§ PER LA PUGLIA

Il piano agricolo




Lucio Cortesi, Raimondo Ruju



Gli obiettivi fondamentali e i programmi dell'intervento pubblico riguardanti la forestazione, le zone collinose e montuose, la zootecnia, l'ortoflorofrutticoltura, la vitivinicoltura, l'olivicoltura, la mandorlicoltura sono qui ampiamente esaminati: Ogni argomento ricorda e sottolinea la necessità di una razionale irrigazione, fattore determinante per un effettivo sviluppo dell'economia dell'intera Puglia.

L'irrigazione costituisce in Puglia un fattore determinante per lo sviluppo dell'agricoltura e dell'intera economia. Essa consente di correggere gli aspetti negativi dell'aridità estiva e di ottimizzare gli aspetti positivi della mitezza del clima e degli elevati indici di insolazione. Ciò spiega il crescente interesse per i problemi dell'irrigazione che ha stimolato l'intervento pubblico verso un'ampia e accelerata azione programmatica ed operativa, non disgiunta dall'iniziativa privata per l'utilizzazione delle acque superficiali e sotterranee. Le più recenti valutazioni fanno ascendere a 206 mila ettari la superficie attualmente servita o in corso di attrezzamento con impianti irrigui pubblici e privati, mentre le valutazioni sulle opere future con acque autonome (Fortore, Carapelle, invasi minori, acque sotterranee, acque reflue depurate) e degli schemi di interesse interregionale (complesso Tara-Bradano-Agri-Sinni, schema Ofanto, schema Capodacqua - Gravino Pentecchia e il complesso Basento-Osento) fanno ascendere la superficie irrigabile in Puglia a non meno di mezzo milione di ettari.
Gli ordinamenti produttivi che si vanno affermando con l'arrivo dell'acqua risentono però di incertezze legate all'andamento del mercato di alcune produzioni agricole, alle difficoltà di commercializzazione e all'insufficiente organizzazione delle aziende. Scarsa diffusione hanno avuto, inoltre, le colture foraggere per gli elevati costi di produzione e per la complessità dell'attività zootecnica. Pertanto, insieme con l'irrigazione, andranno previste adeguate misure di assistenza tecnica e di organizzazione del mercato per orientare le scelte dei produttori.
Nella fase attuale, è previsto l'avvio di due importanti opere di cattura e utilizzazione di acque:
- la diga sul torrente Locone, per una capacità utile di 130 milioni di metri cubi, compresa la ricostruzione della viabilità esistente, per una spesa di 60 miliardi di lire;
- la rete idropotabile civile, rurale e turistica delle Murge pugliesi, per una spesa di 43 miliardi di lire.
In complesso, le opere irrigue finanziate riguardano una spesa globale di 255 miliardi 200 milioni di lire. Un rilievo importante da fare al programma dei progetti speciali è la totale assenza (nel 1978 e nel 1979) di opere destinate ad avvicinare l'acqua del complesso del Sinni verso il Salento.

