CON INTERVISTA
A VITO LATERZA
Un'altra regione
d'Italia esplorata dalla macchina fotografica di Pepi Merisio, per noi
proiettata con la lanterna magica. Questo libro non è una raccolta
di fotografie, ma un libro di fiabe; e Pepi Merisio non è un
fotografo e nemmeno un narratore. E molto di più: è poeta,
poichè le immagini che ci offre sono composizioni liriche; e
pittore e incisore, poichè ci espone dei quadri dalla raffinata
tavolozza di colori e dei bianchi e neri che sono acqueforti; ed è
anche musicista, poichè quanto ci fa percepire è permeato
di musicalità. Il risultato è questo autentico libro di
fiabe, in cui ogni pagina è parte integrante di un affascinante
racconto che ci tiene avvinti dal principio alla fine.
Il libro inizia con un'intervista a Vito Laterza (rappresentante di
quella famiglia di editori di Bari che si è resa famosa pubblicando
le opere di Benedetto Croce), che per nascita e tradizione è
testimone qualificato a parlare della sua terra: ciò che ha fatto
con profonda conoscenza e vera passione, spaziando dalla storia antica
e moderna della Puglia ai paesaggi, alle città, alle campagne
e al mare, alle tradizioni popolari, alle attività degli uomini
e alla natura delle cose, e offrendoci così un panorama accurato
di questa singolare regione d'Italia.
Poi appare Merisio che, proprio come la fata in una fiaba, ci prende
per mano e ci conduce a fare una passeggiata indimenticabile attraverso
un mondo pugliese pieno di sorprese e di meraviglie. Le sue immagini
parlano un linguaggio così pittoresco e realistico, che non avrebbero
bisogno di commento. Ma per chi vuoi sapere tutto, Gino Carrara, l'intervistatore
di Laterza, ha scritto, con la collaborazione di Damiano Bianco, un
testo elaborato e avvincente che accompagna ogni immagine con una spiegazione
concisa, per collocarla nel suo caratteristico contesto ambientale,
storico e artistico.
La passeggiata inizia con la visita a sei panorami della più
autentica Puglia: un tipico trullo di Cisternino, adagiato, con i suoi
candidi coni, tra la terra rossastra dei vigneto e un cielo di cobalto;
lo scorcio suggestivo di un promontorio roccioso, sormontato da una
torre cinquecentesca e baciato dal mare di Otranto; un porticciuolo
soleggiato e civettuolo, ricolmo di barche multicolori in un borgo di
pescatori presso S. Cesarea; una delle famose grotte di Castellana,
che spiega una portentosa cascata di stalattiti d'oro spioventi su austere
colonne stalammitiche; una masseria del Tavoliere, immersa nella pace
agreste di una terra arata di fresco e vigilata dal "balcone delle
Puglie", un paesino appollaiato sul ciglio dei Gargano; infine
degli ulivi secolari con tronchi dalle sagome contorte e grigiastre
presso S. Maria di Leuca, nella punta estrema della penisola salentina
e delle Puglie.
Segue l'esplorazione delle "radici profonde" di questa terra,
che è stata ponte tra Oriente e Occidente e crogiuolo di tante
civiltà. Japigi, Greci, Romani, Bizantini, Normanni, Svevi e
Spagnoli hanno tutti lasciato le loro tracce, per cui la Puglia rappresenta
una vera miniera archeologica e artistica. Ed ecco i preziosi reperti
dei musei di Manfredonia e di Taranto: diademi, orecchini e anelli d'oro
massiccio, cesellati con grande finezza, scintillanti su fondi neri;
ed ecco antichi e celebri luoghi e monumenti: una necropoli di Manduria,
città conquistata a turno da Annibale, Fabio Massimo e dai Saraceni;
il Fonte Pliniano, una originale grotta circolare con bacino e fontana
di acque sorgive; la Salita delle Colonne di Brindisi, che costituiva
il termine della Via Appia; il Colosso di Barletta - la città
della celebre Disfida - opera orientale alta oltre 5 metri; l'Arcangelo
Michele, opera bizantina in rame dorato collocata a Monte Sant'Angelo,
uno dei più antichi Santuari della Cristianità; la cripta
di S. Antonio abate con i suoi policromi affreschi a Massafra; e infine
Castel del Monte, in provincia di Bari, con le sue otto torri esagonali,
una delle più belle costruzioni del Medio Evo.
La passeggiata continua con la visita alla "Selva di Cattedrali"
dalle portentose facciate e dai fascinosi interni: la Cattedrale di
Trani, con un campanile che svetta a cavallo di un'arco e appare come
un delicato pastello nella pura luce del mattino, mentre, da un'altra
angolatura, la sua facciata guarda il mare nella quiete di un caldo
sole pomeridiano; il Duomo Vecchio di Molfetta, originale cattedrale
gotica, ritratta nell'ora vespertina, quando i due campanili sono baciati
dall'ultimo sole, e mare e cielo sono già velati dalle ombre
della sera; la celebre Basilica di S. Nicola di Bari, ove riposano le
reliquie del famoso Santo, con la facciata inquadrata in bianco e nero
entro la cornice di un arco ogivale, e con un interno colorato da suggestivi
giochi di luci e ombre; la Basilica di S. Croce a Lecce, la città
regina del barocco, con una facciata così ricca da essere stata
definita una "orgia" di ornamenti; sempre a Lecce, la chiesa
dei S.S. Nicolò e Cataldo, costruita da un re normanno, con rosone
e portale originali ed una facciata barocca fiancheggiata da due cipressi,
colta nella dorata luce del tramonto in un'atmosfera che sembra promettere
la pace dell'aldilà. E ancora scorci di facciate, sale di castelli,
cortili, portali, rosoni, nicchie, balconi e balconcini in uno stile
romanico o normanno che impone, o in un barocco o rococò che,
lungi dall'offendere, sbalordisce.
