§ SCRITTORI MERIDIONALI

FRANCESCO CAPPIELLO




Simonetta Campana



Francesco Cappiello nacque a Rionero in Vulture (Potenza) il 10 aprile 1890. Compì i suoi primi studi umanistici a Melfi, dove conseguì la maturità classica. Ascoltando il paterno consiglio di Giustino Fortunato, che l'aveva notato fin dai tempi del liceo e che per tutta la vita rimase in affettuoso contatto con lui, s'iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze, dove condusse intensi studi e affrontò severi sacrifici, confortati dall'amore per i classici greci e latini, di cui Guido Mazzoni e Girolamo Vitelli avevano divulgato la conoscenza nell'Ateneo fiorentino. A Firenze conobbe Frieda Moehl, giovane svizzera che vi si era trasferita per studiare l'italiano e che sarebbe poi divenuta suo moglie.
Appena laureato (1915), fu travolto dalla prima guerra mondiale. Ufficiale di fanteria, combatté in Francia e sul Corso, meritando una medaglia di bronzo. Il ricordo dei lunghi anni di trincea e delle esperienze umane fatte in quel periodo resterà presente nella sua visione drammatica della vita, con i suoi momenti di grandezza e le sue tristissime miserie.
Tornato dalla guerra, insegnò lettere prima a Carrara, poi a Potenza, finchè iniziò un lungo periodo d'insegnamento nelle scuole italiane all'estero: Tunisi, Sofia, Vienna; e quindi a Roma, nel 1938, prima all'istituto Magistrale "Alfredo Oriani", poi al Liceo Classico "Virgilio", dove terminò la sua carriera d'insegnante, lasciando nei colleghi e negli studenti un ricordo affettuoso di stima. Morì a Roma l'8 marzo 1971.
Uomo di vastissima cultura classica, rivolse la sua ansia di conoscenza anche alle letterature europee, traducendo in versi Reineke Fuchs di Goethe ("La volpe Renardo"), ballate e poesie di Goethe, Heine, Keller, Shakespeare, Baudelaire, Victor Hugo.
Contemporaneamente, cercò di dare espressione al suo sentimento poetico, pervaso da una nostalgia del borgo della sua infanzia, degli usi e costumi della sua gente, che l'accompagnò per tutta la vita. Dopo le Poesie liriche, una raccolta giovanile del 1912, affrontò la prosa con Le Leggende dei Vulture (1923), opera nella quale rivivono fiabe e storie della contrada che una vecchia paesana, di nome Grazia, circondata da innumerevoli figli e nipoti, raccontava la sera ai ragazzi del vicinato.
Nel 1925 tornò alla poesia con Viver, vedere e in cuore sognare, rivelando nella scelta tematica e nei moduli espressivi il processo di maturazione che si veniva compiendo in lui.
Ma forse, come già si poteva vedere nelle Leggende dei Vulture, la sua vocazione più genuina era la prosa, di cui Giustino Fortunato, in una lettera, elogia la "aulica ma modernissima resa parlata", la "correttissima ed efficace sua espressione". In questo ambito vanno collocate due raccolte di novelle: Il ramo fiorito (1928) e Il sorriso della speranza (1939).
Fra le due raccolte, apparve nel 1930 un romanzo, Nel guscio d'un uovo, un vivace affresco di vita paesana, con i vizi e le virtù dei suoi personaggi, in una bonaria satira della politica provinciale, fra banchetti elettorali e inaugurazioni d'istituzioni pubbliche, dalle quali inevitabilmente si attendono straordinari progressi per il Mezzogiorno.
la morte lo colse mentre rivedeva le bozze di un altro romanzo, rimasto inedito, Mostro Cola creatore, visione fantastica di un burattinaio, le cui marionette riflettono i momenti cruciali dell'esistenza umana.


BIBLIOGRAFIA
Poesie liriche - Fratelli Insabato, Potenza, 1912.
La leggende del Vulture - R. Marchesiello, Potenza, 1923.
La Volpe Renardo (trad. da Goethe) - R.
Marchesiello, Potenza, 1924.
Viver, vedere e in cuore sognare - La Fiaccola,
S. Maria Capua Vetere, 1925.
Il ramo fiorito - G. Biancardi, Lodi, 1928.
Nel guscio d'un uovo - Remo Sandron, Palermo, 1930.
Il sorriso della speranza - Op. Naz. Mezzogiorno d'Italia, Milano, 1939.
Inoltre saggi, conferenze e due commenti ad Orazio per le scuole classiche: Gli epodi e le odi - Editoriale Cisalpino, Milano, 1940, e Le satire e le epistole - Editoriale Cisalpino, Milano, 1940.


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