Una voce dal Medioevo




S. Z.



Il suicidio collettivo ordinato da Jim Jones, il demoniaco pontefice del "Tempio del popolo ", ha fatto correre per il mondo un brivido da anno Mille, antico e indimenticato: è bastata la notizia che oltre novecento persone si erano date, insieme, la morte e di colpo abbiamo ascoltato, netto come il tic-tac di un orologio di precisione, il tam-tam di un altro medioevo. Qualcosa di oscuro, insondabile e temuto è venuto a dirci che la luna - malgrado tutta la modernità sprigionata per conquistarla - rischiara ancora milioni d'occhi nella foresta. Lorenz, il più grande degli etologi, ha scritto che " gli animali, compreso l'uomo, hanno perduto nei millenni solo una parte infinitesimale del loro istinto di morte "; e Russel, il più lucido dei moralisti contemporanei, era giunto a credere che "il destino dell'uomo è quello di rinnegarsi continuamente ".
Eppure, con tutto ciò che l'intelligenza ha risvegliato, la nostra cultura viene dal secolo dei " lumi ", cioè dalla religione della ragione: eppure ci condanniamo, ogni tanto, per aver fatto del nostro tempo il tempio della razionalità, dove non c'è più spazio se non per il calcolo di ciò che possiamo avere, persuasi che il conto di ciò che potevamo essere l'avevamo già, abbondantemente, saldato.
Scoprire, (d'un tratto, che parte di quei " lumi " va ancora a petrolio - con una luce che, anziché schiarire, sfigura - è stato come ritrovarsi d'acchito dentro l'ombra gelida di una paura che nessuna macchina cibernetica riuscirà a interpretare. Cresciuti nel clamoroso insorgere e affermarsi del raziocinio ma lasciati cadere troppi silenzi e troppe grida dell'animo, ci ritroviamo di fronte al dubbio sempre irrisolto: chi siamo, se ancora l'uomo non è diventato ciò che pareva destinato a essere?
Domande come questa, improvvise e veloci come un raid, sono poco più che una sterile sommossa interiore in un mondo ormai convinto che la guerra è tutta fuori, sui fronti concreti della razionalità. Ma poi arriva il mistero di Jonestown, e allora tutti a chiedersi perché il folle carattere di una setta religiosa può piegare ai suoi riti fanatici e vessatori una moltitudine di persone fuggite nella giungla proprio dalle cattedrali dell'avvenirismo, dove il futuro ha già anticipato e mantenuto la sua " promessa ".
Questi novecento e più " pazzi di Jones " si sono uccisi, dopotutto, perché il mondo, come essi lo vedevano, era novecento e più volte più pazzo di Jones. Indignarsi con gli allucinanti " conversi " di una religione impossibile non renderà più facile la spiegazione del fenomeno: il primato della ragione si autentica solo nello sforzo di capire. E forse va capito che in questo medioevo tecnologico c'è ancora posto per qualche stravolta Tebaide, con i suoi monaci, i suoi eremiti, e i suoi profeti. Mille ebrei, 73 anni dopo la nascita di Cristo, si dettero insieme la morte, a Masada, per sfuggire alla prigionia dei romani.
Non era dar le spalle al mondo per chi aveva disceso, con la sua speranza, il monte Sinai. In una giungla, plagiati da un ciarlatano, scesi dai grattacieli verso abissi di primitivismo, c'è ancora chi vuole liberarsi di qualcosa, chi crede in un'altra " promessa ". Quei " qualcosa " non può essere " nulla " se, in più di novecento, si sono giocati " tutto ".

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