§ DOLLARO SI, DOLLARO NO

COME FERMARLO?




Remo Cacciafesta



A ben guardare, qualcosa da tentare per cercare di frenare il continuo movimento al rialzo del dollaro c'è. Naturalmente, bisognerebbe prima essere sicuri che una sopravvalutazione della moneta statunitense non ci convenga. Al riguardo, abbiamo letto stime alquanto contrastanti. Che, all'apprezzarsi del dollaro, si aggravi il costo della nostra bolletta petrolifera, è sulla bocca di tutti. Un pò meno - forse perchè non consente facilmente di parlare subito male di Reagan - si citano i vantaggi che da questo apprezzarsi derivano alle nostre esportazioni verso il mercato americano. Eppure questo mercato, aumentando nel 1984 le sue importazioni dall'Italia di circa il 40% rispetto al 1983, ha dato un contributo non proprio trascurabile a quel brillante andamento della produzione industriale che ci ha permesso di chiudere l'anno trascorso su un tono di - moderata - soddisfazione ed ottimismo.
Se proprio si vuoi tentare, dunque, di fermare il dollaro, una cosa da fare c'è, (ma è quella stessa, guarda caso, che stiamo facendo da quasi quattro anni a questa parte, con gli esiti che si continuano a vedere). Consiste nello spargere la voce "non durerà", e che l'inversione di tendenza è ormai prossima.
Il "valore" di una moneta, esattamente come quello di un titolo azionario, dipende infatti - in proporzioni che non è possibile a nessuno precisare - da due ordini di fattori. Da una parte vi è il dato oggettivo rappresentato dallo stato dell'economia di cui essa moneta costituisce il mezzo di pagamento. Dall'altra, vi è il giudizio soggettivo della miriade degli operatori nella moneta: ognuno dei quali ha una sua propria opinione sulle prospettive di quell'economia e/o un suo proprio fine speculativo.
Su quest'ultimo, sul giudizio soggettivo degli operatori, è chiaro che è possibile cercare di influire, Se, ad esempio, i commentatori dicessero unanimi che il dollaro scenderò, e gli operatori lo credessero, il dollaro scenderebbe davvero: se non per altro, per il fatto che quella previsione è stata formulata e creduta. Le possibilità d'influenza sembrano però quanto mai limitate: gli operatori pare facciano in proprio le loro previsioni (anche perchè, a differenza dei commentatori, campano sulla esattezza di queste); e i tentativi di screditare il dollaro si sono risolti fino ad ora, assai più modestamente, nel discredito di chi li ha effettuati.
L'ammaestramento da trarre dalla vicenda non ci sembra però quello della sconsigliabilità di un aggiotaggio contro il dollaro, ma quello della sostanziale ingovernabilità degli odierni fenomeni economici.
In estrema sintesi, gli economisti hanno finalmente riconosciuto che la risposta ai colpi di timone di Ministri del Tesoro e di Governatori è sempre, in larghissima misura, imprevedibile: gli altri protagonisti della commedia (risparmiatori, investitori, imprenditori ... ) si ostinano a reagire in base a quello che pensano che le autorità faranno domani o dopodomani, e non già in base a quello che fanno oggi (meno che meno, in base a quello che le autorità dicono oggi di voler fare domani).
In questa situazione, l'esito d'un provvedimento, l'effetto d'una politica possono risultare addirittura opposti a quelli sperati. Ci spieghiamo con un esempio ormai classico, ma estremamente attuale per noi. La linea del nostro governo, più volte ribadita, è di fronteggiare la crescita del debito pubblico senza cedere alla suggestione di provocare un'accelerazione dell'inflazione. Ebbene: supponiamo che tra i banchieri e i semplici cittadini si diffonda la convinzione che, prima o poi, il governo dovrà cambiare idea e mettersi a stampare banconote: le conseguenze della politica monetaria restrittiva (seguita di fatto) si sommerebbero a quelle delle - più o meno fondate, non importa - aspettative inflazionistiche, nell'effetto di far lievitare i tassi e, quindi, il peso del debito oltre ogni limite tollerabile.
Come si vede, Presidente del Consiglio e Ministro del Tesoro hanno ottime ragioni di curare la "immagine pubblica" della nostra economia, e di cercare di convincere tutti della bontà e della fermezza dei loro intenti. Lotta dura ai disfattisti, insomma; e a quanti possono ispirare comportamenti in grado di compromettere, innescando i meccanismi che abbiamo visto, l'esito delle manovre governative. Ma d'altra parte, come osservavamo prima, non bisogna sopravvalutare il potere di persuasione dei commentatori economici. Si possono ingannare gli azionisti di una società, o spaventare i depositanti di una banca; il gioco è molto più complesso quando si ha a che fare con il coacervo degli operatori in dollari, o la totalità dei cittadini italiani. Le forzature propagandistiche dell'opposizione non sono scontate meno dei proclami di fermezza da parte dei Ministri del Tesoro; e la gente si è abituata a guardare, come può, alla realtà delle cose, oltre il velo delle parole di parte
.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000