Il 15 settembre
è deceduto il pittore Nino Della Notte, lasciando un vuoto nell'arte
del Novecento salentino. Povero Nino! Gli amici e quelli che lo hanno
conosciuto gli volevano bene, e godevano della sua calda voce e di quel
sorriso spontaneo che gli fioriva sulle labbra, gioioso o sofferto per
la passione o per il dolore per l'arte. Mi pare di vederlo e di sentirlo
ancora, come quel 10 agosto del '78, a Castro Marina, in occasione della
sua ultima personale, quando mi dedicò un suo catalogo, "A
Lionello Mandorino, con fraterna amicizia e tanta stima". La furia
cieca della morte ce lo ha strappato con violenza. Chi l'avrebbe pensato
mai? Proprio ora che stava fissando su fogli alcune idee sulla vicenda
di Otranto presa dai Turchi, con l'impegno di renderli in dipinti per
una personale in Grecia.
Il suo linguaggio espressivo e tematico di fondo sapeva esser quello che
rifletteva in modo mirabile i parametri di rapporto Salento-Grecia, entro
i quali le due culture appaiono operare in parallelo per. le vicende epiche,
drammatiche e socio-umane mediterranee. Nella produzione di Nino Della
Notte troviamo i segreti turbolenti seminascosti nel calore inesauribile,
ideato da un'energia intellettuale allusiva ai segreti dei cieli immaginari,
quasi ermetici, carichi di blu e di giallo e delle piane colorate di rossi
sanguigni, colte nelle campagne di maggio papaverate o nei tramonti del
Salento con quella loro libertà apparente. Spesso questi toni dolenti
si distendono e si intrecciano con una massa scura sulla tela con cura
quasi religiosa astratta, che nasconde emblematicamente la sua tristezza
e la grande amarezza meridionale.
Tutte le opere e le cose sono racchiuse in soluzioni simboliche che derivano
dal lungo itinerario umano e dal labirinto della memoria, e sono realizzate
con colore, con inchiostri e con il disegno, per essere trasmesse ad altre
emozioni. Quanta ansietà commossa nelle sue figure di donna. Guardandole
ti abbandoni senza parole, e ti raccogli tra quelle braccia angolose e
strette nel corpo riportandoti nel tuo dramma, nella tua disgrazia di
uomo del Sud, o meglio, nel "passaggio umano" o in quella "cariatide"
o in "spazi metafisici e cosmici di superstiti presenze naturalistiche
ed essenziali ... ". Così le figure femminili, "fissate
in istantanee d'incontri, monadi di un'umanità umile e smarrita,
esulano dalla loro vicenda quotidiana e riflettono istinti e sortilegi
di salvezza", come dice Antonio Mangione.
Ora che sono in tema di citazioni, mi piace ricordare alcuni stralci di
testimonianze critiche. " ... Presenze, vive e dolenti, che richiamano
ad una realtà, che è qualcosa di più di suggestione
di memoria, è prospettiva e possibilità di domani"
(Elio Mercuri). " ... Per l'occasione di una rinnovata amicizia;
e m'è sembrato di percorrere un regno immenso e misterioso, popolato
di fantasmi d'oggetti e di memorie. Balzano a conquistarti esperienze
antiche di una realtà rivisitata con occhio lucido e talora divertito,
per tanti modi tecnici, dal disegno rapido ed estroso all'olio riflessivo
e volumetrico; e vi si dipana un vantaggioso cammino quarantennale da
una interpretazione - si direbbe alla reinterpretazione e infine alla
reinvenzione del reale. Spicca, nell'attenzione mobile ed irrequieta del
Della Notte, il tema del Salento ... " (Mario Marti).
Mentre di Vittorio Pagano è un epigramma scritto nel 1978:
Quanto a dire
il pittore della notte
è questione di battere una pista
di semantiche astruse e non corrotte
dal gioco conformista:
in verità chi assiste al farsi
buio-luce d'una tela
vedrà qual miracolo si duole
in questo nero sud a cui d'intorno
si coagula un sole
così vinto e dipinto che rivela
il pittore del giorno.
(E mi piace sottolineare
"il pittore della notte ... il pittore del giorno". Qui Pagano
ha visto in profondità il Pittore, l'artista che dal buio profondo
del suo cuore amareggiato da certe situazioni umane salentine fatte
di toni scuri, si liberano poi, e si confortano di una natura tutta
luce che è quella della nostra campagna inondata sempre di sole,
che è speranza futura).
