Il mosaico delle genti apule




R. T.



Non è sulla fascia costiera, pur lunghissima e articolata, che si compongono le genti apule. Qui, infatti, sappiamo che ai fondachi micenei del XV-XI secolo a. C. subentrarono a Taranto i coloni della Laconia che la fondarono nel 706 o lì intorno, e con la Taras di Magna Grecia si hanno stanziamenti minori sulla costa sud-orientale del golfo. Vi succedono rapporti con i centri corinzi e attici.
Le popolazioni dell'interno, invece, mostrano uno sviluppo culturale ovviamente più lento, con un diverso ritmo di ricambio di fatti e di idee, per cui non ci si deve meravigliare se quelle genti le ritroviamo in pieno VI-V secolo arroccate in abitati capannicoli, con artigianato e in genere con apparato ergologico, che nei centri del Tarantino pare superato da tempo, almeno nei ceti a livello economico evoluto. A questo carattere di arcaicità contribuì anche il peso etnologico dei pastori, i quali trovarono terreno favorevole alla loro economia nel carattere geomorfologico della Murgia e delle Serre. Murgia e Serre furono dunque - come lo sono state per una lunghissima età - terreno di transumanze e di attività agricole. E si sa che il conservatorismo pastoralistico è un elemento individuante dell'abito mentale che si manifesta soprattutto nell'ordinamento chiuso, gentilizio, che trapasserà poi alla gens latina.
Nelle Murge-Serre salentine ritroviamo il sepolcro singolo, costituito da una cassetta lapidea, ricoperto da un cumulo di pietrame (Vanze e Acquarica). Sono tipi di sepolcro che ricordano quelli analoghi di Pian Sultano, presso Santa Severa, nel Lazio. Il tipo salentino appartiene agenti che volevano un sepolcro duraturo sulle vie di transito che la loro condizione umana portava a percorrere periodicamente. Nella Murgia barese, abbiamo la tomba collettiva a camera di Casal Sabini presso Altamura; così, nello stesso territorio, lungo il tratto della Via Appia, presso la zona di Murgia Catena, si sono rinvenute camere con deposizioni plurime, con corredi vascolari comprendenti anche vasellame di stile geometrico del VII secolo a. C. Ciò significa che i gruppi di pastori perpetuavano il costume funerario del loro antenati (vale a dire, quello della deposizione collettiva), anche quando le condizioni civili di altri -gruppi umani si erano evolute. E' questa, a grandi linee, la civiltà che incontrano i coloni greci migrati in Puglia: quella che, in omaggio a Ecateo, possiamo chiamare "civiltà japigia", perché japigi-illiri dissero gli storiografi greci i popoli pugliesi del IX-VI secolo a. C. Abbiamo detto popoli. Potevamo dire genti, perché l'unità japigia fu un comodo concetto geografico di Ecateo. Oggi, infatti, l'archeologia attesta che una unità civile non esisteva, perché sulle coste tarantine stanziava l'elemento greco, mentre il processo culturale delle popolazioni locali si attuava con un tipo di evoluzione osservata nelle due parti estreme della regione apula, vale a dire nel promontorio garganico, ovviamente differenziato per essere zona montana, e per giunta a contatto delle aree marsica e osco - sannita, e il Salento estremo, che nell'interno, almeno fino a questo momento, ha rivelato tracce di insediamenti arcaici, e, in questo periodo, si può considerare area di media facies culturale. Mentre la Messapia e il resto del Salento si costellano, nei tratti idonei di costa, di insediamenti, in Peucezia e in Daunia si osserva lo stesso quadro culturale, ma con linee di sviluppo che io distinguono. Le origini storiche della gente daunia sono in verità molto affascinanti, ma estremamente lacunose. dai grossi villaggi rurali del Tavoliere foggiano del IV - III millennio a. C., attraverso gli insediamenti appenninici di Coppa Nevigata e quelli subappenninici del promontorio, si giunge alla Daunia classica. Crogiolo di correnti culturali, "la gente daunia elabora una civiltà che sorprende per la freschezza della tematica". Mentre nella terra salentina le condizioni ambientali non consentivano nuove possibilità economiche, se non quelle proposte, nelle età precedenti, dai passaggi dell'avifauna, e quando i cacciatori si trasformarono in pastori e in agricoltori, e dunque furono in grado di commerciare, quelle proposte da scambi con altre popolazioni confinanti e con gruppi provenienti dal mare. Questo, però, già in epoca storica. Si consolidò così una civiltà autoctona, nello stesso tempo chiusa e originale, fiera e in lenta ma costante evoluzione. L'influenza delle genti tarantine si fece sentire a più riprese, anche se il vasellame e i tipi di sepolture denotano una cultura rigorosamente diversa e con tratti comuni solo nelle grandi linee di cultura di scambio, tipica dei gruppi che, in un caso o nell'altro, venivano a contatto fra di loro.

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