§ ANNI '80

Europa e piccola impresa




Francesco Parrillo



L'anno 1979 è stato, a giusto titolo, definito l'anno dell'Europa, perché caratterizzato da tre eventi politici che avrebbero dovuto far compiere un decisivo salto di qualità al processo d'integrazione europea: la creazione di una area di maggiore stabilità monetaria attraverso lo SME (Sistema Monetario Europeo), il perfezionamento del Trattato di adesione con la Grecia, l'elezione a suffragio universale del nuovo Parlamento Europeo. Oggi, c'è da chiedersi se l'impatto politico di questi tre grandi avvenimenti abbia determinato apprezzabili e sostanziali conseguenze sul piano economico e sociale della Comunità. Si è ben consapevoli che non è possibile esprimere, dato il breve tempo trascorso, che impressioni e giudizi interlocutori sulla portata ed i primi effetti di tali eventi; tuttavia, vien fatto di osservare che lo SME, pur avendo dato buona prova nei primi sei mesi di funzionamento, sta subendo il più severo collaudo dalla crisi del dollaro, che squassa tuttora l'economia occidentale, dal riaccendersi della crisi valutaria, che ha scatenato la febbre dell'oro.
Dopo l'infarto monetario del 15 agosto 1971, che ha colpito nel cuore il sistema monetario internazionale, il mondo sta vivendo una serie di tempeste valutarie quasi istituzionalizzate; la fluttuazione delle monete, i cambi flessibili, la prima e seconda crisi petrolifera, il diluvio di dollari che sta sommergendo il mondo - circa 1000 miliardi fuori dei confini degli Stati Uniti -, hanno determinato una atmosfera d'incertezza e d'insicurezza che si è riflessa sul commercio mondiale e sui mercati monetari e finanziari internazionali continuamente destabilizzandoli.
L'altalena del dollaro, la cui sovranità è stata costantemente scossa, l'aumento del prezzo del greggio e delle materie prime, la limitazione della loro disponibilità, hanno prodotto un vertiginoso aumento del prezzo dell'oro: questo reliquato barbarico secondo la colorita espressione di Keynes - destinato a giudizio di Lenin, a lastricare le latrine delle caserme militari - è stato tutt'altro che detronizzato, perché esso, ancora oggi, come nel corso dei secoli, rappresenta "un talismano contro la paura". In questo nuovo disordine monetario globale, lo SME è, davvero, uno dei fatti più positivi della Comunità. Tuttavia lo SME potrà offrire garanzie adeguate e costituire una solida difesa, solo se supererà realmente, come previsto, la sua attuale natura di accordo di cambio, e sarà accompagnato da un reale trasferimento di risorse ai paesi meno sviluppati e da un effettivo coordinamento delle politiche economiche dei singoli Stati, realizzando, senza indugio, opportune intese con l'area del dollaro e dello yen.
L'adesione della Grecia, prologo dello spostarsi del baricentro della Comunità dal Nord verso il Sud d'Europa, è passata quasi inosservata, forse perché non sono facilmente individuabili gli aspetti che, nello sviluppo della Comunità, potrà determinare l'ingresso degli altri paesi meridionali candidati all'adesione (Spagna e Portogallo).
Infine, per quanto riguarda il Parlamento Europeo, grande è l'attesa che esso si mostri al livello delle speranze del suo elettorato, assumendo quella funzione di stimolo e di guida che è sempre stata la grande forza trainante di ogni Parlamento, espressione del suffraggio diretto. L'ultimo Parlamento Europeo ha talvolta assunto posizioni energiche ad esempio, in materia di politica regionale, nei confronti delle Istituzioni della Comunità e, pur non avendo né poteri né la legittimità dell'investitura popolare, ha vinto il suo braccio di ferro con l'Esecutivo. Probabilmente i popoli europei si aspettano qualche cosa di più e di più organico, in senso costruttivo, dalla nuova legislatura. Obiettivo immediato è l'approvazione di un bilancio che consacri l'autosufficienza finanziaria, e quindi, l'indipendenza della Comunità.
D'altronde, come già avvenuto in altre precedenti circostanze, una specie di corso e ricorso storico, proprio nei momenti in cui l'Europa sembra destinata a decolli più qualitativi e fecondi, le sue realizzazioni e le sue capacità di progresso vengono ridimensionate e frenate dal sopravvenire di fatti eccezionali esterni. Così dicasi per l'attuale grave crisi petrolifera ed il forte raffreddamento della congiuntura economica internazionale che hanno innescato, anche nella Comunità Economica Europea, un pericoloso processo di inflazione e di ristagno, destinato ad incidere negativamente sui tassi di crescita e sui livelli di occupazione, già preoccupanti.
