Possibilitą di investimenti esteri in Italia




Raffaele Caroli Casavola



Il ricorso ai mercati esteri per il finanziamento in valuta alle imprese e la ricerca di partners stranieri cui dare, mediante investimenti o prestiti, partecipazione diretta alle aziende, rappresenta attualmente uno dei possibili rimedi all'alto costo del danaro ed alla restrizione creditizia. Ove si consideri l'esigenza di sostenere l'occupazione incrementando la produttività, investimenti e prestiti esteri in Italia costituiscono una linfa vitale per l'economia. La legislazione in merito consente alla controparte estera interventi del genere semplificando al massimo le modalità di afflusso in Italia di capitali e regolamentando le facilitazioni previste per i successivi rientri dovuti a redditi o disinvestimenti.
Gli stranieri o i cittadini italiani residenti all'estero possono seguire due strade per effettuare gli investimenti in parola.
Se i trasferimenti in Italia di valuta (o di lire di conto estero), che avvengono in base alla legge 7 febbraio 1956, n.ro 43, che disciplina la materia, hanno lo scopo di investire il controvalore in lire nell'ampliamento di "imprese produttive" esistenti, oppure alla loro creazione, gli interi utili percepiti, od anche i capitali che derivano da disinvestimenti possono essere ritrasferiti all'estero in qualsiasi momento. Poichè l'unica limitazione posta è che si tratti di investimenti, come detto, in "imprese produttive" (che cioè necessitino, per la loro attività, di opere di bonifica e miglioramento fondiario, della costruzione di edifici, di stabilimenti e cantieri di nuovo impianto, dell'impiego di mezzi mobili navali o aerei), è questa la forma di investimento più favorevole.
Qualora invece l'impiego dei capitali è a favore di altre imprese il successive ritrasferimento di interessi, dividendi ed utili all'estero, che non può aver luogo se non sono trascorsi due anni dalla data dell'investimento e se non si è soddisfatta l'imposizione fiscale, non deve superare l'8% dei capitali investiti anche se l'esborso, comunque autorizzato dall'U.I.C., può essere in valuta diversa da quella importata.
Il trasferimento inoltre non dovrebbe eccedere l'ammontare della valuta originariamente importata, ma le autorità valutarie, per agevolare l'afflusso di capitali esteri, consentono che le disponibilità eccedenti, dal "conto speciale investimenti" in cui si trovano, attraverso il passaggio ad un "conto capitale" in lire affluiscano su un "conto estero in lire" dal quale possono essere convertite in valuta e quindi trasferite.
Se non si applica la legge richiamata innanzi, v'è un'altra possibilità di effettuare investimenti ricorrendo ad un sistema alternativo voluto dalle autorità valutarie :in base al quale i capitali esteri, convertiti in lire, vanno ad accreditare un "conto capitale" e poi sono utilizzati nel modo desiderato.
I redditi che scaturiscono dagli investimenti, di qualunque natura essi siano, possono essere trasferiti senza limiti e liberamente negoziati sul mercato dei cambi dopo essere passati dal "conto capitale" ad un "conto estero in lire". Investimenti eseguiti in tal modo godono di esenzioni fiscali.
Alcune categorie di prestiti possono essere effettuate da non residenti a residenti senza alcuna autorizzazione particolare. La loro natura è prevista nella circolare "transazioni invisibili e disposizioni varie".
Se effettuati da soggetti residenti nei paesi aderenti all'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) possono avere durata oltre i cinque anni e carattere di partecipazione; cioè sono diretti a rapporti economici durevoli; se provengono da soggetti residenti in paesi della Comunità economica europea (CEE) sono di natura finanziaria, a breve e medio termine, entro i limiti di 250 milioni di lire; infine sono previsti prestiti effettuati da soggetti residenti in paesi OCSE a familiari residenti in Italia.
Al di fuori dei casi suddetti occorre una autorizzazione particolare del Ministero del Tesoro di concerto con il Ministero del Commercio con l'Estero.
La ricerca di un partner straniero o di un corrispondente commerciale in uno dei paesi della CEE è possibile tramite un ufficio per la cooperazione fra le imprese che è alle dirette dipendenze della direzione generale per l'industria della Commissione esecutiva CEE e che ha sede a Bruxelles.
L'attività dell'ufficio si è estesa recentemente ai paesi candidati all'adesione alla Comunità europea (Grecia, Spagna e Portogallo) ed anche a paesi terzi tra i quali il più interessato è Israele ed offre quindi le più larghe prospettive alle società comunitarie. Le imprese vi si rivolgono sempre più numerose per informazioni e offerte di cooperazione. Quasi tutte le aziende che chiedono indicazioni su possibili partners stabiliscono dei rapporti utili ed una buona percentuale arriva a stabilire l'intesa voluta.
Le domande di informazione e di offerte di cooperazione giungono a Bruxelles dai più svariati settori che vanno dalle costruzioni metalliche, meccaniche, elettriche ed elettroniche ai prodotti alimentari e trasformazione degli stessi; non mancano il settore tessile e l'abbigliamento, la carta ed il legno, l'industria estrattiva e quella chimica.
Gli industriali e gli operatori economici italiani sono attualmente tra i più interessati, secondi soltanto a quelli britannici. La partecipazione proviene soprattutto dal Centro-Nord, in particolare dal Nord ove sono concentrate maggiormente le piccole e medie industrie.
L'interesse preponderante delle società italiane è rivolto ai vicini mercati di Francia e Germania, ma anche la Gran Bretagna ed il Benelux sono oggetto di attenzione insieme alla Spagna.
Da parte loro gli industriali stranieri non nutrono perplessità verso i loro colleghi italiani, anche se qualche timore viene talvolta da particolari momenti socio-politici.
Obiettivo dell'ufficio di Bruxelles è aiutare, anche sul piano amministrativo, le aziende minori e guidarle verso l'allargamento dei loro mercati. Per farsi conoscere si affida alla pubblicità attraverso banche, consulenti privati, federazioni di categoria, camere di commercio, associazioni industriali, rappresentanze della commissione esecutiva CEE nelle varie capitali. Per il raggiungimento dello scopo, diversificando la sua attività, ha costituito un gruppo europeo di banche ed ha lanciato varie iniziative sia per facilitare, mediante l'associazione di piccole società, l'esportazione di prodotti, sia perla organizzazione di fiere peri sub-appalti.

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