E infine Donato
Valli - e non me ne vogliano gli altri -: " ... Vi è residuata,
così, un'idea essenziale del Salento, quasi un colore acuto come
grido, naturale complemento di una immagine ridotta ormai a quel minimo
archetipo che è la matrice comune di una "condizione"
culturale e spirituale. " Come non ricordare, infatti, guardando
questa pittura così densa e bloccata, i "cristalli di luce
varia" che "spaccano l'ozio dei suoli" di Girolamo Corni,
quei numeri, quelle figure che diventano simboli d'una -Misura silenziosa
e sicura"? ma Valli ancora continua a ricordare il Simbolismo e
le figure femminili del Della Notte "assorte in un'atmosfera di
paesi e di paesaggi" che ci riportano alla mente i versi di Bodini:
Viviamo in un
incantesimo,
tra palazzi di tufo,
in una grande pianura ...
Nino Della Notte
nasce nel 1910 nella capitale del barocco salentino, dove apprende i
primi rudimenti della pittura dal validissimo maestro Geremia Re. Questa
è la prima esperienza che induce nel giovane Della Notte una
passione alla quale dedicherà la vita di artista. A 17 anni compie
il suo primo viaggio a Roma, dove frequenta lo studio del pittore spagnolo
Antonio Fabres, e, nello stesso anno, i corsi diretti da Roberto Papini
nel Museo; con De Prai, invece, fa esperienza di pittura murale nei
restauri di Palazzo Venezia e in Vaticano. Perfeziona la pittura di
cavalletto con Ferrazzi e apprende da Diego Pettinelli l'incisione.
Nel 1930 intraprende a Napoli gli studi artistici frequentando l'istituto
d'Arte e il biennio superiore diretto da Balestrieri, Barilla, Brancaccio,
Viti, e stringe rapporti con il gruppo di Bologna, De Rosa, Marcianò,
Pacilio.
Nel 1934 inizia l'attività di insegnante di pittura decorativa
nella Scuola d'Arte "G. Pellegrini" di Lecce, che abbandona
nel '35 per recarsi a Milano, ove approfondisce i rapporti culturali
e artistici contemporanei con la megalopoli industriale, anche al fine
di rompere ogni compromissione provinciale. In questo stesso anno, e
sempre a Milano, partecipa a una Rassegna d'arte e ottiene il riconoscimento
del Premio Nazionale ENAPI.
I nuovi fatti politico-militari lo costringono a interrompere ogni programma
che si è posto con la partenza in Africa, come soldato, nel 1936:
dipinge quando è possibile paesaggi e immagini del luogo, pregni
di forza umana e di vigore esotico: espone poi nel Palazzo del Governo
di Addis Abeba.
Nel 1937, tornato a Lecce, riprende l'insegnamento nella stessa scuola
del '34. La sua prima personale, nel '38, a Lecce, al Circolo di Cultura;
e contemporaneamente partecipa alla collettiva dell'Unione professionisti
artisti; nel '39 è presente alla Prima Mostra d'Arte Provinciale
tenuta nel capoluogo.
La seconda guerra mondiale blocca ogni attività culturale nel
Salento, per cui né lui né altri operatori culturali possono
portare avanti il proprio impegno. Solo dopo, e precisamente nel '46
Della Notte propone a Bodini, a Pagano e a Suppressa un incontro d'interesse
comune, ovviamente culturale. Nasce così, nella Bottega d'Arte
di Lecce il Documento Visivo Contemporaneo del Dopoguerra, con la prima
mostra del disegno, che suscita grosse polemiche. Nel '47 progetta la
Prima Fiera del Vino allestita nella Villa Comunale di Lecce, ed evidenzia
la sua maestria e la sua abilità di figurativo con una serie
di graffiti in un padiglione che raccoglie opere di altri artisti salentini
in collettiva. Nello stesso anno opera con il mosaico, con la decorazione
e con restauri in edifici pubblici, privati e religiosi. Nel '48 partecipa
al Primo Premio Lecce di Pittura e Scultura, proposto da lui alle autorità
del luogo negli anni fervidi del dopoguerra, insieme con un gruppo di
giovani artisti, liberi ormai da vecchi teorici schemi accademici. Nel
1950 compie un breve viaggio a Parigi e stringe rapporti con Silvagni,
e collabora alla Galleria dei Quai Voltaire e con il pittore Gino Gregori
alla rivista "Revue Modèrne". Nel 1951 partecipa al
Premio Temi, alla Sesta Quadriennale di Roma, alla Biennale del Disegno
di Reggio Emilia e al Premio Suzzara.
