§ L'INEDITO

POESIE DA "IL VENTO E LE STAGIONI"




Giovanni Francesco Romano



Rancore
in piedi qui nella piazza deserta
presso il sagrato della chiesa madre
io e il pittore Mariano: si discorre...
astrattismo... pittura... Ah quel suo cuore,
gli vola dentro, gli esulta negli occhi!
Da Piazza Umberto 1° la tarda ora
gocciola pigra: svengono i lampioni...
Sciroccale umidore lungo i muri
specchia sul lastricato dilatato
l'anima derelitta delle lampade.
- Ciao, Gino, buona notte! - ...risa trilli...
(gli trattengo la mano), ed ecco irrompere
di ragazze a braccetto alata fila...
O Vana, Vana, abbandonato amore!
Non sa fingere, no, non può resistere...
Ahi da quegli occhi neri un lampo amaro
sgretola la mia sterile tristezza!
Già lontanano via, laggiù sul bivio
si librano a corolla: inquiete tortore
che ansia di volo in un soffio disperde...
A occhi chiusi ora riassaporo
i dolci patimenti
di quel tempo perduto. La rivedo
fresca ridente in quel suo lieve rosa
- sandali nerolucidi alla schiava -,
nuda le braccia; ah, quelle nere trecce,
tenute da una gomma intorno al capo! ...
E' una sera festosa - sera afosa -:
ardono lampadette gialle e azzurre
fra gli aghi dei pini a Villa Dante,
lì, al Bar delle rose,
folla assedia incantata l'orchestrino.
Passeggio denso, a tondo, sopra il bordo
dell'ampia piattaforma. Mescolati
giriamo all'incontrario: ad ogni incontro
l'onda, dagli occhi neri, che mi ubriaca...

Altro tempo, altro cuore! Ahi, Vana, sei
di là dal muro contro cui deserta
la mia vita ribatte...

1949


Processione in onore della Madonna della Neve
Noi sull'alto, alla Croce, giù, invisibile,
per il buio dei campi il tamburino
di lucciole una serpe, attratta, guida.

Neviano 1960


Marina di Porto Cesareo
Mi scioglie in onde-luce, lieve, il mare..
Mi ricompone un tocco, appena, forse
d'una sirena, di aria, già svanita...


Festa dell'Addolorata a Galatina
Ahi che smorto svolazzo oggi di nastri
qui al bivio su mandorle e nocelle
davanti a questa tua casa barocca
che più e più incupisce a un vento d'ombre,
Cuore, trafitto, nella nicchia azzurra,
scintillante di stelle! Il lampadario
pende glorioso di cristalli e lampade,
- fermi sciami - lingueggiano fiammelle;
cupo l'organo geme, eccita il canto
dei fedeli, fin oltre le due soglie.
Svena scirocco l'arrotio monotono
alle trenole in gola, che volteggiano
nella destra svogliata dei fanciulli,
sbatte ed affioca uno stonato coro
di fischietti e trombette. Assai leggero
- di primavera - il tuo lustrino blu,
o ragazzo che corri magro teso,
per questa via Cavoti, alle baracche
là, in Piazza San Pietro. Dure gocce
già picchiano, mareggiano teloni
su melate coperte, e... già ritorni,
ragazzo, - tra ombrelli E' intravedo -,
d'un gomito mi sfiori: in tasca più
non ti danzano i soldi della festa.
Voli sotto la pioggia,
e svolazza il tuo bianco fazzoletto
su un palloncino rosso
che premi appena fra le aperte dita. Marzo 1964


L'aeroplano di carta
- Su, fammelo, papà, un aeroplano! -
E mi industrio a piegare un foglio bianco.
- To', guarda, Anacletino, come vola!,...
ma vola male, ecco, cade, delude
me e il mio piccino...
E penso all'aeroplano
vero che vola a lungo, alto nell'aria,
al cardellino, creato da Dio, vivo,
che vola a lungo trillando nell'aria,
al cardellino che pure poi cade
freddo stecchito sulla nera terra.

Maggio 1963


Sconosciuta
Al bar della marina.
Apre la porta il vento...

Fragile nave, errante!
Quante le rotte?
E quali mai tempeste?
Predata scolorita!
Ti apre la porta il vento...

e solchi assente le onde del frastuono

verso quest'angolo quieto.
Ora trema il tuo volto impassibile
nel vapore che sale dalla tazza.

