Napoli
nov. 925
Caro Francesco,
ieri ho scorso il volume de' tuoi versi, che, - non dubitare - leggerò
tutti, e attentamente; stamane ho letto il tuo discorso commemorativo...
e non ti so dire come io sia rimasto compiaciuto e ammirato. Sì,
ammirato perchè pretendo intendermi di prosa, e so e sento di
poterti dire che la tua prosa èveramente magnifica, nella forte
e correttissima ed efficace sua struttura ed espressione: la prosa,
indizio vero, autentico, di quel che sia il pensiero e la cultura di
un uomo.
Compiaciutissimo anche, perchè molto mi ha commosso e allietato
il cuore il ricordo che hai fatto di me e de' miei nipoti, solo titolo
d'onore cui io tenga, in ricordo di me durante la guerra. Furon sette
i miei nipoti, tutti in fanteria non uno al treno al genio all'artiglieria
alla cavalleria alla aviazione, non uno alla dipendenza de' comandi
di battaglione reggimento di brigata di divisione. Il povero Pasqualino
Giannattasio io incontrai qui per le vie di Napoli recante, con un compagno,
il rancio; e per undici volte fe' la spola marittima fra.... e Brindisi.
Peppino Viggiani fu in prima linea per quattro anni di seguito, due
volte ferito e non una medaglia, mai, per nessuno. Ah, sì, per
essi tutti la guerra fu "sacrifizio e non guadagno!"
Caro Francesco, ti stringo forte la mano sempre tuo
Giustino Fortunato
Napoli, 21 luglio 930
che dirti, caro Francesco, di quale bellezza intellettuale, di quanto
conforto spirituale mi sia, or orci, stata questa lettera che subito
ho voluto leggesse anche mia sareila, la quale non ha esitato un momento
a rileggermi a voce alta, scandendo le parole? Ah, se, a cagion di
essa lettera, io avrei agio di parlarti, e per non breve ora, di tante,
tante cose! Ma non ne ho, no, il tempo. Mi basti solo scriverti, meditatamente,
queste poche semplici parole: "ringrazia Iddio d'esserti incontrato
in tanta gentildonna e compagna, madre di tua figlia, degnissima nuora
della Madre tua, che chiude la vita, sapendoti felice a causa di lei!"
Io, una "operazione"? A, no, caro Francesco, non più
sono operabile per alcun verso! Mi tocca aspettare la morte, che non
temo, perchè da due mesi in qua mi sono piombati addosso tali
tragici casi familiari, - che è strano che tu non ne abbia,
anche per un istante, sentito a parlare, appena rimesso il piede sull'italica
terra -come uomo non ebbe mai gli uguali !
Da parte di mia sorella e della sig.ra Cecilia Guciani e di me ossequi
ed auguri alla Signora, saluti affettuosi e grati a te,
G. Fortunato
D.S. Rileggo la tua lettera prima di riporla da canto e mi avveggo
che non del tutto ignaro sei stato, e sei, delle sciagurate mie condizioni
di famiglia.
Napoli, 1° maggio 923
Caro Francesco,
ricevo l'elegante volumetto, leggo le cinque magnifiche pagine di
dedica alle tue sorelle, e mi affretto, come vedi, a ringraziarti
del dono. Per il momento, non ho letteralmente pace. Nella prima giornata
di calma io leggerò tutte insieme le tue leggende e te ne scriverò.
Accetta, frattanto, una cordiale stretta di mano, ricordami a tuo
Padre e a tua Madre e tu riabbimi pel tuo affez.
Giustino Fortunato
Napoli, 9 maggio
Caro Francesco,
stamane, di buon'ora, ho ripreso il suggestivo tuo volumetto, e non
l'ho lasciato se non dopo averlo letto tutto, con vivo sincero godimento
dell'animo. Fra tutte le immagini, quella di Soavina non mi si cancellerà
più dal cuore. E, del resto, di tutto il volumetto io non dovrei
se non ripeterti quel che ieri ti ho scritto della lettera dedicatoria.
Ma voglio ripeterti, che questa - la lettera - è proprio un
gioiello. Tuo sempre
G. Fortunato
Napoli 10 aprile
Caro Francesco,
molto mi commuove quel che mi dici, circa i miei nipoti. Ne furori
sette, tutti in fanteria, e tre non tornarono. Peppino servì
magnificamente tutti i quattro anni, fu undici volte a fronte del
fuoco di fucileria, due volte ferito. Non chiese e non ebbe mostra
alcuna. lo né prima né dopo né mai scrissi per
essi sillaba alcuna. Ne vado superbo.
Napoli, 16 nov. 925
Caro Francesco,
mi viene (ore 10 ant.) la tua di ieri, non ancora "L'Arca",
che spero mi verrà nel pomeriggio. Immagina con che piacere
leggerò il tuo articolo! lo sono un ardente adoratore di Beethoven,
che conosco tutto, - e le Sonate a memoria, - perchè, durante
il mio trentennio di vita parlamentare a Roma, frequentatore serotino
di caso Montini, ivi regnò sovrano, co' primi violinisti e
pianofortisti romani, Beethoven, il più grande uomo che il
mondo abbia avuto. E della sua musica ebbi ed ho una definizione tutta
mia che non giova qui trascrivere. Tu, caro Francesco, sei il primo
ed unico conterraneo, anzi comprovinciale, che io m'abbia saputo amico
e, naturalmente, adoratore di Beethoven.
Cordiali saluti
Giustino Fortunato
Napoli 6 novembre 925 ore 3 pom
Caro Francesco
ricevo l'elegantissimo volume che subito sfoglio, e che presto leggerò,
tanto esso mi par suggestivo. Sai che io sono assai debole intenditore
di poesia, ma è così corretto e a un tempo, così
lucida, la tua poesia! senza dubbio, sei e rimani l'unico poeta rionerese
delle ultime tre nostre generazioni. E questo dee certo farti piacere.
