Recessione in vista




Ulrico Buttini



I prezzi del petrolio e delle materie prime continuano a provocare rialzi di tutti gli altri prezzi. I processi inflattivi perdurano in tutti i Paesi occidentali. I governi hanno adottato restrizioni o controlli del credito, hanno proceduto a riduzioni della spesa pubblica e, alcuni, ad un incremento degli introiti fiscali. Le singole economie sono in evidente fase di rallentamento.
Saranno proprio i prezzi delle importazioni di petrolio e di materie prime ad esercitare senza sosta una pressione verso l'alto sui prezzi in tutti i Paesi occidentali industrializzati. E si tratterà di una pressione che si avrà per tutto il corso dell'anno. Per contrastarla, sono state varate da ogni nazione politiche monetarie restrittive, con una più rigorosa applicazione di freni fiscali. Gli Stati Uniti hanno guidato la lotta all'inflazione, allarmati da un tasso annuo di aumento dei prezzi del 18 per cento. Il pacchetto antinflazionistico statunitense si basa sulla stretta del credito al consumo e su una bassa crescita dell'offerta di moneta. In Giappone, la decisa perdita di valore dello yen ha indotto il governo ad adottare stretti controlli sul credito e a mantenere il tasso ufficiale di sconto positivo in relazione al tasso di crescita dei prezzi al consumo. Questo Paese, inoltre, seguirà una politica di compressione dei consumi. Un'azione analoga è in corso nella Gran Bretagna: riduzioni di spesa generalizzate e aumento degli introiti fiscali (da alcool, tabacco, benzina). Al contrario, la Francia prevede una crescita economica per il 1980 superiore al due per cento in seguito al riequilibrio fra i consumi delle famiglie e la domanda di investimenti. Nella Repubblica Federale Tedesca il pilastro fondamentale per il controllo dei prezzi è stata una politica monetaria restrittiva, che ha causato anche l'arresto della crescita economica per l'anno in corso. Tuttavia, per tutto il 1980, non sono previsti ulteriori tagli della spesa pubblica.
Condizionata dalla situazione politica della prima parte dell'anno, l'economia italiana è stata piuttosto contraddittoria. Nella presentazione del budget di spesa per quest'anno e per il 1981 non sono stati fissati obiettivi precisi. Per il prossimo anno si prevede una liberalizzazione ancora più accentuata. Fino a questo momento la politica monetaria è stata l'elemento più importante della lotta all'inflazione.
Dal momento che l'interscambio fra i diversi Paesi ha un peso rilevante, il saldo dei conti con l'estero di ciascun Paese verrà influenzato negativamente dal rallentamento subìto dalle singole economie. Le bilance commerciali mostrano già gli effetti gravosi della crescita dei prezzi petroliferi. Per quanto riguarda la nostra situazione, non dovremmo essere lontani dalle previsioni fatte alla vigilia dell'estate: le spese per l'acquisto di greggio dovrebbero portarsi via, a bilanci annuali conclusi, tutte le entrate dovute all'afflusso turistico, e che si ritiene, da una prima previsione approssimata, si aggirino sugli ottomila miliardi di lire. Se dunque affrontiamo il problema degli aumenti del prezzo del petrolio Opec senza doverci dissanguare, e soprattutto senza dover fare ricorso eccessivo alle nostre riserve di valuta pregiata, non possiamo negare che il trasferimento all'estero di ricchezza è cospicuo. "Giriamo" ai Paesi produttori di petrolio la valuta che ci viene dall'industria senza ciminiere, quel turismo sul quale abbiamo sempre contato per non sbilanciare fino al collasso i nostri conti con l'estero.
E' una situazione destinata ad aggravarsi. Il costo di un barile (fissato in 32 dollari, mediamente) salirà certamente tra la fine del mese di settembre e i primi giorni del mese di ottobre, nel momento in cui i Paesi produttori torneranno ad incontrarsi per decidere in merito. Se per il 1980 non avremo difficoltà soverchie ad affrontare la spesa petrolifera, il discorso potrebbe cambiare, e molto seriamente, per il 1981.
Allo stato delle cose, l'aspetto più preoccupante per la nostra economia è costituito dall'apparente venir meno del fattore che ha maggiormente contribuito all'aggiustamento delle partite correnti italiane negli anni 1975-1979: le esportazioni di merci. Da una parte, per far fronte a problemi inflattivi, i singoli Paesi hanno attuato una specie di protezionismo strisciante. Dall'altra, le esportazioni sono impedite da una sostenuta domanda interna. Nell'immediato futuro il rallentamento dell'attività economica indotto dal ciclo internazionale, ma soprattutto dal ridimensionamento della dinamica dei consumi e degli investimenti interni, dovrebbe restituire maggiore aggressività alle esportazioni di merci italiane. Ma il permanere di un deterioramento della loro competitività potrebbe rendere ciò insufficiente a ribilanciare il saldo delle partite correnti, anche in presenza di un positivo andamento dei servizi.
Il punto cruciale dell'analisi dell'andamento dell'economia italiana è dunque costituito da ciò che avverrà all'inflazione interna. li tasso d'inflazione dei prezzi al consumo ha raggiunto in questi mesi i livelli più elevati dall'inverno 1973-74, con la differenza che in quel periodo i prezzi all'ingrosso stavano crescendo a tassi pari a circa quattro volte i tassi attuali di crescita dei medesimi prezzi all'ingrosso. Ciò mette chiaramente in evidenza la natura dell'accelerazione inflazionistica intervenuta nell'economia italiana nel corso dell'ultimo anno.

