§ PICCOLE E MEDIE IMPRESE

CREDITO ALLE IMPRESE E POLITICA DEGLI INVESTIMENTI




Francesco Parrillo



1. Il settore delle piccole e medie imprese, baricentro della nostra economia, presenta facoltà di adattamento all'evoluzione congiunturale e grande dinamismo; esso favorisce la stabilità economica e sociale contribuendo, in modo notevole, allo sviluppo reddito nazionale ed alla soluzione dei problemi dell'occupazione, tanto più che la crisi ha colpito l'impresa di grande dimensione, in seguito alla razionalizzazione della produzione con conseguente peggioramento della disoccupazione.
In effetti, in un quadro di progressiva internazionalizzazione dell'economia, i fattori all'origine della crisi, quale il calo degli investimenti, hanno interessato soprattutto la grande industria europea; di fronte alla mancanza di competitività rispetto ad altri paesi che hanno continuato ad investire, essa ha subito le decisioni restrittive con un declino della sua attività.
In questa prospettiva, la flessibilità delle piccole e medie imprese, la capacità di adeguarsi ai mutamenti del mercato, la duttilità nell'identificarsi con gli assetti territoriali sui quali insistono, la relativa rapidità con la quale sono in grado di seguire le trasformazioni tecnologiche e, in taluni casi, la grande capacità di innovazione costituiscono la misura dell'efficienza del sistema delle PMI. Una verifica, a livello internazionale, della loro rilevanza quantitativa conferma come, sebbene non siano state superate le difformità esistenti nei dati ufficiali, è fuori di dubbio che le piccole e medie imprese costituiscono un campo di primaria importanza nelle economie occidentali. Risulta, infatti, che esse occupano, generalmente, dal 40 al 70% del totale della popolazione attiva. Le minori unità produttive rappresentano, da un punto di vista qualitativo, un sistema capillare e diversificato, basato su una pluralità di centri decisionali, gli uni indipendenti dagli altri, dotati di maggiore rapidità e prontezza nelle scelte e nella realizzazione degli investimenti; le piccole imprese sono, al tempo stesso, un fattore di spinta e di progresso civile che le rende preferibili come forma imprenditoriale.
2. Sotto diversi profili, peraltro, le PMI manifestano anche alcune difficoltà che, in gran parte, dipendono dagli interventi scarsamente razionali, marginali, disorganici che, generalmente, i pubblici poteri assumono nei loro confronti e che, spesso, deriva dalla limitata influenza che l'impresa minore ha sul mercato e, di solito, sull'ambiente esterno. Ma non v'è dubbio che la vera natura degli ostacoli che essa incontra risieda soprattutto nella possibilità di finanziamento delle ristrutturazioni e dello sviluppo dell'azienda. Si tratta di difficoltà nell'accantonare risorse interne in misura adeguata e nel ricorrere agli apporti esterni sia per capitale di rischio che di credito.
Pur nelle diversità istituzionali che si rilevano nei vari paesi, è nota l'impossibilità, per la piccola e media impresa, di avvalersi dell'esistenza dei mercati finanziari per la raccolta di capitali di rischio e di capitali di credito nella forma obbligazionaria. Le capacità di provvista di mezzi finanziari restano, pertanto, confinate all'autofinanziamento aziendale, per il capitale di rischio, e al mercato monetario ed a quello dei prestiti a medio e lungo termine, per il capitale di credito.
La progressiva erosione dei margini di profitto insidia fortemente l'autosufficienza finaziaria delle imprese, perchè la possibilità o la idoneità a realizzare gli aumenti di produttività derivanti dalle innovazioni tecnologiche e dalle procedure di gestione, non sempre è in grado di compensare il continuo ed a volte troppo veloce aumento dei costi.
3. Strettamente collegata a tale aspetto è la difficoltà di fornire all'ente finanziatore sufficienti garanzie sia per le limitate capacità di reddito, sia per la scarsità del patrimonio. E' stata, quindi, suggerita l'adozione di correttivi, tecnicamente diversi nei vari paesi: creazione di istituzioni specializzate a favore dei minori organismi produttivi, diffusione di forme di garanzia pubblica, stanziamento di contributi statali, introduzione di nuovi servizi finanziari, ecc.
Per i fondi di rischio, di fronte agli ostacoli del ricorso a nuovi apporti da parte dei soci o del mercato, sono state ideate, con la costituzione di appositi enti e società finanziarie, formule originali di partecipazione, generalmente minoritaria e temporanea, al capitale delle piccole e medie imprese.
Proprio per il miglioramento della situazione finanziaria delle minori unità e per risolvere uno dei problemi fondamentali delle PMI, quello della sottocapitalizzazione, è stata costituita in Italia, ad esempio, ad iniziativa del Mediocredito centrale, la Società Finanziaria di partecipazione (SO.FI.PA) con il compito di fornire alle piccole e medie imprese il capitale di rischio sia direttamente assumendo quote di minoranza, sia indirettamente partecipando a società finanziarie aventi come scopo lo sviluppo delle imprese minori. Tale intervento tende a riportare il rapporto tra i mezzi propri e il credito bancario entro grandezze fisiologiche.