Forestazione

Obiettivo fondamentale della politica forestale in Puglia è di aumentare nel medio e lungo periodo la disponibilità di produzione legnosa, rivalutandone il contributo alla formazione delle risorse del settore primario (contributo che negli ultimi anni va perdendo di significato, tanto che attualmente risulta solo dello 0,17 per cento, mentre la partecipazione del settore all'utilizzazione del suoi o è del 4,75 per cento). A tale obiettivo occorre affiancare quello relativo a una più efficace copertura forestale ai fini della difesa idrogeologica.
Entrambi gli obiettivi sono perseguibili nel decennio attraverso:
- l'estensione della superficie forestale dagli attuali 92.000 ettari a 110.000 ettari, con un incremento di 18.000 ettari, di cui 12.000 di forestazione produttiva e 6.000 a scopi di difesa idrogeologica e di valorizzazione ambientale;
- l'attività di recupero di produttività dei boschi degradati per 10.000 ettari e di miglioramento dei cedui per 15.000 ettari.
Queste ipotesi sono in linea con l'obiettivo nazionale di elevare l'indice di forestazione dal 21 al 30 per cento, primo passo per portare la superficie boscata regionale a 138.000 ettari.
L'importanza della ricerca nasce dalla constatazione che è necessario anzitutto disporre di un'appropriata indagine sull'entità, sulla dislocazione e sulla disponibilità delle risorse attuali e potenziali, e sul loro corretto impiego al fine di valutare l'efficacia economica e sociale degli interventi. A questo scopo, in collaborazione con l'Istituto di Selvicoltura di Bari, la Regione ha già messo a punto un programma di ricerche tendenti a valutare, in termini di fattibilità le iniziative di carattere produttivo relative alla valorizzazione dei soprassuoli esistenti o che verranno costituiti con specie a rapida crescita e alla realizzazione dell'attività di trasformazione della materia prima. Contemporaneaniente a tale programma di ricerche sarà necessario acquisire gli elementi indispensabili per definire le azioni di difesa contro le avversità parassitarie che minacciano spesso il modesto patrimonio forestale regionale, determinando una perdita ricorrentemente totale dei patrimoni legnosi. Queste ultime iniziative di ricerca saranno affidate ad Istituti dell'Università di Bari.
Questi interventi, oltre ad avere un indubbio valore dal punto di vista dell'occupazione, se bene attuati costituiscono anche la premessa per il miglioramento della produttività dei soprassuoli forestali e per la ricomposizione del dissidio artificioso tra attività forestale e attività zootecnica. li miglioramento delle superfici boschive esistenti dovrà essere attuato come momento operativo di un più vasto discorso di assetto del territorio. Ogni operazione dovrà essere svolta in rigorosa aderenza a precisi presupposti di mercato e di investimento. E' evidente, quindi, la necessità di ricorrere sempre a valutazioni di ordine tecnico-scientifico per migliorare la qualità degli interventi. Gli interventi di miglioramento dei boschi esistenti dovranno essere curati dai Comuni associati in Comunità Montane. Una stima prudenziale della superficie su cui si può intervenire è dell'ordine di 250 - 300 mila ettari.

Terreni di collina e di montagna

I programmi di intervento relativi ai terreni montani e collinari sono riservati a tre aree regionali con caratteristiche ben definite e distinte:
- zona del Gargano
- zona del Sub-Appennino Dauno
- zona delle Murge baresi, tarantine e brindisine.
In una orografia tipicamente collinare, vi è predominanza delle colture estensive, in particolare dei pascoli naturali, che individuano una chiara vocazione silvo-pastorale-zootecnica. La struttura fondiaria è fortemente frazionata, con forte incidenza della popolazione dedita all'agricoltura, la quale trova possibilità di occupazione saltuaria. Sussiste una notevole carenza di adeguate infrastrutture di interesse agricolo e generale, che è causa primaria dell'isolamento dei territori e della persistenza di condizioni di vita arretrate, cui si accompagna una progressiva degradazione dell'ambiente naturale che ne impedisce la valorizzazione del suolo e una migliore ricettività per le iniziative turistiche e del tempo libero. Le azioni da attuare mireranno ad organizzare le potenzialità locali, agricole e non agricole, e ad integrare le zone più povere con quelle circostanti più favorite. Fra le altre opere, da prevedere:
- interventi per il ripristino della rete viaria rurale esistente, al servizio degli insediamenti sparsi;
- interventi per l'elettrificazione rurale, favorendogli allacciamenti degli insediamenti ad indirizzo pastorale-zootecnico;
- incentivi per il riattamento di centri raccolte acque e di tutte le risorse idriche ad uso diversificato;
- contributi alle aziende per l'ammodernamento delle strutture e per lo sviluppo delle produzioni zootecniche, nonché per favorire gli insediamenti in campagna, ivi compresi i servizi civili; - spese e contributi per indagini e studi di carattere socio-economico, tendenti ad acquisire elementi conoscitivi in ordine all'individuazione delle risorse offerte dal territorio e alla loro utilizzazione.
In attesa dell'inserimento nel bilancio pluriennale della Regione di eventuali specifici progetti, la somma di L. 3.327.000.000 prevista dalla legge 984 sarà ripartita fra le Comunità Montane sulla base di precisi parametri.

