§ IL CORSIVO

RITORNARE POPOLO DI FORMICHE




Giovanni Arpino



Appena nato, il 1985 è già carico di invocazioni, messaggi, speranze, contraddizioni vecchie e nuove. Lo hanno ribattezzato l'anno dei giovani, così come poco tempo fa ve ne fu uno dedicato agli anziani. Forse, ieri come oggi, sia gli anziani sia i giovani non avvertono differenze di rilievo tra queste etichette commoventi ma anche impotenti.
Parole di pace: tante. Espressioni giuste: tantissime. Propositi verbali e solenni: un'infinità. Vedremo come si tradurranno nella pratica quotidiano. L'uomo è ancora antico rispetto agli strumenti e alle tecnologie che inventa ed usa, talora a sproposito. Non c'è sogno davvero umano, che possa dirsi nuovo perchè ogni vagheggiamento e ogni desiderio risalgono nei secoli e nei millenni, compresa una volontà di pace che nessuno sa tradurre in autentica capacitò di imporre la pace.
Malgrado ogni rilevamento statistico ed ogni attenzione pedagogica, i giovani che amiamo sfuggono a banali criteri di misura: la parte migliore di loro so di doversi impegnare nella scuola e nel lavoro, riscopre un valore nel "merito" fino a ieri indicato da tanti fosennati come una "colpa". E' nella nuova individualità giovanile, quella vera, che va tostato il polso ad un mondo che cambia, pur senza ricadere negli errori di ieri, quando blandire la gioventù costituì un clamoroso inganno sia per gli adulti, sia per i ragazzi.
I nostri sogni sono antichi, le nostre politiche sono terribilmente arcaiche, i modelli quotidiani scricchiolano sotto la spinta di una realtà, sociale e geografica e spirituale, che non dà requie. Ma questo lo sapevamo già dieci, cinque anni orsono, e sarebbe ipocrita ricordarlo all'inizio di un 1985 che porto nel suo sacco temi mai affrontati coraggiosamente ieri e problemi vilmente proposti da tanti lustri.
Preferiamo chinarci sull'umile sforzo quotidiano, anziché disegnare strategie futuribili o massimi sistemi destinati a trasformarsi in ennesimo "oppio dei popoli". Dar vita attiva ad ogni minuto del nostro presente è l'unico dovere e anche l'unica salvezza dell'uomo d'oggi. Più è giovane e più deve rendersene conto. La fuga nell'utopia non ci lascerebbe scampo.
Il mondo è un palcoscenico terribile anche se non nega attimi di felicitò individuale. è terribile perchè offre "in contemporanea", grazie ai mezzi di comunicazione, tragedie d'ogni natura, guerre e guerriglie, morti spaventose. Noi stessi europei, pur godendo d'una pace quale mai il nostro continente ebbe nei secoli, dobbiamo convivere con la violenza, il terrore, la peste della drogo. Un solo esempio: dicono i grandi ricercatori della medicina: se improvvisamente, per un mese solo, non vi fosse nemmeno un morto per incidente stradale, tutta la vasta opera dei trapianti si blocherebbe di colpo. E così danno ragione ai filosofi e ai mistici, che sapevano come l'uomo, nato dal dolore, persino attraverso il suo dolore riesca a dar vita.
Di fronte a questo enorme e furente spettacolo che è la storia quotidiana del pianeta, cosa può fare l'uomo se non impreziosire, sfruttare al meglio, vincere nel suo "particolare", che collegato a tutti gli altri consentirà una vita di ragione?
Un professore polacco, Kolakowski, naturalmente cacciato dalla patria e attualmente ad Oxford, sostiene che la nostra "società aperta" corre pericoli seri ma non mortali se non aumenterà la propria "debolezza" nei confronti dei totalitarismi, così abili da appropriarsi gli stessi linguaggi liberali per costruire subdoli cavalli di Troia. Ed è proprio credendo operativamente nel suo "fare" che un adulto troverò le forze per puntellare la propria vita ed un giovane troverà lo scatto per costruire la sua. La società in cui viviamo non può certo dividersi tra sacche generazionali contrapposte: finirebbe in una Babele linguistica e nullificante.
Venendo ad una concezione liberale, tutti noi, anni fa, operammo come un "popolo di formiche". A quarant'anni dalla ricostruzione di un'Italia stremata e piagata, sarebbe opportuno che una onesta dose da "formica" ci ispirasse ancora. Tra un "boom" e un successivo tracollo, troppa aleatorietà da cicale ci ha confusi, fino al rischio del collasso totale. è urgente, per risalire da uomini, non vergognarsi di operare come "formiche".

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