Poi la scena cambia, ed appare "u mare" di Puglia, con i suoi
litorali e i suoi approdi: il nucleo antico di Gallipoli, immerso in
un meriggio di sole splendente sopra un Mediterraneo di una limpidezza
inverosimile, degradante dal ceruleo all'indaco; Polignano a Mare, una
delle località più suggestive del litorale di Bari, con
le sue bianche casette costruite a picco su rocce che sembrano, per
forma e colore, dei giganteschi sugheri galleggianti sopra un mare violaceo;
una veduta del litorale di Vieste, che sembra un quadro di De Chirico,
in cui non appare che un cavallo che bruca qualche filo d'erba e un
"trabucco", (caratteristica trappola per pesci) sullo sfondo
di tre fasce colorate, l'ocra della spiaggia e i due azzurri del mare
e del cielo. E ancora porti e spiagge, di Manfredonia, di Molfetta e
del Gargano, tutte immerse nella luminosa trasparenza del Meridione.
E poi, naturalmente, i trulli. Il più pittoresco quello ripreso
a Cisternino, che appare due volte nel libro e si è meritato
il posto d'onore sulla copertina. Ma belli e armoniosi tutti, quelli
famosi e classici di Alberobello, bianchi col tetto grigiastro che si
affacciano sulla piazza del mercato o si allineano come soldatini lungo
le viuzze del paese, al quale conferiscono, con il candore delle pareti
e il copricapo da fata, un'autentica atmosfera di fiaba; altri ancora,
sempre a Cisternino, molto suggestivi perché presentati in bianco
e nero contro una folta e oscura vegetazione.
La lanterna magica di Merisio diviene ancora più interessante
quando ci proietta gli uomini che abitano questa terra. Sono bambini
che giocano e si rincorrono, donne che vigilano sui portoni di casa,
giovani in piena attività di lavoro, vecchi che riposano, giocando,
al circolo o conversando dinanzi alla bottega del barbiere o semplicemente
seduti sul marciapiede. Dopo appariscono i mestieri più caratteristici:
pescatori e boscaiuoli, carrettieri e vetturini, ceramisti e tornitori,
lavoratori del tabacco, venditori di ogni genere, ma soprattutto massari
e vignaiuoli, perché la Puglia è il cuore del granaio
d'Italia ed ha il primato nella viticultura. Sono immagini vivissime,
parlanti, come i pescatori al mercato del pesce di Manfredonia, il venditore
di pane, tonno e acciughe a Molfetta, la bancarella di frutta e verdura
a Bari, il quartiere dei pescivendoli a Taranto, la vendemmia a Manduria,
la raccolta di ulive a Egnazia; o toccanti quadretti d'interno di case
coloniche, di caseifici rurali e di cantine ove si lavora l'uva; o coloriti
bozzetti di nature morte come una bilancia con pesi e pomodori a Molfetta,
ceramiche esposte a Grottaglie e dolci pasquali offerti a Paio del Colle.
L'ultima tappa dell'incantevole passeggiata ci rivela "l'anima
antica" del popolo pugliese, permeata di una religiosità
che si manifesta nelle forme più diverse: umile, come a Bari,
con i suoi altarini popolari sulle facciate delle case, ornati con luci
e con fiori; fervente a Peschici, nel Santuario della Madonna di Loreto,
ove gli ex voto consistenti in modellini di velieri, piroscafi, navi
da guerra e perfino aerei che sembrano giocattoli, vogliono significare
la profonda gratitudine dei donatori per uno scampato pericolo; solenne
nel Santuario di Monte Sant'Angelo, ove una statua dell'Arcangelo Michele
attribuita al Sansovino splende con l'opalescenza bianco-dorata del
suo alabastro sopra un altare circonfuso di luci in fondo a una grotta
dai riflessi azzurri; e infine chiassosa e festaiola nelle celebrazioni
dei Santi Patroni e della Settimana Santa, quando imponenti processioni
percorrono le città sotto archi arabescati, tra luminarie e fuochi
giganteschi, al suono delle rinomate bande cittadine. Qui assistiamo
ad una splendida carrellata su alcune processioni dei Venerdì
Santo a Corato, a Molfetta e a Martina Franca, in cui i "Misteri"
- statue lignee di pregevole fattura che rappresentano il Cristo, la
Madonna e taluni Santi - vengono portate a spalla dai membri delle numerose
Confraternite, che vestono per l'occasione tuniche bianche o color ruggine
e cappucci da inquisizione, mentre una grande folla, silenziosa e riverente,
fa da ala o segue la processione.
Merisio si congeda con un'ultima immagine: un membro della banda cittadina
che suona il trombone. E' un'immagine così viva che ci sembra
di udire distintamente quel suono: un suono profondo come le radici,
limpido come il cielo e solenne come l'anima della gente di questo portentoso
lembo d'Italia.
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