§ LE "CUPOLE DEL CIELO"

IL MISTERO DEI TRULLI




Ada Provenzano



Li chiamano "le cupole del cielo". E li fanno risalire, per lo più, al 1600. Il nome è di origine greca. A piccoli ,gruppi, si incontrano. tra Foggia e Bari. Il grosso delle strutture urbanistiche, però, è tra Bari e Brindisi. Nel Salento centrale e basso, è il regno dei caseddhri, cilindrici, conici, ma anche a tronco di cono e quadrati, persino con scala esterna, o a cannocchiale. Niente di misterioso sulla vicenda del Conte di Conversano, che sembra li abbia voluti per i suoi contadini -servi della gleba. Ma gli interrogativi si presentano sulla "matrice": e gli studiosi non sembrano avere dubbi, quando li fanno risalire a tjría civiltà che preceduto quella greca e quella romana.
Il dibattito si è aperto con l'edizione di "Italia misteriosa", a cura di Peter Kolosimo, pubblicato dalla Edipem. Nel capitolo dedicato ai trulli, leggiamo: "Nelle campagne, oltre ai trulli che servivano da abitazione, se ne trovano altri isolati e meno elaborati, che servono da pagliai e sono costituiti da un unico vano. Stranamente, come le costruzioni della misteriosa Zimbabwe africana, hanno una sola apertura, in cima, senza ingressi laterali, un'apertura che pare non aver senso, perchè rende difficile l'accesso e non protegge per niente il fieno dalla pioggia, tant'è vero che in molti di tali edifici in tempi successivi è stata chiusa e sostituita da usci normali".
Ma allora, se questi erano i trulli più antichi, "primitivi", i più vicini alla matrice, quale poteva essere la loro funzione?
Secondo parecchi studiosi di archeologia, soltanto rituale. "La forma del trullo - sostengono - richiama molto da vicino quella delle capanne adibite alla raccolta del mais e costruite su un modello che si perde in epoche lontanissime, come pure quella delle case dei villaggi di Harran, (la biblica città della Mesopotamia, capitale degli enigmatici Sabei), dove il culto del dio lunare Sin era associato ai simboli della mezzaluna e del disco".
Se tracciamo una linea ideale tra Puglia e Messico, dice Kolosimo, ricaviamo addirittura immagini fantascientifiche: vedremo le stesse cupole, pinnacoli molto simili, ti si affaccerà alla mente persino l'immagine della piramide a gradini, espressa ad Alberobello e nei dintorni dalle scale che portano al livello dei trulli. "Osserviamo in questo senso la ricostruzione del tempio di Tenochtitlàn, la capitale azteca un tempo fiorente presso l'attuale Città del Messico, dedicato a QuetzalcoatI, figlio del dio del cielo Mixcoatl ("Serpente delle nubi") e della dea della Terra Chipalman ("Scudo giacente"): è un'enorme piramide a gradini sul cui ripiano superiore si erge una grande costruzione conica sovrastata da Un curioso ornamento "che la fa somigliare", come dice Viaceslav Saitsev, dell'Accademia delle Scienze della Bielorussia, "alla struttura di un veicolo spaziale".
Il problema delle analogie, d'altro conto era stato già affrontato, e i risultati erano stati a volte impressionanti. Nel libro "La valle dei trulli", redatto da Mimmo Castellano, Leonardo Sinisgalli e Giuseppe Cocchiara, Enzo Minchelli aveva sottolineato che i trulli, pur presentando una certa analogia con le "pinnette sarde", con le "casite" istriane, con le "capanne di pietra" delle isole Baleari, con alcune costruzioni della Dordogna, della Navarra, della Catalogna, delle Alpi Liguri, dell'Irlanda, delle Ebridi, dei Kurdistan, regioni affini geologicamente o per caratteristiche dello sfaldamento delle rocce, in Puglia, invece, hanno carattere singolare, pervenendo ci una tipicità, e persino a una "purezza architettonica", solo in una particolare zona che ha per baricentro Alberobello, "la città delle costruzioni a trullo", con i territori dei comuni di Locorotondo, Martina Franca, Fasano, Cisternino, Castellana Grotte e Putignano.
Ma qual è l'origine, si chiede lo studioso, che si deve attribuire a questo tipo di costruzione? e quali sono le analogie con le costruzioni di altri paesi?
Emile Bertaux aveva ritenuto i trulli anteriori a Roma e alla prima coIonizzazione ellenica. Bertaux li faceva risalire all'epoca senza data dei nuraghi sardi e dei talajots delle isole Baleari. Egli sosteneva che il trullo "è il più antico tipo di costruzione che l'umanità abbia conosciuto, quello che ha occupato il posto, nei paesi pietrosi, della capanna colonica di fango".