Zootecnia

E' un comparto nel quale, da qualche anno, si denotano alcuni segni di ripresa. Tuttavia, si rendono necessari ulteriori interventi, che permettano una maggiore economicità dell'impresa e sviluppi su grande scala.
La strategia di tale intervento dovrà interessare tutte quelle aziende dai cui piani di miglioramento traspaia la possibilità di attuare un concreto riassetto economico attraverso una maggiore e più aggiornata dotazione di mezzi di produzione e di servizi intesi a modificare gli ordinamenti colturali e ad utilizzare i sottoprodotti agricoli e industriali. Considerato che, attualmente, le scorte foraggere assicurano al bestiame
un'autonomia alimentare di circa il 55 per cento, la foraggicoltura assume una notevole importanza in quanto concorre a ridurre il ricorso al mercato. E' prevedibile, pertanto, che con il ricorso a diverse fonti di finanziamento si possa raggiungere nel prossimo quinquennio il livello del 75 per cento delle esigenze totali degli allevamenti pugliesi. L'incremento delle scorte potrà essere ottenuto allargando l'ordinamento colturale delle foraggere, costituite in particolare da cereali da sfalciare allo stato ceroso. Appare dunque attuabile, fino al 1982, l'incremento delle superfici per circa 22 mila ettari, di cui 18 mila a cielo autunno-vernino (zone a regime seccagno) e 4 mila a ciclo intercalare estivo (zone irrigue).
Un ruolo importante potrà essere sostenuto dai sottoprodotti, e in particolare dalla paglia, che potrà essere resa più nutritiva con opportuni trattamenti chimici. L'apporto è valutabile, nelle zone cerealicole di Foggia e di Bari, in circa 85.000.000 di Unità Foraggere. Anche i pascoli, migliorati con concimazione e trasemina, potranno aumentare la loro resa in foraggio. PE prevedibile che l'attuale produzione di circa 60.000.000 di U.F. venga integrata entro il 1982 di altre 26.000.000 di U.F. Un valido contributo, inoltre, verrà dato alla zootecnia dall'olivicoltura, con l'inerbimento degli oliveti marginali. In complesso, quindi, la previsione è di far salire le attuali disponibilità di U.F. a 750.000.000, in considerazione anche delle maggiori rese unitarie degli erbai esistenti, sottoposti a più appropriate cure colturali.
E' prevedibile che con una maggiore disponibilità foraggera il patrimonio zootecnico regionale possa incrementarsi del 20 per cento per la specie bovina, e del 12 per cento per quella ovina. La specie caprina e quella equina manterranno l'attuale posizione, ma con sensibili miglioramenti qualitativi. La suinicoltura, già in fase di notevole espansione, potrà avvantaggiarsi dello sviluppo della maiscoltura. I bovini continueranno ad essere utilizzati nella loro duplice attitudine di latte e carne grazie, appunto, alla duplicità di comportamento della B.Alpina e della Frisona. Saranno però sviluppate le razze autoctone, migliorate con l'impiego di razze incrocianti specifiche, per esaltare ciascuna delle due produzioni: latte o carne.


Per quel che riguarda gli equini, fatta salva la difesa delle ottime razze tipiche pugliesi, si opererà per una forte spinta per il cavallo da carne. Per quanto concerne il comparto suino, il rilancio sarà fortemente sostenuto nell'intero Mezzogiorno nell'ambito del "Progetto speciale carne" della Cassa per il Mezzogiorno. Infine, per le specie minori, particolare attenzione verrà riservata all'alternativa delle scelte da parte del consumatore (allevamento del coniglio e del tacchino).
In merito al potenziamento degli impianti cooperativi, gli stanziamenti saranno destinati a migliorare la funzionalità delle strutture esistenti per la produzione lattiero-casearia tipica pugliese. Le attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione saranno orientate al perseguimento di sperimentazione in campo per la ricerca di idonee essenze foraggere e di opportuni miscugli adatti all'ambiente pugliese, in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell'Università di Bari e con l'Istituto Sperimentale Agronomico. Altri programmi saranno affidati all'Istituto Sperimentale Zootecnico di Foggia.
Il notevole sviluppo costiero della Puglia, e in particolare la presenza, soprattutto nella Penisola Salentina, di specchi d'acqua salmastra, fanno intravedere interessanti prospettive nel settore dell'acquacoltura.