Secondo l'OCSE, la crisi petrolifera avrà l'effetto di determinare un tasso d'inflazione - la stink inflation, l'inflazione da maleolenza - nell'economia occidentale, del 10% circa, durante il 1980. Il PIL, fino alla metà del prossimo anno, non si svilupperà che di uno striminzito 2%, un tasso lontano dal 4,5%, indicato come necessario per non aggravare l'occupazione e minore di quasi un punto rispetto a quello ipotizzato prima delle decisioni dell'OPEC. Infine, il deficit delle bilance dei pagamenti correnti sarà dell'ordine di 40 miliardi di dollari, il doppio di quello inizialmente previsto.
Nel sistema economico occidentale è in corso un grande processo di trasformazione. In taluni paesi più avanzati, come negli Stati Uniti, più del 71% del totale degli occupati, nel 1978, operava nel settore terziario; questa cifra dà la misura di un fenomeno che in Europa è ancora strisciante: l'avvio di un vasto processo di de-industrializzazione sotto molti aspetti analogo a quello della deruralizzazione che è stato tipico delle striature nordamericane fra il 1910 ed il 1930 e delle strutture europee fra il 1940 ed il 1960.
E' molto probabile, dunque, che la prossima generazione sia interessata, in larghissima misura, al deflusso dall'industria al settore terziario; questo esodo, che per dimensioni sarà forse ancora più grande di quello che si è verificato dall'agricoltura, appare favorito sia da fattori tecnologici sia dall'insorgere di forti motivazioni psicologiche, quali la disaffezione al lavoro ripetitivo ed alle catene di montaggio, un crescente disagio sociale nei grandi organismi industriali, dovuto anche al problema delle massiccie urbanizzazioni che hanno caratterizzato questa fase dello sviluppo industriale.
In realtà, al di là di queste trasformazioni, quella che emerge è la crisi delle organizzazioni complesse. Così come le grandi metropoli sono diventate sempre più ingovernabili, altrettanto sta accadendo per le altre strutture complesse, sociali come le istituzioni assistenziali, economiche come le macro-imprese industriali, pubbliche e private, politiche, come le istituzioni amministrative centrali, che appaiono sempre più rette sull'equilibrio della cristallizzazione e non dell'evoluzione.
I sociologi, da qualche tempo, stanno richiamando l'attenzione degli studiosi e degli operatori sulla riscoperta della dimensione umana, sulla progressiva tendenza del collettivo ad essere a misura d'uomo. Ciò che, spesso superficialmente, viene chiamato riflusso, è in realtà la reazione all'incomunicabilità e, spesso, all'ingovernabilità dei grandi sistemi che, di fatto, hanno sacrificato le libertà individuali e la qualità della vita con grandi costi e dubbi vantaggi, se si pensa alle grandi tensioni sociali, ambientali, politiche che essi hanno generato.
In questo contesto, il ruolo determinante delle piccole e medie imprese va sempre più emergendo e consolidandosi.
Non solo queste imprese costituiscono il tessuto connettivo del sistema industriale europeo, ma addirittura esse possono servire da parametro dell'efficienza di taluni sistemi di governo dell'economia.
Troppo a lungo il dialogo dello sviluppo si è svolto fra i governi e le grandi imprese, privilegiandole. Questo vale per la definizione delle politiche settoriali nazionali, per la disocazione degli incentivi, per la formazione professionale e per i rapporti con i sindacati, come se il "tono" delle strutture economiche non fosse offerto dalla pluralità degli operatori, ma dalle punte dell'iceberg dei grandi complessi industriali.
La flessibilità delle piccole e medie imprese, la capacità di adeguarsi ai mutamenti del mercato, a loro duttilità nell'identificarsi con gli assetti territoriali sui quali insistono, la relativa rapidità con la quale sono in grado di seguire le trasformazioni tecnologiche e, in taluni casi, la loro grande capacità di innovazione, paragonata alla spesso frustra n te immobilità dei grandi complessi, troppo condizionati dalle dimensioni in cui operano, costituiscono la misura dell'efficienza del sistema del le piccole e medie imprese.
L'affermazione e la riscoperta di questo meraviglioso "arcipelago", riserva di valori e di talenti, autentica via di salvezza di comunità ed economie frequentemente insidiate e destabilizzate da ristagno ed inflazione, è al centro dell'interesse di Parlamenti e Governi e dovrebbe costituire la base d'ispirazione di provvedimenti di politica economica.
