Con l'entrata in
vigore della legge 27 luglio 1978 n. 392 ("Disciplina delle locazioni
di immobili urbani") il mercato edilizio ha subito grandi variazioni.
In questo articolo si darà un cenno sull'estimo in generale e poi
si parlerà dell'estimo edilizio, mettendo in luce gli effetti della
legge n. 392.
ESTIMO IN GENERALE
I metodi di stima che attualmente noi conosciamo sono:
- il valore di mercato;
- il valore complementare;
- il valore di trasformazione;
- il valore di surrogazione;
- il costo.
La convergenza dei metodi di stima al valore di mercato, o, come si
dice, "al più probabile prezzo in comune commercio",
implica un particolare regime economico, cioè il regime di economia
Riccardiano; così, per esempio, se un imprenditore ha il monopolio
del sale, il costo sostenuto per costruire la salina non è certo
uguale al prezzo in comune commercio della salina. Caratteristica base
dell'economia Riccardiana è che la somma dei proventi del bene
riportati all'epoca della stima meno la somma delle spese, riportate
sempre all'epoca della stima, è uguale a zero. Caratteristica
dell'economia Riccardiana è
cioè la somma
dei proventi del bene, riportati all'epoca della stima, meno la somma
delle spese, riportate sempre all'epoca della stima è uguale
a zero, considerando un imprenditore ordinario, con:
si debbono intendere
tanto i proventi diretti quanto i proventi indiretti.
La Riccardiana è un'economia in cui non ci sono profitti o perdite,
non ci sono elementi perturbatori o elementi estranei al mercato, considerato
l'imprenditore ordinario nel senso generale della parola, in tali convinzioni
i vari metodi di stima portano al valore di mercato.
In economia controllata, intendendo, per quanto ci interessa, una economia
in cui vengono imposti gravami o determinati contributi o agevolazioni
con caratteristiche non di ordinarietà, la somma dei proventi
e le spese costanti per ogni anno non portano all'eguaglianza.
Invece che
si ha
avendo indicato
con Ic l'elemento positivo o negativo del metodo di controllo. I cinque
metodi di stima generale sono:
- Più probabile valore di mercato. Viene anche detto "più
probabile valore di capitalizzazione", in quanto il valore di capitalizzazione
deriva da un prezzo di mercato, rappresentato da reddito (prezzo d'uso)
di un determinato bene e da un numero (saggio di capitalizzazione),
che serve a tradurre in capitale quel prezzo. Incidentalmente noto che
il prezzo è il fondamento di ogni stima, in quanto l'unica realtà
sulla quale ci si può fondare per comparare grandezze economiche
è rappresentata dai prezzi. Ecco perché si usa la locuzione
"il più probabile prezzo in comune commercio".
- Costo. Risulta da tutte le spese, che deve sostenere un imprenditore
ordinario, per giungere fino alla vendita di un dato prodotto. Se l'imprenditore
ha già disponibilità di qualcuno degli elementi della
produzione, egli li deve, con opportuna stima, includere nei costi come
se dovesse acquistarli all'esterno. Altrimenti vale il caso di quel
commerciante che, avendo un negozio con mura proprie e lavorando nello
stesso lui, la moglie e due figli, detratte le spese vive, incassando
un milione e duecentomila lira al mese, si riteneva possessore di un'attività
commerciale attiva, mentre, conteggiando il fitto del negozio, la retribuzione
della moglie, dei figli e la sua, si vedeva come la medesima attività
fosse passiva. E' da dire che molte aziende familiari operano nelle
medesime condizioni specialmente nel campo del l'agricoltura.
- Valore di trasformazione. E' dato dalla differenza tra il più
probabile prezzo in comune commercio dei prodotti trasformati e il più
probabile prezzo della costruzione in senso lato. E' questo il metodo
classico di valutazione di un'area edificabile; esso è dato dalla
differenza fra il più probabile prezzo in comune commercio dei
fabbricato costruibile defalcato del più probabile prezzo della
costruzione.
- Valore complementare. E la differenza tra il più probabile
prezzo in comune commercio del bene economico e quello che avrebbe la
parte complementare o residua qualora, staccata dal bene, fosse separatamente
vendibile.
- Valore di surrogazione.
E' il più probabile prezzo in comune commercio del bene capace
di surrogare, per dati fini, il bene da stimare.
Infine occorre considerare le modalità di vendita e di acquisto.
E' un argomento in genere non molto considerato, ma - a mio parere -
di fondamentale importanza. Il mercato è costituito da un certo
numero di persone (in senso lato) per le quali sono appetibili certi
beni e che sono disposte a fare degli investimenti (fino a un certo
limite) per acquistare i beni stessi. Ora, queste possibilità
dipendono dall'intervallo di tempo nel corso del quale il bene viene
offerto. Così, se io voglio vendere un bene in un'ora con denaro
liquido immediatamente consegnato, posso essere certo che dovrò
chiedere un prezzo assolutamente conveniente. Altro elemento da tenere
da conto è il modo in cui deve essere effettuato il pagamento.
Ad esempio: nelle vendite fallimentari si richiede il pagamento integrale
entro brevissimo tempo invece lo Stato, ad esempio, quando acquista
immobili, fa un contratto preliminare, che è impegnativo solo
per il venditore; perché si giunga all'effettivo totale introito
del prezzo stabilito occorre un complicato e lungo iter burocratico.
STIMA DEI FABBRICATI
Dopo quanto detto dell'estimo in generale accenniamo alla stima dei
fabbricati, riferendoci ai cinque metodi già detti.
a) Più probabile valore di mercato dei fabbricati o più
esattamente, per quanto ci interessa, "più probabile prezzo
in comune commercio". Per definirlo si possono utilizzare i seguenti
metodi:
stime sintetiche, stime analitiche, stime analitiche a capitolazione
di reddito.
