§ L'INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "LUIGI LUZZATTI"

RUOLO DEL CREDITO E PROSPETTIVE DELLA RIPRESA ECONOMICA




Francesco Parrillo



La Banca Popolare Sud Puglia, nata alla fine del 1982, dalla fusione della Banco Agricola Popolare di Matino e Lecce e della Banca Popolare DD.PP. di San Pietro Vernotico riceve il suo battesimo ufficiale, presentandosi con una rafforzata struttura patrimoniale (47 miliardi) con una consistenza di depositi (oltre 509 miliardi) e di impieghi (oltre 280 miliardi) che, nel corso del 1983, hanno confermato il maggior dinamismo di questo Istituto rispetto alla media nazionale.
A distanza di poco più di un anno dall'avvenuto felice evento, il nuovo organismo mostra un migliore assetto dimensionale, un consolidamento patrimoniale, una maggiore produttività, dovuta anche alle più ampie possibilità di economie di scala. Il maggiore slancio della banca si misura pure dalla suo collocazione nel quadro delle Banche Popolari e del sistema creditizio nel suo complesso: essa figura al 300 posto nella graduatoria delle Banche Popolari per l'ammontare dei depositi e all'11° posto nella classifica per numero di soci ed ha guadagnato posizioni di rilievo per la redditività media aziendale.
La nuova sede, razionale e moderna, che oggi viene ufficialmente tenuto a battesimo, che si aggiunge a quella di Lecce, inaugurata solennemente il 20 novembre 1981, esprime plasticamente, con la forza delle sue linee architettoniche e con la sua razionalità, lo sviluppo e la vitalità dell'istituto.
Essa è, e deve rimanere, una istituzione luzzattiana, fatta di storia e di modernità, al servizio e per la valorizzazione delle risorse umane e materiali della zona in cui opera. Per questo costruttivo lavoro svolto, rivolge il più vivo plauso a tutti i protagonisti, amministratori, soci, personale, autorità, clientela. Un particolare e riconoscente elogio, ritengo di dover indirizzare al Presidente, dell'istituto, Dr. Giorgio Primiceri, che ha speso l'intera sua vita al servizio del credito popolare. Espressioni di compiacimento ed apprezzamento rivolgo anche al valoroso Direttore Generale, Dr. Caroli Cosavola, e al Condirettore Generale, Dr. Vito Primiceri.
Passando a parlare dei problemi del Mezzogiorno, devo sottolineare che la crisi energetica, l'inflazione, la recessione hanno modificato, aggravandola, la situazione del Sud: dopo 33 anni di politica di sviluppo, nonostante gli indubbi progressi conseguiti non sono stati raggiunti i due obiettivi fondamentali dell'eliminazione dei divari tra Nord e Sud e della creazione di un meccanismo autopropulsivo dello sviluppo e all'originario dualismo si é sostituito un vero e proprio pluralismo economico, con più accentuate differenziazioni fra regioni e regioni. I guasti ed i danni del terremoto del 1980, la decadenza di alcune leggi sugli incentivi, la più recente paralisi dei crediti agevolati e la caduta degli investimenti, la troppo limitata proroga, nel tempo, degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno e, principalmente, la mancanza di un quadro di riferimento hanno fatto riemergere o rafforzato elementi di incertezza e fragilità in una vasta area territoriale meno sviluppata del Paese, con conseguenze erratiche difficilmente controllabili non solo sul terreno economico, ma in campo sociale.
Anche in questa sede va riaffermata la centralità della politica economica a favore del Mezzogiorno, nodo secolare dell'economia e della società italiano. Gli obiettivi vanno perseguiti con politiche diversificate, giacché accanto ad interventi comuni, quali la lotta all'inflazione e per il contenimento del disavanzo e dell'indebitamento pubblico, occorre apprestare azioni specifiche nel campo della localizzazione degli investimenti.
Diamo ora uno sguardo alle prospettive dell'economia italiana, sia dal punto di vista reale che monetario, con lo scenario italiano che presento, insieme ad alcune tendenze recessive e persistenti tensioni monetarie, taluni segnali di schiarita e di possibilità di ripresa.