Ortoflorofrutticoltura

Il comparto assume una notevolissima importanza economico-produttiva per le favorevoli condizioni ambientali. L'aspetto caratterizzante è la realizzazione della produzione in aziende coltivatrici di ridotta entità, soprattutto per gli ortaggi e la floricoltura. Altro aspetto rilevante dal punto di vista sociale agli effetti dell'occupazione è l'elevato grado di attività del settore, che assicura lavoro e reddito a vaste zone con elevata densità di popolazione. Inoltre, è opportuno evidenziare che il consolidamento e l'eventuale sviluppo del settore sono essenzialmente legati alla efficienza delle strutture di mercato, sia sotto l'aspetto della riduzione del costo della distruzione, sia nei riguardi dell'organizzazione dell'offerta. Con questo si intende affermare che ogni incentivazione indirizzata al conseguimento di alti livelli quali-quantitativi, grazie all'impiego dei più moderni e razionali mezzi tecnici, risulterebbe vanificata se l'ultimo anello della catena, che, con la commercializzazione, concretizza in termini di reddito lo sforzo produttivo degli operatori agricoli, non fosse saldamente legato alla fase produttiva.
Per conseguire l'obiettivo di un miglioramento quali-quantitativo della produzione settoriale dovranno essere perseguite queste azioni:
- avvio di un programma di ricerca scientifica applicata per l'individuazione di tipi di ortaggi e frutteti adatti all'ambiente pugliese, con particolare riferimento ai prodotti destinati alla surgelazione e alla trasformazione industriale, nonché al razionale uso dei fitofarmaci;
- istituzione di campi dimostrativi per la razionale coltivazione delle specie, anche attraverso l'impiego di tutte le forme di progresso tecnico;
- ammodernamento delle strutture aziendali, sviluppo dell'irrigazione, sistemazione dei terreni, acquisto di attrezzature, allargamento delle colture protette, realizzazione di serre per la coltivazione dei fiori, piante ornamentali e piantine da trapianto;
- incentivazione all'acquisto di macchine operatrici per le diverse attività colturali;
- incentivi all'acquisto di semi selezionati incapsulati e di nastri per semine di precisione, per la moltiplicazione controllata delle patate da seme e di bulbi da seme;
- incentivi per lo sviluppo della frutticoltura e per la riconversione varietale;
- incentivi perla realizzazione di strutture efficienti di lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti in forma associata;
- attuazione di un programma di propaganda e pubblicità dei prodotti ortoflorofrutticoli;
- dotazione a favore delle associazioni dei produttori di strutture rotabili e di altre attrezzature destinate a migliorare la distribuzione dei prodotti;
- incentivi per iniziative tendenti a realizzare un'efficiente servizio d'informazione degli operatori agricoli, anche mediante convenzioni con organismi specializzati in studi e indagini di mercato e con le Banche Popolari e Agricole.

