Lo SME e il controllo dei cambi




Dario Giustizieri, Lucio Tartaro



Il principio della creazione di un Sistema Monetario Europeo è stato adottato dal Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo nella sessione dei 6 - 7 luglio 1978 a Brema. Le grandi linee di tale sistema furono poi definite con una risoluzione del Consiglio nella sessione di Bruxelles del 4 - 5 dicembre 1978. Lo SME è entrato in vigore il 13 marzo 1979. In questa data, il Comitato dei Governatori delle Banche Centrali degli Stati membri della CEE e il Consiglio di Amministrazione del Fondo Europeo di Cooperazione Monetaria (Fecom) hanno adottato i documenti ufficiali relativi alle disposizioni concernenti le modalità di funzionamento. Oggi, a poco più di un anno di distanza, ci proponiamo di illustrare le tecniche di limitazione nelle fluttuazioni del cambio adottato nel nuovo sistema.

Lo SME ha lo scopo essenziale di evitare che la instabilità monetaria metta in crisi il processo di integrazione che, sia pure faticosamente, si è avviato nella Comunità. Ma se è stato possibile trovare in breve una sostanziale convergenza fra i diversi Paesi sugli obiettivi da assegnare al nuovo meccanismo, lunga e difficile è stata la scelta delle strategie, delle azioni, dei controlli attraverso cui realizzare tale disegno di fondo.
Sotto questo profilo, il Sistema Monetario Europeo rappresenta un compromesso fra le diverse, e non raramente opposte, soluzioni tecniche avanzate dai Paesi interessati. La caratteristica più evidente dello SME riguarda il regime dei cambi: esso porta a sovrapporre al sistema basato su una griglia di parità bilaterali un secondo e nuovo sistema che introduce un meccanismo di collegamento fra le monete dei singoli Paesi e lo "Scudo" (ECU).
L'ECU è una unità monetaria costituita da un paniere di importi determinati di ogni divisa comunitaria. Le quote adottate per l'ECU sono le stesse a suo tempo adottate per calcolare la UCE, Unità di Conto Europea.

Composizione dell'ECU

Marchi tedeschi: 0,828
Franchi francesi: 1,15
Sterline inglesi: 0,0885
Lire italiane: 109
Fiorini olandesi: 0,286
Franchi belgi: 3,66
Franchi lussemburghesi: 0,140
Corone danesi: 0,217
Sterline irlandesi: 0,00759

La composizione dell'ECU, oggetto di riesame dopo sei mesi dall'entrata in vigore, può avere anche successive modifiche ogni cinque anni anche a richiesta, nel caso che il peso di una qualsiasi moneta sia cambiato del 2,5%. Il corso dell'ECU in una qualsiasi moneta CEE è pari alla somma dei controvalori, in tale moneta, degli importi di ciascuna delle valute che figurano nella composizione dell'ECU.

Controvalore in lire dell'ECU
(Cambio 12 13 11979)

Lire: 109
Franchi franc. (1,15): 198,015
Marchi ted. (0,828): 457,314
Fiorini oland. (0,286): 421,995
Franchi bel. (3,80): 29,0979
Corone danesi (0,217): 162,033
Lire irl. (0,00759): 1.732,70
Sterline (0,0885): 1.732,70
(Controvalore: Lire 109; fr. franc. 227,69; marchi ted. 378,65; fiorini ol. 120,68; fran. belgi 110,56; Corone dan. 35,15; lire irl. 13,15; sterline 153,27).