Gli ultimi dati dell'ISCO sulla produzione industriale e quelli dell'Enel sui consumi energetici, l'andamento alquanto soddisfacente delle esportazioni vanno configurando i termini di una "ripresina", che, nel corso del 1984, dovrebbe raggiungere una maggiore consistenza. la strategia per il risanamento e la stabilizzazione dell'economia italiana deve perseguire e rafforzare alcune fondamentali ed irrinunciabili linee di politica economica. Occorre riportare sotto controllo, ridare governabilità e determinatezza alla spesa pubblica, introducendo il vincolo di bilancio per la copertura, evitando l'aggiramento dell'art. 81 della Costituzione, sorvegliando tutti i centri generatori di spesa: sanità, previdenza, spese di trasferimento.
Parimenti é indispensabile adottare una politica più aggressiva contro l'inflazione, tenuto conto che gli altri Paesi hanno ridotto drasticamente il ritmo di crescita dei prezzi con scelte coraggiose ed il nostro differenziale inflazionistico si écorrelativamente accresciuto rispetto alla media dell'OCSE e della CEE. Il solo strumento della politica monetaria restrittiva si é dimostrato ormai impotente. Bisogna creare un vero e proprio sbarramento antinflazionistico, abbandonando le misure rivolte a rastrellare forzosamente i fondi per la copertura del disavanzo pubblico, liberando, in conseguenza, maggiori risorse a favore delle attività produttive e delle esportazioni.
L'accettazione di una cultura dell'inflazione potrebbe essere pericolosa. La stabilità è un bene comune da difendere a tutti i livelli e richiede un impegno solidale ed operante di tutte le forze politiche, sociali, economiche e culturali. Nel quadro della politica del redditi deve essere avviato a soluzione l'altro grosso nodo del costo del lavoro, elemento caratterizzante dell'economia italiana, che si riflette pesantemente nella competitività del sistema e blocca la soluzione di altri fondamentali problemi della vita del Paese. Non sarà possibile rispettare l'obiettivo del 1984 - tasso di inflazione al 10% - come non è stato possibile mantenere l'obiettivo del 1983, inflazione al 13%, se non si procederà ad una profonda revisione del meccanismo della scala mobile. Il rilancio degli investimenti produttivi che, negli ultimi anni, ha subito un deciso rallentamento, è un altro cardine fondamentale per il consolidamento della ripresa economica nel 1984. la riduzione degli investimenti fissi lordi interessa l'intera area OCSE, che da una crescita media del 6% l'anno negli anni sessanta ha registrato un insufficiente + 0,5% tra il 1973 ed il 1980. E un calo drammatico. l'ampia flessione degli investimenti, specialmente di quelli fissi, destinati al rinnovo degli impianti, dipende dall'instabilità monetaria e valutaria che ha scoraggiato l'immobilizzo a lungo termine di capitali; effetti negativi hanno svolto anche le incerte prospettive sui profitti, determinate dal mantenimento di politiche economiche restrittive, e sulla futura evoluzione dell'economia. Lo stesso dilatarsi del disavanzi pubblici ha operato uno "spiazzamento" degli investimenti sul mercato dei capitali sottraendo risorse agli impieghi produttivi. Si impone, perciò, l'esigenza di riattivare il circolo virtuoso risparmio-investimenti produttivi, indirizzando questi ultimi, quale fattore di base per il risanamento e la ripresa, verso impieghi selettivi a favore dell'innovazione e del progresso tecnologico, accrescendo la produttività e gli stessi profitti di impresa, presupposto imprescindibile dell'autofinanziamento e, quindi, del minore ricorso all'indebita mento.
Altre condizioni essenziali per la ripresa degli investimenti, oltre all'abbassamento ulteriore e più deciso del tasso d'inflazione e la riduzione del disavanzo e dell'indebitamento pubblico, sono il ripristino di prospettive di maggiore sicurezza e stabilità del sistema, l'attesa nuova disciplina degli incentivi, e una politica di graduale allentamento dei vincoli e dei condizionamenti posti dalla politica monetaria, che potrebbe consentire una maggiore offerta di credito e una sostanziale diminuzione del costo del denaro, sempre compatibilmente con l'equilibrio dei conti con l'estero.
