LE REGOLE DEL GIOCO




Leopoldo Pirelli



Lo scenario economico che abbiamo di fronte, anche oltre il 1985, è tendenzialmente quello di una crescita contenuta e nervosa, cioè con frequenti e intense oscillazioni, e a "pelle di leopardo". Preciso: siamo certamente oggi in un ciclo espansivo, iniziato e sostenuto negli Stati Uniti (dove il Pil è aumentato del 6% nel 1984), assai meno marcato in Europa, specie nei paesi che ancora combattono l'inflazione a due cifre: Italia, Francia e Spagna.
Già si intravede un rallentamento dello sviluppo nel 1985, proprio a partire dagli Stati Uniti, in vista di una possibile fase recessiva prima della fine degli anni Ottanta. Per la seconda metà degli anni Ottanta è da prevedersi infatti, per i paesi dell'Ocse, una crescita media del Pil contenuta: 2% all'anno (o poco più).
Con molta probabilità, questa crescita sarà sostenuta, più che negli anni Settanta, dagli investimenti imposti dalle innovazioni tecnologiche di processo: elettronica, robotica, informatica... Investimenti che, peraltro, consolideranno altri livelli di disoccupazione strutturale (il 10-15% delle forze di lavoro), determinando elevati costi sociali e previdenziali. Ciò costringerà a proseguire le politiche monetarie di contenimento e controllo dell'inflazione, spinta dai disavanzi pubblici.
Resteranno purtroppo aperti, con gravi implicazioni di instabilità non solo economica, alcuni grandi problemi internazionali, primo fra tutti lo squilibrio tra domanda e offerta di capitali che determina preoccupanti sbilanci di debito-credito fra alcune grandi aree del mondo.
Un altro aspetto rilevante da tener presente dello scenario economico è costituito dall'elevata instabilità (e labilità) sia delle variabili reali - prima fra tutte la domanda dei mercati - sia delle variabili monetarie - i prezzi, i cambi, il costo del denaro. Se questa prospettiva "macroeconomica" fa emergere forse più problemi che opportunità, non è altrettanto per quanto riguarda gli scenari settoriali che si presentano invece molto dinamici, addirittura più dinamici di quelli degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta.
Abbiamo vissuto e vivremo ancora rilevanti cambiamenti nei prodotti, nei processi, nei mercati, nel sistema competitivo; come in tutti i periodi di intenso cambiamento, ciò significa trovarsi di fronte rischi ma anche opportunità, difficoltà ma anche buone occasioni. La ripresa, cioè, è - e sarà - prima di tutto evidente in una nuova qualità delle attività, piuttosto che in un cambiamento quantitativo. Diventerà così sempre più "strategica" la capacità di gestire il cambiamento a proprio vantaggio, cioè non subendolo, di saper cambiar le "regole del gioco" nei confronti non solo dei concorrenti, ma anche dei molti altri compartecipi diretti e indiretti dell'impresa, dai consumatori al sistema creditizio e agli azionisti, dai fornitori ai dipendenti.

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