§ LE VOCI DEL NORD

Ma l'altra Italia non capisce questo Sud




Giorgio Bocca



Fateci capire. Quattrocento sindaci del profondo Sud fanno la loro marcia su Roma con sciarpe tricolori e gonfaloni, per annunciare "urbi er orbi" che lo Stato, dalle loro parti, non esiste più e che, a quanto pare, non è mai esistito; che dalle loro parti l'anarchia più che un male da combattere è una necessità da riconoscere, tanto è vero che li seguono trentamila aderenti alla "Associazione abusivi per necessità" che se non fosse denominazione tragica suonerebbe comica. Abbiamo l'impressione che le cronache delle manifestazioni degli aderenti alla "Associazione abusivi per necessità" risultino quasi incomprensibili se non al resto d'Italia che in fatto di necessitò abusive la sa lunga, al mondo civile, alle nazioni in cui la parola Stato ha ancora una senso.
Dunque c'è un popolo di abusivi - ottocentomila case abusive nella sola Sicilia - talmente abituato a considerare le leggi e i divieti pubblici come puramente declamatori che accoglie senza alcuna emozione nel 1983 il condono per gli abusi edilizi, non perché abbia le carte in regola ma perché non intende pagare alcun condono. Le cifre parlano chiaro: a Gela, con cinquantamila vani abusivi, presentano la domanda di condono in cinquanta; a Mazara dal Vallo, con ottomila case abusive, le domande sono solo due; a Cutro, a Marineo e in altri villaggi-citta, nessuna. Solo adesso, a tre anni dalla legge, di fronte alle demolizioni ordinate da alcuni pretori, non sai se coraggiosi o incoscienti, esplode la grande protesta con annesso ricatto secessionista.
In questo gioco delle parti fra cittadini, sindaci e Stato non si sa per chi stare essendo gli uni peggio degli altri. Lo Stato non sarà tenuto, come pretende la demagogia meridionalistica, a "provvedere dopo un secolo di strapotere ai bisogni della Sicilia" che ha chiesto e ottenuto pieno autonomia amministrativa e che ha centinaia di miliardi congelati nelle banche per incapacità di spenderli, ma risulta, in fatto di urbanistica, irresponsabile e schizofrenico, in perenne oscillazione fra permissivismi totali e rigorismi tardivi e ferrei. Neppure il professar Paladin, presidente della Corte costituzionale, sa dove metter le mani in una legislazione che per quarant'anni ha affidato ai sindaci la più ampia discrezionalità degli scempi urbanistici che hanno rovinato per sempre città, villaggi, Alpi e riviere e che poi d'improvviso con la legge Galasso stabilisce blocchi totali in vastissime aree di ogni attività edilizia. Così siamo alla compresenza di un'Italia dei controlli che non ti lascia aprire il finestrino di un gabinetto o un terrazzino di quattro metri quadri, ma che lascia costruire dieci milioni di case abusive.
Sì, crediamo davvero che il mondo civile, dove la parola Stato ha ancora un senso preciso, stenti a capire cosa vogliono questi quattrocento sindaci meridionali e il loro leader naturale, il sindaco comunista di Vittorio, Paolo Mare]lo. Già, ci vuoi spiegare il sindaco Morello perché lui e tutti gli altri sindaci o consiglieri comunali del Pci, rappresentanti della opposizione nazionale, abbiano accettato l'anarchia dei partiti di governo? Perché non hanno fatto i piani regolatori almeno dove erano al potere? Ci vogliono spiegare i quattrocento sindaci perché solo venti comuni siciliani su quattrocento si sono dotati di strumenti urbanistici corretti, perché mancano quasi dovunque piani regolatori particolareggiati e piani regolatori "tout court"? Ci vogliono dire che cosa è lo Stato dove nessuno rispetta le leggi e nessuno sente il dovere della corretta amministrazione?
I politici rotti a tutti gli adattamenti con il reale dicono che l'Italia meridionale è questa, che bisogna fare i conti con la sua dura e sconvolgente pratica. E' una realpolitik che non ci convince per niente. Con questi metodi lassisti e demagogici, il Sud italiano è peggiorato invece di migliorare, ha fatto uso distorto dei maggiori mezzi che la crescita economica del paese offriva al suo sviluppo. Stando così le cose, l'arma del ricatto secessionista appare ogni giorno più spuntata perché ambivalente. Alla lunga può diffondersi nell'altra Italia, nell'Italia che bene o male conserva alcune regole del gioco, un sedimento di impotenza e di rifiuto per questa anarchia sempre più diffusa e sempre più disposta a dichiararsi orgogliosamente tale.

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