L'IMPRESA PUBBLICA RIAPRE Al PRIVATI




Romano Prodi



L'impresa pubblica deve comportarsi come qualsiasi impresa privata: deve gareggiare con strumenti pari, misurarsi con le stesse forze, avere le stesse regole e le stesse restrizioni. Ciò non vuoi dire svuotare di alcuni contenuti, come la particolare vocazione per i servizi e le infrastrutture, la missione dell'azienda pubblica. Ma significa ricondurre questo vasto e complesso sistema a quelle regole di mercato che troppo ci lungo, per vari e noti motivi, gli sono state negate.
L'Iri, lasciandosi dietro tutto un retaggio di vecchie abitudini e comportamenti contrari a ogni regola economica, ha imboccato risolutamente la strada della produttività e dell'efficienza. In tal modo ha riconquistato il diritto-dovere di comportarsi come un'impresa privata. Può perciò allargare o restringere il suo intervento nei settori in cui opera e può vendere o acquistare aziende o partecipazioni azionarie: tutto questo soltanto se l'operazione corrisponde ai fini strategici ed economici del Gruppo e all'interesse pubblico che esso rappresenta. Attualmente, siamo impegnati a smobilizzare le attività marginali non strategiche, ad allargare la quota dei privati nel capitale di aziende già quotate o a portare in borsa nuove aziende. Questa strategia consente il reperimento di nuovi capitali per gli investimenti nei settori avanzati e, quindi, di migliorare la situazione economica dell'istituto, alleggerendo allo stesso tempo la dipendenza finanziaria dell'Iri dall'azionista-Stato.
Contrariamente a quanto qualcuno può pensare, gli smobilizzi non sono una svendita di aziende decotte, ma la ricerca di una migliore collocazione di società che all'interno del Gruppo non hanno una particolare rilevanza strategica. Sono aziende che, guidate da quei privati che potranno dedicare ad esse un flusso di investimenti e soprattutto potranno inserirle in maniera ottimale in un mercato specifico, sono destinate a mantenere e rafforzare le loro quote di mercato e a produrre redditi piú alti. Questo tipo di operazioni, svolte da un organismo ad hoc, sono le uniche che possono considerarsi simili alle esperienze di altri Paesi, come la Gran Bretagna. Il comitato delle dimissioni ha già alienato 15 aziende ritenute non strategiche ai fini del Gruppo ed è ormai vicino all'obiettivo di realizzare in due anni la cifra non trascurabile di mille miliardi. Un risultato estremamente soddisfacente, tenuto conto della novità dell'iniziativa e delle difficoltà che hanno accompagnato tali operazioni.
Inizialmente, le maggiori resistenze sono venute proprio dall'interno delle aziende. Poi si è finalmente compreso che la politica degli smobilizzi, grazie al reperimento di nuove risorse finanziarie e alla creazione di strutture industriali piú agili e omogenee, è uno strumento valido per conservare efficienza e concorrenzialità. Noti vorrei però che questa linea degli smobilizzi, non avendo l'Iri nello stesso periodo acquisito alcune aziende o partecipazioni, fosse ritenuta rigida e irreversibile. E' stata una scelta aziendale, non un vincolo arbitrariamente imposto a una presunto industria di serie B e ai suoi manager dimezzati.
E' importante, a questo proposito, far notare come ulteriore garanzia del nostro comportamento secondo le regole del mercato, che l'Iri in questo periodo ha concretizzato una ferma opposizione a un certo costume politico che aveva fatto del Gruppo l'ultima spiaggia per aziende "difficili", senza alcun riguardo per la loro collocazione. Se si presenterà un'occasione coerente con la nostra strategia, l'Iri procederà a eventuali acquisizioni, ma soltanto per rispondere alle reali esigenze della sua struttura e non per finalizzare istanze esterne alle sue società. In questo caso non ci porremmo impedimenti o limiti anche riguardo all'acquisto di imprese localizzate all'estero. l'isolamento della nostra economia, soprattutto nel settore a tecnologia avanzata, deve finire. Certo, in questi tempi e con queste situazioni, continueremo piú a vendere che ad acquistare, ma non si può certo vivere perennemente in ritirata.
