Gloria del Romanico




Carlo Martini



Il termine "romanico" è approssimativo, come del resto tutti i termini a largo raggio di significato. E tuttavia, è ben difficile trovare un termine più adatto per quest'arte che con i Normanni, o comunque nell'epoca normanna, fu diffusa in tutta la regione anche da artisti locali, fioriti per germinazione spontanea, che con il loro nome e con le loro opere incisero in netta antitesi con il passato. Rivolta che fu un fatto nuovo e profondamente innovatore. Non solo nell'arte, ma anche nella civiltà.
E' stato scritto che "se alla parola Umanesimo si potesse togliere il richiamo storico che comporta, se, cioè, si potesse ridurre a significato soltanto e fuori da ogni cronologia l'affermazione della validità dell'individuo, libero dall'anonimato, e perciò coerente alla propria dignità di uomo, si dovrebbe riconoscere in questo glorioso tardo medioevo un vero e proprio umanesimo pugliese".
Nell'area centro-settentrionale della regione, quest'arte fiorì liberissima. Nel Salento, invece, fu ostacolata dalla cultura di tradizione bizantina. Ma proprio per questo fenomeno i momenti romanici di Terra d'Otranto saranno quelli che più degli altri daranno la misura della polemica che caratterizza tanto singolarmente nella Puglia la storia artistica dell'ultimo Medioevo.
Le cattedrali possono essere raggruppate in due categorie. La prima è quella che conduce dalle origini allo splendido esempio di Bitonto; la seconda è quella che gravita, in esempi di ogni grandezza, intorno al "tipo" e alla struttura del duomo di Trani.
La basilica barese di S. Nicola fu iniziata nel 1087 circa, quando si era appena finito di erigere il duomo di Otranto. Siamo, dunque, in quello scorcio di secolo che vide esplodere, salendo da sud a nord, la chiesa e il chiostro di San Benedetto a Brindisi, il duomo di Taranto, la cattedrale di Troia: cioè, quando in tanta diversità di forme, ebbe inizio il "tempo nuovo". E' questo che, certamente, fu il periodo più alto della cultura artistica pugliese, vide non solo sorgere in assoluta libertà di scelta i più diversi tipi di chiese, ma anche altre manifestazioni figurative: l'opera dei lapicidi, per esempio, che furono quasi esclusivamente locali. Valga l'esempio dell'ignoto autore della cattedra vescovile di Monte Sant'Angelo (metà dell'XI secolo), la quale nelle grandi formelle classicheggianti, negli intrecci del dossale, di tipo francese, ma anche con richiami di motivi orientali, nei due leoni che sorreggono il trono, usciti "da un bestiario nordico", sembra un pretesto per sfoggiare un repertorio straniero; ma reca anche una fiera affermazione di arte popolare nell'arcangelo che, nell'atto quasi istintivo di uccidere il drago, esorbita dalla geometria delle cornici, e per il pittoricismo delle ali e delle vesti, fa dimenticare l'abnormità del volto.
La cattedrale bitontina, come abbiamo detto, costruita nell'ultimo venticinquennio del secolo XII, segna il punto d'arrivo della prima architettura pugliese. Ciò vuol dire che un secolo dopo la fondazione di San Nicola l'aspetto delle cattedrali aveva raggiunto una forma di completa maturità, tanto da divenire tipologica. La facciata è tripartita, col grande rosone sotto la cuspide. Le sculture sono parti integranti della struttura architettonica. Le murature si aprono a un gusto pittorico e ritmico: le profonde e nette arcate cieche dei fianchi ribadiscono la rinomanza data alle cattedrali pugliesi da questi accorgimenti strutturali. Acutissima la cuspide.
La facciata di San Nicola è fiancheggiata da due torri più antiche, parti superstiti del grandioso Palazzo del Catapano. Ciò dimostra che l'architetto non presumeva ancora di aver diritto di distruggere i monumenti precedenti, riuscendo a trovare una meravigliosa armonia con apparenti ibridismi.
L'interno è frescamente spontaneo, di una sostanza lirica veramente singolare. Ciò vale anche per la suppellettile. Il ciborio, della metà del secolo XII, non discorda minimamente con il meraviglioso smalto islamico, che in tanta severità di muraglie e di pietre dona una nota alta alla solennità della scritta dell'architrave. Poi, la cattedra, prototipo e quasi simbolo di quella che abbiamo definito l'arte pugliese: con elementi islamici, bizantini, romanici, anche lombardi e francesi, con perfette "soluzioni" regionali. L arte, in ultima analisi, che ancora oggi va "riletta", anche e soprattutto in quelli che fino a questo momento sono stati ritenuti dei "dettagli": suppellettili, scultura, bassorilievo, bronzo in formelle, portali. Anche nei documenti che a lungo vi sono stati conservati, nella storia che ricordano, nelle storie che raccontano. Tutto un mondo va scavato in profondità. Un mondo, come ha acutamente affermato qualcuno, che troverà la sua sistemazione storica in una pagina che è, fino a questo momento, ancora tutta da scrivere.

(1 - continua)


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