4. Al fine di correggere la tradizionale minore possibilità di accesso al mercato dei capitali, è necessario potenziare, inoltre, strumenti specifici, come il leasing, che soddisfa le esigenze di risorse a lungo termine, migliora la situazione di liquidità, limita l'espansione delle passività finanziarie e consente un recupero dei costi.
La proposta di maggiore apertura del credito a favore delle piccole e medie imprese riguarda sia i prestiti a medio e lungo termine che quelli a breve scadenza.
Nei paesi in cui sono operanti politiche di restrizione monetaria e creditizia dovrebbero, comunque essere garantiti interventi selettivi a favore delle piccole e medie imprese. Per l'Italia, ad esempio, si propone il ripristino, con correzioni, dell'esenzione del massimale sugli impieghi bancari per i prestiti alle imprese minori favorendo uno spostamento efficace di risorse a vantaggio delle PMI per una ripresa degli investimenti e dello sviluppo. Lo stesso costo del credito deve tener conto della particolare situazione delle piccole e medie imprese, ed offrire ad esse forme agevolate a tassi di interesse inferiori, bonifici, abbuoni d'interesse.
Si tratta dunque di adottare tutta una serie di misure specifiche in una mobilitazione permanente per un programma organico che affronti, tra l'altro, i problemi degli investimenti e del capitale di rischio con particolare riguardo al finanziamento dei processi di innovazione, dell'ammodernamento delle strutture, dell'adattamento alle nuove tecnologie.
5. Un altro essenziale elemento di sostegno finanziario è quello degli aiuti CEE che occorre potenziare a favore delle piccole e medie imprese.
La Confederazione Internazionale del Credito Popolare ha, a più riprese, presso le varie sedi comunitarie, ribadito l'esigenza di agevolare le PMI nell'accesso a queste fonti di finanziamento e ha operato quale intermediario per l'erogazione dei prestiti globali della CECA, della BEI e recentemente del Nuovo Strumento Comunitario.
Infatti, l'interesse rivolto dagli strumenti comunitari è notevole. La situazione di insufficienza dei mezzi finanziari può essere corretta grazie alle varie incentivazioni e mutui previsti; l'azione congiunta delle sovvenzioni dei vari fondi (Fondi di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale, FEOGA) e l'ingente contributo della Banca Europea per gli Investimenti e del Nuovo Strumento Comunitario (NIC) concorrono ad offrire un valido supporto per un miglioramento delle strutture economiche e produttive.
Il nuovo Strumento Comunitario rappresenta, in particolare, un canale interessantissimo in quanto si tratta di una forma integrativa e complementare che copre le aree dove non arriva l'operatività della BEI, riservata, prevalentemente, alle zone con problemi regionali di sviluppo. Per le regioni, quindi, in cui non c'è una specifica copertura BEI, può scattare il NIC. La terza edizione del NIC dovrebbe consentire un importo di prestiti di 3 miliardi di ECU. Considerata la rilevanza di tale strumento, si coglie l'occasione, in questa sede, per chiedere che venga approvata rapidamente questa nuova "tranche", in modo da concorrere allo sviluppo delle unità produttive minori europee.
6. Le varie proposte di incremento dei fondi a breve e lungo termine a favore delle piccole e medie imprese pongono in rilievo l'esigenza di ricostituire il circuito risparmio-investimenti compromesso specialmente in quei paesi in cui è elevato il disavanzo e l'indebitamento del settore pubblico. L'ampliamento degli investimenti delle piccole e medie imprese, del resto, si traduce in una serie di effetti favorevoli sull'intero sistema perchè essi: sono svincolati da decisioni macroeconomiche di carattere generale e sono prevalentemente legati alle iniziative ed alla intraprendenza degli operatori minori e locali; sono più ricchi di valore aggiunto e di effetti moltiplicativi; favoriscono la ripresa delle esportazioni, alle quali i prodotti qualificati dell'imprenditoria minore danno un apporto rilevante; non incidono sull'equilibrio valutario, perchè, generalmente, gli investimenti delle piccole e medie imprese non comportano importazioni di materie prime.
L'implicazione che ne deriva è che, anche nell'ambito comunitario, occorre non solo valorizzare sempre più l'apporto che le PMI possono dare allo sviluppo economico europeo ed alle riconosciute esigenze di decentramento e specializzazione produttiva, ma addirittura riflettere sull'opportunità di ripensare, in termini completamente diversi, le politiche di incentivazione e di sviluppo industriale dei paesi della Comunità, tenendo conto della realtà della crisi dei sistemi complessivi e dell'importanza che, specialmente sotto il profilo delle esportazioni extracomunitarie, hanno avuto ed hanno settori tradizionalmente dominati dai medi e minori organismi.
Per queste considerazioni, occorre superare i limiti di interventi parziali e saltuari, e perseguire con una politica globale e lungimirante, la valorizzazione e l'efficienza delle piccole e medie imprese.

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