STATI UNITI

Le recenti misure adottate in Usa, pur avendo un potenziale limitato nel rallentare l'economia e ridurre l'inflazione, indicano che ci sarà, fra breve, una congiuntura economica con minori tensioni. Tuttavia, i rischi di una recessione sono aumentati soprattutto nel sistema finanziario. La recessione, infatti, creerà una serie di problemi, intaccando i redditi d'impresa e gonfiando il bilancio delle amministrazioni locali. Inoltre, gli alti tassi d'interesse genereranno contrapposizioni a breve scadenza fra la domanda di prestiti per le imprese e quella dei consumatori. La Federal Reserve sarà spinta a indebolire la domanda aggregata, nel timore che peggiori ulteriormente l'inflazione. Il rischio maggiore è che si arrivi a una profonda recessione provocata dal sistema finanziario.

CANADA

Il Paese ha una "recessione dolce". Il Prodotto Nazionale Lordo probabilmente quest'anno diminuirà in conseguenza del calo della produzione registrato a partire dal secondo trimestre del 1979. Programmi già varati assicureranno un forte incremento degli investimenti in nuove attività, nei settori pubblico e privato. Probabile che la stretta si faccia sentire sugli investimenti non energetici, perché i grossi piani d'intervento nel settore per il 1981 sono stati preparati e finanziati con molto anticipo. Dal 1982 la domanda di capitali per produrre nuova e maggiore energia riprenderà.

GERMANIA FEDERALE

li rapporto del governo prevede per il 1980 una crescita reale del Prodotto Nazionale Lordo di almeno il 2,5 per cento, un aumento dei prezzi al consumo del 4,5 per cento e una disoccupazione media di circa 900 mila unità. Il clima degli investimenti è robusto e ci si attende che questo dato provochi il prossimo anno un incremento degli investimenti lordi fissi dal 5 al 6 per cento in termini reali. Dunque, non è previsto per il momento alcun arresto della locomotiva tedescofederale. Dei resto, il mercato del lavoro riflette la forza dell'economia: l'occupazione è cresciuta del 2 per cento, con diminuzione speculare della disoccupazione, e le scorte sono fortemente aumentate. Dal momento che i capitali stanno facendo ritorno in Germania, la capacità della Bundesbank di limitare la espansione monetaria dipenderà dalla capacità o dalla volontà dei governo di mantenere l'apprezzamento del marco entro i limiti dello Sme.

GIAPPONE

La politica monetaria continuerà ad essere restrittiva poiché si prevede una crescita del lasso d'inflazione. Il tasso ufficiale di sconto sarà raddoppiato in questi giorni, toccando l'I 1,50 per cento dal quarto trimestre 1980 fino al secondo 1981. I controlli sul credito faranno in modo che i prestiti bancari restino sotto i livelli dell'anno scorso. Un modesto aumento sarà consentito nel 1981. La pressione inflazionistica deriva soprattutto dall'estero. Lo yen continua ad essere sottovalutato. Il forte deficit dei conti con l'estero sta spingendo in basso il cambio della divisa nipponica. L'economia si risolleverà gradualmente dal 1981 al 1982.

FRANCIA

Un importante segnale di ripresa è indicato dalla decisione di deviare una parte consistente degli investimenti verso l'ammodernamento delle strutture industriali per aumentare la loro capacità e il loro rendimento Problemi potrebbero venire invece dal settore dei beni di consumo, l'unico nel quale, dalla metà dello scorso anno, non si registra alcuna crescita della domanda. Lenta sarà anche per tutto l'anno la crescita dei salari in termini reali. Assai bassa la creazione di nuovi posti di lavoro. Poco brillante anche l'andamento delle esportazioni, per il forte calo della competitività dei prezzi.


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