La stretta implicazione che ne deriva è che, anche nell'ambito comunitario, occorre non solo valorizzare sempre più l'apporto che le piccole e medie imprese possono dare allo sviluppo economico europeo ed alle riconosciute esigenze di decentramento e specializzazione produttiva, ma addirittura riflettere sulla opportunità di ripensare, in termini completamente diversi, le politiche di incentivazione e di sviluppo industriale, dei paesi della Comunità, tenendo conto della realtà della crisi dei sistemi complessi e dell'importanza che, specialmente sotto il profilo delle esportazioni extra-comunitarie, hanno avuto ed hanno settori tradizionalmente dominati dai medi e minori organismi. Per queste considerazioni, occorre superare i limiti di interventi parziali e saltuari, e perseguire, con una politica organica, globale e lungimirante, la valorizzazione e l'efficienza delle piccole e medie imprese. In questo senso, la diffusione delle conoscenze relative ai regimi amministrativi e finanziari sembra essenziale; altrettanto è da dirsi per quanto riguarda la necessità di garantire un accesso semplice ed efficace al credito ed all'innovazione. A ciò aggiungasi l'esigenza di favorire il più possibile, mediante canali istituzionali da costituirsi tra i paesi membri, la cooperazione tra queste imprese, sviluppando in misura molto più ampia dell'attuale la funzione del Bureau de Mariage, che dovrebbe divenire un'agenzia di collegamento, di propulsione e di coordinamento dell'attività delle imprese piccole e medie. Infine, sembra essenziale garantire un'adeguata promozione commerciale all'estero della Comunità, favorendo, concretamente, operazioni comuni di marketing, accesso ai finanziamenti internazionali, partecipazioni a joint-ventures, accesso a tecnologie avanzate, formazione di consorzi per determinate operazioni.
In ogni caso, a parte questi spunti per una politica comunitaria delle piccole e medie imprese, spunti che vogliono essere soltanto delle occasioni (se non delle provocazioni) a pensare in termini diversi da quelli sino ad ora tradizionalmente seguiti, resta il fatto di assicurare a questo settore uno spazio istituzionale e normativo più adeguato di quanto sino adora non sia stato fatto. In questo generale ritorno ai valori dell'iniziativa individuale, nella riscoperta della validità dei micro sistemi, dove la conflittualità socio-economica tende quasi a scomparire nella comune esigenza dello sviluppo, è essenziale garantire norme più snelle, più semplici, più adattabili alle mutevoli e policrome esigenze della vita economica dei Paesi della Comunità.
Nonostante i suoi limiti politici e la complessità delle procedure e dei problemi, la Comunità continua ad avanzare, secondo la prassi, quasi elevata a dignità di dottrina, dei "piccoli passi". La macchina comunitaria ha proceduto, con la consueta routine, ma ha fatto registrare, nell'ultimo anno, fatti nuovi, taluni rilevanti, tutti emblematici della vitalità del sistema.
Certamente vi sono state, e continueranno ad esservi, carenze, vischiosità, rallentamenti, disfunzioni: l'Europa delle patrie, l'Europa a due marce, l'Europa incompiuta, esprimono, lungo tutto l'arco della vita comunitaria, alcune fasi più significative del sofferto sentiero dell'unità europea. Del resto, come è stato detto, quanto "più il mostro è grande più lentamente esso si muove", ma nel fondo dei nostri pensieri, nel formulare le nostre osservazioni, anche le più spregiudicate, non dimentichiamo mai, dico mai, che la CEE rappresenta la più grande rivoluzione democratica degli ultimi trent'anni ed il suo grande patrimonio di valori va salvaguardato e riconquistato giorno per giorno, con grande tenacia e con ogni sforzo. Siamo inseriti in un processo irreversibile; è sempre tempo d'Europa, e le sfide di questo tempo le dobbiamo affrontare con senso di grande responsabilità e con una mobilitazione permanente.
L'Europa è coinvolta, in questa delicata fase della sua storia, negli stessi drammatici problemi che dominano il mondo occidentale: il dilagare dell'iperinflazione, l'aggravarsi della disoccupazione, il caos monetario, la crisi energetica, che stanno determinando effetti sconvolgenti.
Questi eventi universali non possono essere affrontati in ordine sparso: il fatto che può maggiormente intaccare e destabilizzare il sistema è la mancanza di strategie comuni per fronteggiare la crisi mondiale e l'affievolimento della cooperazione internazionale.
Non può essere sottaciuta, anche in questa sede, la necessità inderogabile che l'Europa, gigante economico ma nano politico, promuova tutte le iniziative e compia tutti gli sforzi per realizzare una dimensione politica adeguata al suo rango, un ruolo di protagonista nella strategia multipolare del suo mondo, tale da consentirle di prendere, in piena autonomia, dignitosamente, le decisioni di fondo che riguardano il suo stesso destino. Occorre vincere diffuse forme di assuefazione all'impotenza, superare deleterie suggestioni di ritorno al protezionismo, vivificare lo spirito di solidarietà e di cooperazione, che è alla base stessa della Comunità e che è il vessillo delle nostre istituzioni, ricreare, nella coesione e nella concordia, la fiducia e l'ansia costruttiva per la conquista di una opera di grande civiltà.

Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000