Il metodo di calcolo di tali controvalori è il seguente. La Banca Centrale di ogni Stato comunica un tasso rappresentativo del dollaro USA sul suo mercato. E' stato scelto il tasso del dollaro per la sua elevata significatività sul mercato dei cambi; negli ultimi tempi è stata comuque vagliata l'opportunità di una sua sostituzione con una moneta comunitaria. I tassi applicati sono quelli rilevati alle ore 14,30 e vengono comunicati dalla Banque Nationale de Belgique alla Commissione che provvede al calcolo del controvalore dell'ECU prima in dollari e poi nelle monete degli Stati membri.
Tali controvalori sono pubblicati ogni giorno nella Gazzetta Ufficiale della Comunità e possono essere ottenuti presso la Commissione tramite un telex automatico; la Commissione provvede altresì a un calcolo mensile, per i propri fabbisogni, del controvalore dell'ECU in un centinaio di monete mondiali.
Spesso, tuttavia, nella pratica viene seguito un diverso meccanismo di calcolo per semplificare le operazioni e per poter disporre del controvalore ECU-valuta CEE in tempi brevi. Ci si limita a moltiplicare le quote fisse di ogni valuta per il corso del cambio in termini della moneta di cui si vuole calcolare il controvalore ECU, nella giornata considerata. Si procede quindi alla sommatoria dei valori così ottenuti. Le principali funzioni svolte dall'ECU sono quattro:
1)- quella di numerario per la fissazione dei corsi centrali;
2)- quella di unità di riferimento per il funzionamento dell'indicatore di divergenza;
3)- quella di denominatore dell'operazione effettuata nel quadro dei sistema di intervento e di credito;
4)- quella di mezzo di regolamento fra le autorità monetarie della Comunità Economica Europea.
Nelle note che seguono, illustriamo i primi due punti, atti a comprendere le funzioni di cambio.
Tutte le monete CEE hanno un "corso-pivot" (che noi chiameremo "corso centrale") rispetto all'ECU, tranne la lira sterlina che non partecipa al meccanismo di cambio. Tuttavia, ai fini del funzionamento dell'indicatore di divergenza, a tale moneta è stato attribuito un corso centrale fittizio.
Tali corsi sono espressi da una certa quantità di monete per unità di ECU.
Le parità dichiarate dalle diverse Banche Centrali all'avvio dei Sistema (per l'Italia, lire 1148,15), i primi due riallineamenti li hanno subìti nel settembre e nel novembre dello scorso anno. Incrociando i corsi - centrali ECU si ottiene, per ogni moneta che partecipa allo SME, una serie di corsi centrali bilaterali, la cosiddetta parity grid, ovvero "griglia della parità".
Attorno alle parità bilaterali si stabilisce il limite massimo di fluttuazione, pari, com'è noto, a piùlmeno 2,25% (più/meno 6% per la lira italiana). Va rilevato che all'atto pratico i limiti non corrispondono esattamente ai suddetti scarti. Spesso si va a piùlmeno 2,27% o piùlmeno 2,28% per motivi di arrotondamento.
I Paesi partecipanti hanno assunto l'obbligo di mantenere il corso delle loro monete entro tali limiti bilaterali.

Gli interventi delle Banche

Quando due monete si trovano "in opposizione", vale a dire quando una di esse si situa al suo limite sul mercato dei cambi della seconda (mentre quest'ultima si trova al suo limite opposto sul mercato della prima), le Banche emittenti delle due monete devono intervenire, ciascuna sul proprio mercato, per garantire il mantenimento dei margini. La Banca emittente della moneta che si è apprezzata acquista la valuta in posizione di debolezza sul proprio mercato, mentre la Banca emittente della moneta che si sta deprezzando, a sua volta, vende la moneta forte (eventualmente prendendola in prestito dal Paese emittente, secondo quanto previsto dai meccanismi creditizi dello SME).
Ma oltre gli interventi a carattere obbligatorio ai corsi-limiti bilaterali, sono previsti interventi prima che tali limiti siano raggiunti. Questi interventi "inframarginali" sono essenzialmente di due tipi. In primo luogo, operazioni facoltative che una Banca Centrale può intraprendere quando comincia a vedere la propria valuta in difficoltà. Il secondo caso è nuovo. Si tratta di interventi inframarginali che un Paese può essere obbligato ad effettuare in applicazione delle regole relative al funzionamento dell'indicatore di divergenza. Preme tuttavia far rilevare come i limiti di intervento di cui si è precedentemente discusso riguardano i rapporti bilaterali fra le valute e non costituiscono una innovazione sostanziale rispetto al sistema precedente, il cosiddetto "serpente monetario".
L'innovazione sta nell'aver voluto dotare il sistema di un campanello d'allarme per cui le Banche Centrali vengono ad essere obbligate ad intervenire, non solo quando si sono raggiunti i limiti bilaterali, ma anche quando viene superata la cosiddetta "soglia di divergenza" rispetto alla parità dell'ECU. E essenziale comprendere che l'indicatore non attiene più ai rapporti bilaterali fra le valute, ma permette di situare l'evoluzione del cambio di ogni moneta che partecipa allo SME rispetto alla media comunitaria, rendendo così possibile individuare quale si discosta da tale media. Per far questo, viene calcolato per ogni moneta partecipante da un lato il rapporto fra l'apprezzamento o il deprezzamento del corso di mercato dell'ECU in tale moneta, e dall'altro la percentuale massima di apprezzamento o di deprezzamento che il corso dell'ECU può presentare rispetto al suo corso centrale.


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