Vitivinicoltura

E' fuori di dubbio la spiccata vocazione viticola pugliese. Infatti, la diffusione della coltura su tutto il territorio, la qualificazione degli addetti, le strutture di trasformazione, la rinomanza nazionale e internazionale dei prodotti viticoli ed enologici, l'ambiente sociale, climatico e pedologico rafforzano il concetto che la viticoltura trova in questa Regione uno degli ambienti più favorevoli. Peraltro, tale vocazione trova riscontro nella difficoltà di sostituire, sui terreni costituenti il vigneto pugliese, la coltura della vite con altre colture di sufficiente reddito. Ciò permette alla Regione una condizione di primato. Si ritiene dunque necessario indirizzare gli interventi verso i seguenti obiettivi di ristrutturazione:
- incentivi a favore della viticoltura delle antiche zone tipiche, le quali ormai in quasi tutto il territorio regionale sono protette da disciplinari di produzione, nonché adeguate azioni per l'inserimento delle zone meritevoli non ancora comprese in quelle DOC: ciò, nella prospettiva di valorizzare sempre meglio i nostri antichi vitigni;
- particolare sostegno degli impianti viticoli nelle zone collinari, specie a indirizzo produttivo di vini bianchi;
- sviluppo dell'alta fertilità e delle risorse irrigue;
- incentivi per lo sviluppo quali-quantitativo dei rossi e dei rosati e dei "vini da taglio", destinati anche all'esportazione oltre Regione e oltre frontiera.
Nella realtà viticola pugliese un posto di rilievo occupa l'attività vivaistica per la produzione di barbatelle, per la quale occorre assicurare la disponibilità di materiale di pregio dal punto di vista genetico e sanitario. In questo settore speciale, ad alto reddito economico, occorre sviluppare queste azioni:
- destinare adeguati mezzi per il potenziamento della ricerca e della sperimentazione, utilizzando anche il Centro di Minervino di Lecce, per assicurare un robusto supporto genetico e sanitario alla vivaistica, da sviluppare anche in forma associata;
- incentivare la produzione di piantemadri per la produzione di materiale della categoria "certificato";
- incentivare la realizzazione di strutture necessarie per la produzione di barbatelle innestate e per l'acquisto di apparecchiature richieste per tale finalità, soprattutto in presenza di gestioni associate.
Nel settore della difesa fitosanitaria si deve valorizzare e potenziare l'azione degli organismi associati mediante particolari incentivi per lo sviluppo degli interventi di terapia vegetale, anche con l'impiego di mezzi aerei. E' inoltre indispensabile l'allargamento a tutto il territorio regionale della rete di stazioni meteorologiche, già operanti nelle tre province del Salento, al fine di disporre dei dati necessari per programmare interventi razionali.
I risultati fin qui conseguiti nel campo enologico attraverso le forme associative, ma anche ad opera di aziende private, dimostrano con chiarezza le possibilità che ha l'enologia pugliese di affermarsi ancora di più con i vini in bottiglia. Per l'ulteriore potenziamento di questo indirizzo è necessario perseguire:
- l'ammodernamento delle strutture destinate alla trasformazione del prodotto, per produzioni più qualificate;
- il recupero degli stabilimenti esistenti suscettibili di ammodernamento, per evitare dispersioni di risorse, in alternativa con nuove costruzioni;
- la realizzazione di strutture destinate allo stoccaggio e all'invecchiamento dei vini;
- la realizzazione di iniziative promozionali nella fase di commercializzazione.