A questo proposito, va ribadito, ancora una volta, che i I prezzo del credito non è una variabile indipendente, giacchè esso è fortemente condizionato da fattori di carattere internazionale ed interno. Sia il Tesoro che la Banca d'Italia concordano, oggi, sul l'impossibilità, nelle attuali condizioni, di una riduzione sostanziale del costo del denaro nell'immediato. Vincoli interni (disavanzo ,pubblico e inflazione) ed internazionali (equilibrio della bilancia dei pagamenti, ascesa del dollaro e controllo del cambio) ostacolano una discesa dei saggi di interesse.
Il problema del sostegno reale del sistema creditizio al risanamento ed alla ripresa di uno sviluppo duraturo ed equilibrato non può essere valutato sotto il profilo del costo del denaro, ma anche e, soprattutto, sotto l'aspetto della quantità delle risorse che il sistema creditizio può mettere a disposizione dell'apparato produttivo con tempestività ed efficienza. Ora, gli ultimi dati disponibili pongono in evidenza che l'incremento degli impieghi, nel corso del 1983, è stato del 14,61%, a fronte di una raccolta che ha raggiunto appena il 13,15%. Ciò significa che, in presenza di un tasso medio d'inflazione del 15%, il sistema produttivo ha ricevuto, in termini reali, meno di quando è stato ad esso erogato nel 1982; se si spingono le proiezioni al 1984 si rileva che le prospettive non sono parimenti soddisfacenti, in quanto la crescita dei depositi è ipotizzata al 14% e quella degli impieghi al 12,50%.
Il contributo del sistema creditizio al rilancio degli investimenti continuerebbe, perciò, ad essere esiguo, specie se si considera che, tanto per l'anno passato quanto per il 1984, l'apporto degli istituti di credito speciale sarà inferiore a quello delle aziende di credito, quando sono proprio gli investimenti a medio e lungo termine quelli che danno maggiore slancio al processo di ristrutturazione ed ammodernamento dell'apparato industriale in senso più tecnologicamente avanzato.
A parte la considerazione che il consolidamento della ripresa produttiva, previsto per il 1984, creerò, con una domanda di credito più sostenuta, un'inevitabile tensione sui tassi d'interesse, se l'offerta di credito verrà, di fatto, razionata per effetto della politica monetaria, il mantenimento di un adeguato livello di tassi di interesse reali é richiesto sia per la formazione di un indispensabile volume di attività finanziarie, sia per contenere il processo già in atto di disintermediazione bancaria, sia per evitare, conseguentemente, un deprecabile spostamento di risorse verso i consumi, con pericoli di nuove spinte inflazionistiche. E ciò senza calcolare l'impatto che una caduta del tassi reali d'interesse potrebbe avere sulla stabilità del cambio attraverso un deflusso di capitali all'estero e la conversione dei crediti in valuta in crediti in lire. Queste sono le condizioni e gli elementi fondamentali sui quali si deve basare un'obiettiva valutazione delle possibilità e dei limiti di una riduzione del costo del denaro nell'attuale quadro economico, tuttora caratterizzato da un alto costo del lavoro, da un preoccupante disavanzo ed indebitamento pubblico e da un accresciuto differenziale inflazionistico rispetto ai Paesi dell'OCSE e della CEE. Nell'ambito del contesto congiunturale e strutturale italiano vi sono, tuttavia, aspetti positivi rappresentati come sempre dai settori delle economie locali e dalle piccole e medie imprese, dalla preziosa risorsa del turismo e, soprattutto, dalla propensione al risparmio finanziario delle famiglie, che, malgrado tutto, continua ad essere una delle più sostenute dei paesi occidentali.
In sintesi, pur rilevando l'obiettiva gravità della situazione economica, essa presenta molteplici pulviscoli di vitalità e creatività che andrebbero opportunamente ampliati e consolidati come base insostituibile del risanamento e della ripresa dell'economia italiana, la cui sfida é quella di salvaguardare il meccanismo di accumulazione, di riattivare il circolo virtuoso risparmioinvestimenti produttivi, di agganciarsi al carro della ripresa economica mondiale.

Banca Popolare Pugliese
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