Vi sono inoltre molte nostre aziende controllate al 100% o quasi dalle subholding, in cui sarebbe un lusso continuare a mantenere queste partecipazioni totalitarie o di larghissima maggioranza, quando potrebbe essere piú che sufficiente controllarle al 51 %. E' indispensabile alleggerire queste partecipazioni e abbiamo giù cominciato a operare in tal senso. Il primo passo, per quanto riguarda le aziende quotate, è stato fatto con l'emissione di obbligazioni convertibili in azioni delle tre banche di interesse nazionale. Per esempio, se tutti i possessori di obbligazioni convertibili della Banca Commerciale Italiana esercitassero la loro facoltà di acquisto per l'intera operazione, la partecipazione dell'Iri nel capitale della banca diminuirebbe di circa l'11,4%, e altrettanto quindi aumenterebbe quella dei privati. lo stesso accadrebbe, anche se con proporzioni diverse, con le emissioni di Banco di Roma, Credito Italiano, Banco di Santo Spirito, Alitalia, Stet, Sip e indirettamente la stessa cosa avverrebbe per il tramite della Sifa, la nostra controllata "basket". il Gruppo ha in fase di avanzato programmazione il collocamento sul mercato di alcuni titoli di società con caratteristiche di redditività e di consistenza patrimoniale tali da poter essere apprezzate da potenziali investitori istituzionali e risparmiatori.
La partecipazione di un maggiore risparmio privato nelle aziende Iri, oltre a dare progressiva consistenza alla "formula Iri" e ad alleggerire la dipendenza finanziaria da fonti esterne, è destinata a esercitare benefici effetti sulla gestione delle aziende. Ricercare e accrescere gli utili da distribuire agli azionisti per continuare a godere della loro fiducia porterà a una piú vigile attenzione ai parametri di redditività ed efficienza.
Le operazioni condotte dall'Iri sul mercato non rappresentano maggiori rischi di quelle realizzate dalle altre maggiori holding. E non esiste ]a preoccupazione che l'Ente a partecipazione statale possa essere condizionato da altre ragioni che non siano la ricerca della migliore gestione e la produzione di reddito da distribuire agli azionisti. Le banche Iri sono la dimostrazione lampante di quanto ho asserito: tutte le aziende Iri sono trattate allo stesso modo degli altri clienti senza alcun favoritismo. Inoltre, non bisogna dimenticare che le nostre società quotate in borsa sono assoggettate, oltre che al giudizio dei risparmiatori, alle regole della Consob e alle leggi del Codice Civile. Autonomia gestionale, produttività ed efficienza, utili sempre maggiori, sono le linee guida della nostra azione, per ridare smalto alla "formula Iri", allargando la base azionaria privata delle nostre aziende.
Questo ritorno alla struttura originaria non rappresenta per noi un passaggio traumatico perchè, a differenza della completa nazionalizzazione delle imprese di alcuni Paesi stranieri, in Italia le aziende a partecipazione statale hanno sempre avuto consistenti partecipazioni di capitale privato. Questa formula, correttamente applicata, ha dato notevoli risultati positivi, diversamente da quasi analoghe esperienze straniere. Inoltre, in Italia non esiste, salvo rare eccezioni, una tradizione industriale privata, per esempio come quella americana, capace di realizzare e gestire le grandi reti (telecomunicazioni, trasporti e credito) necessarie per lo sviluppo futuro della nostra economia. Da questo, un'esigenza differente che ha portato l'Iri a considerare sempre piú valido il suo ruolo propulsore per tutta l'economia italiana e ad affrontare l'attuale fase di rinnovamento.

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