§ QUALE CAVALLERIA?

I CODICI DELLA CAMORRA




Luigi Compagnone



Ottant'anni fa, Matilde Serao scriveva che la camorra era ormai morta, uccisa dalle pistole. Scriveva che il giorno in cui la prima rivoltellata aveva sostituito l'ultimo coltello nelle mani di un napoletano prepotente e violento, la camorra aveva visto tramontare il suo astro insanguinato. Perchè essa "fu sinonimo di grande coraggio, di grande valore, coraggio e valore che dovevano esser dedicati alla difesa di ogni creatura debole, di ogni essere perseguitato e oppresso". Vero, ma per creare nuovi perseguitati e nuovi oppressi.
La camorra, "singolare a dirsi, nacque e visse estremamente cavalleresca", e "pareva che avesse, fra le ,sue file, altrettanti cavalieri del Santo Graal, i quali dovessero esser pronti ad accorrere dovunque un innocente invocasse la loro presenza e che per la santa causa dell'innocenza, il camorrista, come Lohengrin, figlio di Parsifal, dovesse, anche, mettere a periglio la sua vita". Questo figlio di Parsifal non conosceva che una sola arma, il coltello. Il coltello "era l'arme dell'uomo violento e di sereno coraggio; il coltello era l'arme dell'uomo che voleva dare la morte ma che si preparava, fieramente e tranquillamente, a riceverla; il coltello era l'arme del combattimento corpo a corpo, gli occhi negli occhi; e il più forte, il più fermo, il più abile vinceva: il coltello era la prova suprema per tutti coloro che volevano aver questo terribile e ambito nome di camorrista, il coltello che è la forma più pronta, più tremenda e più fulminea del valore personale ... ".
La signora Serao si esaltava; esclamava che in Spagna, in Provenza, in Sicilia, dove ardono passioni di amore e gelosia e questioni di onore, sfavilla sempre una lama che "ricerca il petto del nemico"; dimenticava però che quella lama talvolta brillava anche dietro la schiena del "nemico". La signora, ripeto, era incline agli entusiasmi. Volendo illustrare l'ideologia del coltello, ne faceva inconsapevolmente l'apologia.
Poi: "Ma la rivoltella!", gridava. "La rivoltella è l'arme dei fanfaroni: la rivoltella è l'arme dei paurosi; la rivoltella è l'arme dei vili... Essa serve, talvolta, a sparare ma da lontano; essa serve, talvolta, a colpire ma da lontano; essa serve a uccidere, talvolta, ma come in un agguato, dietro un cantone di via, a venti metri di distanza: essa permette che si possa fuggire dopo avere sparato. Il camorrista, col suo coltello, era un sanguinario, ma offriva, anche, il suo sangue; lo sparatore moderno è un sanguinario che tiene alla sua pelle, che la custodisce gelosamente, dandosela a gambe, dopo di avere sparato... Ambedue le armi fanno ribrezzo e sgomento a tutte le persone di cuore e io stessa fremo di orrore, parlando di queste cose... Ma il coltello del camorrista implicava un impetuoso o un freddo coraggio: la rivoltella del malvivente moderno, la rivoltella dello sparatore implica, quasi sempre, una segreta viltà".
La signora Serao, che riteneva freddo coraggio una raggelata paura, soggiungeva che il camorrista napoletano, il vero camorrista, conservava un "soffio cavalleresco": e "quando un giovanotto aveva sedotto una fanciulla vi era, spesso, un camorrista che interveniva, per fargliela sposare": un camorrista "fine, elegante". E se poi guardavi la fedina penale, al camorrista elegante e fine, vedevi che era, sì, "carica di delitti e di condanne, ma nessuno di questo delitti era contro la proprietà".
Per la signora Serao, dunque, il delitto più nero era quello che colpiva la proprietà. Ma essa osservava soltanto i fenomeni, senza metterli in relazione alle idee generali e, soprattutto, alle ideologie dominanti. Per esempio: le leggi di mercato e quel "rispetto" della proprietà che lo Stato unitario, di recente inaugurazione ufficiale, predicava e imponeva anche a una società degradata come quella napoletana: dove la sola "proprietà" di un'enorme popolazione affamata erano i fòndaci, antri di miseria, sporcizia, malattie. Certo: il vero camorrista non rubava, ma perchè avrebbe potuto e dovuto depredare soltanto i ricchi e i potenti: ma lui, i ricchi e i potenti, li rispettava, li temeva, li proteggeva, ne era il complice e il servo.
Dunque, la Serao pensava che l'arma da fuoco avrebbe eliminato il coltello e, di conseguenza, emarginato l'uomo "di violento o di sereno coraggio". Ma il tempo l'ha contraddetta, l'arma da fuoco ha dato al violento e al camorrista la possibilità di proliferare. Il camorrista di oggi, come il camorrista antico, è sempre al servizio del peggio e dei peggiori; e poco importa se non adopera il coltello, ma fucile e mitra. La camorra arcaica fu, sempre, anche un fatto politico; così, come oggi, la nuova. Se ne servirono ieri i Borboni, se ne servono oggi i misteriosi monarchi che governano le nostre tensioni con le motociclette, le lupare, le carabine con il cannocchiale. Soltanto il coltello è scomparso.

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