Cordiali saluti
Giustino Fortunato
Napoli, 24 del 928
Carissimo Francesco,
non occorre che io ti dica quale impressione m'abbia, stamane, avuto
dalla tua lettera di ieri l'altro, che non altri, certo, potrebbe
avere un'intesa più di me, in tutto il significato suo. E'
perfettamente giusto è il profondo sentimento di rammarico,
ed anche di doglianza che è in essa. Per me, non devi, assolutamente
non devi, tu stesso esagerare. Potevi, senza dubbio, sperare di più
e di meglio. Ma non devi dimenticare la disgraziata età che
ti è toccata in sorte, e la dura fatica e i non pochi pericoli
trascorsi, incontro a cui sei andato. In conclusione, tutto E' induce
a guardare serenamente il domani, per tanti motivi, a parer mio, gravido
di fosche previsioni. E che tu viva, ognora più sereno e pago:
questo mio augurio, che con animo ognora più grato, io ti rinnovo.
Tuo sempre
Giustino Fortunato
Anche i non pochi, cui ho fatto dono del tuo libro, preferiscono il
ramo fiorito agli altri.
Napoli, il 3 del 928 ore 4 pom;
Caro Francesco,
stamane, appena ricevuto il libro, nella furia di rispondere alla
colluvie di cartoline e biglietti augurali, m'è bastato mandarti
le mie azioni di grazie. Oggi, eccomi qui a sfogliare il libro e a
leggere - con vivo compiacimento - la tenerissima tua lettera ai Farinelli....
quand'ecco, all'ultima pagina, parole per me così estremamente
dolci e ultra affettuose, che mi fan battere il cuore come poche volte
- tu credimi - in vita mia! E che ho fatto io, in genere, per la comune
terra natale, e, in specie per te, mio eroico Francesco, onde meritare
un premio che vince le mille volte ogni mia più alta ambizione,
se mai ne ebbi? Puoi dunque leggermi nell'animo, e indovinare - anche
- tutto quell'altro che taccio, perchè sarebbe vano io ripetessi
a te che mi conosci dagli anni della tua fanciullezza. Ah, se vivesse
tuo Padre, e se io me lo vedessi tornato dinnanzi, com'era uso a Rionero,
per chiedermi, sommessamente: "vi ha scritto il professore mio
figlio"?
Usque dum vivam et ultra, mio carissimo Francesco, tutto tuo
Giustino Fortunato
Napoli 9 nov. 925
Mio caro Francesco,
son le 9 del mattino, ed ero per iscriverti la terza lettera da che
ieri a sera terminai di leggere il tuo volume di versi, allorchè
mi viene, con la prima posta, questa tua così amabile e così
generosa lettera di ieri l'altro, di cui assai ti ringrazio.
Puoi, devi giurare che non la menoma punta di amorosa prodigalità
è stata -ed è - nelle mie parole; e puoi e devi anche
più che giurare, qualmente non mai io mi sono menomamente inteso,
dal lato morale, superiore - ed anche solo pari - a coloro, che tutto
hanno dovuto e debbono a sè, non al privilegio della nascita.
E, ciò premesso, che dirti caro Francesco dei tuoi versi se
non sottoscrivere con tutta la sincerità dell'animo ad ognuna
e a tutte insieme le parole dei Farinelli, sia perchè così
sento, sia perchè molto amo l'autore tanto amante dello spagnolo
che scrisse "la vita è un sogno"? Sissignore, oh
se li ho letti tutti e sentiti, e ammirati i tuoi versi così
lucidamente belli ed espressivi, nella espressione del vario profondo
efficace sentimento del cuor tuo! ma, insomma, è la tua prosa
- proprio - che io invidio (bada, puoi giurare su questa mia parola,
io, che non ho mai mentito!) che io ti invidio nella scultorea antica
e pure modernissima resa parlata... Ti rincresce? Oh, perchè
dovrebbe rincrescerti? ed èquindi il volume di prosa che io
mi aspetto, desideratissimo, con l'impareggiabile "ramo fiorito"
a me intitolato. Sono orgoglioso che il mondo sappia della nostra
conterraneità e della nostra amicizia così come sono
stato e resto orgogliosissimo di averti indotto, nonché alle
lettere, a sfuggire la Neapolis lutiosa di Orazio e di essere andato
a Firenze. Non credere, no, che io sia un umile fraticello francescano:
ho le mie superbie, io; queste, fra le altre, che, da quando son fuori
della vita pubblica, Rionero non ha più, no, contributo di
giovani alle maggiori carriere dello Stato Italiano...
Caramente ti abbraccio
Giustino Fortunato
Napoli 6 aprile
Caro Francesco,
grazie a te e grazie a Franco Navarra Viggiani, cui io ti prego di
dire che niente potrò tanto allietarmi l'animo quanto conoscerlo
di persona, poi che sempre io ho saputo di lui, a causa anche del
comune parentado Cortese-Viggiani, ma non mai io l'ho visto, non mai
essendomi incontrato con lui.
E, di nuovo, caro Francesco, a te il riconoscente palpito del cuor
mio! Soffro da quattro mesi, e abbastanza gravemente, di congestione
uretrale. Poi, ho anche molto sofferto di una insidia senza nome tesami
a tranello. Meritavo, - via! - una vecchiaia meno triste... mah!
Dimmi: perchè non fosti a Rionero domenica? Preferisti Marsico
Nuovo; e, certo, nei panni tuoi, io avrei fatto lo stesso, perchè
Giacomo Racioppi molto amava Marsico Nuovo, e spesso me ne parlò
affettuosamente.
Tuo
G. Fortunato