Sud e cinema




Pasquale Squitieri



In un'Italia che, nonostante tutto, non è riuscita ad avere una cultura nazionale, culture locali come quella toscana, lombarda, piemontese, hanno piano piano ceduto il posso a quella napoletana, oggi egemone a tutte le altre. E' stato un fenomeno di "reazione"; i grandi mutamenti sono avvenuti a spese del Sud e il Sud si è rinchiuso nella "sua" cultura nel bene e nel male. Nel bene perché ha saputo preservare la suo propria cultura con il suo linguaggio (Viviani, De Simone), e nel male perché è scivolata nell'ideologia di mafia, comunemente chiamata camorrista. Oggi, molti autori privi di "identità", che non hanno niente da raccontare all'interno della propria cultura, si appropriano ed espropriano la cultura napoletana, saccheggiandola.
Gli esempi sono tanti quando si parla di saccheggio; quelli della Cavani, della Wertmüller, di Nanni Loy ed altri. Colgono di questo Sud solo gli aspetti più appariscenti, vendibili, "di mercato", e finiscono, creandola, per appropriarsi di una "loro" identità. Già De Sica aveva percorso questa strada e quasi passava per napoletano, tanto era "vicino" a quella città; poi è arrivato Scola e poi gli altri... e nei loro film si sente l'improvvisazione, la mancanza di profondità, lacune che invece non si sentono nei film di Francesco Rosi.
Allora, verificare, più che denunciare (le denunce hanno sfiancato la pazienza degli uomini e tradito la verità), vuoi dire, sia pure in una situazione tragica, spietata, come quella attuale, andare a vedere "come" questa cultura reagisce a quella peste che sono i mali del Sud, nei modi diversi. la grande saggezza del napoletano che si è lasciato travolgere in un primo momento da questa valanga di fango, lo porta, ora, a vincere la sua battaglia sulla pestilenza; forse non riuscirà ad eliminarla, ma la renderà più docile esercitando la propria volontà. Napoli, e non la provincia, con i Bardellino, Nuvoletta e Cutolo, gode di un'attività culturale degna dell'attenzione di tutto il Paese e si può affermare che Napoli "resiste" a questa tempesta di m... con una forza e una coscienza morale invidiabile.
Detto questo, bisogna aggiungere che il detentore del supremo potere deve lasciare aperti due spiragli per la trasgressione del cittadino, anche se la trasgressione è sotto controllo. Orwell, in "1984", considera la pornografia e la prostituzione le uniche trasgressioni da "concedere" al cittadino perché la sua massificazione non risulti totale. la mafia è l'industria della trasgressione; non c'è possibilità, in assoluto, di distruggerla! La mafia produce "servizi": droga, armi, prostituzione, traffico di valuta, clientelismo, e questi "servizi" noi li usiamo. Qualunque cittadino che trova al semaforo un ragazzino che vende kleenex e che glieli compera anziché accompagnarlo al più vicino commissariato di polizia per farsi spiegare perché non è a scuola, si rende complice dell'ideologia stessa della mafia e quindi porta acqua al suo mulino.
Le edicole sono piene di giornali pornografici: nessuno di noi si chiede che prezzo pagano quelle donne per essere esposte in quel modo (sappiamo che sono drogate, violentate, vendute, ma non ci "riguarda"!). Anche quando vogliamo trovare un posto di lavoro per nostro figlio abbiamo bisogno di una "raccomandazione". In tutti questi atti siamo nell'ideologia della mafia. Dobbiamo imparare a gestire la nostra trasgressione, a renderla plausibile nel mondo in cui viviamo, incanalandola verso la riflessione, la discussione. Esempio banale: noi napoletani non siamo mai riusciti a vendere sigarette di contrabbando alla Francia perché il cittadino francese ha un tale rispetto per il proprio Stato che preferisce spendere qualche franco in più, piuttosto che tradire la sua nazione.
La mafia, oltre che regolare l'occupazione e la disoccupazione, regola molto bene anche i livelli economici; tutto fa parte di una programmazione politico-economica tipica della società di massa e di consumi. Essendo le proposte di consumo sempre più numerose, il cittadino tende a guadagnare di più in due modi: o nella maniera più faticosa, e cioè con doppi, tripli lavori; oppure si lascia corrompere e quindi entra nell'ideologia mafiosa. La corruzione, come tutti sanno, è piena di ramificazioni: parte dalle più alte cariche dello Stato per estendersi fino al più irrilevante incarico. La mafia con le sue leggi e la sua programmazione va a prendere i suoi "manovali" (come faceva l'industria all'inizio del secolo) nelle zone più disagiate. Ma attenzione, anche la classe politica prende i suoi voti in quelle zone e nelle stesse condizioni.

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