Nel 1952 riceve il Premio "Lido San Giovanni - Gallipoli",
il premio al Maggio di Bari, e il premio Temi, ormai alla terza edizione.
Nel 1953 partecipa all'internazionale di pittura "L'arte nella
vita del Mezzogiorno" a Roma; a Messina all'internazionale di pittura;
a Temi alla quarta edizione, dov'è premiato, e a Lecce alla Collettiva
"Galleria Guido". Nel 1954 si organizza una mostra sindacale
di pittura nella Galleria comunale "II Sedile", ove Nino Della
Notte è presente; e presente è anche a Francavilla Fontana,
al Premio F. P. Michetti; a Bergamo, all'Esposizione d'arte internazionale;
a Milano, alla Galleria Cairola; e contemporaneamente tiene una personale
alla "Guido" di Lecce e una al "Sottano" di Bari.
Nel 1955, a Chieti, prende parte con il piccolo formato all'Esposizione
internazionale d'arte; è a Roma alla Galleria Girosi; a Lecce
con pittori e scultori salentini, al Circolo di Cultura.
Nel 1958 è premiato a Milano Marittima; in Salento riceve il
Secondo premio Lecce.
Nel '59 vince il concorso di direttore d'istituto d'Arte, professione
che esplica con amore pari a quello per l'arte; nello stesso anno espone
alla Rassegna di pittura contemporanea alla "Cornice" di Lecce
insieme con cinque validi artisti salentini.
Nel '60 mette a punto il padiglione "Puglia" alla Mostra "Italia
'61" di Torino. Dietro incarico della presidenza delle province
pugliesi, è invitato dalla Pro Loco-EPT di Castro Marina alla
Collettiva di pittura, e a Galatina al Salone - Esposizione "Artisti
contemporanei". A Lecce tiene una personale alla "Maccagnani".
Nel '61, ancora una personale al Ridotto Cinema Teatro Ariston, e un'altra
all'albergo Santa Cesarea Terme.
Nel '64, su incarico del ministro della Pubblica Istruzione, cura la
Mostra del Tempo Libero a Messina, e a Poggiardo (Le) fa parte della
Collettiva degli artisti dello stesso Istituto che dirige.
Nel '65 è premiato alla Biennale delle Regioni ad Ancona e a
Novoli (Le) alla Mostra Regionale.
In questo stesso anno organizza con Vittorio Pagano un Recital di poesia
dei maggiori poeti salentini, con la partecipazione di Girolamo Corni,
Vittorio Bodini, Ennio Bonea, Rina Durante, recital arricchito da una
Mostra di Artisti Pugliesi.
Nel '66 è presente all'Autunno di Bari e alla Prima Fiera Nazionale
delle arti figurative.
Nel '75, personali importanti per la svolta nuova( della sua arte a
Lecce, Galleria l'Esagono; a Firenze, Galleria Michelangelo, con presentazione
di Elio Mercuri, con testimonianze di Mario Marti, Antonio Mangione,
Vittorio Pagano, Donato Valli.
Nel '78 la sua ultima personale a Castro Marina.
Nel '79 stava preparando una personale da portare in Grecia. Ma muore,
lasciando solo alcuni schizzi preparatori.
Di Nino Della Notte si sono interessati altri, oltre ai già citati
critici, giornalisti e cultori d'arte: Barone, Beli, Biancale, Bonea,
D'Andrea, D'Arpe, De Marco, V. Fiore, Mandorino, Moscardino, Pagano,
Sciortino, Silvestri, Valentini, i quali hanno scritto su Momento Sera,
Il Tallone, Il Giornale d'Italia, Tribuna del Salento, Rassegna Salentina,
Gazzetta del Mezzogiorno, La Zagaglia, La Fiera Letteraria, L'Albero,
Il Quotidiano di Lecce. Per la radio e la Tv, la trasmissione Rai-Gazzettino
di Puglia, Telelecce e altre emittenti private.
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