Inoltre, è necessario prevedere particolari interventi per la nascita di impianti depurativi delle acque reflue delle distillerie cooperative. Occorrerà infine sviluppare azioni tendenti:
- alla specializzazione del personale tecnico;
- al sostegno di iniziative a carattere intercomunale nelle zone a DOC per l'istituzione di condotte enotecniche;
- a sostenere le aziende diretto-coltivatrici di modeste dimensioni nelle operazioni di rinnovo e di riconversione degli impianti.
In via immediata, infine, è necessario sviluppare le seguenti azioni:
- incentivi per l'ammodernamento e l'ampliamento della viticoltura da vino nelle zone a prevalente vocazione viticola, con priorità al rinnovo degli impianti vetusti e alle aziende diretto-coltivatrici.
La misura dell'incentivo deve essere così differenziata:
a)vigneti in zone DOC e in zone di collina, con esclusione delle forme di allevamento a tendone: 60% della spesa;
b) vigneti in zone di antica tradizione viticola ubicati sulla costiera adriatica, sulla fascia pedemurgiana e nel Salento, con esclusione dei tendoni e con l'impiego di vitigni "raccomandati": 50% della spesa;
c) impianti nelle zone precedenti, con tendone o altre forme espanse e con l'impiego di vitigni "raccomandati": 30% della spesa;
d) incentivi per lo sviluppo del vivaismo con piante-madri e barbatelle "certificate": fino al 30% della spesa ammessa;
- programma di ricerca e sperimentazione, in collaborazione con gli Istituti specializzati, compreso quello di Minervino di Lecce, finalizzato alla ricerca di nuove varietà, alla selezione e al miglioramento delle qualità esistenti, all'applicazione delle più moderne tecniche di coltivazione;
- incentivi per la dotazione di moderne attrezzature per la lotta fitosanitaria alle malattie della vite: fino al 50% delle spese effettivamente sostenute e documentate;
- attuazione di un programma di allargamento sul territorio regionale della rete di segnalazione antiperonosporica;
- incentivi per l'ammodernamento e l'ampliamento delle strutture di trasformazione e conservazione del prodotto: fino al 50% della spesa ammessa per gestioni associative e private;
- incentivi per campagne promozionali.

COLTURE MEDITERRANEE

Olivicoltura

La Puglia, con una produzione media di oltre due milioni di quintali di olio, occupa un posto di assoluta preminenza nell'economia olivicola nazionale, rappresentando oltre un terzo dell'intera produzione italiana. La produzione pugliese si realizza incirca 217.000 aziende, delle quali ben l'84% comprese nelle classi di ampiezza non superiori a cinque ettari. La coltura è localizzata in massima parte su terreni costituiti da terre rosse di limitato spessore, giacenti su calcare fessurato: terreni, dunque, che in linea di massima offrono scarse alternative produttive.

Attualmente la coltura è in stato di difficoltà essenzialmente a causa degli elevati costi di produzione e del conseguente ristagno di consumi dovuto alla vivace concorrenza di altri olii e grassi alimentari. Emerge perciò la necessità di idonee misure che consentano una produzione di olio d'oliva di ottima qualità e a costi più contenuti, una migliore commercializzazione del prodotto, lo sviluppo dell'olivicoltura da mensa, la specializzazione della vivaistica, la sostituzione di vecchi e irrazionali impianti con impianti più moderni, l'uso dell'irrigazione, l'intervento fito-sanitario a livello regionale, lo sviluppo della cooperazione.

Mandorlicoltura

In Puglia, questa produzione accusa da tempo uno stato di grave crisi denunciato dalla drastica riduzione delle superfici a mandorleti specializzati. Lo stato di decadimento della coltura è da addebitarsi soprattutto alla vetustà dei mandorleti esistenti, ma anche ad altre cause, quali le infestazioni parassitarie non sufficientemente curate, le numerose e difformi "cultivars" presenti (anche non pregiate), le ricorrenti avversità atmosferiche. Tenuto conto che il mercato interno è caratterizzato da una domanda in espansione, il rilancio della coltura va attuato con queste azioni:
- adozione di varietà di buona produttività e a fioritura scalare;
- sperimentazione di nuovi portainnesti, sia per la rispondenza ai diversi tipi di terreno, sia per l'idoneità alla pratica irrigua;
- impiego di piante sane ed esenti da virosi, di razionali tecniche colturali, di attrezzature idonee.


Per quanto riguarda la commercializzazione del prodotto, potrebbe risultare di gran vantaggio l'uso degli organismi esistenti (cantine e oleifici cooperativi) opportunamente potenziati. Si prevedono queste attività:
- incentivi in conto capitale fino al 60% della spesa ammessa per l'ammodernamento strutturale dei mandorleti esistenti e per nuovi impianti razionali, comprese le opere irrigue e le attrezzature per la lotta fito-sanitaria e per la raccolta;
- prosecuzione dei programmi di ricerca e sperimentazione già in atto per la creazione di nuove varietà e per la lotta contro le malattie.


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