
Anche l'Italia sta sperimentando un processo di innovazione finanziaria, per molti aspetti stimolata e sollecitata dalle stesse autorità creditizie. Ma non vi è dubbio che l'obiettivo prioritario sia quello di conferire maggiore ampiezza e spessore al nostro mercato finanziario, le cui forme di intermediazione tradizionale devono evolversi in modo tale da consentire il regolare ed equilibrato soddisfacimento delle esigenze finanziarie delle imprese. Come tutti i processi di grande rilevanza economica e sociale, la diffusione dell'innovazione finanziaria non può essere lasciato a se stessa, ma richiede di essere guidata e resa compatibile con la particolare configurazione che ciascun sistema nazionale è venuto storicamente assumendo.
Le considerazioni sin qui svolte mostrano la parzialità e il superamento delle interpretazioni che vedono il processo di innovazione finanziaria come il risultato dell'azione degli operatori che cercano di sfuggire, ad esempio, alle limitazioni poste dalle autorità e alle conseguenti reazioni delle stesse autorità tendenti a ricucire i varchi e le smagliature di volta in volta individuati. Il fenomeno si presenta quindi assai più complesso, con una sua autonomia, sostenuto non più o non soltanto da motivazioni elusive di vincoli esistenti, ma da spinte genuine alimentate dai vari operatori nella loro specifica ricerca di strumenti atti a soddisfare le diverse propensioni al rischio.
In tutti i Paesi Occidentali, l'innovazione finanziaria tende a combinarsi a processi di deregolamentazione amministrativa e di liberalizzazione del flusso dei capitali. I passi da noi fatti in questa direzione e quelli decisivi che faremo per giungere al mercato unico europeo nei primi Anni '90 non potranno non contribuire a mantenere viva la competizione anche nel campo finanziario.
Poiché, non diversamente da quanto è avvenuto e continua ad avvenire nell'industria, anche nella finanza l'innovazione è frutto di investimenti in ricerca e sviluppo, è facile concludere che si tratta di un fenomeno destinato a durare. Il processo che si è sviluppato nel nostro Paese negli ultimi anni ha condotto all'introduzione nel mercato di nuovi strumenti finanziari per la raccolta del risparmio, alla creazione di nuove categorie di intermediari, al miglioramento nel funzionamento dei mercati e alla fornitura di servizi tradizionali con tecniche più sofisticate. Contemporaneamente, si sono diluite le tradizionali segmentazioni istituzionali, mentre emergono nuovi campi di attività nei quali operano indifferentemente, in un clima fortemente competitivo, enti creditizi e altri intermediari finanziari.
I mutamenti pongono problemi non secondari ai pubblici poteri e alle autorità creditizie in particolare, nella ricerca del giusto punto di equilibrio fra l'esigenza di assecondare le spinte innovative autonome che derivano dal mercato e la doverosa salvaguardia e tutela del risparmio.
Posto che nel nostro ordinamento giuridico è affermato il principio della libertà contrattuale, nel cui alveo sono da ricondurre tutti i negozi basati sull'utilizzo dei nuovi strumenti che il processo di innovazione finanziaria ha introdotto anche nel nostro Paese, si pongono di norma problemi per quanto attiene sia al regime fiscale applicabile ai nuovi strumenti, sia alle forme di controllo dell'attività degli intermediari che operano su questi mercati.
Sotto il primo aspetto, l'eventuale tassazione che è talvolta interpretata, (ma a torto), come implicito riconoscimento sul piano civilistico, può stimolare o ostacolare la crescita di determinati strumenti a seconda del minore o maggiore onere fiscale rispetto a comparabili attività finanziarie.
Sotto i profili di vigilanza, trattandosi di un'attività senz'altro di interesse pubblico, possono essere introdotti controlli meno stringenti, quali l'obbligo di assicurare forme di pubblicità (presentazione prospetti) e di trasparenza (redazione bilanci e informazioni), ovvero più specifici, con vincoli all'operatività, alla struttura del bilancio, alla capacità di auto-organizzazione, eccetera.
Una disciplina razionale nel settore della intermediazione finanziaria appare ipotizzabile secondo moduli differenziati che, tenendo conto della peculiarità dei mercati, degli operatori e degli strumenti, fissi le regole del gioco coerenti, ma non uniformi, riconoscendo in ogni caso la necessità che i prezzi e le condizioni siano determinati dalle forze e dai meccanismi di mercato.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000