§ ESTATE IN PUGLIA

Le vie del sole




L. C B.



Ci si chiede: perché la Puglia? Basta osservare i depliants delle compagnie che organizzano le vacanze: la nostra regione, dopo le scoperte da parte dei "viaggiatori", degli scrittori, degli storici dell'arte, è tornata con prepotenza alla ribalta. Spesso si paragona la sua "irresistibile ascesa" a quella della Calabria. Se il raffronto calza dal punto di vista delle risorse naturali (di cui' una regione e l'altra sono ricchissime), non regge dal punto di vista artistico. Un solo esempio per tutti: l'architettura. In Calabria, i ricorrenti terremoti hanno cancellato o diroccato la più gran parte dei monumenti, costruiti con i fragilissimi materiali lapidei disponibili. Il patrimonio andato perduto è ingente, ed era di primissimo piano. Perfidie della tettonica! Privilegiata la Puglia, che si allunga tra due aree fortemente telluriche (Calabria, appunto, e Grecia), restando immune. Ha potuto così conservare intatti monumenti che oggi sono autentici itinerari di scoperta. Al bisogno di relax, all'abbandono alla spensieratezza che viene da un anno di lavoro, l'estate pugliese aggiunge risposte positive alla richiesta di "vacanze culturali" lungo direttrici originali e affascinanti.
La lunga strada delle Cattedrali si avvia da una città che ha un nome mitico: Troia. E dall'interno della Puglia murgiosa si dipana lungo la fascia costiera, dirimpetto al mare, senza soluzione di continuità. A corona della regione, le Tremiti, anch'esse riecheggianti memorie storiche troiane: qui la leggenda vuole che sia approdato Diomede, e Diomedee furono chiamate queste isole, a ricordo dell'eroe greco che vi giunse dalla sua terra "irato con gli uomini non meno che con gli dèi".
Il viaggio interno è attraverso la civiltà neolitica, anch'essa ininterrotta nei secoli: dagli ordinamenti della campagna dauna (miniera di stele uniche al mondo) a quelli dell'area dei trulli, tra i grandi paesi contadini. E qui si avvia l'altra scoperta, quella del volto nascosto della Puglia: il nostro Carso percorso da mille rivoli, plasmato da acque un giorno violente come arieti, inghiottite da improvvise crepe e foibe. La poesia dell'orrido e del bello che si staglia nelle gallerie sotterranee, disegnate bizzarramente da milioni di concrezioni stalattitiche e stalagmitiche, segno dei millenni e della potenza misteriosa della natura.
E, in superficie, le altre grandi tracce scritte dal vento e dalle acque, lame e gravine e sprofondi. Sui cui orli l'architettura spontanea ha creato habitat congeniali, insediamenti che ormai fanno parte della cultura universale.
L'itinerario del barocco, troppo luminoso per essere trascurato, quasi si confonde con quello degli alberi -pietra, del menhir, e del dolmen, di qualche superstite specchia. Una civiltà che si espresse solo ed esclusivamente in termini neolitici, abbiamo detto: la pietra qui fu, e resta, la materia prima di un'epopea che trova riscontri puntuali -nella necessaria e quasi fatale diversità -in altre aree del Mediterraneo. Quale balzo, quale paziente evoluzione questa civiltà ha seguito dai giorni del menhir a quelli di Santa Croce! Gusto e cultura, radici terragne e letteratura, legame ombelicale tra uomo e sole, tra uomo e terra e pietra: la pietra, appunto, che domina la più eccentrica delle aree pugliesi, e anche la più povera di risorse e, di conseguenza, la più ricca di spiritualità, il Salento.
E stato scritto che qui si è svolta, come in un canovaccio precostituito, una storia assai più tragica che grande. E la presenza di monumenti tanto diversi per stile eppure così perfettamente fusi con l'ambiente che li ha accolti sta a dimostrare che i conquistatori furono a loro volta - e ogni volta - pacificamente conquistati. Il più grande miracolo del Salento e della Puglia è stato proprio questo. E non è stata una cosa da poco.
Non a caso questa terra "ha tenuto" più di qualsiasi altra, nel Mezzogiorno. E non a caso proprio questo emerge lungo gli itinerari da nord a sud, lungo la regione più piatta (e dunque, inizialmente, meno attraente) del Sud, ma anche lungo la regione più diversificata da paese a paese. Diversificata nella lingua, nelle tradizioni, nei riti, nelle manifestazioni d'arte e di cultura.
L'estate qui, dunque, non si ferma alla mondanità spensierata degli appuntamenti al mare; può andare oltre, e farsi occasione di arricchimento, di crescita dello spirito. E forse, unico riscontro, si ha nel Sud solo nella gran fascia campana che ha visto riemergere antiche civiltà sepolte dalla rabbia del vulcano, o dagli itinerari isolani, da Piazza Armerina ai templi greci, ai magnifici esempi della cultura araba in Sicilia. Che allora il discorso cambi e coinvolga, in fondo, l'intero Sud, è scontato. Che la storia e la storia dell'arte vadano riviste e corrette, e ampiamente riecheggino gli apporti del Mezzogiorno alla cultura e alla civiltà italiana, è altrettanto scontato. La ragione (della realtà) una volta o l'altra avrebbe pur dovuto sconfiggere la passione (delle parti, o dei partiti presi): anche questo è fuori discussione. Tornando a casa, diremo ai giovani, che ancora oggi sui banchi di scuola "si formano" sulla storia, sulla letteratura, sull'arte del Centro - Nord, che al di là della linea gotica ci sono storia letteratura e arte che si collocano alla pari con quelle delle altre aree dell'Italia europea: e sono il frutto di una lunga età, creatrice, originale. Un modo di scoprirsi uguali, o ugualmente grandi nella diversità. E non è, questa, una riaffermazione dei "diritti dell'anima", per la quale valga la pena di "venire quaggiù"?

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000