I tuoi occhi... i miei occhi...
mi rapisce un deserto.

1965


Nel salotto di Gino Gaballo
Dai rametti a raggiera nel cristallo
che il lampadario screzia
di mutevoli gemme,

- profumando il diffuso tepore -
precoci fiori di mandorlo
meravigliano i coriandoli di neve,
attratti in ridda dal fulgore dei vetri.

Galatina - gennaio 1967


Agosto nel Sud
E, d'improvviso, mentre, ebbre di luce,
scuotono le cicale i sistri rissosi,
campana, tu annunzi che un altro uomo
è sciolto da ogni male; ma chi ti ode
ha il cuore oppresso al pensiero della morte.
O campana che versi il tuo lamento
nel forte sole d'estate su per la terra!
E intanto il mare canta sulle spiagge
e il fico vigoreggia e già dà frutto
e maturano i grappoli alla vite.

Galatina 1972


Finchè
Finchè uomo cadrà per mano d'uomo,
l'uomo ti tradirà,
Cristo, Signore!

Finchè uomo si vedrà
consunto dalla fame
o roso lentamente dalla lebbra,
l'uomo ti tradirà,
Cristo, Signore!

Finchè uomo morrà
per mancanza d'amore, l'uomo ti tradirà, Cristo, Signore!

1974


Notturno a Santa Caterina di Nardò (dalla litoranea)
O alveare di costellazioni,
sospeso a fiore della costa acclive!
O presepio d'estate, senza gente,
nel tenebrore del cielo e del mare!
Sviene rauco il juke-box alla 'Lampara':
voci velate... risa... echi labili ...
stupore del silenzio illuminato ...

Incantati sbadigli di lampioni
tingono d'un languore grigiolivido
questa serpe d'asfalto desolata
che ascolta ora - sorpresa - nel silenzio
lavandare notturne nelle grotte:
tuffano in mare lor panni e lenzuoli
e sciacquano risciacquano, poi strizzano,
parlottano ridendo... E non un raggio
del sospeso splendore solitario
che strisci lungo la tetra scogliera.
Solo laggiù, dove il juke-box dorme,
lampade rosa e blu sole a pescare
colorando l'inchiostro luccicante.

1974


Il tuo dolce saluto si fa grido
Dove è pace, Francesco, dove è bene?
Tu che battevi la tua carne inferma
giubilando e cantando a Dio Signore,
non vedi che epuloni sghignazzare
su miliardi di Lazzari,
consunti, riarsi, rosi dalla lebbra.
Ecco il vitello d'oro che fomenta
l'orgia del sesso, l'odio che ostinato
arrota le sue zanne. Barcollante
la guerra ostenta i suoi trofei di sangue
e la scienza già cova, in tuta e maschera,
il diluvio di fuoco.
Il lupo che giurò, ti ha tradito;
nelle pianure insidia la sua prole,
ha conquistato tutte le metropoli,
comode tane ha nei grattacieli,
non risparmia né il vecchio né il fanciullo.
Non c'è pace, Francesco, non c'è bene,
senza giustizia, in terra.
Il tuo dolce saluto si fa grido;
- è grido di pietà, grido d'amore! -
Sordi vigliacchi inerti ci ridesta,
che le forze del male non prevalgano.

Settembre 1978


Vestaglia rossa
Già d'un rosso malato ha tinto autunno
la vite canadese,
vestaglia del mio piccolo giardino.
Ahi come folte fioccano le foglie
sulle umide lastre
in questo pomeriggio senza vento.
Specchio sempre più triste a me l'autunno!

1982


Acquaneve

Lunga notte d'inverno. Insonne ascolto
l'acquaneve che lieve tamburella
nel canale di rame lungo il muro.
O anni! O tempo! Giù precipitaste,
come l'acqua che ascolto, o miei diletti.
Risucchiati dal nulla o là in attesa?
Superstite, io rammento, e soffro, soffro …
Il domani sta in bilico sul muro
che oscuro divide.

Gennaio 1982


Voce al telefono
(A Italia di Geronimo)

Ti sentivo perduta
e mi sorprendi
come dall'aldilà...

1978


Parco di Caramanico Terme
Oh, la brezza serale
che agita le foglie alte dei platani
e chiude i ventagli alle signore!

1982


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000