Le stime sintetiche consistono nella determinazione del più probabile
prezzo in comune commercio, paragonando l'immobile in oggetto con immobili
di pari appetibilità e caratteristiche, con le detrazioni e aggiunte
del caso. Dal paragone di ricavano indici unitari, che permettono di
risalire al prezzo cercato. I più comuni sono:
- prezzo di vendita a metro cubo vuoto per pieno;
- prezzo di vendita a metro quadro di superficie utile;
- prezzo di vendita a vano commerciale.
Le stime analitiche consistono nella determinazione del più probabile
prezzo di mercato mediante capitalizzazione di reddito. Nell'applicazione
di questo metodo bisogna prendere in esame vari casi e tenere particolare
conto degli effetti della legge 392 del 1978.
Se l'immobile viene posto in vendita prima che sia affittato, per cui
chi acquista un appartamento o l'intero stabile ha l'appartamento o
l'intero stabile libero, non vi è dubbio che non siamo in regime
di economia Riccardiana. Ha senso ottenere il più probabile valore
di mercato, con stima analitica?
Dobbiamo tenere conto che per la legge 392 dei 1978, il canone di fitto
è determinato (naturalmente per quegli immobili che rientrano
nella stessa legge) in maniera bassa; ne consegue che, se una persona
compra un appartamento per utilizzarlo, non si pone il problema del
fitto, mentre colui che acquista un appartamento per cederlo in locazione,
nella maggioranza dei casi si trova di fronte a un dilemma: perderci
o tentare con metodi poco ortodossi, di aumentare il canone stabilito
dalla legge 392. Perciò sono del parere che non sempre si possa
parlare, in regime di estimo, di reddito costituito da immobili. Per
gli immobili destinati ad uffici, ad alberghi, ecc., si può procedere
a determinare la capitalizzazione di reddito. Se l'immobile è
affittato, anche in questo caso la legge 392 fa risentire negativamente
i suoi effetti.
Il canone di locazione e sublocazione degli immobili, adibiti ad uso
di abitazione, non può superare il 3,85% del valore locativo
dell'immobile. Si badi bene che questo è il canone locativo lordo,
perché a carico del proprietario sono altre spese e precisamente:
- manutenzione: le spese di manutenzione. sono quasi completamente a
carico del proprietario; in media si può ritenere che esse incidano
per l'8% sul reddito lordo; - servizi: le spese per i servizi necessari
all'immobile sono, in piccola parte, a carico del proprietario; si può
ritenere che incidano per il 2% sul reddito lordo; - sfitti ed inesigibilità:
gli sfitti non sono considerati, perché in generale è
difficile che ci si trovi in tale situazione; quanto all'inesigibilità,
si deve tener conto che l'inquilino, giovandosi delle leggi vigenti,
può non pagare con regolarità mensile e conservare ugualmente
l'appartamento, senza mai corrispondere interessi sulle cifre dei fitti
versati con notevole ritardo; si può ritenere che ciò
vada a incidere per il 2% sul reddito lordo;
- assicurazione: è la spesa che si sostiene per assicurare il
fabbricato contro incendi e altri eventi calamitosi; si può ritenere
che essa incida per l'1% sul reddito lordo;
- ammortamento: è l'ammortamento del fabbricato in quanto anch'esso
ha una vita; si ritiene che tale voce incida per lo 0,5% sul reddito
lordo;
- amministrazione: si ritiene che le spese per amministrare il fabbricato
incidano per l'l% sul reddito lordo;
- imposte, sovraimposte e contributi vari, ecc., che incidono per il
20% sul reddito lordo.
Sommando, si ricava che le spese a carico del proprietario incidono
per il 34,5% sul reddito lordo.
Poiché la legge 392 ha stabilito il tasso del 3,85% sul valore
locativo, il tasso netto risulta:
3,85 (1 - 0,345)% = 3,85 (0,655)% = 2,52%
E' evidente che un tasso del 2,52% è senz'altro svantaggioso.
Occorre tener conto che si è creato un mercato nell'ambito del
quale, in pratica, il reddito netto si considera come se fosse pari
al 4,0% - 4,5%; ciò perché molte persone comprano un immobile
affittato, sperando di liberarlo in un breve numero di anni e poi abitarlo.
Questa è la ragione per la quale il tasso è più
alto.
b) Il più probabile valore di costo dei fabbricati, è
il cosiddetto "a sito e costo di costruzione". In altri termini,
il costo si ottiene aggiungendo al costo dell'area (sito) il costo della
costruzione. Questo valore, così determinato, tende al valore
di costruzione in regime di economia Riccardiana, ma in periodo di equilibrio
e non in regime dinamico. Evidentemente questo metodo, nel nostro mercato
edilizio e in gran numero di casi, non può tendere al valore
di mercato.
c) Il più probabile valore di trasformazione è il metodo
da applicarsi quando per l'immobile è pensabile, con opportuna
trasformazione, di ricavare un beneficio maggiore dell'attuale, spendendo
una cifra (tutto compreso) inferiore alla differenza dei due valori.
d) Il più probabile valore di surrogazione è in fondo
un caso di stima eccezionale, che presenta la difficoltà di dovere
determinare i criteri delle surrogabilità del riconoscimento
concreto dell'identità o per lo meno della paragonabilità
tra un fabbricato e il fabbricato che lo surroga.
e) Il più probabile valore complementare va stimato quando un
fabbricato debba separarsi da un complesso di beni con i quali è
unito da rapporti di complementarietà.
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