Un ricercatore italiano, il professar Chierici, fa invece un parallelo con gli edifici egizi e con molte altre costruzioni mediterranee con funzioni difensive, mentre il professor Drago asserisce che gli edifici pugliesi rivelano certamente forme tipiche dei primi cicli culturali, ma, nel sistema costruttivo, si presentano come "un'innovazione di civiltà progredite e di particolari ambienti geografici, caratterizzati dall'abbondanza della pietra affiorante".
Secondo Minchilli, una stretta analogia con i trulli si può rilevare dagli studi compiuti su costruzioni analoghe esistenti nel Camerum, nel Kurdistan, in Spagna e in Siria. "A mio parere", scrive lo studioso, "le costruzioni a trullo debbono essere state importate dagli Ittiti in una delle loro migrazioni mediterranee, nei millenni precedenti la nascita di Cristo, in una zona ben preciso di Alberobello, e successivamente diffuse come tipo edilizio nel territorio della Murgia dei trulli, per ragioni tecnico-economiche".
Le ricerche, ovviamente, non hanno trascurato la "simbologia" dei trulli. Sostiene Giuseppe Cocchiara che ancora oggi, sul dosso del tetto dei trulli, splendono alla luce del sole simboli, segni, emblemi, i quali costituiscono per l'etnografo una ricca fonte di indagine. "Alcuni di questi simboli rappresentano lo zodiaco e si riattaccano all'astrologia dei popoli più antichi. Da qui il loro carattere magicomistico o comunque occulto. In genere, i simboli di questo tipo sono anch'essi dominati dal cerchio, il quale, nel caso specifico, rappresenta il globo". E' vero che a volte il cerchio è sormontato da una croce: bisogna però osservare che la croce, ancor prima di essere un simbolo cristiano, fu utilizzata da molti popoli come simbolo di diversa natura.
Ma non solo in questo. E basta richiamarsi agli sviluppi della croce nell'America Centrale, che la vide mutarsi in "fiore di loto", o nell'America Meridionale, dove si ebbe un'evoluzione in segni solari, e anche nell'India, area nella quale (Tibet incluso) si trasformò nella svastica. Così, la notiamo sui trulli, tradotta - accanto ai circoli solari - in simboli di origine noto ed enigmatica, in svastica e in svastica composita, in segni planetari, nel misterioso "tridente" che ci riporto a Poseidone, ad Atlantide, in riferimenti solari e stellari che possono essere chiaramente accostati all'universale "albero della vita". Ed è curioso questo: che di disegni e simboli si è perso l'originario significato, ma essi sono ancora oggi riprodotti meccanicamente, copiati, trasferiti sulle cupole dei trulli costruiti nelle fasce agricole del grande accampamento conico pugliese.
Del resto, non solo di abitazioni si tratta. Pietro Sette, che non smise mai di percorrere in lungo e in largo la sua terra d'origine, ricordava d'aver trascorso intere ore in trulli a più ambienti (compreso il superbo "trullo sovrano", con dodici stanze), che erano autentiche officine vitivinicole o elaiotecniche: "perfettamente aerate", sosteneva, calde d'inverno e fresche d'estate, con problemi di energia risolti con originali sistemi di aperture e di comunicazioni interne. E, dentro, le macchine dal cuore antico, i grandi e piccoli torchi di legno che sono stati i veri protagonisti della storia economica di questa parte della Puglia, nel bene e nel male.
L'accampamento culmina a qualche centinaio di metri dal mare, con le costruzioni sparse, sempre in cima a un rettangolo di terra, secondo le buone regole degli ordinamenti produttivi d'un tempo. Poi, incomincia l'area dello scempio: la costa e il mare, rispettati per millenni, ora brulicano di brutte copie di trulli, e persino di megatrulli. Prendono d'infilata la roccia, seguendo gli orli marini, bianchi, ectoplasmatici, omologati, con ridicoli coni a sombrero, segno della decadenza di un gusto e di una civiltà, agglomerati che macinano, in un paio di mesi estivi, il mito (o il consumo effimero) del cosiddetto "tempo libero", e monumenti vuoti per il resto dell'anno.
Storia, tradizione, etnografia restano appartate e, si potrebbe dire, nobilmente misteriose. Dicono delle radici, senza rivelarle. Perchè l'uomo accetti la sfida, continui a scavare nel passato, nel tentativo di leggerlo, di tradurlo in chiaro. O per lo meno di ipotizzarlo ragionevolmente.

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