Il castello di Copertino




Enrico Surdo



Tra i monumenti più significativi dell'architettura militare nella penisola salentina, fu costruito nel 1540 dal copertinese architetto Evangelista Menga per volere del marchese Alfonso Castriota, che Pietro Marti definisce "prode generale negli eserciti di Carlo V e quindi feudatario della vasta Contea, istituita da Carlo I d'Angiò nel 1266". Di pianta quadrata con agli angoli robustissimi baluardi poligonali, è circondato - sostiene il Marti che spesso lo visitò, descrivendolo poi in "Ruderi e monumenti nella penisola salentina" -da ampio e profondo fossato, "entro cui, oggi, cresce una rigogliosa vegetazione. Vi si accede da un ponte in muratura, impostato sull'unica porta d'ingresso", opera marmorea di considerevole bellezza, che ricorda l'Arco Alfonsino di Napoli per l'armonico insieme di nicchie, edicole, panoplie e bassorilievi commemorativi. Vi si notano in rilievo i medaglioni di Goffredo d'Altavilla, di Manfredi d'Hohenstaufen, di Carlo d'Angiò, di Gualtiero di Brienne, di Maria d'Enghien, di Raimondello Orsini del Balzo, di Ladislao d'Ungheria, di Tristano e Cristina Chiaromonte, di Isabella d'Aragona, di Carlo V d'Asburgo e di alcuni Castriota, "la cui gloria militare fu tramandata ai posteri con gli emblemi delle battaglie vinte successivamente in favore degli Aragonesi e degli Spagnoli".
Una nota caratteristica di questa mole poderosa, annota scrupolosamente Marti, è la seguente iscrizione, incisa lungo tutta la facciata, sotto il listello di coronamento: "Don Alfonsus Castriota Marchio Atripalde Dux Prefettusque Caesaris Illustrium D. Antonii Granai Castriotae et Mariae Castriotae Coniugum Ducam Ferrandinae et Comisum Copertini Pater Patrus Cocer Arcen Hanc Ad Dei Optimi Maximi Onorem Caroli Quinti Regis et Imperatoris semper Augusti Statam. An. Dm. MDLX".
Anche internamente, questo stupendo esemplare dell'architettura militare salentina offre numerosi resti di diverse epoche: il severo Maschio dell'antica Rocca, "sul quale si vede ancora inquadrato lo stemma del Brienne e degli Enghien"; alcuni motivi architettonici e ornamentali che risentono l'influenza del rinascimento toscano; una Cappella votiva, già ornata di affreschi dello Strafella, e resa monumentale da due Mausolei "nobilmente barocchi" di Umberto e lacopo Squarciafico (1562 e 1568), succeduti ai Castriota nel possesso di quel feudo, e da una Paia d'altare, probabile pittura di Frate Angelo da Copertino.
In questo castello, nello stesso tempo severo e di suggestiva bellezza, prima delle trasformazioni apportate dai Castriota avevano dimorato Maria d'Enghien, contessa di Lecce e principessa di Taranto, poi moglie infelice di re Ladislao di Durazzo; Tristano Chiaromonte, "prode gentiluomo francese al seguito di Giacomo della Marcia, e la sua consorte Caterina Dei Balzo Orsini, figlia di Maria e del prode Raimondello; e poi le figlie di costoro: Sancia, che andò sposa al duca d'Andria; Margherita, che fu principessa d'Altamura; e Isabella che cinse la corona di Napoli e scongiurò - coi prodigi della virtù, dell'accorgimento e del coraggio - la tempesta addensata sul capo dell'indegno marito Ferrante I d'Aragona".
Il castello copertinese fu poi completato quando si fecero più insistenti e pericolose le incursioni dei pirati e più scoperte le mire dei Sultani di Costantinopoli sulla fascia europea meridionale.
Il Viceré di Napoli, Parafan De Ribeira -"inesorabile, come il suo monarca Filippo II, nel soffocare i germi della Riforma Luterana, ma vigile ed esperto nell'esercizio del potere" - nella seconda metà del secolo XVI provvide a far sorgere lungo tutto il litorale salentino una serie di torri di difesa. Scrive il Marti che fu in un ultimo periodo, che corse dalla prima metà del Seicento agli albori del secolo successivo, allorché parve allontanata la minaccia di altre scorrerie ottomane, che alcuni feudatari provvidero a trasformare "in splendide magioni gli aviti castelli, o costituirono nuove dimore, degne della loro fortuna, ma libere d'ogni impronta militare". Così vennero trasformati i castelli di Alessano, Botrugno, Corigliano, Scorrano, Francavilla, Monteroni, Montesardo, Poggiardo, Specchia, Taurisano, Tricase, ecc., e sorsero i grandiosi palazzi ducali o marchesali di Maglie, Martina, Melpignano, Manduria, Montemesola, Ruffano, San Cesario, Sternatia, e via dicendo. Si distinsero nella costruzione di questo tipo di architettura, oltre al già citato Evangelista Menga, Gian Giacomo Acaya da Lecce, Antonio Renna da Tricase e Angelo Cornianeo da Corigliano.

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